sabato 24 ottobre 2009

I convegni sul turismo in Italia





Non sono ammalato di tripanosomiasi africana umana (abbreviata in TAU) ma ogni qualvolta mi presento a qualche congresso sul turismo in Italia, dopo pochi minuti, dormo, e per fortuna non russo; almeno così credo.
Poi, dopo l’applauso che definisce la fine degli arzigogoli del commentatore di turno, mi risveglio, mentre a volte succede che qualche “bontempone” relatore cattedratico e con molteplici incarichi associativi, istituzionali, nonché pluri-medegliato ed in possesso di notevoli attestati onorifici, riesce a mantenermi sveglio con qualche assurda “sparata”; ma dopo lo stupore e l’incazzamento iniziale, mi ri-cala la palpebra.
Ma cosa mai ci troveranno d’interessante gli altri nelle “suppellettili d’antiquariato” che già dovremmo conoscere e che mille volte abbiamo in passato affrontato, letto o pensato?
Ci sono ricaduto a Finalborgo, in Liguria, non più di pochi giorni or sono durante il 1° Convegno Mathcing sul Turismo, dove a parte il buon Joseph Ejarque, uno dei pochissimi a darmi ancora qualche speranza per la ripresa del turismo nazionale, il nulla totale (menzione a parte per la Roberta Milano e Massimiliano Vavassori).
Per poi non parlare dell'infantilità di quelli elencati dai politici di turno imprestati al turismo.
In Italia si organizzano annualmente oltre 120 mila incontri tra meeting, congressi e convegni ai quali partecipano 21 milioni di persone, e che fanno del business congressuale una voce di tutto riguardo del giro d'affari complessivo e vale a dire; 23 miliardi di euro.
Ora, se il motivo di “questi” è questo, ben vengano ma secondo una ricerca recentemente svolta nel Regno Unito, il 42% ha affermato di passare il tempo durante i meeting, convention o riunioni, sognando a occhi aperti le prossime vacanze, con un quarto che pensa a quali programmi guarderà in Tv la sera.
Quasi un terzo (io compreso) ha ammesso di essersi addormentato durante una riunione, con il 35% che ha dichiarato di rischiare spesso di addormentarsi.
Le tattiche per stare svegli includono scarabocchiare (59%) e giocherellare (52%), con un terzo che rivela di avere la fastidiosa abitudine di picchiettare la penna sui fogli quando la sua mente si distrae.
Più della metà ha poi affermato che la più grande distrazione è guardare fuori dalla finestra e il 73% ha ammesso di non prestare attenzione se la persona che conduce il meeting ha una voce monotona.
A questi dati personalmente aggiungo che il 99% di chi li presiede o dirige, probabilmente non ci capisce una “mazza”.
Per eliminare la noia nelle sale riunioni, quindi, l'inventore americano Roger Von Oech ha messo a punto una speciale Think Box, con l'obiettivo di superare gli ostacoli chiave durante le riunioni: diminuzione dell'attenzione, perdita della creatività e difficoltà nel raggiungere gli scopi prefissati dai meeting.
Credo però che la strategia più intelligente per combattere la noia dei convegni, quelli del turismo per intenderci, sia; o quella di cambiare relatori, oppure obbligarli a dire cose più innovative e più penetranti; sempre che ce la possano fare, però.
Forse anche in questo settore ci sono le partecipazioni d’interesse per via di tutti quei soldi che intorno s'aggirano o probabilmente sono create ad hoc da qualche politico o associazione intenzionati a far vedere che qualcosa si fa.
Ma per piacere!

13 commenti:

  1. @Luciano

    Non te la prendere troppo, capita anche a me di addormentarmi durante le riunioni in sede e non solo.
    Comunque hai perfettamente ragione, sono soporifere perchè non c'è niente di nuovo......e se te lo dico io che le presiedo....

    RispondiElimina
  2. E' tutto molto vero pero' il giro d'affari che muove il congress basta e avanza anche se alla fine gli argomenti, relatori etc sono quello che sono.
    Sarebbe sicuramente preferibile che i convegni sul turismo fossero utili anche dopo il congresso stesso ma a caval donato non si guarda in bocca...

    RispondiElimina
  3. @palingenius

    Hai ragione, ne vale la candela.
    Però inserire di volta in volta qualcuno nuovo che sappia dire cose leggermente più innovative; beh, credo che sarebbe un bel successo.
    Almeno nell'intento di non dormire.
    Comunque sono dei bei soldini e che mantengono le attività abbastanza destagionalizzate.

    RispondiElimina
  4. @luciano

    Ormai piu' che innovare bisogna riedificare quindi va tutto raso al suolo e ricostruito dalle fondamenta...
    Al limite che facciano dei Convegni sul sonno profondo...con un po' di musica di sottofondo

    RispondiElimina
  5. Qualcuno di voi è stato al TTG?
    Avete sentito Anholt, Aggiato, Gotz, Gunstone, Giotart...?
    Di cose interessanti e se non muove almeno innovative ne sono state dette parecchie.

    RispondiElimina
  6. @Giovanni
    No, per quanto mi riguarda non ci sono andato, ma se hai voglia di accennarmi qualcosa di ancora non letto, sentito o esaminato, sarò ben lieto di approfondire.
    Comunque ti chiedo gentilmente che sia oltre quello che hanno dichiarato e vale a dire:
    Simon Ahnolt: L’immagine dell’Italia è la migliore che possa avere, ma l’immagine è qualcosa che si conquista, non si può comprare per sempre; esistono fattori deboli che ne deteriorano la reputazione: la politica, l’assenza dai dibattiti sui grandi temi globali, l’incapacità di promuovere nuove forme di sviluppo”.

    L’Italia viene quindi percepito come un Paese decorativo ma non utile. “L’Italia ha bisogno di cominciare ad apprezzare di nuovo l’innovazione, nel mondo non si associa più l’Italia all’innovazione, si rimane fermi alle glorie del passato. Il mondo giudica per quello che viene fatto ora, non per il passato”.

    Michele Aggiato: Web Marketing e di cui conosco veramente poco, limitandomi sulle problematiche politiche, logistica, personale e di qualità alberghiera.
    Maurizio Gotz: costruire una strategia di "destination branding" per riposizionare l'Italia come meta turistica lavorando in modo profondo sulla "marca Italia".
    creare una strategia turistica a livello Paese concertata e non imposta dall'alto, condividendo il piano turistico, coinvolgendo il maggior numero di soggetti e soprattutto ascoltando le loro diverse necessità, evitando però di rimanere impigliati nei diversi interessi particolari e nei campanilismi che hanno finora affossato ogni tentativo di razionalizzazione.

    aiutare concretamente le imprese del turismo a diventare più competitive, evitando gli aiuti a pioggia, ma focalizzando gli interventi per priorità e per obiettivi

    creare una presenza online che vada nella direzione del mercato, cercando di non reinventare la ruota, visto che molte tecnologie e molte informazioni turistiche sono già ampiamente disponibili.
    creare una think tank coinvolgendo in modo più ampio il mondo accademico e quello delle diverse associazioni, perché i talenti esistono, ma non sono mai stati adeguatamente utilizzati

    La competitività delle imprese turistiche.

    La gran parte delle imprese turistiche nel nostro Paese sono di piccole dimensioni e quelle anche di medie dimensioni, spesso sono di proprietà di imprenditori o dei dei loro figli. (Il problema della leadership è un problema troppo ampio e complesso e che non posso affrontare qui).

    Ci sono alcune strade che dovrebbero essere intraprese subito:

    comprendere l'evoluzione in atto e gli impatti sul proprio specifico modello di business, dotarsi di strumenti conoscitivi per il monitoraggio dell'evoluzione del mercato, investire in formazione permanente, investire sulle persone e sulla professionalità, migliorare il servizio ancora troppo carente rispetto agli standard internazionali
    analizzare con maggiore precisione la propria clientela, quella dei propri concorrenti per cercare di focalizzare maggiormente la propria "value proposition" monitorando anche le mosse dei competitor potenziali.
    dotarsi di tecnologie oramai disponibili a costi meno proibitivi rispetto al passato, per la profilazione, per la gestione del cliente, per la comunicazione, ma comprendere che le tecnologie sono solo un fattore abilitante
    modificare gli attuali paradigmi: passando una volta per tutte, dalla logica di prodotto a quella del cliente.

    RispondiElimina
  7. Non si può dire che i problemi non siano stati ampiamente dibattuti, ora bisogna passare alle soluzioni.
    Ripreso da un post di Stay Tuned che riporta quello detto da Gotz.
    Tim Gunston: Il futuro del turismo non passa tuttavia solo dalla Rete, ma anche dalla tecnologia mobile. Oggi nel mondo 3,3 miliardi di persone utilizzano il mobile, il 10% ha a disposizione smartphone, il 7% si collega al Web tramite mobile; nei prossimi 36 mesi, il 20% degli internauti passerà alla tecnologia mobile. In Italia, la navigazione in internet tramite mobile è cresciuta del 56,7% nel 2008, con un tasso di penetrazione pari al 12%.
    Jean Pierre Lozato Giotart: ho avuto modo di apprezzarlo in altre occasioni a Parigi, Londra e se non ricordo male ultimamente a Milano, ma ha forse detto qualcosa di nuovo che non sia elencato nei suoi testi di Progettazione e gestione di sistemi turistici, Territorio, sistemi di produzione e strategie?
    Caro Giovanni, vorrei invece sentire cose che riguardino le sole che reputo siano di supporto al turismo e cioè:
    tasse, trasparenza delle politiche di governo, spreco spesa pubblica, favoritismi nelle decisioni di funzionari del governo, formazione del personale, norme in materia di investimenti, pratiche di assunzione, costo del lavoro, flessibilità di determinazione del salario, simmetria tra produzione e retribuzione, possibilità di ricerca lavoro qualificato, strategie turistiche, affidamento sulla gestione professionale, fuga di cervelli, flussi di capitale, disponibilità di capitale a rischio, investimenti diretti dall’estero, volontà di delegare, collaborazione università/industria e quì mi fermo.
    Come vedi Giovanni nessuno ha accennato a queste considerazioni se non in forma riempitiva.
    luciano

    RispondiElimina
  8. @Luciano
    Sono proprio quelli che hai elencato tu i problemi del Turismo in Italia: la politica turistica ed il livello della qualita' del servizio e la presa di coscienza da parte dello Stato dell'importanza del turismo e di una efficiente gestione dello stesso. Il resto sono cose utili ma non indispensabili.
    Bisogna rendere piu' efficiente la redditivita' dell'impresa turistica italiana nel suo complesso ed in questo solo la politica in materia turistica puo' intervenire in maniera decisiva. La rete e bla bla bla ormai sono fattori acquisiti nel bene e nel male.

    RispondiElimina
  9. @palingenius
    purtroppo la maggior parte di chi li ascolta si lascia incantare dalle stesse cose che ascoltavano secoli fa.
    Più volte ho pensato che questo sia dovuto alla "ignoranza" perchè se uno ama questo lavoro non può non sapere quello che instancabilmente e logorroicamente ci raccontano.
    Sempre le stesse cose, magari cambiando il soggetto ed il complemento oggetto, ma le medesime.
    Quando ancora ci credevo sulla potenzialità dei Guru del turismo andavo poi a leggere i loro testi e notavo che avevano ripetuto innumerevoli volte le cose che avevano scritto.
    Ma per piacere.

    RispondiElimina
  10. A questi punti preferisco ascoltare un Ejarque o un John Daniel Winteler che almeno sai che qualcosa di nuovo riescono sempre a tirare fuori e che parlano nella nostra stessa lingua...si, quella che deve obbligatoriamente portare del prodotto, guadagno e benessere, usando la migliore qualità.

    RispondiElimina
  11. @Luciano

    Conoscevo abbastanza bene questi signori ma tu mi hai permesso di apprezzarli meglio.
    Hanno la prticolarietà di non dire mai cose scontate.

    RispondiElimina
  12. @risottoconasparagi

    beh che dire; grazie!

    RispondiElimina

Visualizzazioni totali