giovedì 16 settembre 2010

Le mie 5 azioni (da 5 lire) per raddoppiare il PIL del turismo

Non che negli altri “posti” o ministeri non succeda, per carità, ma sembra che sotto la branchia del turismo ci vadano a finire quasi tutti.
Diciamo che l’Italia non è proprio il Paese dove non esistano i favori, le cortesie “ricambiate”, gli aiutini con annessi e connessi.
Ma quando si parla di turismo, ecco che la percentuale dei “raccomandati meritocratici” cresce a dismisura.
Quante volte abbiamo sentito o letto che L’Enit (Ente Nazionale del Turismo) era il “carrozzone”; vale a dire il ricovero di trombati politici, raccomandati, nullafacenti e tant’altro di poco “edificante”.
Poi le spese “pazze” unite ai risultati delle scarse presenze turistiche, l’hanno spiegata ben bene.
E ora?
Beh, adesso c’è andato a finire il Matteo Marzotto (ci fa il Presidente) e che proviene da tutt’altro mestiere, mentre tra gli altri “meriti turistici” che s’è sentito o letto, c’è quello che il nonno ha fondato una grande catena alberghiera, la Jolly Hotels, ma da poco, ahimè, venduta agli spagnoli (?).
Embe (?), è un po’ come se uno potesse fare la carriola per il motivo che la propria nonna costruiva e vendeva rotelle.
Il vice di Marzotto è Paolo Rubini, e anche lui non “giunge” dal settore turistico ma dai cordoni ombelicali congelati (cellule staminali), però ha lavorato per i Circoli della Libertà.
Che c’entra direte voi?
La stessa cosa che dico anch’io.
In definitiva questi esempi sono la prima delle 5 azioni da fare per raddoppiare il Pil del turismo; “… e avanti col merito e la meritocrazia” come “tuonava” tempo fa la Brambilla a Genova … solo che poi non è piovuto.
Adesso potrei elencare una sequenza di “banalità” che vanno dalla fuga all’estero dei migliori cervelli alla possibilità di ricerca lavoro qualificato; dalla disponibilità di capitali a rischio alle pratiche d’assunzione; dall’efficacia dei consigli d’amministrazione alla trasparenza delle politiche di governo e una marea di altre cosette in cui sicuramente non eccelliamo.
Cose già dette e stradette che chissà perché non cambiano mai.
Interessi di partito, interessi personali o che cos’è ?
Comunque Secondo la relazione “Doing Business 2010″ della Banca Mondiale, ci sono 78 Paesi nel mondo (su 183 considerati) dove fare impresa è più facile che in Italia.
E il turismo è impresa, è azienda, è commercio, è industria, è eccetera eccetera.
Ultimo (dopo la Grecia) nei Paesi dell’ Ocse, l’idea di aprire un’azienda nel BelPaese è poco attraente per via dell’eccessivo peso e costo della burocrazia, che complica operazioni fondamentali quali avviare e chiudere un’attività, gestire i rapporti di lavoro, accedere al credito, pagare le imposte.
Ci sono alcuni più specifici indicatori dove l’Italia scivola addirittura oltre la centesima posizione: si tratta della possibilità di fare rispettare i contratti (156esimo posto, a causa dei tempi biblici della giustizia) e dell’area del pagamento delle imposte (135esimo posto, per via dell’alta aliquota e del numero di ore perse per assolvere gli obblighi fiscali).
Insomma, notizie poco confortanti che (purtroppo) provengono da una fonte autorevole, leader di opinione presso i venture capitalists e gli imprenditori internazionali.
L’Italia – lo sappiamo – è la patria delle PMI, piccole e non di rado macroscopiche imprese, con progetti o prodotti spesso interessanti, che avrebbero un bisogno stringente di finanziamenti….ma se le condizioni rimangono tali, chi verrebbe a investire i propri soldi in Italia?
Secondo gli analisti che hanno lavorato al report, il problema italiano è la mancanza di riforme strutturali, inaggirabili se vogliamo una volta per tutte risolvere i guai secolari che affliggono la nostra industria: macigno burocratico, lentezze legali, indebitamento.
E proprio la crisi, ora in via di risoluzione, potrebbe fare da propulsore per interventi che al di là delle urgenze specifiche emergenti dal collasso finanziario, introducano innovazioni e miglioramenti strutturali; programmi di ampio respiro, che in altri tempi potrebbero essere difficili da fare approvare.
Per la cronaca, riporto le prime dieci posizioni della classifica, presidiate da Paesi che nonostante siano stati duramente colpiti dalla crisi, hanno saputo mettere in atto diverse azioni di riforma.

ANNO 2010

1. SINGAPORE (1 NEL 2009)
2. NUOVA ZELANDA (2)
3. HONG KONG, CINA (3)
4. STATI UNITI (4)
5. REGNO UNITO (6)
6. DANIMARCA (5)
7. IRLANDA (7)
8. CANADA (8)
9. AUSTRALIA (9)
10. NORVEGIA (10)

Quindi ecco qui gli altri quattro, e così sono cinque.
Che per me sono le azioni necessarie per raddoppiare il PIL del turismo.
Loro?
Beh, diranno sempre le solite cose ... ma vai a spiegarglielo.

Simone Di Gregorio … e me

4 commenti:

  1. Sarà presente alla conferenza stampa del 22 settembre per la presentazione del Piano nazionale?
    L.

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  2. @ L.

    Purtroppo per una data subito susseguente a quella ho da definire degli impegni inderogabili e precedentemente presi.
    Comunque per parteciparvi credo occorra l'iscrizione a Confindustria o eventualmente un invito.
    Non dispongo di nessuno di questi, ma non me ne preoccupo o interesso poi tanto.
    Se dovessi disporre della possibilità d'essere presente a queste "cose", mi farebbe piacere esserci nelle disamine precedenti, e vale a dire quando si decide il "cosa dire" ... sperando diventi susseguentemente il "cosa fare".
    Ma lì al massimo ci possono stare ben poche persone (ahimè, non certo io)... gli altri, le comparse, applaudono.
    Ma solo se hanno prima pagato ... intendo l'iscrizione a Confindustria, naturalmente.
    ;-)

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  3. Caro Ardoino, le cose che dici tutte giustissime, ma in effetti le dici soltanto, è questo il problema chi dovrebbe dirigere il turismo "dice" soltanto. Trovare soluzione è già un problema a livello locale, pensa a livello nazionale. In effetti bisognerebbe partire da 3.4 elementi basilari, semplici, inequivocabili, validi in tutto il suolo italico, ma l'articolo V ci mette sempre lo zampino e cosi c'è la scusa di rimandare le colpe l'un con l'altro.
    Per quanto riguarda la semplificazione di apertura di azienda sono d'accordo, ma è possibile dare hotel in mano a gente che non ha mai gestito neanche per un sol giorno, una volta io ho dovuto sostenere il RIT ora vi sono albergatori ??? qui intorno che non sanno nulla,e quando dico nulla è nulla delle regole più semplici di gestione, a scapito di tutta la comunità. Altro punto non essendoci più il libretto di lavoro assumi gente di cui non sai l'esperienza precedente e dopo ti trovi a dovere gestire situazioni imprevedibili a discapito della professionalità, ultimo ma non meno importante, l'assenza di un libretto sanitario anni fà ci facevano fare i raggi tubercolina antitifica ed eravamo tutti italiani a lavorare ora che vi sono tantissimi immigrati provenienti da zone dove la prevenzione sanitaria è assente si può assumere senza libretto sanitario. Semplificare può voler dire minor professionalità.
    Plinio

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  4. @Plinio

    Certo, giusto il tuo concetto, il Cap. V toglie molte di queste possibilità ma non bisognerebbe dimenticare che il Governo può benissimo emettere delle leggi a cui le Regioni devono obbligatoriamente sottostare.
    Questione di logica e voglia di fare.
    Infatti se "orchestrate bene" la Corte dei Conti ne darebbe l'assenso.
    Scrivi anche che noi purtroppo le "diciamo" solamente; VERO, PER AMORE DEL CIELO, ma se fai caso nel web, che è una forza molto preponderante, anche fra di noi ci sono troppe diramazioni.
    Ognuno dice la sua e non c'è la minima "unione" d'intenti che non contribuisce certo al "unione che fa la forza".
    Per il resto; tessera sanitaria, RIT, libretto di lavoro eccetera, non si è semplificato un bel niente; anzi.
    La tessera sanitaria era una farsa poichè le pillole nessuno le prendeva e anzichè dare delle direttive professsionali e mediche del caso si è preferito toglierla di mezzo.
    Degli albergatori italiani sai come la penso e non credo sia giusto affossare la lama nella ferita, mentre del RIT; beh, ti posso dire che sei obbligato a fare il corso dell'anti incendio e quello del salvataggio ma non quello che attesta che ci sai fare con i clienti, con le scartoffie, con i dipendenti, con le regole del caso eccetera eccetera.
    Se poi ci mettiamo anche i vari docenti del turismo, quelli pagati un tot. al minuto secondo....che se li senti ti fanno cadere il latte giù fino ai piedi; altro che ginocchio.
    Basterebbe solo un pò di serietà.
    Ma io posso solo "dirlo", mentre chi può farlo ... tira a campà.
    Ciao
    ;-)

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