giovedì 30 settembre 2010

Liguria: gli alberghi a 2 e 3 stelle offrono camere a 1 euro

Se di notte un gatto in amore ti rompe i timpani e qualcos’altro, beh, al massimo gli lanci una scarpa delle più vecchie, che però speri di ritrovare la mattina seguente per riformare la coppia.
Si sa mai che per andare a funghi vadano ancora bene.
Mentre se il tuo vicino regolarmente fuma il sigaro sull’ascensore impregnandoti i polmoni di smog e d’insopportabile lezzo, mah; glielo togli di bocca e lo acciacchi sul pavimento; il sigaro naturalmente.
Però devi guardare bene che non sia più grosso; il vicino naturalmente.
Se però gli alberghi liguri di 5 stelle durante la bassa stagione attuano dei prezzi più bassi di quelli con meno stelle impossibilitandoli così a una giusta concorrenza; che cosa fai?
Aspetti il 1° ottobre (si deve per legge), e dopo aver presentato alla Provincia la forbice dei nuovi prezzi minimi e massimi delle camere d’albergo per il prossimo anno, l’allarghi facendola partire dal minimo di 1 euro; metti la doppia a quel miserrimo costo, e sei a posto.
A posto un cavolo; ma almeno hai messo in risalto quello che tutti avrebbero già dovuto sapere e possibilmente correggere da anni, e che invece campa cavallo.
E mi riferisco agli enti, associazioni, sindacati, camere di commercio, tecnici, grandi “guru” e a loro, a quelli che fanno i decreti, i decretini e le leggi; i politici.
Ma si può arrivare al 2010 e non rendersi conto che questo è come una filastrocca ripetuta all’infinito, e per di più puzzolente?
Lo scrivo per riallacciarmi al gatto e al sigaro, sennò che senso c’era?
Eh si, oggi leggo il fondo sul Giornale, dove appunto c’è scritto che la “protesta” è partita da tre strutture: il Primo Sole di San Michele di Pagana, che offre camere a prezzi che partono da 1 euro; l’Hotel Riviera di Rapallo che addirittura “sale” a due euro per la doppia e l’Hotel Astoria sempre di Rapallo, con cui ho avuto un simpaticissimo confronto delucidatore con la proprietaria, e che propone la camera singola alla bella cifra di 1,50 euro.
Ora, se non ricordo male qualche tempo fa non era così, le regole erano diverse, ma sicuramente migliori; anche perchè di peggio non credo si possa.
Quindi chi ha avuto la sfrontatezza di cambiarle e produrre un “danno così”?
Ma ce lo vedi un cliente che paga la stessa cifra, se non addirittura meno in un 5* che in quello … ok, l’ho già detto, ma forse è meglio ridirlo.
Vabbè, non è importante sapere chi è stato (acqua passata non macina più); ma quelli del settore, come hanno fatto ad accettare una cosa così?
Fatto o non fatto, il problema è che in mezzo alla moltitudine di str…anezze che sono contemplate nel nostro turismo ligure, questa c’è, e chissà quante volte in passato l’ho detto a quelle orecchie dei gran mercanti o a chi fa il sordo per qualche minuto, che basterebbe calcolare il minimo come il 50% del massimo, o giù di li per non avere più questo stupido problema?
Qualità, innovazione, web 2.0 e quant’altro di probabilmente produttivo sono come regole di trigonometria applicata, che senza la base della tabellina del dieci …beh, non si puo' far niente.
E quì?
Contano, ma una volta arrivati a nove ...  ricontano.

mercoledì 29 settembre 2010

Che in Cina bollivano i bambini e li mangiavano, si può dire! Che in Italia c'è la mafia, NO!

Eccone qua un’altra, oramai le “chicche” della Brambilla vengono fuori che sembrano funghi dopo le prime piogge d’autunno.
Non che nelle altre stagioni la “sciura” non ce ne omaggi ancora, per carità.
Solo che i suoi non sono “porcini” o se preferite dei nobili “boletus” fragranti che ci deliziano la bocca, il palato e anche l’olfatto, ma “amanite” che se non sono mortali, un gran mal di pancia, purtroppo, te lo procurano.
Infatti la ministra s’inquieta per l’apparire su di Apple, in relazione all'applicazione 'What country' che permette di viaggiare stando comodamente seduti in poltrona, l'Italia è identificata con “pizza, mafia e scooter”, mentre ogni Paese e' identificato con foto e situazioni caratteristiche.
Come ad esempio la Spagna e' rappresentata dalla gente calorosa e dalla paella; la Francia dalle piazze romantiche e dal vino; la Svizzera dalle banche e dalla cioccolata; gli Usa dal sogno americano e dall'hamburger, eccetera eccetera.
Per il ministro si tratta di una rappresentazione offensiva ed inaccettabile, per di più accompagnata da un testo “mafia” che, se possibile, peggiora ulteriormente le cose.
Pertanto ha chiesto ad Apple di rimuovere l'applicazione da App store e ha dato mandato all'Avvocatura dello Stato di procedere nelle sedi opportune contro i responsabili.
Che dire; credo che la richiesta “cortese o no” d’immediata rimozione sia più che lecita e saggia, ma all’arrivare a denunciare qualcuno che dichiara il vero, beh, forse la signora dimentica che siamo in una democrazia, o almeno “qualcuno” ce la vuole far intendere tale.
Pertanto fare tanto “can can” per niente o per cose che tutto il mondo conosce, ri-conosce e stra-conosce … o forse la “rossa” vuol far vedere che lei si preoccupa del buon nome e dell’onore degli italiani un tanto al chilo per apparire sulle TV, giornali e tutto il resto "cantando"?
Mah, a me sembra più nà str…anezza o la solita esagerazione.
E se tanto amor proprio verso il nostro Paese lo svolgesse anche per innalzare le presenze turistiche come in verità dovrebbe fare, anziché “veleggiare” tra nuvole di dati che nessuno conosce o ha mai visto; ò suvvia, non sarebbe anche meglio?
Ce lo vedete voi un giudice, una commissione o quant’altro che dovrà eventualmente giudicare e valutare se la parola “mafia” può essere o meno abbinata all’Italia?
Sai che risate.
Per amor del cielo, anche a me non fa piacere questa infelice definizione, ma questa è verità.
La mafia in Italia c’è stata con annessi e connessi, c’è e se non si corre ai ripari chissà per quanto ancora la ci sarà.
E che dire delle altre definizioni regionali (Mafia, Cosa nostra, Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona unita, Stidda, Mala del Brenta, Banda della Magliana, Basilischi) di delinquenza criminale in cui sfortunatamente noi “eccelliamo”?
E se non ricordo male (una delle tante), tempo fa il suo “capo” disse che in Cina bollivano i bambini per poi mangiarseli, e che anche in quel caso ha fatto il giro del mondo.
Nell’occasione ci dovemmo forse “difendere” dalla denuncia di qualche ministro cinese?
Personalmente non ricordo ma neanche lo credo; quindi penso che una semplice missiva rivolta ai “signori” di Apple per rimuovere l’infelice parolina, possa risultare più che idonea e sufficiente, come l'attendere le conseguenti scuse.
E poi, perché tanta pubblicità, che se per caso qualcuno nel mondo ancora non lo sapeva, ecco che adesso lo sa.
O probabilmente lo sanno già tutti?
A’ Brambi, ti te vou mette a travaggià seiamente cun u servellu (A Brambilla, ti vuoi mettere a lavorare seriamente usando il cervello)?
Amen.

martedì 28 settembre 2010

Il turismo in Italia: Cosa mia, NO! Cosa tua? NO! Cosa nostra?

Che l’Enit funzionava e funziona male è un dato di fatto.
Non va, anche se a sua discolpa bisogna dire che ha i fondi falcidiati.
E sono loro stessi a dichiararlo: «Per il biennio 2011/2012 il margine finanziario disponibile (3.853.223 euro) risulta drammaticamente insufficiente rispetto alle esigenze, né tantomeno sufficiente a garantire un livello almeno minimo di competitività sui mercati esteri tradizionali ed emergenti. Solo le manifestazioni fieristiche ci costano più di sei milioni di Euro».
Quindi la maggior parte dei suoi introiti servono solo a mantenere in piedi la struttura, uffici e dipendenti, come una Comunità Montana qualunque. O lo si chiude, o lo si identifica come strategico per l’economia italiana e lo si da in mano a persone preparate e lo si finanzia.
Ha 220 dipendenti e 23 sedi estere (che alla voce “sperpero di fondi pubblici all’estero” si vanno a sommare alle 74 Camere di Commercio all’Estero e ai 116 Uffici ICE nel mondo, agli uffici commerciali consolari e alle tante rappresentanze regionali, provinciali, comunali, tutti uffici che in teoria dovrebbero fare lo stesso lavoro, che quasi sempre non fanno o fanno malissimo, cioè proporre il prodotto Italia).
Anche a un bambino appare evidente che bisogna eliminare gli uffici all’estero, o condividerli con quelli ICE, spendendo i fondi salvati in operazioni di marketing mirate (detto per inciso, anche l’Enit ha un sito web, che definire brutto e inutile è un complimento).
E allora la nostra ministra Brambilla che cosa fa?
L’ha commissariata con lo stesso Presidente.
Che stranezza, se il manager funziona o si pensa tale, a cosa serve commissariare l’ente?
Lascialo lavorare in pace.
E quindi siamo alle solite, chi dev’essere controllato diventa controllore di se stesso; diciamo che probabilmente ha l’aspetto di un commissariamento ad personam.
Lo ha fatto mesi fa, senza spiegazioni, e adesso tutti gli esperti e operatori del settore (Confturismo, che raggruppa agenzie di viaggio, tour operator, albergatori, Regioni, eccetera eccetera) chiedono che si decida a togliere il commissariamento e l’immobilismo dell’ente.
E poco fanno, come pochi ci credono alle recenti dichiarazioni d’aumento dei turisti stranieri da parte del suo GM Paolo Rubini; sai cosa ci vuole a far dire o far dare questo dato o quell’altra statistica a quei livelli (?), forse.
E anche se fosse vero, mettici qualcuno con gli attributi giusti e i cosiddetti, e poi sai che percentuali ti presenta col patrimonio che l’Italia dispone?
Personalmente credo sia vero l’opposto, e vale a dire che siano gli italiani ad andare sempre di più all’estero, in considerazione dei continui annunci da parte delle altre nazioni dove le presenze dei nostri concittadini hanno scalato notevolmente le loro classifiche; nonché quelle dei tour operator locali che annunciano grandi partenze per lidi lontani.
Tutti con segni più (+).
Chissà se i recenti 50 milioni di euro per la “promozione” del turismo del Sud Italia possano servire anche per (?) …, ma no, non si può dire.
E in tema di commissariamento ecco che spunta anche quello dell’ACI, dove il nuovo inserimento “meritocratico” di giovani leve è stato “fatto” mettendo insieme tra gli altri lo stesso Ermolli junior, Geronimo La Russa, figlio del ministro della Difesa, e Eros Maggioni, il compagno del ministro Brambilla.
Scribacchini, portalettere (?), no alla Governance!
E sapete chi sarà il commissario?
Provate un po' a indovinare.
Quindi è stato fatto un ministro, che se vai a ben vedere ministro non è non essendoci il ministero del turismo in Italia (ved. Titolo V della Costituzione).
Che per un settore definito strategico e fondamentale, poteva almeno avere un inizio giusto o sicuramente migliore.
Ma come sempre, dietro i proclami, il nulla.
Sotto il vestito, come al solito, niente.
Mentre il merito (?) ... ma non diciamo str ... anezze!

lunedì 27 settembre 2010

Sull'iPhone, l'Italia è pizza, mafia e scooter

E fu così che da Santi, Poeti e Grandi navigatori, pian pianino gli stranieri per identificarci sono arrivati al goliardico “Pizza, spaghetti e mandolino”; fors’anche per “farsi quattro risate” pensando d’essere simpatici.
E a me giravano, anche se a dire il vero erano dolenti verità.
E poi che male c’è?
Però, anche quando sentivo di peggio, non mi sono mai sognato di rispondere per le rime, non amavo/amo offendere il Paese che mi ospitava/ospita per lavoro, e facendo buon viso a cattiva sorte, le tentavo tutte per poter cambiare la loro opinione, cercando di spiegare loro che l’Italia è ben altro che quelle sole cose là.
Ma qualche nostro compatriota residente all'estero fa l'opposto e così diventa sempre più dura.
Comunque il tempo è galantuomo e se ti comporti come tale è facile che alla fin fine puoi raggiungere lo scopo senza grandi discorsi o balle varie.
E così è sempre andata.
Oggi però leggo che su di un'applicazione per iPhone, iPod e iPad della Apple chiamata ''What Country'', per viaggiare stando comodamente seduti in poltrona, l'Italia è identificata con “pizza, mafia e scooter”, mentre ogni Paese e' identificato con foto e situazioni caratteristiche. La Spagna e' rappresentata dalla gente calorosa e dalla paella; la Francia dalle piazze romantiche e dal vino; la Svizzera dalle banche e dalla cioccolata; gli Usa dal sogno americano e dall'hamburger.
E mi rigirano.
Sicuramente la mafia non è una prerogativa “culturale” esclusiva del nostro paese, vista la forza globale di altre mafie altrettanto attive, come quella russa, la cinese, la giapponese e le diverse organizzazioni criminali che fanno affari in Sudamerica e in Asia.
Ma certo viene da chiedersi allora: perché continuano nel mondo a dipingerci in questo modo?
In trenta e passa anni trascorsi un po’ per tutto il mondo, la parola “mafia” è da mo’ che la sento, e che viene diffusa per catalogarci, mentre parlare male dell’Italia andava e va piuttosto di moda. Forse come vuole un vecchio adagio popolar che fa: “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
E’ indubbio che il nostro Paese sia la nazione più conosciuta al mondo; la stessa “strana” conformazione geografica (lo stivale); la città eterna, Venezia, Firenze e via tutte le altre dell’intera nazione; il meraviglioso clima; l’arte, il mare, le montagne e vai con tutto il resto di ineguagliabile al mondo.
Un mio caro amico scalatore, di ritorno dall’ennesimo viaggio sull’Himalaya, un giorno mi disse d’aver chiesto più volte a dei nativi portatori nepalesi e ad altri di diverse nazionalità, quale fosse il Paese di cui hanno sentito parlare di più.
Ebbene, è inutile darvi le risposte, l’avete di sicuro capito.
Io stesso, anche se non ho mai fatto quella domanda, posso sicuramente affermare che il nostro Paese è il più conosciuto e nonostante a volte sia catalogato con quella parolina e ben altre, è il più apprezzato del mondo.
E' come una gran bella donna.
Infatti sovente le donne, intendo quelle molto belle, sono criticate, e questo è principalmente dovuto alle varie gelosie; gli abitanti della terra sono fatti così.
Però spesso e sovente ho ricevuto dei sorrisi di compiacimento non appena dichiaravo la mia nazionalità e non di certo per potersi accattivare le mie simpatie.
E’ anche probabile che molti all’estero non conoscano il vero valore della parola “mafia”, e che ai più suoni come quasi uno “scherzo” senza alcun grande problema.
Noi purtroppo sappiamo che così non è, e ammettere la verità a volte è un grosso handicap; pertanto ce la prendiamo a male e c’arrabbiamo.
Bene, anzi male.
Però tempo fa la Brambilla, la nostra ministra del turismo, ha costituito una “task force” per annullare l'imperversare dell'avversa stampa straniera all'indirizzo del Presidente del Consiglio e quindi proteggere il made in Italy.
Ora sperando che non sia andata già dispersa, la task force, e che il made in Italy sia considerato maggiore delle eventuali offese a danno del Presidente del Consiglio; chissà se interverrà.
A meno che l’iPhone non venga considerata come “stampa straniera”; con questi non si sa mai.

P.S.: Un consiglio alla Task Forse, se esiste o se ancora c’è: “Non pigliatela a male, ma soprattutto non “sparate” sentenze anche voi, sennò confermiamo d’essere mafiosi, no?”

sabato 25 settembre 2010

Più ci penso e meno mi viene voglia di lei … la Brambilla

Che vi devo dire, cari amici?
Se sono ancora qui a parlare dei 50 milioni per la “promozione” del turismo del Sud Italia, è perché non mi ci raccapezzo nel fatto che si voglia “vendere” delle skin di pomidoro senza sapere o far finta di non sapere che i pelati che sono dentro, beh; non sono certo dei migliori, sempre che ci siano.
Le "skin" sono il nostro Sud, mentre il contenuto è il turismo del Sud; non tutto ma una buona parte.
Un momento e per carità, prima di trarre delle sciocche conclusioni, il Sud d’Italia è di una bellezza che ha pochi riscontri nel mondo ... ma le infrastrutture per raggiungerle (?) ... e tutto il resto ?
Ma andiamo per gradi.
Il “Comitato tecnico congiunto per l’attuazione” ha individuato nel ministero guidato da Michela Vittoria Brambilla, il soggetto per la gestione delle linee di intervento di qualificazione e promozione dell’offerta turistica nell’ambito del programma europeo POIN (“Attrattori naturali, culturali e turismo”)… e ripeto, 50 milioni di euro per promozionare un prodotto che per ora non c’è, e quello che c’è e abbastanza avariato … proprio come quelle scatolette (skin) di pelati.
Va innanzi tutto precisato che questo Comitato (di seguito CTCA) è presieduto in primis dal Ministero dello sviluppo Economico; toh, il Presidente del Consiglio ad interim.
Poi da una rappresentanza delle Regioni, del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territori e del mare e qualcun altro che non sto qui a dire; sennò facciamo notte.
Ce ne sono così tanti che si fa prima a leggere le pagine bianche di Roma e Milano.
E questi, di comune accordo (voglio proprio vedere chi si sarebbe sognato d’andare contro ciò che decide “quello ad interim”) hanno deciso che i 50 mln di euro debbano essere gestiti dalla Sciura Michela Brambilla.
Beh, considerando che forse il Presidente ama più chi si genuflette che colui che sa, era quasi intuibile.
Ora, per far capire di cosa si tratta, raccolgo qualche brano dal web per quanto riguarda il sud; in ambito turistico naturalmente, e mi soffermerò solo in alcune considerazioni della Calabria (scriverle per tutte ci vorrebbero mesi, se non anni), che poco distanti, se non perfettamente uguali, sono dalle altre Regioni del Sud.
“”La Calabria, negli ultimi mesi, ha visto la soppressione di 12 treni a lunga e media percorrenza da e per il Nord … seguirà poi la soppressione del treno Eurostar 9368.””
Oppure: “”...Ora mi chiedo, sono scemo io oppure tutto questo non ha nulla a che fare col turismo?  E allora perché continuano a menarcela con questa storia?  Mica siamo sempre in campagna elettorale?  Dove le minchiate vengono ammesse a tutti i livelli…!  Come fanno le fogne a cielo aperto, i marciapiedi inesistenti, le colonie di blatte, le strade bombardate da buche che sembrano pozzi ad essere richiamo per i turisti?  Ma loro, hanno mai fatto i turisti?  (per capire cosa significa essere trattati con i guanti bianchi…perché è cosi che bisogna trattare i turisti per farli tornare!)””.
E via con: “”Ascolto e leggo sulle TV e sulla stampa locale, che si prestano purtroppo a questo tipo di politica americaneggiante del "si può fare...", (senza evidenziare i lati negativi che stanno uccidendo la nostra terra) dichiarazioni di rinascita di questo territorio martoriato dalla più potente attività commerciale del mondo, la '’ndrangheta’ e maltrattata dalla peggiore classe politica del mondo, quella calabrese.  Ascolto e mi domando come possano parlare di turismo e inventare ogni anno un progetto innovativo di rinascita e sviluppo queste persone che gestiscono la cosa pubblica, i sindaci, gli assessori provinciali e regionali.  Vorrei chiedergli come fanno a parlare di turismo, (soprattutto come fanno a guardarsi allo specchio) quando da più di trent'anni, il solo passeggiare sulle strade”” … e … “”E invece ho visto solo persone, funzionari, dirigenti, politici, amministratori, che (salvo rare eccezioni) con enorme egocentrismo, hanno condotto una politica del turismo per autocelebrarsi, per gratificarsi, per farsi belli sulla stampa o in tv per la partecipazione a qualche evento internazionale "di prestigio".  Ma, i risultati?  Le verifiche dei feed-back?  La condivisione dei contatti e delle esperienze con gli imprenditori? difficilmente ciò accade, e in questo senso anche il turismo congressuale ha avuto il suo teatrino con la nascita di tanti organismi "Convention Bureau" guidati ancora una volta da politici o simpatizzanti e, ancora una volta, oggetto di spartizioni più che di costruttive analisi delle necessità, dello stato delle cose, delle opportunità etc etc.  Mi viene da dire che è ora di riconoscere, di fronte a tanti personaggi, che "il re è nudo*!" (* e come narra la fiaba, con gli occhi della semplicità, riconoscere l'inutilità di persone e/o enti)”” … ma qui mi fermo perché questo poco, basta e c’avanza.
Quindi su tutto questo bel bailamme la “Sciura Michela” ci vuol far una bella propaganda o come diavolo la chiamano, una bella “promozione” per il turismo del Sud.
Mentre di  far prima un bel ripulisti e provvedere alle infrastrutture eccetera eccetera… non se ne parla neanche, oppure si preferisce il classico: ‘poi vedremo’?
Due anni fa la ministra Brambilla, spese tempo (il suo) e denaro (il nostro) per reclamizzare il Golfo di Napoli (cartoline e altro a gogò fatte fare da chissà chi), dimenticando però che lì, i depuratori, son quel che sono ed il risultato fu; reclami a valanghe e l’ovvia futura perdita d’immagine, nel qual caso ce ne fosse stato ancora bisogno.
La stessa cosa, se non cambia niente com’è presumibile, succederà ai 50 mln di euro, che saranno “devoluti” a “qualcuno” (?) che dovrà curare l’immagine dell’Italia del Sud; qualcuno che forse incamererà questi bei soldoni e ringrazierà; o forse si ringrazieranno a vicenda.
E dunque, per concludere, che vi posso dire, cari amici lettori (?), forse che stiamo sempre più annegando in un bicchiere e neanche pieno d’acqua … di quella liberalizzata, naturalmente.

venerdì 24 settembre 2010

I 50 milioni di euro per la promozione del turismo del Sud, a chi andranno?

No Brambilla, non me la bevo.
Chissà se c’è ancora qualcuno che si ricorda di Giuseppe Prezzolini.
Essendo un ferro vecchio della “conservazione”, della destra, la nostra intellighenzia, tuttora sciovinisticamente di sinistra, l’ha rimosso prima ancora che morisse.
E’ un peccato, perché è stato uno di quegli intellettuali davvero liberi, come un altro grande rimosso della destra, Leo Longanesi, o come Pasolini, per fortuna meno dimenticato, di cui il nostro Paese avrebbe un gran bisogno, e la cui genìa pare estintasi.
E al diavolo l’essere di destra o di sinistra, il genio non ha mai avuto delle bandiere colorate o partitici slogan; la fantasia, il talento e la creatività sono “sostanze” meravigliose di cui dobbiamo nutrirci da qualsiasi parte esse provengano; possibilmente poi emulandole.
Perché l’intellettuale è colui che “deve mettere tutto in discussione, comprese, se occorre, la patria e la madre; non meravigliarsi di nessuna spiegazione; non alterarsi per nessun dubbio o possibilità; non avere ritegni, rispetti, obblighi, pudori, timori” (Giuseppe Prezzolini, L’italiano inutile, Rusconi Libri).
Tutti quindi, possiamo e dobbiamo essere “intellettuali”: acquisendo, senza imbeccate e senza paraocchi, consapevolezza di sé e del mondo.
Ed è proprio qui la lezione più attuale di Prezzolini: quella della Società degli Apoti, cioè a dire, dal greco, di “coloro che non la bevono”.
Mentre la fantasia di parecchia gente è una prateria disseminata di idiozie che vengono coltivate con cura, raccolte e offerte ai beoti, convinti d’essere più intelligenti e colti degli apoti.
Tutto questo lungo prefazio per dire che finalmente dopo trenta e passa anni s’è capito che il Sud dell’Italia può essere la nostra salvezza.
E intendo quella turistica, perchè che altro abbiamo?
Forse oro, petrolio, diamanti o invece qui da noi c’è il mare, i monti, l’arte, il clima migliore e delle città di una bellezza impressionante e senza pari al mondo?
Comunque pari o dispari, era nell’aria (troppe "cose" che ultimamente vanno in quella direzione), infatti sarà il ministero del Turismo a coordinare l’attuazione del piano di interventi da 50 milioni di euro in quattro Regioni del Sud, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
E la Basilicata?
Lo ha stabilito oggi il comitato tecnico congiunto per l’attuazione che ha individuato nel ministero guidato da Michela Vittoria Brambilla il soggetto per la gestione delle linee di intervento di qualificazione e promozione dell’offerta turistica nell’ambito del programma europeo POIN (“Attrattori naturali, culturali e turismo”).
Le azioni riguarderanno la definizione di standard qualitativi per l’offerta turistica, campagne di promo e commercializzazione dei principali attrattori turistici e iniziative di sensibilizzazione della popolazione residente sui valori dell’accoglienza e dell’ospitalità.
Se poi ci mettiamo l’interesse per quelle zone degli sceicchi, il Signor Intesa S. Paolo e un po’ di “pulizia” nelle organizzazioni criminali in quei lidi; beh, a questo punto ci manca solo il “Super Visore” che destini il giusto a chi propone “giuste” cose, e che ne sappia veramente qualcosa di questo settore.
Ma soprattutto (una squadra) al di sopra delle fasulle situazioni dalla quale sono ormai ampiamente banditi il dialogo, rimpiazzato dal litigio, tanto posticcio quanto vociante, e il sapere, rimpiazzato dalle inginocchiate ai politicanti di turno, o “impiegare” l’amico con l’amico dell’amico o parente, eccetera eccetera; vero Brambilla?
Una al di fuori di tutte queste str … anezze.
L’unico problema, a mio avviso, è “lei”, la Sciura Michela, e la sua mania o chissà che cosa, di voler costituire delle Commissioni un tanto al chilo per farsi aiutare, ma che poi non si capisce che cosa producono; mentre dove servono … nisba.
E una Commissione per il turismo del sud, no?
Forse perchè bisognerà renderne "nota" al comitato tecnico congiunto per l'attuazione?
Ma se ne ha fatte (commissioni) di tutte le razze.
E ce n’è addirittura una, di cui non ricordo il nome, che non si sa neanche da chi è costituita e se mai abbia scritto un rigo.
E’ quella che doveva, dovrebbe o dovrà intervenire quando qualche testata giornalistica estera parla male dell’Italia, eccetera eccetera, e di cui si è persa qualsiasi traccia.
Oppure il motivo di non aver ancora costituito questa Commissione per il turismo del sud (che non è certo di poca importanza), è forse che essendo un ministro (?) senza portafoglio …
... poichè quando ne arriva qualcuno (palanche)e che ci sono di mezzo dei bei soldoni e via dicendo, ecco che se li "gestisce" da sola?
E Prezzolini diceva: « L'italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono ».
In definitva si parla di definizione di standard qualitativi per l’offerta turistica, campagne di promo e commercializzazione dei principali attrattori turistici e iniziative di sensibilizzazione della popolazione residente sui valori dell’accoglienza e dell’ ospitalità ... e vuoi vedere che buona fetta di questi "lavoretti" se li prende qualcuno che ... mah?
No, non me la bevo; e tu, sei apota o cerebro lesso?

Jaro e me.

giovedì 23 settembre 2010

Confindustria lancia un "disco" per raddoppiare il turismo ?

Un tempo quando avevi la disgrazia di graffiare un disco quarantacinque giri al vinile, ecco che a ogni passata sulla puntina si ripeteva all’infinito la medesima nenia: …stanno a dì le solite str… stanno a dì le solite str… stanno a dì le solite str…
Poi un colpetto al giradischi, la puntina saltava e la musica ripartiva con …onzate …onzate …onzate, così che alla fine eri obbligato a cambiare il disco.
Ora non succede più e non so perché o forse lo so, ma ieri quando ho letto le Cinque azioni necessarie per raddoppiare il Pil del turismo da parte di Confindustria (Emma Marcegaglia, J. Daniel Winteler e Giacomo Neri, partner di PricewaterhouseCoopers), un po’ di quelle lagne mi sono ritornate in mente.
A onor del vero, quando una settimana fa seppi di questa “bella riunione”, scrissi qui le innovazioni che avrebbero detto, e infatti non è che sbagliai di molto; anzi.
Comunque sbagliato o no, ecco le disamine dei gran “guru” per risollevare il turismo; quelle che … “meno male ce l’hanno dette, perché sennò non le sapevamo” sono; assenza di un piano strategico che focalizzi le energie e risorse pubbliche e private che ha generato carenze interne in termini di qualità/prezzo dell’offerta, disorganici interventi di riorganizzazione industriale e regolamentare del settore, limitati o inefficienti investimenti infrastrutturali.
Quindi, strutture, destagionalizzazione, sviluppo Sud, sviluppo mercati e grandi eventi.
Ma no, veramente ?
Allora esaminiamo 'ste grandi "novità"… che l’Italia potrebbe avere un notevole spazio per accrescere il proprio posizionamento, se riuscisse ad avvicinare il rapporto Qualità/Prezzo a quello dei competitor ... è da mo che si sa; diciamo vent’anni o giù di lì.
A parte il Bernabò Bocca (Federalberghi) che da sempre sostiene l’incontrario e a cui credo ci voglia più tempo per entrare in possesso di questa "difficile" comprensione.
Sono invece trenta e passa gli anni che sentiamo e risentiamo dire che le strutture, la Governance ma soprattutto la destagionalizzazione sono un problema per l’Italia del turismo, che anche il Giacomo Neri & co. ne è venuto a conoscenza.
Mentre di dare maggior impatto allo sviluppo turistico del Sud, beh; credo che la “novità” sia antecedente alla partenza dei Garibaldini da Quarto (Ge).
Scoperta l’America, l’uovo di Colombo e l’acqua calda segue che bisogna sfruttare eventi esogeni, ad esempio l’Expo, per incrementare le presenze durante il periodo degli eventi; ottenere anche un ritorno di congressisti, per scopo vacanza e turisti in generale negli anni successivi.
Eh si, infatti di questi esempi in Italia non ne avevamo ancora, che è venuta la PricewaterhouseCoopers a ricordarceli un po’.
Dulcis in fundo, la quinta, la più bella, la più eclatante e la più … vabbè, avete capito: focalizzazione su strumenti di analisi della domanda ed attività di marketing sulle specificità e sulle esigenze del target di ciascun Paese, nonché interventi infrastrutturali limitati e specifici.
Un po’ come quello che non molto tempo fa disse il Paolo Rubini, GM dell’Enit, in merito alla faccenda che il mercato tedesco è differente da quello indiano perché i primi vengono anche in auto, mentre i secondi no.
Beh, ma li pagano (?) … e conclusione?
La lascio a voi, io preferisco non offendere nessuno.
Però ho fatto una piccola e personalissima ricerca sulla PricewaterhouseCoopers (PwC) di cui qualcosina già conoscevo e che tra gli associati (tutti importantissimi) annovera anche Banca Intesa S.Paolo, che si dice stia immettendo nel mercato alberghiero nazionale svariati miliardi di euro.
Vuoi vedere che …
Mah, tant’è curioso come sono per le cose che riguardano il settore del turismo, ho trovato di seguito queste in brevissimo tempo (che ce ne siano molte altre?), che forse non c’entrano niente o forse si, boh?
Di certo non sono tanto “gradevoli”: quiqua… e .
Ah che nostalgia dei bei tempi, dei 45 al vinile a cui bastava un colpetto per far saltare la puntina e non sentire più la stessa filastrocca, e naturalmente per poter poi cambiare disco.
Almeno speriamo che facciano le cose ben fatte nel rispetto, non solo dei loro soldini che devono per forza guadagnare, ma anche per noi, poareti.

mercoledì 22 settembre 2010

Fruit of the Loom, le converse blu e il web 2.0 ... per il turismo

A un certo punto ti guardi in giro, guardi quelli, i giovani, e cominci a pensare "Ai miei tempi..."
E sebbene hai sempre sospettato che prima o poi sarebbe successo, di certo non immaginavi che il momento sarebbe giunto così presto.
Per me è arrivato da un bel po', ma non so di preciso quando.
Forse già da quand’ero piccolo o giù di lì, e probabilmente il tutto è cominciato quando sono nate tutte quelle nuove “figure”, sigle e “parolone” varie nel settore del turismo.
Un momento, non che sia decrepito o sul viale del tramonto, per carità; qualsiasi innovazione (produttiva) l’accolgo a braccia aperte, senza però mai dimenticare il passato.
Quelle teorie che tanto bene hanno fatto e che ancora a tutt’oggi danno le percentuali delle presenze più alte con il “solo” rapporto diretto con il cliente.
Erano i tempi che si compravano pacchi di mille magliette Fruit of the Loom, 300 magliette 5000 lire, e del … “me ne son cadute 50 in più signo', che faccio, lascio?”, tanto si auto distruggevano dopo 30 minuti; oppure con le Converse ai piedi e realizzavo di avere le scarpe alla moda.
Infatti la mia critica si rivolge alla troppa fiducia che in molti ingenuamente hanno riposto nelle nuove strategie di marketing, talvolta indicate come unica soluzione alla crisi, in particolare i social media, di cui ancora non si è potuto riscontrare una diretta correlazione con la produzione di revenue.
Credo che questo sia dovuto al fatto che non ci sono più i manager di una volta, intendo quelli che da soli ti riempivano l’albergo, sapevano risolvere brillantemente qualsiasi problema; anzi, spesso lo prevenivano e che in misura minore esistono ancora.
Diciamo che le nuove leve non sono per niente all’altezza dei loro predecessori, e sfido chiunque a dire l’opposto; soprattutto i docenti italiani; quelli che insegnano tante “belle” cose ma non sanno neanche … un po’ come le Converse sopraddette che erano tra le più scomode mai create grazie alla suola ultrasottile (ma come ca… facevano a giocarci a basket?), con il loro eterno e inestinguibile puzzo di copertone bruciato, fatali in caso di pioggia, che si scollano, si bucano e si strappano sempre lì, nel solito punto, a metà del lato interno, proprio dove la scarpa si piega quando si cammina.
Comunque e per quanto le tecniche di web marketing siano importanti per aumentare i profitti dell’hotel, queste non possono e non devono soppiantare l’Ospitalità vera e propria.
Ma queste parole (qualità dell’ospitalità) nei convegni, meeting e quant’altro dei numerosissimi web2.0, non affiora, e se la senti, la percentuale è di una volta su un milione o ancora di più.
Vendere, vendere e vendere; mentre il che cosa si vende, sembra che per loro non sia un problema.
Nella lotta quotidiana per rimanere a galla, molti hotel hanno cercato la soluzione alla crisi con ogni possibile strategia di marketing e di gestione. Alcune di queste tecniche sono state utili, altre no.
La sperimentazione è sempre costosa, in termini di tempo e di risorse umane. Il fatto è che le tecniche base di marketing e di vendita ancora funzionano.
La mia impressione è che negli ultimi anni molti albergatori siano stati trascinati lontano da questi fondamenti dell’ospitalità, in uno spostamento a favore delle nuove tecnologie e delle molte promesse troppo ambiziose relative all’uso dei social media non turistici.
Questo tipo di social media infatti non ha ancora avuto un reale impatto economico sugli hotel indipendenti.
Per questo sono convinto che nel 2011 o forse anche prima, vedremo molti albergatori tornare a sfruttare una strategia di marketing molto più equilibrata. Molti hotel torneranno ad utilizzare tecniche dall’efficacia comprovata per creare contatti più personali con i clienti e fidelizzarli.
Dedicare troppo tempo e troppa attenzione al web marketing e ai social media generici, come ad esempio Facebook e Twitter, distoglie l’albergatore dai suoi compiti principali e da tutte quelle attività che costituiscono il “Customer relationship management”.
Questo non vuol dire che il web marketing debba essere sottovalutato, ma sebbene sia importante curare le nuove tecnologie e il web marketing, prima di tutto l’albergatore deve, per così dire, “fare l’albergatore”: è fondamentale tornare a concentrarsi su quegli elementi base dell’ospitalità senza i quali non sarebbe possibile per l’hotel raggiungere il successo, ovvero una maggiore cura del servizio customer-oriented, la scelta di uno staff professionale e specializzato, e infine una migliore gestione del pricing in linea col mercato.
Ah dimenticavo, qualche anno fa ho ricomprato un paio di Converse all-star, erano tornate di moda, dopo che per anni parevano estinte. Poi ho scoperto che la casa è stata acquisita dalla Nike. Ho comprato le mie solite Converse, quelle blu, pagate cinque volte di più che ai miei tempi.
Così ogni volta che le guardo, che le calzo, che le allaccio o che sento un copertone bruciare, penso ai miei tempi.
E a quanto ca… ho pagato 'ste scarpe di mer...
Ma cosa c’entrano le T-shirt Fruit of the Loom o le Converse blu con il marketing, i docenti del turismo ed i nuovi GM alberghieri?
C’entra, eccome se c’entra!

Do you want (free) the best hotel in the world?

In the last two years, the economy has taken a severe toll on our industry and its resources. In the resulting scramble to stay afloat, many hotels turned to every marketing and operational technique they could uncover. Some of those techniques helped, some didn't. Many hoteliers searched for that one unique tactic which would turn everything around; only to find that it doesn't exist.
Experimentation is always expensive in terms of time and human resources. The simple fact is that the basic tactics of hotel sales and marketing still work. My impression is that, in recent years, many hoteliers have drifted away from the basics, in favor of new technology and the many unrealistic promises about the use of non-travel related social media. This type of social media has not yet made any impact for individual hotels.
Beginning in 2011 or sooner, I believe that we will see many hotels return to a more balanced marketing strategy. More hotels will return to the time-proven tactics of creating more personal contacts and a resolute effort to develop longer lasting business relationships. The climate is ripe for a return to customer relations management after several years of the de-personalization of relationships inherit with the Internet.
I believe that more hotels will begin prioritizing tactics within their marketing strategy to eliminate wasted efforts and maximize time spent on those things that actually produce business. The Internet and other forms of electronic marketing should supplement and enhance your property sales efforts, not replace it. I believe that the Internet can have a significant impact on a hotel's marketing coverage and resultant revenue income, but it is not the only way to market a hotel.

Less Multi-Tasking, More Specialization
During the economic crisis, many hotels were forced to eliminate, or simply not replace, some key positions, which forced the remaining staff to take-on additional tasks and responsibilities; multi-tasking has become the norm in many hotels. As the business climate improves, I see a growing trend to return to hiring sales specialists to create new contacts and build hotel sales.
There is a growing trend for hotels to out-source Internet and electronic marketing in order to free-up time and dollars to be re-directed toward the property sales effort. Outsourcing these tasks allows hotels to concentrate on their core marketing tactics to build long-term business the way we did before the Internet.
On the other hand, many more hotel site designers need to take-on full responsibility for the marketing and sales production of the websites they design. Hotel website designers who design a hotel website, publish it, and "forget it" need to rethink their positions. I believe that our industry will see many more productive sites if site designers begin to accept the responsibility for the reservation and sales results of the sites they design.
This will force website designers to build sites which produce sales and not simply design sites which look attractive, but are dysfunctional from a search and sales stand-point. More site designers are also beginning to realize that there is much more to marketing on the Internet than simply using search engine optimization. A relatively new term for hotels "Search Engine Marketing" needs to be adopted by site designers.
Search engine marketing includes destination marketing, which is so vital for search; creating online packages and promotions, using social media to build in-bound links, using online blogs, application of site analytics results, and blast email mailings; all necessary to the search and sales success of a hotel website.

A Stronger Focus on Creating Profitable Revenue
During the economic crisis, hotel revenue management experienced a resurgence of interest among hoteliers. The reduction in sales volume forced many hoteliers to "sell smarter"., not just harder. Revenue management was created to build net income while maximizing occupancy through rate and inventory management.
Revenue management takes the focus off of just selling rooms to concentrating on building net income. Many of those hotels which drastically dropped their rates during the recession will find it extremely difficult to bring them back to more profitable levels as the recession recedes. Unfortunately, many of these hoteliers resorted to drastically reducing rates because they just didn't know what else to do.
In 2011, it is my hope that more hotels will get on the revenue management band-wagon. There are many forms of RM and most of them will work to build income and reduce the tendency to leave revenue on the table, sell more rooms, but produce less profit.

By: Neil Salerno – Hotel Marketing Coach

martedì 21 settembre 2010

Gli hotel low cost a due euro e mezzo a notte

Il turismo da poco, il low-cost, dopo aver rivoluzionato il settore aereo cerca di cambiare anche quello della ricezione alberghiera, ma in Italia neanche a scherzare.
Una cosa è il viaggio, che pur lungo che sia, non supera mai la mezza giornata, e in tempi di ristrettezze ti offre, a poco prezzo, la possibilità di arrivare in luoghi che un tempo nemmeno sognavi.
C’è anche da dire che difficilmente ti lasciano vicino alla meta o al punto d’arrivo, bensì a molti chilometri.
In alcuni casi anche superiori ai 100 chilometri, ma ne vale la candela perché con poche palanche ci sei arrivato.
Però quando sei lì, beh; qualche agio devi pur ottenerlo, sennò che cavolo di vacanze sono; te ne stavi a casa e per di più risparmiavi.
Comunque una catena malese, la Tune Hotel, alla fine d’agosto aprirà il primo albergo low cost a Londra, nella zona di Westminster: si potrà avere una camera per sole due sterline a notte, quasi due euro e mezzo, e nelle due sterline è incluso il minimo, cioè la camera, il bagno, il letto con le lenzuola, condizionatore o riscaldamento e l'ascensore per arrivare al piano.
Tutto il resto si paga, a cominciare da servizi essenziali come la pulizia (sette sterline e mezzo al giorno), passando per ciò che si può scegliere di portare da casa come gli asciugamani (una sterlina ciascuno) e l'asciugacapelli (due sterline), o al quale si può rinunciare, come il servizio di deposito bagagli e il deposito valori (due sterline ciascuno). Due sterline per notte sono il prezzo minimo, ma la compagnia malese promette di non applicare tariffe più alte di 35 sterline a notte e, se l'iniziativa avrà successo, conta di inaugurare 15 hotel nel centro di Londra entro il 2017 e cento strutture in tutto il mondo entro il 2015.
E sono sicuro che ce la farà, anche perché e purtroppo, ci stiamo sempre più dirigendo su queste forme di fare business turistico, scolastico e congressuale.
Tom Hall, direttore di Lonely Planet in Gran Bretagna dichiara: “… che è logico che qualcuno imitasse quanto accaduto con gli aerei e non a caso uno dei proprietari di Tune Hotel è anche amministratore delegato di Air Malaysia. Ritengo sia soltanto l'inizio, per gli albergatori è una minaccia e insieme un modello, ma ora che la strada è aperta molti ne seguiranno l'esempio, soprattutto nelle grandi catene".
Infatti c’è da notare che la voce di bilancio con la maggiore crescita nell'ultimo anno nella Ryanair, è appunto quella dei servizi accessori (+25%), che come detto sono le voci in più (pulizia, asciugamani, deposito bagagli, eccetera eccetera.
Il problema in Italia, per fortuna, non si presenta e credo che mai si presenterà, anche perché sui siti specializzati i commenti riguardano sempre il servizio; quindi …
Già circa 10 anni fa fu lanciata la formula degli hotels “senza stelle” in cui era tutto automatizzato, ma non ebbe un grande successo, rimanendo confinato ad una nicchia molto specifica di viaggiatori; i giovani.
Per il resto niente o poco più.
Personalmente ritengo che, come scrivevo ieri, si dovrebbe incentivare le PMI del turismo, e qualche possibilità che non rechi nessun danno all’erario c’è.
E poi, non è nel “piano” della Repubblica sostenere le medie e piccole imprese del turismo?
E allora?
Possibilmente senza inventarci qualche piano “ad hoc” per richiedere soldi alle banche, anche se a tasso agevolato.
Su sveglia!

lunedì 20 settembre 2010

Enit, arrivi internazionali in crescita o è la "solita" balla?

Di solito, la prima cosa che si pensa quando si dice “è finita”, è la carta igienica.
E ce ne sarebbe ben donde dopo aver sentito le statistiche del turismo italiano, soprattutto quelle che c'arrivano da un pò di tempo a questa parte.
Tutte str … anezze e la carta igienica è d'obbligo in gran quantità.
"Finita" anche perchè questa volta spero proprio d'aver torto, e che sia veramente finita l'elencazione di statistiche un tanto al chilo; non si può peggiorare il 2008, e mi auguro che così non vada.
E anche se il Marzotto col Rubini non sono di certo il mio meglio, vorrei tanto che avessero una volta ragione.
Sennò a che servono le critiche se non sono seguite dalla costruttività ... e l'educata "pungolatura" non fa mai male.
La seconda è che i dati che dicono arrivare dall’UNTWO, sul sito dell’Organizzazione Mondiale del Turismo non ci sono.
Che mi siano scappati e non li sappia trovare, strano.
Però per loro sono così:
“…secondo le stime del Unwto, che pubblica periodicamente il barometro turistico mondiale, l'Italia si è collocata in una posizione di assoluto rilievo rispetto ai comtetitors con l'aumento del 5,3% di arrivi, Francia (2,2%), Spagna (0,4%), Grecia (5,3%) e Regno Unito (3,7%)…”
Ovviamente seguono le disamine di Matteo Marzotto e del Paolo Rubini che dichiara: “… anche perché vengono pubblicati in coincidenza del mio primo anno di attività all'Enit.”
Fosse vero, cambierei opinione.
Va subito detto che questi dati del barometro turistico mondiale vengono emessi tre volte all’anno (gennaio, giugno e ottobre) e pertanto non si comprende il come possano “averli” ricevuti il 20 settembre se ancora non sono usciti, infatti il sito dell’UNTWO riporta così: “The UNWTO World Tourism Barometer is published three times a year (January, June, and October). The first issue was published in June 2003”, e non c’è niente.
A meno che l'UNWTO non abbia deciso, in caso di crisi, di aumentare le date di emissione del barometro per rendere più chiaro chi va e chi viene.
Speriamo, perchè sarebbe una buona idea.
In ogni caso, la seconda cosa che viene subito sott’occhio è l’ipotetico e denunciato incremento della Grecia al 5,3%, che invece e purtroppo ha avuto un calo totale nel 2010 oscillante dal 25 al 30%, mentre quelle internazionali dovrebbero essere, a occhio, intorno al -5/6%.
Infatti lo Spiegel denuncia così: “…More than 400 hotels are now officially for sale: 81 on the Ionian Islands, 48 on Rhodes, 50 on the Cyclades and 44 on Crete. The Greek vacation atlas, with names like Paros, Naxos, Andros, Milos, Santorini, Corfu and Kos, reads like one big bargain-basement sale. The Athens daily newspaper Kathimerini estimates the value of all properties currently on the market at more than €5 billion ($6.2 billion). They also include luxury hotels, the names of which have been concealed from the public...”
Oppure: “Reservations are down by an average of about 30 percent nationwide since last summer, and experts expect a large number of cancellations. The Association of Greek Tourism Enterprises (SETE) reported that in the first 24 hours after the general strike in early May, more than 5,800 reservations were cancelled in 28 Athens hotels. According to SETE calculations, at least 300,000 Germans will decide not to make their usual trips to Greece this year.
Dozens of conferences and major events have been cancelled in the country's two largest cities, Athens and Thessaloniki, as well as in Crete and the northern Greek beach resort area of Chalkidiki. After the riots in the capital, some countries, like Romania, issued travel warnings for Athens….”
Beh, che dire; forse è meglio non dire, ma dovrebbero farlo anche loro però.
Perchè della Grecia sono arci sicuro che quei dati non siano veritieri, e se due più due fa sempre quattro; anche quelli italiani ... con quello che segue.
Quindi cestino il tutto e buona notte al secchio, siamo alle solite.

P.S.: Se qualcuno volesse gentilmente indicarmi "quella" pagina UNTWO, sarei ben lieto di pubblicare la smentita alle mie supposizioni.

domenica 19 settembre 2010

L’importanza dei piccoli alberghi e PMI turistiche

Lo so, lo so, ci vogliono anni e anni per raggiungere delle, diciamo, buone conoscenze del settore alberghiero, e che nessun pur bravo professore riuscirà mai a darti.
Se poi studi e “cresci” solo in Italia; beh, tanti auguri.
Gli ultimi dati sul valore delle nostre università sono qui e così ci si può fare un’idea di ciò che ci aspetta, mentre meglio non va in “quelle” che insegnano il turismo, anzi.
Invece per far comprendere la “bravura” degli operatori del settore nazionale, beh; basta ricordare che la prima catena alberghiera (Jolly Hotels) italiana, che pur non appariva nelle primissime posizioni mondiali, è stata venduta agli spagnoli alcuni anni fa.
La compagnia cantando, qui nello stivale, si limita a ben poco, e l’unica cosa in cui eccelliamo; è nel bla bla bla.
Quindi le nuove leve possono più che altro imparare l'arte del dire (bla bla bla) mentre le altre nazioni con dei professionisti forse taciturni ma sicuramente più capaci, ottengono il FARE.
E sono veramente in pochi i responsabili che hanno una cultura (lavoro di anni) diretta in quasi tutti i “compartimenti” dell’hotel, mentre la maggioranza di questi si sono formati in alberghi di piccole dimensioni; al massimo 50 stanze.
Ancor di meno (sulle dita delle mani) sono coloro che hanno maturato questa esperienza sia nelle PMI (piccole medie imprese) che nei mega hotel, e c’è da crederci se dico che a beneficiarne siano state le grandi catene alberghiere.
E’ per questo che quando leggo o sento delle disamine da parte di “magnifici” docenti, luminari, oppure da parte degli esperti AD o GM delle più grandi catene alberghiere nei confronti dei singoli hotels minori senza neanche saperne le più semplici basi; beh, sorrido e immancabilmente scuoto la testa rinnegandoli a mo di pendolo.
No, non ci siamo.
C’è chi i “piccoli” li vede male, nel senso che non li sopporta e crede siano la “calamità” del nostro turismo, mentre tant’altri che non hanno il coraggio d’ammetterlo in pubblico durante le loro noiosissime riunioni; in disparte e nascosti da orecchie indiscrete, nei corridoi, nelle cene o dove tu vuoi, cercano “inutilmente” di convincerti di questa str…anezza.
Giancarlo Dall’Ara nel 2009 ha proposto un Manifesto per la difesa e la valorizzazione delle piccole strutture ospitali italiane, che potrebbero e dovrebbero tranquillamente sopravvivere di fianco alle grandi, e di cui condivido anche la punteggiatura.
Proprio tutto.
Eccolo qua suddiviso in 10 segmenti:
1. Un piccolo albergo non è un grande albergo rimpicciolito, ma va gestito secondo regole proprie.
2. Il gestore di un piccolo albergo è come un artigiano che, se ha puntato sulla qualità dei servizi ha di norma un atteggiamento vocazionale, basa il proprio successo sul mestiere, sulla flessibilità e la capacità di gestione dell’imprevisto come doti naturali, le stesse doti che caratterizzano il modello imprenditoriale italiano.
3. I risultati gestionali di una piccola struttura sono più il frutto del lavoro del gestore, degli interventi strutturali che è riuscito a realizzare, delle sue capacità di animazione, che della pubblicità o del marketing tradizionalmente insegnati a scuola.
4. A differenza di quanto accade nei complessi grandi, il cuore dei piccoli alberghi non è la camera, ma è il gestore stesso, spesso la sua famiglia, i suoi hobby, oppure può essere la cucina, l’atmosfera che caratterizza la “casa”.
5. Un piccolo albergo non è solo un servizio ai turisti, ma è anche un presidio sociale e culturale di un territorio, come si vede facilmente nelle realtà che oggi si trovano ad avere distese di residence, al posto degli alberghi.
6. Un albergo piccolo, più di un grande, è in grado di offrire l’essenza dell’ospitalità, che è data dalle relazioni umane.
7. Un piccolo albergo assai più di un grande è in grado di offrire l’atmosfera ed i prodotti di un territorio e di esprimerne la cultura.
8. Più di ogni altra struttura un piccolo albergo possiede un’anima, un’identità.
9. Per sopravvivere ed essere competitivi i piccoli alberghi hanno bisogno di normative, regolamenti e classificazioni proprie, diverse da quelle dei grandi alberghi.
10. I piccoli alberghi hanno bisogno di operare in un clima di fiducia, non in un clima amministrativo eccessivamente burocratizzato.
C’è da ricordare che la legge quadro sul turismo dice testualmente che la Repubblica “sostiene il ruolo delle imprese operanti nel settore turistico con particolare riguardo alle Piccole e Medie Imprese”.
E’ il momento di passare ai fatti, ma campa cavallo … con la Brambilla di mezzo, gli assessori regionali al turismo che neanche sanno di cosa si stiamo parlando e i “Grandi” delle associazioni, enti, sindacati, eccetera eccetera che ... vabbè, lasciamo perdere.
In Italia è diffuso un vero e proprio pregiudizio secondo il quale un albergo “piccolo” è sinonimo di “diseconomico”, di “grande incompiuto”, e spesso “di bassa qualità”.
Le normative non distinguono tra piccolo e grande, così chi ha meno di 20 camere deve realizzare adeguamenti previsti per chi ha oltre 100 camere; non esistono incentivi su misura per la riqualificazione, né esistono sistemi di classificazione ad hoc per i piccoli.
Il risultato è che le piccole imprese ricettive, l’ossatura del sistema di accoglienza made in Italy è in crisi.
Regioni come la Liguria e la Romagna hanno visto chiudere centinaia di alberghi in pochi anni, nel più assoluto disinteresse.
O forse voluto da qualche banca con “poteri” anche politici che si sta prepotentemente inserendo in questo contesto; mah?
Meno ce né e meglio è, potrebbe pensare qualcuno, ma anche in questo caso sono str…anezze.
Le catene alberghiere italiane si dibattono tra l'esigenza di crescere, ed i prezzi impraticabili (sia dell'affitto che dell'acquisto) delle strutture disponibili in Italia, a causa di valori immobiliari innavicinabili e G.O.P. dell'attività alberghiera in contrazione.
In realtà la diffusione delle catene sta incontrando più ostacoli del previsto, e non per motivi di incompatibilità con la piccola impresa, tutt’altro. Le ragioni sono legate alla burocrazia e alla particolarità del sistema immobiliare italiano, e comunque il fenomeno non costituisce una minaccia per il modello locale. L’eventuale presenza di catene impostate su criteri di management può essere solo un vantaggio, può dar luogo unicamente a un clima competitivo più moderno, più inserito nelle regole di mercato. Ci sono molti stimoli, anzi, che possono provenire alle piccole imprese indipendenti dal ruolo giocato dalle grandi catene, sicuramente ci sarà una spinta verso nuovi concetti gestionali: dalla funzione marketing a quella di controllo di gestione, dall’organizzazione delle risorse umane alla qualità del servizio.
La stessa India che non è certo all’apice, per il momento, delle scelte turistiche del mondo, né tantomeno in quelle della grande esperienza turistica, ha redatto un piano che trovo molto allettante e che darà sicuramente dei buoni frutti:
• Sussidi al settore alberghiero rivolto verso hotel a basso costo
• Emissione di Equity Capital a favore degli hotels
• Proposta di esenzione fiscale per 10 anni su tutti i progetti turistici per la quota di utile reinvestita in India.

Noi ?
Beh noi, da circa due anni abbiamo l’Enit commissariata dallo stesso presidente dell’Enit, e già questo la spiega lunga e c’avanza.
Forse poteri per poter fare i loro porci comodi e in più con l'aiuto (?); ma già non si può dire, sennò si corre il rischio di qualche denuncia ... pur avendo ragione e nonostante tutti sappiano che è proprio così.
Giancarlo Dall'Ara ... e le mie "critiche costruttive", non certo "cattiverie".

sabato 18 settembre 2010

La migliore Università italiana è al 174° posto nel mondo (2010)







La penultima volta che ci sono "caduto" si era a Finalborgo (SV) nel settembre del 2009, e dopo aver ascoltato le solite str … anezze dei docenti di turno in un meeting sulle disamine del turismo nazionale e quindi Ligure, ebbi l’incontro più “sciocco” di tutta la mia vita con alcuni “professoroni” universitari di gran parte d’Italia.
Uno di questi, pluri medagliato e pluri presente in molte Commissioni (di quelle pagate) di cui non faccio il nome per non turbare i suoi allievi, ne sparò una che... insomma, una di quelle personcine che quando passano fanno cadere in terra qualche parola della loro “saggezza”, e che subito dopo i seguaci di turno, s'industriano a leccare dal pavimento per farle poi loro. Probabilmente per dire qualcosa e per dare brio ad una platea dormiente, ad un certo punto disse che il turista in 30/40anni non è affatto cambiato. … ma non sto qui a raccontare altro, questo basta e c’avanza, mentre sarebbe troppo lungo e rischierei di tediare oltre modo.
L’ultima convention l’ebbi pochi mesi dopo a Sanremo con altri docenti e pseudo luminari del comparto, ma anche stavolta … una pena incredibile.
Beh, da allora, nonostante gli inviti, me ne guardo ben bene dall’essere presente.
Non che io possa mancare a loro poi molto, no; ma di sicuro "loro" non mancano a me.
Infatti non amo discutere e se uno dice cose che non stanno né in cielo e né in terra, quatto quatto mi allontano e buona notte al secchio.
Al massimo poi mi diverto a scrivere qui.
Comunque, terra cielo e mare a parte, i dati presentati dal Times nel QS World University Rankings, classifica sulla qualità delle università, documentano il clamoroso fallimento del sistema universitario italiano (quì i criteri di valutazione).
E se sono tutti come quelli del turismo che ho conosciuto io, ce né e ce né sarà ben donde per chissà quanto tempo ancora.
Infatti sono inamovibili e dei Baroni delle Università oramai si sa quasi tutto ... forse.
Sono state classificate 600 Università. Dalla 401a in poi non viene definita la posizione, ma la classificazione non è alfabetica. Le migliori 20 (in realtà ventuno, perché le due ultime sono a pari merito) sono le seguenti:
Tredici sono americane. Cinque inglese (a dimostrazione che l’eccellenza non è solamente questione di soldi: la sola Harvard ha un bilancio pari alla somma di quello delle migliori 10 del Regno Unito). Una canadese, una australiana, una svizzera. E fra le prime sei, ben 4 sono inglesi. Cioè di un paese che, per reddito, popolazione e territorio è perfettamente comparabile con l’Italia. E che, secondo l’OCSE, spende appena l’1,3% in più, per studente, di quanto spende l’Italia (dato 2006).
Fra le 600 università classificate , solo 20 sono italiane (poco più del 3%). La prima
La prima è Bologna, 174ma, con un punteggio di 56,85 rispetto al 100 di Harvard ed al 99,59 di Cambridge. La Sapienza è al posto 205. La Normale di Pisa al 322mo. Firenze al 377o.
Le italiane, tutte, sono precedute, fra le altre, dalla University of Hong Kong (24), NUS di Singapore (30), Trinity College di Dublino (44), Seoul (47), Tsinghua China (49).
Milano e Torino, due dei poli economico-culturali del paese, sono al 575° e 583°, rispettivamente. Per dire, l’Universidad Austral (Argentina) è al posto 305. La National University of Sciences and Technology (Islamabad, Pakistan) al posto 350. Mi fermo qui, per carità di patria.
Dunque: fra le prime duecento università ce n’è una sola italiana, Bologna. Dieci sono australiane. Cinque Belghe. Undici canadesi. Sei cinesi. Cinque di Hong Kong. Il minuscolo Israele ne conta 3. L’Olanda undici. La Svizzera 7. L’UK 29. Le americane, sempre fra le prime duecento, sono cinquantatre.
E noi?
Baroni si, ma in verità neanche “villani”.

Di Portoreale e me.

venerdì 17 settembre 2010





Michela Vittoria Brambilla, sarà il prossimo Presidente del Consiglio ?

Per piacere, non scherziamo su queste cose perchè è già difficile “vederla” come Ministro del turismo, diciamo un po’ come un’infermiera che non parla la lingua dei suoi malati; che assistenza potrà mai dare?
Infatti quella del turismo non è sicuramente negli idiomi conosciuti dalla “Sciura”, e i risultati dell’assistenza fornita ai “degenti” del turismo si è vista, si vede e se ci rimane ancora in quel dicastero, ahimè, si vedrà ancora per un bel po’.
E sarà ancora più dura recuperare sui competitors, che con validi, seri e veramente disinteressati professionisti ci distaccano anche quando loro sono fermi agli stop oppure nei parcheggi.
Comunque amen, lì c’è e ce la dobbiamo sorbire, sperando che faccia il meno danno possibile.
Ma il “vederla” futuro Presidente del Consiglio come da alcune parti si vocifera, beh, che dire; ma siamo matti?
Alcuni dicono che si può sempre imparare ma se calcoliamo quello che la ministra ha addotrinato in due e passa anni sul turismo ... nulla, niente, nisba; anzi, peggio.
Ve lo immaginate accogliere nel Paese, che so, Barack Obama, la Merkel o Wen Jiabao e pensare che lei possa discutere di Financial Stability Review, Globalization o Board, Global Warming o la fame nel mondo
, con loro?
Mah?
Al massimo la vedo circondata degli amati quadrupedi, cani, gatti, conigli o bipedi come le galline, senza dimenticare però gli asini.
Un momento e per carità, mi riferisco agli “asini” animali e non certo agli umanoidi di cui si è circondata, anche se di questi in giro … vabbè, lasciamo perdere.
Ognuno si circonda di quello che può e di quello che merita, quindi preferisco ed è meglio non offendere nessuno; soprattutto o eventualmente gli animali.
Tanto meno, vedo questi statisti discutere con la “Rossa” di quello che a lei riesce meglio; vale a dire di fantomatiche
balle sulle statistiche del turismo; Circoli della Libertà di cui non si conosce ancora adesso l’ubicazione e del dove fossero; improponibili piani di marketing per risollevare le sorti nazionali, numeri dettati un tanto al chilo, eccetera eccetera.
Una montagna di str … anezze che di certo non sarebbero ben accolte da coloro che decidono le sorti dell'intero pianeta.
A quel punto, se fosse possibile scegliere, preferirei fosse eletto il mio amico Lino Pittaluga.; si quello che gioca con me alla domenica nella bocciofila di Sturla a Genova.
Anche lui di Governare e turismo non ne capisce una benemerita mazza, ma almeno è simpatico a tutti, e nel confronto tra i due ci si
guadagnerebbe di certo.

Michela Brambilla, ciapa sü e porta a ca'…








Giusto per ricordare i dati ottenuti dall’Italia dall'avvento della "Sciura" alla guida del turismo nazionale:


• -4 miliardi del fatturato turistico
• -40.000 posti di lavoro (Fonte Sottosegretario al turismo)
• -927 milioni il fatturato di alberghi e hotel ( indagine ISNART-Unioncamere)
• -5,6 % le partenze degli italiani (ISNART Unioncamere)
• -6,7% camere vendute (ISNART-Unioncamere)
• -2% degli arrivi (Mercury)
• -4,3% turismo culturale (Mercury)
• -2,3% turismo termale (Mercury)
• -1,6% agriturismi (Mercury)
• -1% balneare (Mercury)
• -3,7 miliardi di fatturato dei pubblici esercizi nel 2009 (FIPE)
• -20 mila esercizi pubblici previsti nel 2009 (FIPE)
• -100 mila posti di lavoro previsti nel 2009 (FIPE)
• -3,7% spese delle imprese private per viaggi d’affari (Turismo d’affari)

O’ Brambilla, te possino … !!!

giovedì 16 settembre 2010

Cagnolina in mare, il capitano la lascia affogare

Ci risiamo, il limite all’ignoranza umana non è stato ancora deciso, infatti ci sono troppe novità tutti i giorni per delimitarne il punto di massima espressione.
Tutto sbagliato tutto da rifare è un blog che tratta unicamente di turismo, ma non ignora quando qualche, per modo di dire “essere umano”, dimostra poca o nessuna comprensione verso il mondo animale; anzi.
Ebbene, forse il premio per il fatto più “incredibile” del 2010 spetta al comandante di un traghetto della compagnia Moby che da Portoferraio faceva, circa 4 mesi fa, rotta verso Piombino.
Il fatto accadde il 30 giugno scorso, ma è solo notizia di oggi.
A una giovane coppia quando la loro cagnolina Tita è riuscita a sfilarsi il collarino è bastato un un attimo per l'amata scivolare oltre il fianco del traghetto cadendo tra i flutti.
La coppia e alcuni turisti provvedevano immediatamente ad avvertire il personale del traghetto che, a sua volta informava il capitano.
La richiesta era ovvia e banale, fermare le macchine per recuperare il cane che, pur sapendo nuotare d’istinto, non avrebbe potuto resistere per ore in mare aperto.
Nulla da fare.
Chi comandava il traghetto ha risposto che non esisteva alcuna norma circa il salvataggio di un “cane a mare”.
Un NO secco dunque ai padroni della cagnolina con "l'aiuto" della legislazione italiana.
Inutili le discussioni come inutile la disperazione della coppia toscana.
Tita era oramai un puntino nero tra le onde blu di quel maledetto giorno.
E a nulla è valsa la virata dell’imbarcazione, alla ricerca delle sue tracce, decisa dopo oltre un quarto d’ora dall’equipaggio.
Di Tina non vi era più alcun segno.
Ora, non voglio parlare della pena di chi vede un proprio affetto morire lentamente ma inesorabilmente per una “deficienza” altrui, per non “pagare” al massimo lo scotto di un semplice ritardo; di quelli che cronicamente avvengono giornalmente in tutta Italia su treni, navi, aerei e tram per i motivi più stupidi e banali.
No, ora vorrei parlare di questo comandante (con la “c” obbligatoriamente minuscola), a cui non è minimamente venuto in mente il danno che avrebbe e ha, non solo arrecato alla povera bestiola, ai proprietari della cagnetta e alla Compagnia di Navigazione Moby da cui non solo è pagato, oltre che per la salvaguardia dei passeggeri e della nave, anche per quella della semplice logica di vita sociale.
Ma non è il soldo che conta in questi casi, ma il saper prendere la decisione più giusta per il bene di tutti, nel rispetto dell'immagine Italia, quella che lui rappresenta a bordo, essendone l'indiscusso capo, e del turismo da cui la sua Compagnia di Navigazione e lui medesimo ne trae beneficio.
Che rispetto si può avere per un uomo (comandante) così anche se ha seguito alla lettera le direttive navali?
La coppia nel frattempo aveva organizzato, per i giorni successivi, ricerche private nel tratto di mare in cui Tita era caduta, ma purtroppo l’esito fu negativo.
Il recente codice della strada prevede il reato d’omissione di soccorso anche per gli animali domestici e selvatici, ma in mare no.
Ma che cavolo di differenza c'è?
E’ incredibile che un cane caduto dal traghetto sia lasciato morire tra le onde per non arrivare in ritardo di mezzora.
Più che incredibile è incivile.
E strano è anche che il Direttore di Macchina o il Capo Commissario (Hotel Director) del traghetto non abbiano influenzato positivamente le scelte di quel “comandante” (probabilmente quando ha virato per tentare finalmente il salvataggio, è perchè gli è arrivato l'ordine da terra), mentre a nessun marinaio, personale di macchina o camera, non sia venuto in mente di gettare almeno un salvagente (quelli arancione e di facile presa) in prossimità di dove era caduta la cagnetta per poter dare la possibilità all’animale di aiutarsi nel galleggiamento e poi agevolarne il recupero.
Una storia veramente schifosa che necessita immediatamente di un decreto legge o qualche comma al codice di navigazione esistente, per ovviare definitivamente a queste deprecabili situazioni.
P.S.: Tutto questo lo dico da ex componente dello Stato Maggiore delle navi da crociera ... e qualcosetta la conosco; quindi non contiamoci balle.
Se anzichè "capirlo" dopo 15 minuti, il "comandante" avesse subito invertito la rotta, ora si parlerebbe della sua ottima scelta ... complimentandoci e sicuramente aumentando il "valore" della Compagnia di Navigazione; invece, ecco l'ennesimo esempio di "mala gestione" e quindi poca capacità a risolvere gli imprevisti più elementari.
Ma il Codice della Navigazione dice così.
Ma il Codice della Navigazione lo scriviamo noi e si può anche cambiare.

Le mie 5 azioni (da 5 lire) per raddoppiare il PIL del turismo

Non che negli altri “posti” o ministeri non succeda, per carità, ma sembra che sotto la branchia del turismo ci vadano a finire quasi tutti.
Diciamo che l’Italia non è proprio il Paese dove non esistano i favori, le cortesie “ricambiate”, gli aiutini con annessi e connessi.
Ma quando si parla di turismo, ecco che la percentuale dei “raccomandati meritocratici” cresce a dismisura.
Quante volte abbiamo sentito o letto che L’Enit (Ente Nazionale del Turismo) era il “carrozzone”; vale a dire il ricovero di trombati politici, raccomandati, nullafacenti e tant’altro di poco “edificante”.
Poi le spese “pazze” unite ai risultati delle scarse presenze turistiche, l’hanno spiegata ben bene.
E ora?
Beh, adesso c’è andato a finire il Matteo Marzotto (ci fa il Presidente) e che proviene da tutt’altro mestiere, mentre tra gli altri “meriti turistici” che s’è sentito o letto, c’è quello che il nonno ha fondato una grande catena alberghiera, la Jolly Hotels, ma da poco, ahimè, venduta agli spagnoli (?).
Embe (?), è un po’ come se uno potesse fare la carriola per il motivo che la propria nonna costruiva e vendeva rotelle.
Il vice di Marzotto è Paolo Rubini, e anche lui non “giunge” dal settore turistico ma dai cordoni ombelicali congelati (cellule staminali), però ha lavorato per i Circoli della Libertà.
Che c’entra direte voi?
La stessa cosa che dico anch’io.
In definitiva questi esempi sono la prima delle 5 azioni da fare per raddoppiare il Pil del turismo; “… e avanti col merito e la meritocrazia” come “tuonava” tempo fa la Brambilla a Genova … solo che poi non è piovuto.
Adesso potrei elencare una sequenza di “banalità” che vanno dalla fuga all’estero dei migliori cervelli alla possibilità di ricerca lavoro qualificato; dalla disponibilità di capitali a rischio alle pratiche d’assunzione; dall’efficacia dei consigli d’amministrazione alla trasparenza delle politiche di governo e una marea di altre cosette in cui sicuramente non eccelliamo.
Cose già dette e stradette che chissà perché non cambiano mai.
Interessi di partito, interessi personali o che cos’è ?
Comunque Secondo la relazione “Doing Business 2010″ della Banca Mondiale, ci sono 78 Paesi nel mondo (su 183 considerati) dove fare impresa è più facile che in Italia.
E il turismo è impresa, è azienda, è commercio, è industria, è eccetera eccetera.
Ultimo (dopo la Grecia) nei Paesi dell’ Ocse, l’idea di aprire un’azienda nel BelPaese è poco attraente per via dell’eccessivo peso e costo della burocrazia, che complica operazioni fondamentali quali avviare e chiudere un’attività, gestire i rapporti di lavoro, accedere al credito, pagare le imposte.
Ci sono alcuni più specifici indicatori dove l’Italia scivola addirittura oltre la centesima posizione: si tratta della possibilità di fare rispettare i contratti (156esimo posto, a causa dei tempi biblici della giustizia) e dell’area del pagamento delle imposte (135esimo posto, per via dell’alta aliquota e del numero di ore perse per assolvere gli obblighi fiscali).
Insomma, notizie poco confortanti che (purtroppo) provengono da una fonte autorevole, leader di opinione presso i venture capitalists e gli imprenditori internazionali.
L’Italia – lo sappiamo – è la patria delle PMI, piccole e non di rado macroscopiche imprese, con progetti o prodotti spesso interessanti, che avrebbero un bisogno stringente di finanziamenti….ma se le condizioni rimangono tali, chi verrebbe a investire i propri soldi in Italia?
Secondo gli analisti che hanno lavorato al report, il problema italiano è la mancanza di riforme strutturali, inaggirabili se vogliamo una volta per tutte risolvere i guai secolari che affliggono la nostra industria: macigno burocratico, lentezze legali, indebitamento.
E proprio la crisi, ora in via di risoluzione, potrebbe fare da propulsore per interventi che al di là delle urgenze specifiche emergenti dal collasso finanziario, introducano innovazioni e miglioramenti strutturali; programmi di ampio respiro, che in altri tempi potrebbero essere difficili da fare approvare.
Per la cronaca, riporto le prime dieci posizioni della classifica, presidiate da Paesi che nonostante siano stati duramente colpiti dalla crisi, hanno saputo mettere in atto diverse azioni di riforma.

ANNO 2010

1. SINGAPORE (1 NEL 2009)
2. NUOVA ZELANDA (2)
3. HONG KONG, CINA (3)
4. STATI UNITI (4)
5. REGNO UNITO (6)
6. DANIMARCA (5)
7. IRLANDA (7)
8. CANADA (8)
9. AUSTRALIA (9)
10. NORVEGIA (10)

Quindi ecco qui gli altri quattro, e così sono cinque.
Che per me sono le azioni necessarie per raddoppiare il PIL del turismo.
Loro?
Beh, diranno sempre le solite cose ... ma vai a spiegarglielo.

Simone Di Gregorio … e me

mercoledì 15 settembre 2010

Le 5 azioni per raddoppiare il Pil del turismo...dicono loro

Bene, manca una settimana, dopodiché tutti conosceremo la verità.
I “grandi” del turismo aziendale si, ari ari ari … riuniranno per decidere e dirci che cosa NOI e quelli delle stanze dei bottoni, dovremmo fare per raddoppiare il Pil del turismo.
Non ci diranno nemmeno in quanti anni, però ci diranno qualcosa.
O forse non cambierà una benemerita mazza e le “cose” che sentiremo saranno quelle abbiamo già patito, diciamo un milione di volte.
Propendo “chiaramente” per la seconda ipotesi.
Ah dimenticavo d'aggiungere che chi comanda, si dice siano loro, e la "politica"... li segue.
Comunque il 22 settembre alle ore 14.00 presso la sede romana di Confindustria (Viale dell'Astronomia, 30) si terrà la conferenza stampa di presentazione del Piano Nazionale del Turismo “5 azioni per raddoppiare il Pil del turismo", organizzata da Confindustria, Federturismo e PricewaterhouseCoopers.
Alla conferenza stampa interverranno: Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria, Daniel John Winteler, Presidente di Federturismo-Confindustria, e Giacomo Neri, Partner PricewaterhouseCoopers, che “dovrebbe” essere la stessa società che ha avuto qualche “problemino” in India e …
C’è da chiedersi che cosa avranno detto (ma si sa) nelle riunioni precedenti al 2009 che hanno dato il risultato che subito dopo leggerete, o cos’hanno prodotto oltre alle tante belle parole.
A me personalmente assomiglia più ad un bollettino di guerra che delle indicazioni sul turismo nazionale; vabbè eccolo qua.
Meno 4 miliardi del fatturato turistico, meno 40.000 posti di lavoro, chiusura delle linee di credito alle piccole realtà imprenditoriali che toccherebbe il 95 per cento delle imprese turistiche italiane secondo dati divulgati dal Ministro del turismo.
Meno 927 milioni il fatturato di alberghi e hotel, meno 5,6 per cento le partenze degli italiani, meno 6,7 per cento camere vendute secondo l'indagine ISNART-Unioncamere.
Nel 2009 meno 3,7 miliardi di fatturato dei pubblici esercizi, meno 20 mila esercizi pubblici, meno 100 mila posti di lavoro secondo un'indagine della FIPE.
I pernottamenti negli alberghi nel primo semestre del 2009 hanno subito un calo del 6,7 per cento e la durata complessiva delle vacanze estive 2009 registra un crollo impressionante rispetto al 2008, attestandosi sulle 10 notti fuori casa rispetto alle 12 notti dell'anno scorso, con la concentrazione della vacanza in un unico periodo e una fortissima propensione sul mese di agosto, - 18 per cento la spesa stimata per le vacanze estive, secondo Federalberghi.
Caspita, e per la Brambilla?
Beh, per lei tutto bene; anzi, tanto bene che è pure contenta e se ne fa vanto per aver contenuto il “disastro”.
Contenta lei.
Resta il fatto che la parola più usata sia il “meno”, mentre del “più” non ci è dato sapere o non l’hanno trovato.
Che lo stiano ancora cercando?
Beh, in questo caso tento d’aiutarli io; ci sono in giro “più” asini?

P.S.: domani o al massimo dopo domani, quindi cinque/sei giorni prima dei grandi “guru” del turismo nazionale, Tutto sbagliato tutto da rifare, che ha la pretesa d’essere si critico ma anche costruttivo, proverà a dare le “sue” - 5 azioni per raddoppiare il Pil del turismo (in breve tempo però) -.

Commissione per il turismo accessibile ... a voi la palla

A quanto pare anche quest’anno non cambia niente e non sono riusciti a trovare nessuna soluzione.
Neanche la peggiore.
Mi riferisco alla Commissione per il turismo accessibile, quella presieduta da Giorgio Medail (toh di nuovo lui) e con Pier Vittorio Barbieri, presidente nazionale della Federazione italiana per il superamento dell'handicap (Fish); Mario Carletti, direttore centrale della direzione per la riabilitazione e protesi dell'Inail; Andrea Giannetti, presidente di Assotravel; Amalio Guerra, presidente nazionale di Assoviaggi-Confesercenti; Massimiliano Monti, presidente della Federazione internazionale per il turismo accessibile e sociale; Cinzia Renzi, responsabile nazionale della Fiavet-Confcommercio; Claudio Puppo, presidente nazionale dell'Anglat (Associazione Nazionale Guida Legislazione andicappati Trasporti) e il giornalista Roberto Vitali, paraplegico dall'età di 15 anni a causa di un incidente stradale.
Infatti non mi risulta che al Manifesto per la promozione del turismo accessibile, in attuazione dell’art. 30 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ratificata con Legge n° 18 del 24/02/09, sia seguito un qualcosa.
Sempre che non mi sia “scappata”, ma non credo.
In particolare mi riferisco al numero 8 del testo dove è scritto:
E’ necessario incentivare la formazione delle competenze e delle professionalità, basata sui principi dello Universal Design e che coinvolga tutta la filiera delle figure professionali turistiche e tecniche: manager, impiegati, aziende, imprese pubbliche e private. Occorre inoltre aggiornare i
programmi di studio degli Istituti per il Turismo, Tecnici, Universitari, dei Master e dei Centri Accademici a tutti i livelli.
Inutile dire che sono circa vent’anni che vado dicendo che questo studio vada celermente proposto nelle scuole alberghiere come materia didattica; tanto per cominciare.
E almeno lì, poi da cosa nasce sempre un’altra cosa che di sicuro male non fa.
Ma io so io e probabilmente non conto un “…..”, mentre loro che contano, forse riescono a produrre solo la stessa cosa; vale a dire un “…..”.
Fatto sta che se ti si presenta un disabile al ristorante, in albergo eccetera eccetera, nessuno sa che cosa bisogna fare, neanche le nozioni più elementari, e “chissenefrega”, ci penseranno gli accompagnatori, no?
Beh per me non è certo così.
Ma che problema o difficoltà ci può essere nell’inserire un testo nelle scuole alberghiere sulle modalità per accogliere al meglio un disabile, e se poi ci aggiungiamo delle dimostrazioni pratiche o degli appoggi alle lezioni fornite dai medesimi; Dio Santo, il risultato è certamente valido e produttivo sotto tutti gli aspetti.
Saremmo la prima nazione a fornire questo insegnamento già dalla scuole superiori; innovazione qualitativa, sociale e perché no, anche la destagionalizzazione come recentemente ha fatto la Spagna per la 3° età.
La libertà o meglio la possibilità di viaggiare viene quasi totalmente negata al disabile e pensare che la persona con una disabilità viaggerebbe volentieri se posta nelle condizioni di farlo.
E quello psichico?
Infatti è difficile organizzare un viaggio non tanto per il disabile psichico e la sua famiglia quanto per il pregiudizio diffuso: il malato psichico è inaffidabile, pericoloso, strano, in poche parole è matto.
Che sorpresa sarebbe scoprire che le persone che soffrono di disturbi psichici sono per lo più affette da un qualcosa di comprensibile, non strano, non pericoloso, reversibile, e a volte guaribile.
Che sorpresa sarebbe se scoprissimo attraverso l’incontro con la disabilità mentale delle nostre parti scisse che potremo poi integrare all’interno di noi, che ricchezza sarebbe se iniziassimo insieme a costruire percorsi turistici che portino a un turismo accessibile e di integrazione.
Tali percorsi da strutturare in maniera che i viaggiatori possono svolgere attività ricreative all’interno di strutture attrezzate attraverso dei percorsi culturali e ricreativi con dei programmi studiati apposta per loro a secondo delle loro necessità e dei tragitti turistici, di svago e gastronomici del paese da visitare. Con questa prospettiva il viaggio diventa come per Ulisse conoscenza intellettuale, ritorno a casa e ricongiungimento verso il proprio Sé.
La spiaggia avrà una passerella idonea per arrivare sulla battigia?
Quel sentiero di montagna sarà praticabile con la carrozzina?
In albergo ci saranno percorsi tattili che consentono di muoversi in autonomia? E le porte saranno abbastanza larghe per entrare con la sedia?
Scegliere la meta turistica non tanto perché piace, ma perché è accessibile: dai trasporti alla ricettività, dalla ristorazione al tempo libero.
Altrimenti si rischia di rimanere «prigionieri» in una stanza d’albergo e di rovinarsi la vacanza.
Si stima che i potenziali clienti con bisogni «speciali» siano circa 38 milioni in Europa e 3,5 milioni in Italia. Disposti a viaggiare, non lo fanno, però, o perché non accedono facilmente alle informazioni o perché non hanno la garanzia che la vacanza scelta sia effettivamente fruibile.
Informazioni che spesso si danno per scontate sono indispensabili per un turista con esigenze «speciali» che va in vacanza al mare, in montagna o in una città d’arte. Alcuni comuni, regioni o associazioni di disabili segnalano quali strutture alberghiere, stabilimenti balneari, itinerari turistici sono accessibili.
Se ci rivolge ad agenzie e tour operators è preferibile verificare le proposte, chiedendo i dettagli a seconda delle proprie esigenze; per evitare spiacevoli sorprese.
In montagna, per esempio, ci possono essere anche sentieri percorribili dai non vedenti, ma difficilmente si trovano alberghi accessibili.
A conferma delle tante “belle” parole che rimangono tali, non si è ancora realizzata la proposta del ministro del turismo Michela Brambilla di liberare dalle barriere architettoniche 12 località del Bel Paese a vocazione turistica, 6 di mare e 6 di montagna.
Quindi quale migliore occasione per rimediare, se non quella di insegnare già dalle scuole preposte al turismo alberghiero?
Ok, come sopraddetto, io non conto un “…..”, ma voi cosa fate?

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