sabato 5 febbraio 2011

La storia di Ernesto



Quella di Ernesto, un bouledogue francese, è una storia ahimè usuale, e purtroppo, come tante (troppe), comincia nel peggiore dei modi.
Sovente, se si può, finiscono anche peggio, ma non in questo caso, come poi vedremo.
Circa tre anni fa, il nostro amicone, fu comprato probabilmente alla strenna di una borsa firmata, forse come un paio di scarpe da far sfoggio in qualche ‘tea time’ con le amiche (di quelle sagge e preziose), oppure per accontentare temporalmente il bambino viziato di turno.
Eh già perché Ernesto è stato preso con la stessa leggerezza, e inoltre è un cane costoso.
Molti cuccioli come lui vengono prodotti in ‘cucciolifici’ dell’est Europa, dove è vero che si risparmia, ma che sono dei luoghi orrendi, pieni di gabbie sovraffollate e sporche.
La sua mamma e le altre fattrici sono costrette in luride gabbie a produrre cuccioli per il nostro e altrui mercato, fino a che, sfiancate dai troppi parti, verranno buttate in qualche discarica come concime per piante selvatiche.
Le malattie non si contano e la mortalità dei cuccioli è altissima.
Se non muoiono nell’allevamento o se preferite chiamiamoli ‘lager’, questi sventurati muoiono durante lunghi viaggi in camion per raggiungere le destinazioni più lontane, strappati a un mese di vita alle madri e buttati in scatoloni che spesso diventano bare.
Fino a qui, più o meno, questa è la storia che accomuna Ernesto a tutti i suoi fratellini di tutte le razze.
Per lui, però, non era ancora finita.
Dicevo che era stato comprato, non per il piacere di avere un amico per sempre, ma per permetterne l’esibizione anche se solo parziale.
Infatti, quando Ernesto è venuto a noia, è stato sbattuto su di un balcone in mezzo ai suoi escrementi, senza cure e senza alcuna attenzione.
Poi, non essendo mai stato vaccinato, ha contratto il cimurro, che non l’ha ucciso ma lo ha reso invalido, forse per sempre.
Con uno stratagemma attuato da una vicina di casa dei “galantuomini” che l’avevano acquistato, Ernesto, dopo due anni di vita vissuta in quell’assurda situazione, ha trovato un rifugio nel canile di Torino, dove i veterinari si sono fatti in quattro per rimetterlo a posto.
Qui ‘spuntano’ loro, Marinella e Flavio, che hanno già 4 o 5 carlini e vivono a Ottone, un ridente paesino dell’Appennino ligure che collega Genova a Piacenza.
Leggono e vengono a conoscenza dell’esistenza di Ernesto e tra di loro basta solo uno sguardo.
Saltano in macchina e via per Torino, dove lo vedono e scoppia l’amore.
Il tribunale decide di si e l’adozione può anche avvenire.
Ernesto in pochissimo tempo, circondato da altri ‘colleghi’ più o meno della stessa razza, è diventato il capo supremo amato da tutti… e poi c’è Giacomo, un maremmano bianco a cui Ernesto s'è affezionato tanto; tanto quanto si da all'amico migliore.
Ma a Giacomo quel cigolio delle ruote di legno del carrettino dà un fastidio tremendo, e chissà che allora Ernesto, il bontempone, non glielo faccia apposta per divertirsi e prenderlo in giro … si, è questa la vita.
Benarrivato Ernesto, di meglio non potevi trovare!

4 commenti:

  1. Due giorni senza scrivere sul turismo?

    A me va bene anche così, però spero che riprenda presto.
    Cordialmente

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  2. Commovente e finalmente qualcosa che finisce bene.

    :-Desch

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  3. Bellissimo e complimenti ai nuovi padroncini.

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