giovedì 14 giugno 2012

Forse, e ripeto forse, c'è una "zeta" di troppo e manca una "enne" ... forse!


Nel turismo italiano ci sono troppi (molti e tanti) struzzi?


Il turismo nel mondo cresce ma la quota italiana cala: in dieci anni siamo scesi dal 6,8% al 4,5% a fronte del 6% della Spagna.
Hotel e Villaggi sono in mano a banche e fondi di investimento; il tour operating è defunto e le agenzie di viaggio versano in stato comatoso; le imprese turistiche non guadagnano spesso strozzate dalla rendita immobiliare; le case vacanza sono rilegate a rimanere un’economia sommersa; il digital divide dei nostri operatori è a livelli da terzo mondo per non parlare della banda larga nelle località turistiche; l’e-commerce delle camere l’abbiamo consegnato nelle mani di Booking, Expedia & Co.

Il Prof. Rodolfo Baggio stima in 2 miliardi di euro il fatturato annuo che se ne va all’estero sottraendo alle imprese italiane circa 300 milioni di euro di ricavi; non sappiamo usare le risorse economiche della UE e quando lo facciamo siamo campioni in sprechi e leader in progetti inutili.
Le proposte per passare dal Declino al Rilancio non mancano e più volte si è discusso fra Stato, Regioni e operatori turistici ma come sempre nulla accade, ogni anno, all’apertura della BIT di Milano, è la solita manfrina.

Perché?
Perché i problemi del turismo coincidono esattamente con i problemi dell’Italia e così le politiche assumono un carattere strutturale e per la loro attuazione è richiesta una consapevolezza che ancora non c’è: l’economia della cultura e del turismo è l’unica strada per la rinascita economica del paese!
Passano i governi politici, arrivano quelli tecnici ma la musica non cambia: il fort apache di quelli del turismo è confinato in un territorio da cui sono banditi i temi economici e sociali naturalmente oggetto delle politiche di sviluppo e di crescita del paese.Non serve una politica del turismo, servono interventi realmente innovativi ed incisivi per ognuno dei settori coinvolto dal turismo.
Quali?

Elenco:
1) Lavoro: il nuovo contratto di apprendistato annunciato dal Ministro Elsa Fornero è una straordinaria opportunità per il turismo se si incentivano gruppi di imprese a gestire congiuntamente lo stesso contratto: è una possibilità per i giovani di fare esperienze di lavoro in diversi ambiti e luoghi, da sud a nord della penisola, dagli alberghi alle agenzie di viaggio, con rapporti di lavoro che potrebbero essere svincolati dalla stagionalità delle attività.

Se poi quattro ore settimanali di ogni lavoratore in cassa integrazione pagata dallo Stato fossero impiegate per fare lavori socialmente utili nel campo della cultura e del turismo – ognuno secondo le proprie attitudini – forse si riuscirebbe a cambiare l’aspetto di molti luoghi e anche l’accoglienza dei turisti ne avrebbe di sicuro giovamento.

2) Enti e Istituzioni: l’annunciata riforma costituzionale dovrebbe, con coraggio, mettere mano ai poteri delle Regioni per eliminare la loro competenza in campo di promozione turistica.
E’ un compito dello Stato promuovere l’Italia mentre spetta alle Regioni farsi carico delle politiche relative alle infrastrutture ed ai servizi per l’accoglienza e l’ospitalità.

3) Competitività: il rilancio dell’ENIT non serve al turismo e tantomeno alle imprese.
Finiamola col pensare che possa diventare il braccio operativo delle Regioni per la promozione all’estero. Sveglia signor Ministro!
Siamo nel 2012, la promozione turistica viaggia per oltre l’80% sul web.
Cosa ne facciamo di sedi e dirigenti sparsi nel mondo?
E cosa potrà mai fare Pier Luigi Celli che non abbia già provato a fare Matteo Marzotto?
O forse è tutto organizzato per fare il passaggio all’Ice o qualche società per …
Ma su, via, serve solo un po’ di onestà intellettuale e un pizzico di coraggio per accorpare l’ENIT con la nuova ICE appena rilanciata dal Ministro Corrado Passera e poi dotiamoci finalmente di un sistema web per la promozione mondiale del nostro paese. Siamo gli unici al mondo ad essere fuori da internet, è uno scandalo!

4) Agevolazioni e Fondi Strutturali: si faccia divieto alle Regioni ed agli Enti Locali di erogare alle imprese qualsiasi contributo pubblico al di sopra del 30% e si escludano definitivamente quelli per attività e iniziative di promozione.
Si finirà così per favorire le imprese che realmente meritano rispetto a chi ancora oggi si approfitta del denaro pubblico inventandosi progetti al solo scopo di usufruirne.

5) Università: con il concorso dei privati e dei fondi strutturali si prevedano misure a sostegno di spin-off universitari per la valorizzazione e gestione del patrimonio naturalistico e culturale italiano.
Pompei, Ercolano, il Museo Paleolitico di Isernia, Selinunte, solo per citarne alcuni, versano in uno stato di abbandono ignobile e da anni attendono interventi e capacità gestionali idonee per la loro valorizzazione.
Come titola l’interessante libro del Prof. Andrea Carandini: il nuovo dell’Italia è nel passato!

6) Territorio e Ambiente: si inserisca una normativa che consenta l’esproprio per decoro nelle aree adiacenti i siti monumentali e culturali di interesse nazionale al fine di recuperarne l’originale bellezza e si dia la possibilità agli enti locali di poter chiudere esercizi e ritirare licenze a quei commercianti e ristoratori che con il loro pessimo servizio compromettono l’esperienza di viaggio dei turisti.

7) Trasporti e Mobilità: siamo una penisola strapiena di monumenti e musei, circondata dal mare, attraversata da strade e binari e dotata di numerosi (troppi) aeroporti.
Vogliamo considerare che sono fattibili sistemi integrati di mobilità e fruibilità del territorio a vantaggio dei viaggiatori?
Possiamo cominciare a proporre card e tiketing on line spendibili oltre i confini comunali e per visitare più di un museo e/o monumento, anche se non è lo stesso ente che li gestisce?

8) Fisco: non servirebbe molto e soprattutto, per cominciare, occorre mirare in più direzioni:
(a) sconti fiscali per fusioni e incorporazioni di imprese turistiche dell’ospitalità;
(b) esenzione delle imposte per i primi 3 anni alle nuove SRL semplificate (under 35) a carattere turistico e culturale;
(c) defiscalizzare gli investimenti delle PMI turistiche e culturali per abbattere il digital divide: siti web, e-commerce e promozione online;
(d) IMU agevolata per le seconde case nel caso di regolare contratto di affitto pluriennale per uso turistico.
Ai gerontoboy che da decenni popolano i convegni con il medesimo blocco di appunti invocando prima la riduzione dell’IVA, poi l’abolizione della Tassa di Soggiorno e di tanto in tanto l’introduzione di agevolazioni fiscali varie ed eventuali, bisogna dire che il tempo passa e la platea non sempre cambia!

9) Semplificazione Amministrativa: l’aleatorietà delle norme urbanistiche e delle procedure autorizzative, il ginepraio degli enti e dei soggetti chiamati ad intervenire sono gli ostacoli da rimuovere per attrarre imprese e capitali (esteri e non) ad investire nel turismo in Italia.
Si riprenda l’istituto della Conferenza dei Servizi, lo si aggiorni e lo si faccia diventare l’unica procedura attraverso la quale un soggetto privato possa intraprendere e gli enti pubblici coinvolti debbano rispondere.

10) Demanio Marittimo: alle concessioni demaniali il Governo ha già pensato.
Si può fare di più completando la riforma secondo i seguenti principi:
(a) selezionare il concessionario esclusivamente in base alla qualità del servizio turistico proposto e disincentivare la speculazione fondiaria e la rendita di posizione;
(b) regolare la durata delle concessioni, commisurandola agli investimenti che il concessionario garantisce per il miglioramento del servizio turistico.

11) Formazione: ben venga la Scuola Superiore di Studi Turistici, la aspettiamo da anni.
Il sistema ha un gran bisogno di eccellenze e soprattutto di un centro dove si formi la futura classe dirigente pubblica e privata del settore.
Nel dar vita all’iniziativa non bypassiamo però i fondamentali:
(a) occorre coinvolgere chi già oggi è all’avanguardia e fa ricerca nel settore come il CISET della Prof. Mara Manente, la Bocconi di Milano, la Trento School of Management;
(b) serve la partecipazione di università e centri di ricerca esteri così da far crescere e sviluppare la contaminazione di saperi;
(c) non possono mancare le imprese che co-finanziano e partecipano alla progettazione dei percorsi formativi. Non servono: le associazioni di categoria ed i loro enti di formazione, hanno già dato, grazie!

12) Governance: sul tema si è detto di tutto, di più.
Oggi il convento passa il Comitato permanente di coordinamento del turismo presso la Conferenza Stato-Regioni. 
Il Ministro Piero Gnudi ha poi annunciato al Senato una ennesima Conferenza Nazionale del Turismo.
Mi scusi, per parlare di cosa?
E poi il Governo non ha appena emanato una direttiva per tagliare i convegni inutili?
Già, perchè se ci arriviamo con il solito metodo: sentite le Regioni, le associazioni di categoria e bla, bla, bla… la minestra prima, durante e alla fine è sempre la stessa.
Facciamola online, sul web, la prossima Conferenza Nazionale del Turismo.
Non la trova una buona idea Signor Ministro?
Ci organizziamo per temi, avviamo dei forum di discussioni, procediamo a svolgere sintesi delle proposte, le votiamo esprimendo il gradimento e definendo le priorità e così facciamo nascere quel piano strategico di sviluppo del turismo che l’Italia ancora non ha.
Tutti online: professori, politici, imprenditori, esperti, operatori, dirigenti pubblici di varia specie e natura, perfino i turisti potranno dire la loro…!!!
Poca spesa e tanta resa: bello no?!?

Per quelli che sono arrivati alla fine dell’elenco c’è una storia: volevo prenotare una stanza in un piccolo albergo 3 stelle a Londra per le olimpiadi del 2012.
Era Marzo del 2011 e mi trovavo li per lavoro.
Ho chiesto alla receptionist se era possibile.
Mi ha risposto: “Certo!”.
Poi ho chiesto: “E se mi capitasse di dover rinunciare?”
Mi ha detto: “Nessun problema, valgono le solite regole del no show“.
Ok ho pensato, fantastico… posso prenotare con ben 16 mesi di anticipo e senza penali se rinuncio alla camera nei termini.
Mi sono detto: “Vedrai che adesso le chiedo quanto costa e arriva la mazzata.
Scusi e il prezzo?”
“Beh, dato che prenota così in anticipo le possiamo fare uno sconto del 20%”
“Ah, uno sconto…. ehm, ehm…. serve una caparra?” “Una caparra? No, nessuna caparra” “Ah nessuna caparra…
Mi fa vedere allora il listino dei prezzi delle camere per quelle date?”
“Non c’è un listino speciale, il listino è unico!
”Ma ve lo immaginate a Roma?!?!

Di Stefano Ceci – www.ghnet.it ... il titolo e l'interrogativo nel prefazio è mio.

P.S.: Forse, e ripeto forse, c'è una "zeta" di troppo e manca una "enne" ... forse!

7 commenti:

  1. Forse, e ripeto forse, mi sa che c'hai ragione... forse! ;-)

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. @frap

    E probabilmente col Massimo Bergami e il The Boston Consulting Group (BCG), forse, chissà se, ordunque e anvedi un pò, non cambierà una benemerita cippa, mazza e già che ci siamo, non cambierà un bel niente di niente, tubo e affini.

    Oibò!

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  4. A proposito di comitati (direi forse un pelino più competenti di quelli ministerial-bolognesi) ... ;-)

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  5. @Frap

    Un pelino?


    Vabbè, teniamoci bassi.

    ;-)

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  6. Russia, Cina, Giappone e Stati Uniti. Sono questi i mercati internazionali che trainano la crescita del comparto italiano del tax free shopping.

    Un settore che, secondo i dati Global Blue, nei primi cinque mesi del 2012 ha fatto segnare un incremento di 33 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A fine 2011 i russi rappresentano il 27 per cento della spesa tax free, seguiti da cinesi (14 per cento), giapponesi e americani (entrambi al 7 per cento). Nel periodo da gennaio a maggio 2012, sono stati i turisti asiatici a registrare i maggiori tassi di crescita: lo shopping di cinesi e giapponesi è aumentato rispettivamente circa dell'80 e del 45 per cento rispetto agli stessi mesi del 2011, mentre la crescita pur significativa di russi e americani si è assestata intorno al 30 e 20 per cento.

    I visitatori provenienti dalla Cina sono anche gli unici ad aver mantenuto un aumento costante, con una crescita a doppia cifra anno su anno. Per quanto riguarda le città favorite per lo shopping, nel 2011 Milano è stata preferita da russi (44 per cento) e cinesi (39 per cento), mentre Roma piace soprattutto ai giapponesi, che nella Capitale realizzano il 36 per cento degli acquisti.

    Gli americani si stanno invece orientando verso altre destinazioni, Firenze su tutte, dove si affermano top spender con il 34 per cento delle vendite. Nonostante la crescita costante degli outlet, le boutique dei centri storici delle principali città italiane continuano a essere il canale preferito dai turisti, che abbinano così la componente culturale del viaggio a quella dello shopping.

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  7. Sono 33,3 milioni gli italiani che quest’anno andranno nei luoghi di villeggiatura.

    Lo sostiene l'indagine di Confesercenti sulle Vacanze estive 2012, che evidenzia come, malgrado le difficoltà, la voglia di vacanze non abbandona gli italiani. Il sondaggio Confesercenti evidenzia anche, però, come nel giro di due anni, dal 201 ad oggi, il flusso dei vacanzieri sia calato del 13 per cento, passando dal 79 al 66 per cento degli italiani. Ad influire sulle scelte delle ferie estive dominano il fattore reddito disponibile (quest’anno al 39 per cento), la preoccupazione per la situazione economica (22 per cento) e le tasse, new entry del sondaggio, con il 10 per cento delle risposte.

    Per quanto riguarda le preferenze degli italiani in termini di viaggio, il 60 per cento ama cambiare ogni volta la località per staccare dagli impegni familiari e di lavoro. Calano le disponibilità di spesa, e cresce di 10 punti la preferenza per alberghi a due stelle (dal 6 al 16 per cento) mentre in assoluto prevale l’orientamento verso le 3 stelle, che però scontano una flessione (dal 66 del 2010 al 59 per cento di quest’anno).

    Calo anche nei villaggi turistici, mentre le presenze nei campeggi si attesta al +7 per cento: a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi per il soggiorno nei campeggi e nei villaggi turistici, si assiste ad una contrazione della durata media del soggiorno.

    Quanto al bugdet, sale leggermente rispetto al 2011, con 906 euro contro 823 dell’anno precedente. La spesa complessiva sarà di 30 miliardi. Cifre entrambe inferiori però rispetto ai 1022 euro del 2010 e comunque sotto i mille euro.

    E si sente in particolare il peso del caro-carburanti (visto che comunque il mezzo preferito per fuggire dalle città resta l’auto, cui si affida il 64 per cento mentre appaiono in leggero calo aerei e navi).

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