giovedì 27 settembre 2012

In Italia più che gli euro mancano le palle


Di valutare le responsabilità di Alessandro Sallusti sotto l’aspetto giurisdizionale nonché della sua più o meno simpatia, non ci penso nemmeno, ma il soggetto, a prescindere da qualsiasi ideologia politica, sta dimostrando di avere le palle.
E di gente con questa prerogativa ne abbiamo un esagerato bisogno.

E non le palle nella misura degli sfasciatori indefessi (più fessi che inde) che per il raggiungimento dei loro scopi spaccano, imbrattano e distruggono le cose altrui e dello Stato.
Stato che in fin dei conti siamo noi stessi e che di conseguenza siamo obbligati a pagare le loro “invenzioni” di tasca nostra.
Inde ma più che altro fessi, che in branco fanno i lupi famelici del sangue altrui, ma che presi uno per uno hanno più l’aspetto di spaurite pecore che ostinati caproni, dove di quest’ultimi mantengono però l’acuta genialità nel dare delle testate anche ai muri.

Ora è ben chiaro che al Sallusti non verrà torto manco un cappello, nel senso che in galera non c’andrà di sicuro, ma quello che ha scritto di seguito inconsapevolmente m’insegna che se tutti avessimo queste palle (anche se in questo caso, forse, è semplice averle ed appare più come un bluff a carte “s”coperte) … beh, fate un po’ voi, ma credo che in Italia s’’andrebbe un po’ meglio.

… quanti di voi avrebbero, avendo potuto, rifiutato di elargire dell’altro denaro (così dice lui nel suo fondo) a quel magistrato per manlevarsi definitivamente dalla gravosa accusa e quindi dall’ingresso nelle patrie galere?
… quanti di voi avrebbero poi chiesto la Grazia?
… quanti di voi avrebbero cercato, potendo, di accomodare la questione con amici o compagni d’amici come soventemente credo sia anche accaduto?
E ancora molti altri … “quanti di voi”.


Ma non è questo il problema, non il mio.

In un Paese dove più che gli euro mancano le palle, non voglio concedere nessuna via d'uscita a chi ha partecipato a questa porcata.
Non ho accettato trattative private con un magistrato (il querelante) che era disponibile a lasciarmi libero in cambio di un pugno di euro, prassi squallida e umiliante più per lui, custode di giustizia, che per me.

Non accetto ora di evitare la cella chiedendo la pena alternativa dell'affidamento ai servizi sociali per sottopormi a un piano di rieducazione.
Perché sono certo che mio padre e mia madre, gli unici titolati a educarmi, abbiano fatto un lavoro più che discreto e oggi, che purtroppo non ci sono più, sarebbero orgogliosi di me e di loro.

E ancora.
Non chiederò la grazia a Napolitano perché, detto con rispetto, nel suo settennato nulla ha fatto di serio e concreto per arginare quella magistratura politicizzata che con odio e bava alla bocca si è scagliata contro chiunque passasse dalle parti del centrodestra e che ora, dopo avere ripassato i politici, vuole fare pulizia anche nei giornali non allineati alle loro tesi.
Non voglio poi risolvere io il problema di Mario Monti, accademico di quella Bocconi che dovrebbe essere tempio e fucina delle libertà, che si trova al collo, complice il suo sostanziale silenzio e il suo immobilismo sul caso, la medaglia della sentenza più illiberale dell'Occidente. Così come il ministro della giustizia Paola Severino, definita da tutti come la più illuminata tra gli avvocati illuminati, dovrà ora chiedersi se per caso non è colma la misura della giustizia spettacolo degli Ingroia e dei suoi piccoli imitatori in cerca di fama.

Stamane scriverò al Prefetto di Milano, per annunciargli che rinuncio alla scorta (ragazzi meravigliosi e sottopagati che non finirò mai di ammirare) che da due anni mi protegge notte e giorno da concrete e reiterate minacce.
Non posso accettare che una parte dello Stato, il ministero degli Interni, spenda soldi pubblici per tutelare una persona che un'altra parte dello Stato, la magistratura, considera in sentenza definitiva soggetto socialmente pericoloso.
E ultimo, ma primo in ordine di importanza, oggi mi dimetto, questo sì con enorme sofferenza, da direttore responsabile del Giornale, per rispetto ai lettori e ai colleghi.

Il foglio delle libertà non può essere guidato da una persona non più libera di esprimere ogni giorno e fino in fondo il proprio pensiero perché fisicamente in carcere o sotto schiaffo da parte di persone intellettualmente disoneste che possono in ogni momento fare scattare le manette a loro piacimento.
Ringrazio tutti voi per la pazienza e l'affetto che mi avete dimostrato e vi chiedo scusa per i non pochi errori commessi.
Ma non mi arrendo, questo mai.
La battaglia per cambiare in meglio il Paese continua, e questo sopruso, sono convinto, può essere trasformato in una opportunità in più per tutti noi.

P.S.: Se poi ‘ste palle l’avessimo tutti, o almeno in misura sufficiente anche nel turismo (giusto per far rientrare il post in questo blog), il Bel Paese non l’andrebbe di certo male così.


14 commenti:

  1. Fatevi due risate che ne abbiamo di bisogno

    Si intitola: ''Il Turismo lavora per l'Italia'' il documento che la Federalberghi si accinge ad inviare a tutti i Segretari dei Partiti politici in vista della prossima campagna elettorale e che viene presentato oggi, Giornata Mondiale del Turismo. Venti linee di intervento, articolate in piu' di 60 misure, molte delle quali possono essere realizzate in tempi brevi e senza oneri a carico delle finanze pubbliche.

    Il settore produce 114 miliardi di Euro di giro d'affari annuo (di cui 30 miliardi di Euro spesi dagli stranieri), assomma 375 milioni di pernottamenti e da' lavoro ad oltre 1,5 milioni di persone.

    ''La nostra sfida-proposta - afferma il presidente della Federazione, Bernabo' Bocca - e' di incidere sulle scelte di politica turistica della prossima Legislatura, avanzando idee e proposte operative, nella speranza che l'Esecutivo ed il Parlamento raccolgano i suggerimenti che la categoria portante del settore turismo nazionale ritiene di avanzare in questo momento sicuramente cruciale della crisi economica.

    Dopo aver illustrato al Ministro del Turismo, Piero Gnudi, il documento affinche' ne possa tener conto per l'impostazione del Piano Nazionale strategico -conclude Bocca- siamo dunque pronti a confrontarci con chiunque nella assoluta convinzione che l'attimo sia di quelli storici e l'occasione per far ripartire il sistema economico nazionale non possa non avere il turismo tra gli asset fondamentali per stabilire criteri concreti di crescita armonica''.

    Nel dettaglio il documento sollecita un Ministero con competenze specifiche ed una modifica dell'articolo 117 della Costituzione, per consentire lo sviluppo di politiche di sistema.

    Sul fronte del fisco ''abolire l'imposta di soggiorno, restituire al settore una quota del gettito Iva prodotto dall'economia turistica, consentire di pubblicare i prezzi al netto dell'Iva, ridurre le commissioni dovute ai gestori delle carte di pagamento, istituire zone franche per rilanciare aree turistiche in crisi profonda''.

    Federalberghi propone poi di trasformare l'ENIT in SpA a capitale pubblico, consentirgli di svolgere attivita' promozionale anche sul mercato domestico, assegnare alle delegazioni il compito di rilasciare I visti turistici, abolire il visto turistico per l'ingresso dai Paesi BRICS, definire la mission del portale ITALIA.IT, creare con la RAI un canale satellitare tematico in chiaro che promuova il nostro patrimonio turistico-culturale, esporre nelle hall degli alberghi e nei luoghi di grande transito pezzi d'arte che giacciono accatastati negli scantinati dei musei, rilanciare il sistema dei buoni vacanza, promuovere l'organizzazione di grandi eventi, incentivare il prolungamento delle fasi stagionali di attivita'.

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  2. Anche questa non è brutta



    L’Italia ha un enorme patrimonio culturale ma non ha una visione coerente per metterlo a frutto, considerandolo semplice volano per il turismo. Con il doppio rischio di vederlo presto spazzato via tra tagli e mancanza di politiche adeguate, e di perderlo come strumento per uscire dalla crisi. Un processo, questo, che si riflette già nell’utilizzo dei fondi Ue, sfruttati dalle regioni italiane più per il rafforzamento di servizi orientati al turismo che per la creazione di nuove infrastrutture culturali. E’ il quadro tracciato da uno studio realizzato per la Commissione Ue dalla Rete di esperti culturali europei (Eenc), da cui emerge un chiaro monito all’Italia: cambiare strada ora o mai più, perché dopo potrebbe essere troppo tardi. “In Italia, il potenziale economico della cultura è visto come ancillare al settore turistico”, dove “il valore aggiunto legato alla cultura” è generalmente identificato solo “nell’impatto del turismo culturale”, si legge nello studio realizzato da Pier Luigi Sacco, docente di economia della cultura allo Iulm. Di conseguenza viene messa solo una “piccolissima enfasi sulla produzione culturale” a detrimento delle stesse città d’arte italiane, che diventano sempre più “parchi a tema senza vita culturale”. Un trend riflesso anche dalle cifre: se l’Italia è il terzo Paese Ue per utilizzo dei fondi strutturali in chiave culturale (dopo Cipro e Malta) ed il secondo (dopo la Polonia) in termini assoluti, si scopre che la spesa è di oltre il 17% inferiore rispetto alla media Ue per lo sviluppo delle infrastrutture. Mentre segna un +19% rispetto agli altri Paesi per l’allocazione dei fondi nei servizi legati al miglioramento dell’offerta turistica. Uno degli esempi italiani di maggior successo citati è l’operazione di riconversione di Torino da città industriale a polo di produzione culturale che ha saputo attirare non solo turisti, ma anche imprenditori e creativi. Genova, invece, non ha saputo sfruttare l’occasione di essere Città capitale della cultura Ue nel 2004, limitandosi ad interventi di restauro del centro storico con poche ricadute al di fuori di quelle turistiche. L’approccio italiano ai fondi Ue riflette questa “mancanza di visione strategica” (esempio “positivo” invece è la Toscana per la sua programmazione a lungo respiro) e “tende” quindi a “premiare approcci poco innovativi”. Ma, sottolinea il rapporto Ue, “se ci fosse un tentativo serio di dare alla cultura la sua giusta priorità nell’agenda politica”, ci potrebbe essere una “reale possibilità” che questa dia un “contributo maggiore” alla crescita. E, si avverte, “nell’attuale congiuntura economica, è un’opportunità che si ha una volta nella vita”. Ma la tendenza non sembra essere questa: dal 2001 al 2011 il ministero per i Beni Culturali ha visto tagliate del 36,4% le sue risorse, mentre tra il 2008 ed il 2011 la spesa delle città per la cultura è scesa del 35%. Un “trend molto pericoloso” che “rischia di spazzare via” l’intero settore da cui potrebbe invece arrivare la rinascita economica del Paese.

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  3. La Regione Sardegna ha approvato la nuova legge per la Flotta Sarda.

    Il testo normativo, che prevede il potenziamento della flotta sino a 8 navi da 1.500 passeggeri da impiegare su 4 rotte, diventa effettivo a poco più di una settimana dallo stop dei collegamenti Saremar sulla Olbia-Civitavecchia e sulla Porto Torres-Savona Vado Ligure operati dalla Dimonios e dalla Scintu.

    "È la legge di un popolo che non risponde con l'inchino ai soprusi degli armatori - ha affermato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci -. Quella che difendiamo anche con le navi-4 mori è un'istanza che stiamo sostenendo sia in sede politica che giurisdizionale, a livello nazionale e comunitario".

    I governatore ha quindi ribadito l'intenzione di andare avanti con tutti i mezzi a disposizione "sino a quando non sarà garantito il pieno ed effettivo diritto alla mobilità e il diritto della Sardegna a decidere in materia di collegamenti marittimi".

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  4. Se 'o nonno mio teneva tre palle faceva 'o flipper.


    :-DDDDDDDD

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  5. 'Rottamazione' degli alberghi ormai fuori mercato, più soldi al'Enit "per permettere all'Italia di poter avere una promozione vera sui mercati stranieri", un ministero del Turismo dedicato "che sia dotato di portafoglio" anche se in joint venture con i Beni Culturali. E soprattutto una governance chiara del settore. Il presidente di Federalberghi, la Federazione aderente a Confcommercio che riunisce circa 27 mila strutture alberghiere su 34 mila esistenti, Bernabò Bocca, lancia venti proposte per il rilancio del settore che si accinge ad inviare a tutti i segretari dei partiti, in vista della prossima campagna elettorale, e al ministro del Turismo, Piero Gnudi, affinché almeno alcuni punti siano inseriti nel Piano strategico per il turismo italiano, che le categorie aspettano con trepidazione. E questo perché, spiega Bocca all'ANSA senza troppi peli sulla lingua, "l'attenzione al turismo, da parte degli ultimi governi, è stata scadente. Nelle ultime 10 Finanziarie la parola turismo non è mai comparsa. L'unico interessamento che si è avuto, negli ultimi 5 anni, è stato per introdurre la tassa di soggiorno". "A parte i proclami e le promesse - registra Bocca - i fatti concreti sono stati ben pochi". Ecco perché gli albergatori avanzano le loro proposte, alcune delle quali innovative. Come quella della rottamazione delle imprese non più remunerative. "Come per il Piano Casa - spiega Bocca - serve una direttiva del Governo affinché gli alberghi non più in grado di stare sul mercato vengano rottamati. Saranno poi le Regioni a legiferare, ma serve un provvedimento del governo. In Italia abbiamo una offerta esagerata rispetto alla domanda dovuta al fatto che negli anni, oltre agli alberghi, sono proliferati i bed and breakfast e le case in affitto per soggiorni brevi. Bisogna fare pulizia". Gli albergatori chiedono anche di incentivare con crediti d'imposta e premi di volumetria la riqualificazione delle strutture e di favorire, con i mutui agevolati, l'acquisto delle strutture ricettive da parte delle imprese che, non essendone proprietarie, non possono provvedere a ristrutturazioni che spesso sarebbero necessarie. Ma soprattutto, a Bocca sta a cuore la governance. "Qualunque proposta facciamo al ministro in carica - spiega - veniamo messi in guardia sul fatto che le Regioni impugneranno quel provvedimento. Così è tutto bloccato. E' necessario che il turismo venga inserito tra le materie attribuite alla competenza concorrente tra Stato e Regioni (oggi la materia è di competenza esclusiva delle Regioni, ndr) e che la regia delle politiche nazionali sia affidato ad un ministero con specifiche competenze e dotato di fondi". Essendo imprenditori, anche l'aspetto fiscale sta a cuore agli albergatori: "il mondo è cambiato - osserva Bocca - e le tariffe sono e rimarranno ormai più basse mentre il costo dell'intermediazione si è alzato. Bisogna consentire agli alberghi di pubblicare i prezzi al netto dell'Iva, ridurre le commissioni dovute ai gestori delle carte di pagamento e istituire zone franche per rilanciare aree turistiche in crisi profonda". Ma sono tante le proposte avanzate da Federalberghi. Tra le più innovative, quella di consentire alle strutture ricettive, di vendere prodotti e servizi complementari, quali biglietti per attrazioni, manifestazioni, eventi. Ma anche liberare i milioni di pezzi sconosciuti che giacciono nei depositi dei musei consentendone l'esposizione nelle hall degli hotel o nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti. "Giochiamoci tutte le carte - incita Bocca - a partire dalla cultura. Non c'é al mondo nazione dotata di beni culturali più dell'Italia. Ripartiamo da qui".

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  6. @Gianni

    Un classico dei ragionamenti di Bocca.

    Tra le altre cose di cui ne farò probabilmente uno o più post in considerazione della quantità, prima dice che sul Piano Casa serve una direttiva del Governo mentre chiede che poi siano le Regioni a legiferare.
    mentre qualche riga dopo ... "E' necessario che il turismo venga inserito tra le materie attribuite alla competenza concorrente tra Stato e Regioni (oggi la materia è di competenza esclusiva delle Regioni, ndr) e che la regia delle politiche nazionali sia affidato ad un ministero con specifiche competenze ...".

    Beh, che si metta d'accordo!

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  7. Sembrerebbe che ieri sera Bruti Liberati abbia immediatamente annunciato che sospenderanno la sentenza.
    La fonte è Radio 24.

    Quanti metri di misura ha la magistratura?
    Lo stesso metro, la stessa giustizia per tutti?

    E se capitava a te oppure a me?

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  8. Dal web

    «Il turismo sarà nel posto d'onore della nostra strategia per la crescita», firmato Pierluigi Bersani. Non sembra anche a voi che più che una proposta politica, sia una battuta comica?

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  9. A perdere il posto in giunta per effetto del taglio operato dalla presidente della Regione Lazio Renata Polverini sono cinque assessori: Stefano Zappalà (Turismo e marketing made in Lazio)


    :-D

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  10. @Francesco

    A parte Zappalà che non credo sia un gran danno per il turismo laziale, ma non s'era dimessa la Polverini?

    Dio che farsa sta gente qua!

    E noi, zitti e mosca, né?

    :(

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  11. Leggo che adesso l'assessore è Fabiana Santini (Cultura, Sport, Politiche Giovanili e Turismo)

    ?

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  12. Nata a Roma 37 anni fa, Fabiana Santini appena conclusi gli studi si è dedicata a tempo pieno alla vita politica, dividendosi fra attività di partito e lavoro nelle istituzioni. Dopo aver aderito a Forza Italia dal 1994 ha collaborato alla segreteria Regionale del Lazio con Antonio Tajani fino al 1998. In occasione del primo congresso nazionale di Forza Italia passa al coordinamento nazionale del Partito, dove presto diventerà responsabile della segreteria del coordinatore nazionale.

    Nel 2001 è capo della segreteria particolare dell'allora Ministro dell'Interno Claudio Scajola poi Ministro dello Sviluppo Economico. Ha lavorato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per l'Attuazione del Programma di Governo (2004-2005) nonché presso la Camera dei Deputati (Presidenza del Comitato Parlamentare e di Controllo sui Servizi di Sicurezza).

    Ma quei tre non erano tutti di Tajani?
    E poi Scajola ...

    La "J" colpisce ancora, nè?

    ;-)

    Naturalmente di esperienza sul turismo neanche a parlarne

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