martedì 31 gennaio 2012

Nuovo record a Genova del topo morto non rimosso

Ora non so quanti topi ci possano essere a Genova, forse qualche milione, e probabilmente è l’unica cosa che è aumentata negli ultimi decenni in questa città, povertà, degrado e delinquenza a parte.
Comunque sia, eccovi un po’ la storia di un topo morto.
Nel capoluogo ligure, come in ogni dove, il piccolo roditore (quello vivo) si guarda ben bene dal farsi vedere in giro, e soprattutto nel centro cittadino.

Di gatti non c’è neanche più l’ombra, se non qualcuno in periferia, e quindi ogni tanto le pantegane più imprudenti decidono di mettersi in mostra nelle zone più prestigiose della città.
Ma sono solo dei pochi attimi poiché in un battibaleno spariscono in qualche cavità per raggiungere la propria salvezza.

Però se per caso ad uno di questi (topi) gli capita la malaugurata sorte di morire per strada, ecco che per ore, giorni e settimane riesce, pur non avendolo mai voluto, a mettersi in vetrina.
Infatti è notizia che da cinque giorni, il ratto ahinoi defunto, giace nel ciottolato della più grande piazza, quella della Vittoria.
Diciamo che giornalmente da lì transitano qualche decina di migliaia di persone, ma manco uno di quelli che dovrebbero toglierlo di mezzo.
Il primo giorno la povera bestiolina non faceva poi così ribrezzo, e mai più ti saresti aspettato di rivederla anche nei giorni a seguire.

Ma adesso è alquanto rinsecchita e l’impressione che puoi ricevere nel vedere il piccolo cadavere è di quelle non augurabili se per caso stai andando a mangiare, ma neanche se l’hai appena fatto oppure perfino se hai già digerito.
In poche parole “fa letteralmente schifo” a tutte l’ore.
E per fortuna che di turisti in questo periodo non ce n’è poi tanti, che poi è la stessa cosa che succede durante tutto l’arco dell’anno (almeno non nella misura che si vorrebbe), quindi e magari la pantegana maldestra riuscirà a rimanerci fino a tempo da destinarsi.
O forse non la si vuole rimuovere per stabilire il nuovo record?
Da queste parti sembra ci sia una tacita gara per far si che in ogni quartiere ci si possa elogiare del fatto.
Infatti, in un tempo recentemente passato, furono necessari ben dieci giorni per rimuovere il cadaverino dell’avo di questo e accadde in un’altra prestigiosa via del bellissimo (anticamente) capoluogo, Corso Italia.

Le cronache riportano che s’era all’11 marzo del 2007 (una domenica), dove all’altezza della discoteca Makò ne apparve uno (grosso, maleodorante e morto), e fu “rimosso” il 21 dello stesso mese, si narra.
Bene, con questi dati se veritieri, ancora cinque giorni ed il record è fatto, e poi voglio proprio vedere se qualche altra città riesce a fare di meglio.
Ma è improbabile.

Però a dire il vero, andando a spulciare nel recente glorioso (per ‘ste cose) passato di questa città, si possono incontrare molteplici casi analoghi, pertanto l’eventuale “record” dovrebbe dapprima passare sotto l’egida di una commissione preposta, naturalmente ben pagata.
Da queste parti s’usa cosi.
E tempo fa, fu anche Franca Brignola, volto noto dell'emittenti locali a denunciare: “Da tre giorni, davanti alla nostra nuova sede di Piccapietra (centro città), c'è un topo morto. Abbiamo avvertito chi di dovere, ma nessuno è ancora venuto a rimuoverlo”, mentre di rimando, probabilmente per non perdere l’eventuale “record” acquisito con tanta fatica da parte di un’altra zona prestigiosa della città, la carcassa di un grosso topo di fogna veniva segnalata sul marciapiede di via Podgora, nella zona della Foce.
E anche in questo caso, nonostante le proteste dei cittadini, non fu preso nessun provvedimento per giorni e giorni.

I dati della sua permanenza sul selciato non sono ancora stati definiti e l’omologazione del record giace come il topo morto di Piazza della Vittoria.
Cosa non si farebbe per prendere il famoso premio del topo morto non  più rimosso.
Ma di casi così ce n’è a iosa e preferisco non riportarli più, sennò facciamo notte.

Mò quasi quasi ne prendo uno e lo metto in Via Assarotti, tanto chi vuoi che lo veda; qui la gente deve stare attenta a rimanere in piedi con le condizioni impietose dei marciapiedi e figurati se s’accorge del topo morto.
Così il record diventa il nostro e per un po’ stiamo contenti!
Ah, anche ieri n’è caduto uno, un pensionato di questa parti (un caro amico), e s’è maciullato la testa, ginocchio, gomiti e chissà che altro. E’ andato a far compagnia a quell’altre persone che ogni tanto ci danno di muso … o di mouse; beh, fate un po’ voi.

lunedì 30 gennaio 2012

No, io non ci sto (almeno non ci credo)


Ed estraggo dai meandri dei ricordi un vecchio detto di Indro Montanelli rivolto a Oscar Luigi Scalfaro (per l’occasione cambiandolo un po’); un’adagio che l'immagino così per Piero Gnudi: “Lo abbiamo come ministro del Turismo per dis-grazia ricevuta”.


Ma andiamo subito ai fatti!

C’è un mistero insoluto nelle lunghe notti a palazzo Chigi.
Qualcuno (dicono) scrive testi dei decreti legge del governo che poi non hanno alcuna corrispondenza con la realtà.
Infatti “questi” circolano in parlamento e sulla stampa, e quando si chiede, ecco che nessuno dei ministri e dei loro staff ne rivendica la paternità.
Che ci sia un “corvo” o una “talpa”?

L’inquietante mistero è stato rivelato dal ministro del Turismo, Piero Gnudi (toh, guarda un po’), in una recente audizione in Senato, mentre i saggi di un tempo dicevano che la prima “gallina” che canta è proprio quella che ha fatto l’uovo.

E a lui è capitato due volte in poche settimane.
L’ultima con un testo sulle concessioni delle spiagge da rinnovare ogni 4 anni (e ci vuole un gran bel coraggio inaudito per l’averlo solo pensato) e che a lui non andava proprio giù (forse dopo le prime avvisaglie stupite degli operatori?).
Quel testo, spiegò il ministro del Turismo, che è circolato è un testo che si è scritto da solo, perché non ho trovato qualcuno che lo abbia scritto. Ho chiesto a tutti, ma nessuno l’ha scritto ... disse Gnudi.
Forse sarebbe il caso che qualcuno avverta il signor ministro che i testi non si scrivono da soli e se per caso qualcuno lo fa, è di una semplicità esagerata scoprire chi l’è stato (andare sul documento e cliccare sul tasto destro del mouse, poi andare su “proprietà”).
E se per caso fosse già finito nel cartaceo, bene, il computer ha lasciato la sua bella traccia.

La volta precedente era accaduto con la norma che cancellava per decreto l’Enit, l’unica risorsa che ha oggi il ministro del Turismo.
Gnudi (dopo il tempo necessario) è restato sconcertato: “Va anche detto che questi provvedimenti che si svolgono nelle notti… Perché l’esperienza mia è questa: quel giorno che abbiamo fatto l’altro provvedimento volava in giro per il Parlamento un provvedimento in cui era abolito l’Enit… Strano, a me non aveva detto niente nessuno. Io ho chiesto a tutti chi aveva scritto questo provvedimento e nessuno mi ha detto niente. Allora io mi sono detto: l’Enit si è suicidato perché non si trovava bene, ma non credo…”

A parte che la risposta si commenta da sola ed è alquanto comprensibile (inteso come “facile”) capirne il perché.
Di fatto, probabilmente (ma è solo una mia supposizione), l’Enit diventerà una S.P.A. … “forse” s’era anche pensato d’inglobarla (Ice o Ace?), oppure “forse” di farne addirittura un bel “pastrocchio” di tutte queste cose messe insieme, e quindi l’idea di sopprimere l’Enit per ricrearla in qualche data maniera, l’è avvenuta di fretta e furia senza minimamente pensare che così non si fa e che le cose, quelle che vengono meglio, vanno fatte man a mano, ma soprattutto ragionandoci un po’ … naturalmente la cosa è possibile se si è a conoscenza del settore turismo, altrimenti si va per tentativi, si corregge e si dice che non se ne sapeva niente.

Quindi dicevo, che anche in questo caso il “corvo” o la “talpa”, ha potuto mietere le sue vittime indisturbato/a, e a subirne le conseguenze è stato ancora una volta “l’incolpevole” e il povero Gnudi.

Risultato?
Beh, il risultato sarà che quella “talpa o corvo” continuerà a scrivere i testi dei decreti legge del governo, almeno fino a che di turismo il Gnudi non comincerà a capirne qualcosa, ma campa cavallo …
E un altro segnale di come l’andrà il turismo (per fortuna, in questo caso, è tutto nelle mani degli operatori e delle Regioni perché con questo qui … Dio ce ne scampi) c’arriva dalla richiesta di nomina di Pier Luigi Celli alla presidenza dell’Enit da parte del medesimo Gnudi; a meno che non sia stato ancora una volta “chillullà” che quatto quatto …
Beh, speriamo che Gnudi s’accorga di questa sciocchezza e faccia subito un’indagine per scoprire chi l’ha scritto e cambi di corsa il pretendente alla presidenza dell’Enit.
Ma non ci credo!

P. S.: Se come ministro del turismo ci mettessero qualcuno che se ne capisce del settore, chissà che quella talpa o quel corvo ... possano sparire di colpo.
.

domenica 29 gennaio 2012

Ecco spiegato (se qualcuno non l’ha ancora capito) il motivo per cui Pier Luigi Celli non dovrebbe diventare presidente dell’Enit (Agenzia Nazionale del Turismo) che ha lo scopo di pubblicizzare l’Italia nel mondo

Da Dagospia a Pier Luigi Celli:
E quanti ne ha licenziati in vita sua?
«Più di diecimila» e «Se licenzio due persone è per salvarne dieci».

Quindi il Celli, a cui piace molto chiacchierare, con una semplice moltiplicazione estratta dal suo ragionamento, ha (o avrebbe, a ben esaminare quello che dice) salvato 50.000 persone dal sicuro licenziamento.
Calcolando ora che una famiglia è mediamente composta di 3,5 prs. (marito, moglie e un figlio e mezzo), Celli ha dato la sopravivenza a tanta gente (175.000) tanto quanta ce n’è ad esempio a Reggio Emilia (170.086), a Modena (184.663) oppure a molti più di quanti vivono in città come Cagliari (156.488), come Foggia (152.747) o come Livorno (161.131).
Altrimenti diciamo come tre città messe insieme, sul tipo di Savona (62.553), Caltanisetta (60.267) e Benevento (62.035), va.
Ma mi faccia il piacere!

Prendendo invece come buona (ovviamente) la sua dichiarazione che ha tagliato 10.000 posti di lavoro nel suo “Comandare è fottere” o se si preferisce nel modo che ha di svolgere l’attività di manager, e usando la medesima operazione matematica di prima; il Celli ha fatto “fuori” tanta gente (35.000) quanti ne abitano in città come  … beh, fate un po’ voi e poi ditemi se una “personcina” così può … vabbè, lasciamo perdere che tanto avete capito.

Pier Luigi Celli è unanimemente considerato come un tagliatore di teste (posti di lavoro, bella forza!) e lui stesso se ne vanta.
Infatti nel proseguo di quell’intervista di Dagospia:
Riusciva a dormire sereno dopo aver tagliato tante teste?
«No, ci pensavo sempre. Si dorme male dopo averlo fatto. A meno che non sviluppi il pelo sullo stomaco».
Lei ne avrà messo su una matassa, di pelo...
«A volte sì, l'ho avuto».

Come a dire che ha dormito tranquillamente (la matassa di pelo l’ha protetto dal freddo “coscienzioso”).

Ora non so se il Celli con tutti ‘sti “tagliamenti” abbia portato le aziende che ha diretto all’attivo (spero che frap1964 m’aiuti nella ricerca), di sicuro alla Rai non è successo.
Debito c’era e debito è rimasto!

Di rimando posso tranquillamente affermare che conosco un tale, che chiamerò Ronald per via della privacy, che ha diretto delle grandi aziende (settore turismo), magari non con quelle decine di migliaia di dipendenti, ma qualche migliaio si; ebbene, non ne ha mai licenziato nessuno, manco mezzo.
E le aziende hanno sempre chiuso in attivo nonostante non lo fossero per niente al suo arrivo e in concomitanza di periodi ben più brutti di quelli attuali (ved. Twin Towers e altri).
Ma Ronald è Ronald, mentre Pier Luigi Celli è Pier Luigi Celli e c’ha una matassa di pelo così.

Anche Ronald ce l’ha, ma la usa solo con persone come il Celli e non certo coi suoi subalterni.
Non è necessario anche perchè servono ben altre cose, prima di tutto la conoscenza di quello che sa da fare e il sapere un qualcosa di più per poterlo insegnare a chi deve imparare.
Non l'incontrario!

Però all’Enit ci dovrebbe andare Celli, mentre Ronald, personaggio di cui l’Italia dispone in maniera più che sufficiente, no!
Eh si, Ronald e simili devono andarsene all’estero, proprio come il consiglio (non ancora mantenuto) che il Celli diede al figlio Mattia nella celebre lettera.

P.S.: Non per niente Giovanni Minoli definì Pier Luigi Celli ... "Un manager per caso".

P.P.S.: Poi se non vi basta, qui c'è dell'altro che vale ancora di più.

sabato 28 gennaio 2012

Quest’uomo può rappresentare l’Italia nel mondo?

Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
...
Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato.

Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti.
A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita.
Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi.
[Pier Luigi Celli: lettera al figlio - Repubblica - 30 novembre 2009]

Lettera a cui anche il presidente Napolitano rispose e furono migliaia allora i commenti.
Giunse anche la pubblica reprimenda da chi lo aveva messo alla direzione generale della Luiss, l’università privata di Confindustria e quindi presieduta a quei tempi da Luca Cordero Di Montezemolo.
Ma per lui era stato solo un espediente retorico in una sua lettera privata al figlio, peraltro pubblicata a sua insaputa.
Nel luglio 2010 Vittorio Zincone lo intervistava su Sette e scriveva di lui:

Celli ha nuotato con disinvoltura nelle acque alte del potere italiano e ne ha tratto una conclusione: ‘Comandare è fottere’. Qualche anno fa ci ha pure scritto un libro.

I più critici hanno grugnito: “Ma perché non se ne va lui?”
Lui ha spiegato: “Volevo solo far parlare del futuro dei giovani”.

Il 27 gennaio 2012, su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, si è dato
- avvio della procedura per la nomina del dottor Pier Luigi CELLI a Presidente dell’Agenzia nazionale del turismo (ENIT);

Il Presidente di ENIT, secondo l’attuale statuto, dura in carica tre anni.

Pier Luigi Celli oggi ha settant’anni e nessuna precedente esperienza nel settore del turismo.


Una sola domanda: quest’uomo può rappresentare l’Italia nel mondo?

I nostri candidati ideali sono invece:
alla Presidenza: D.J.Winteler, ex AD di Alpitour, manager di lunga esperienza nel settore del turismo;
alla Direzione generale: Joseph Ejarque, destination manager di grande esperienza, ha già lavorato per il Piemonte, il Friuli ed ora per le Marche;

E non si potrebbe anche cominciare a retribuire i responsabili in base alle risultanze e agli obiettivi raggiunti?

Scrivi a tutta la X Commissione del Camera dei Deputati, che dovrà esprimere parere favorevole alla nomina.
Scrivi a tutta la X Commissione del Senato, che dovrà esprimere parere favorevole alla nomina.
Scrivi alla Conferenza Stato-Regioni ed Unificata, in attenzione al Comitato permanente di coordinamento in materia di turismo, che dovrà esprimere parere favorevole alla nomina.


- “Se avesse vent’anni Lei cosa farebbe?”
- “Me ne andrei all’estero”
- “Non proverebbe a cambiare l’Italia?”
- “Ci ho provato da lungo tempo”

- Lei dice: “Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti“. Questa è una lettera di mea culpa per che cosa?
- “Bah… è una lettera di mea culpa in parte. E’ una lettera, come dire, di chiamata a corresponsabilità di tutta una classe dirigente. Perché se il Paese è arrivato alle condizioni in cui è arrivato evidentemente hanno la responsabilità tutti quelli che hanno avuto posizioni di potere all’interno di questo Paese. Quindi io non mi sottraggo per le posizioni che ho avuto, certamente, pur cercando di immaginare e di ricordare di averle gestite nella maniera migliore possibile, quindi con un’attenzione particolare alle risorse che erano con me. Ma certamente le condizioni generali in cui questo Paese si trova e i modelli che manda in circolo questo Paese, sono modelli che non aiutano ad uscire dalla crisi” .

Redatto in collaborazione con (anzi, l'ha fatto praticamente tutto Lui)

* l’elenco delle e-mail è tratto da qui; il sito della Camera, a contrario di quello del Senato, non pubblica le e-mail dei deputati: è possibile scrivere al singolo deputato solo da un’apposita form sul sito.
** La richiesta di parere da parte del Governo deve contenere la esposizione della procedura seguita per addivenire alla indicazione della candidatura, dei motivi che la giustificano secondo criteri di capacità professionale dei candidati e degli eventuali incarichi precedentemente svolti o in corso di svolgimento, in relazione ai fini ed agli indirizzi di gestione che si intendono perseguire nell’istituto o ente pubblico.

P.S.: Poi se questo non vi basta QUI e QUI c'è anche dell'altro (molto di più)

La decima Commissione del Senato dovrà decidere la nomina di Pier Luigi Celli alla presidenza dell'Enit, ma non sarebbe meglio pensarci un pò prima di dire che va bene ?

... su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport Piero Gnudi, si da l’avvio della procedura per la nomina del dottor Pier Luigi CELLI a Presidente dell’Agenzia nazionale del turismo.
E sarà quindi compito delle due decime Commissioni di Camera e Senato a darne l’eventuale approvazione.

Bene, anzi malissimo, per i seguenti motivi.

1)    Il Prof. Pier Luigi Celli non ha la minima esperienza del comparto turismo.

2)    Il Prof. Pier Luigi Celli è l’autore di una famosa missiva al figlio dove l’Italia viene descritta come:

a)    … non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
b)    … una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica.
c)    … Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai.
d)    … se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility.
e)    … Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico.
f)    … Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati.
g)    … questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.
h)    … Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo …


A cui rispose lo stesso Presidente Giorgio Napolitano

E quando gli fu richiesto del perché avesse scritto una lettera così, egli rispose che l’aveva fatto perché “voleva solo far parlare del futuro dei giovani”.

Infatti il Prof. Celli, che ha settant’anni, accetterà di buon grado (sono già d’accordo?) il difficile incarico per premiare appunto i giovani.
E come quel taxista menzionato nella lettera apparsa su Repubblica due anni or sono, accederà imperterrito al vertice di una Multiutility.
C’è anche da ricordare che entrambi (Gnudi e Celli), hanno lavorato sia per l’Enel che per l’Unicredit in posizioni di notevole rilievo (simultaneamente?).
Si potrebbe anche sostenere che queste grandi conoscenze nel settore del turismo non siano del tutto necessarie per una posizione che sembra più immaginaria che produttiva, ma proviamo invece a supporne una dotta competenza, beh; non credo che questa potrebbe risultare poi un gran male, anzi.

Quindi perché non inserirne “uno” che già sappia quel che c’è da fare?
Non si risparmierebbe quel tempo (anni) necessari forse al Celli per cominciare a capirne qualcosa, e magari evitando dei (certi?) banali o gravi errori con i soldi dei contribuenti?
E se nel caso, da più parti ipotizzato che l’Enit in futuro diventi una S.P.A., non è forse meglio averci già messo qualcuno che l’abbia già programmata come un’azienda?

E allora perché non inserire Daniel John Winteler (ottima scelta) alla presidenza anziché alla direzione generale del medesimo, mentre quest’ultimo incarico destinarlo a chi la questione del “marketing” la conosce già a menadito?
Josep Ejarque, uno su tutti che ha un’esperienza grande così tanto per fare un esempio!
E dulcis in fundo, cominciare a pagare sta gente … bene (anche molto bene, perché no?), ma a risultato raggiunto o conseguito.

E mi sia concesso ancora dire che la mancanza dei valori della meritocrazia è la causa del declino della nostra economia e della spaventosa mancanza di equità della nostra società, che ha un gap tra ricchi e poveri analogo agli Stati Uniti, ma non ha la mobilità sociale americana.
Siamo la società sviluppata che ha il più rapido declino economico e la maggior ineguaglianza sociale.

La società italiana è ancora preda del “familismo amorale”, che prospera grazie all'assenza di uno Stato in grado di dare fiducia ai cittadini.
Senza meritocrazia non è nata quella classe dirigente eccellente che in altri paesi è stata capace di creare opportunità per tutti i cittadini; i migliori.
Meritocrazia nel settore pubblico non vuole dire “licenziare i fannulloni” (pratica peraltro quanto mai encomiabile), ma far emergere una nuova classe dirigente eccellente nella Pubblica amministrazione e non; Enit compresa.
Che è poi quello che oggi manca.
Grazie!

Composizione

10ª Commissione permanente

(Industria, commercio, turismo)
XVI Legislatura (dal 29 aprile 2008)

La decima Commissione della Camera dovrà decidere la nomina di Pier Luigi Celli alla presidenza dell'Enit, ma sarebbe meglio pensarci un pò prima di dire che va bene

... oggi su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport Piero Gnudi, si da l’avvio della procedura per la nomina del dottor Pier Luigi CELLI a Presidente dell’Agenzia nazionale del turismo ...

E sarà quindi compito delle due decime Commissioni di Camera e Senato di darne l’eventuale approvazione.

Bene, anzi malissimo, per i seguenti motivi.

1)    Il Prof. Pier Luigi Celli non ha la minima esperienza del comparto turismo.

2)    Il Prof. Pier Luigi Celli è l’autore di una famosa missiva al figlio finita addirittura sulle prime pagine del quotidiano La Repubblica, e dove l’Italia viene descritta come:

a)    … non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

b)    … una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica.

c)    … Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai.

d)    … se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility.

e)    … Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico.

f)    … Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati.

g)    … questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

h)    … mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo …

A cui rispose lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
E quando gli fu richiesto del perché avesse scritto una lettera così, egli rispose che l’aveva fatto perché “voleva solo far parlare del futuro dei giovani”.

Infatti il Prof. Celli, che ha settant’anni, accetterà di buon grado (sono già d’accordo?) il difficile incarico per premiare appunto i giovani.
E come quel taxista menzionato nella lettera apparsa su Repubblica due anni or sono, accederà imperterrito al vertice di una Multiutility.

C’è anche da ricordare che entrambi (Gnudi e Celli), hanno lavorato sia per l’Enel che per l’Unicredit in posizioni di notevole rilievo (simultaneamente?).
Si potrebbe anche sostenere che queste grandi conoscenze nel settore del turismo non siano del tutto necessarie per una posizione che sembra più immaginaria che produttiva, ma proviamo invece a supporne una dotta competenza, beh; non credo che questa potrebbe risultare poi un gran male, anzi.

Quindi perché non inserirne “uno” che già sappia quel che c’è da fare?
Non si risparmierebbe quel tempo (anni) necessari forse al Celli per cominciare a capirne qualcosa, e magari evitando dei (certi?) banali o gravi errori con i soldi dei contribuenti?
E se nel caso, da più parti ipotizzato che l’Enit in futuro diventi una S.P.A., non è forse meglio averci già messo qualcuno che l’abbia già programmata come un’azienda?

E allora perché non inserire Daniel John Winteler (ottima scelta) alla presidenza anziché alla direzione generale del medesimo, mentre quest’ultimo incarico destinarlo a chi la questione del “marketing” la conosce già a menadito?
Josep Ejarque, uno su tutti che ha un’esperienza grande così tanto per fare un esempio!
E dulcis in fundo, cominciare a pagare sta gente … bene (anche molto bene, perché no?), ma a risultato raggiunto o conseguito.

E mi sia concesso ancora dire che la mancanza dei valori della meritocrazia è la causa del declino della nostra economia e della spaventosa mancanza di equità della nostra società, che ha un gap tra ricchi e poveri analogo agli Stati Uniti, ma non ha la mobilità sociale americana.
Siamo la società sviluppata che ha il più rapido declino economico e la maggior ineguaglianza sociale.
La società italiana è ancora preda del “familismo amorale”, che prospera grazie all'assenza di uno Stato in grado di dare fiducia ai cittadini.
Senza meritocrazia non è nata quella classe dirigente eccellente che in altri paesi è stata capace di creare opportunità per tutti i cittadini; i migliori.
Meritocrazia nel settore pubblico non vuole dire “licenziare i fannulloni” (pratica peraltro quanto mai encomiabile), ma far emergere una nuova classe dirigente eccellente nella Pubblica amministrazione e non; Enit compresa.
Che è poi quello che oggi manca.
Grazie!

Composizione della X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)

PRESIDENTE
•   
DAL LAGO Manuela
LEGA NORD PADANIA
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VICEPRESIDENTI
•   
FRONER Laura
PARTITO DEMOCRATICO
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•   
VIGNALI Raffaello
POPOLO DELLA LIBERTA'
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SEGRETARI
•   
FADDA Paolo
PARTITO DEMOCRATICO
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•   
LAZZARI Luigi
POPOLO DELLA LIBERTA'
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ALTRI MEMBRI
•   
ABRIGNANI Ignazio
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
ALLASIA Stefano
LEGA NORD PADANIA
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•   
BERRUTI Massimo Maria
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
CIMADORO Gabriele
ITALIA DEI VALORI
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•   
COLANINNO Matteo
PARTITO DEMOCRATICO
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•   
DE CORATO Riccardo
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
FORMISANO Anna Teresa
UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
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•   
GARAGNANI Fabio
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
GAVA Fabio
MISTO - LIBERALI PER L'ITALIA-PLI
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•   
GELMINI Mariastella
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
GOLFO Lella
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
IANNACCONE Arturo
MISTO - NOI PER IL PARTITO DEL SUD LEGA SUD AUSONIA
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•   
JANNONE Giorgio
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
LULLI Andrea
PARTITO DEMOCRATICO
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•   
MARCHIONI Elisa
PARTITO DEMOCRATICO
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•   
MARTELLA Andrea
PARTITO DEMOCRATICO
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•   
MASTROMAURO Margherita Angela
PARTITO DEMOCRATICO
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•   
MAZZOCCHI Antonio
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
MILANATO Lorena
POPOLO DELLA LIBERTA'
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•   
MISTRELLO DESTRO Giustina
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venerdì 27 gennaio 2012

Lettera aperta (?) a tutti gli operatori del turismo e indotto (ossia a chi in questo settore ci campa)

http://i.imgur.com/P83UL.gifNon ho mai creduto all'utilità delle lettere aperte rivolte alle varie istituzioni e via cantando, che più che altro credo siano un segno di impotenza, pertanto la farò (lettera aperta) a chi in e di questo settore ci vive.

Inoltre dubito che queste vengano lette dai destinatari, mentre se questo avviene per mezzo di qualche segretaria ligia al dovere, ipotizzo che dette siano “aperte” per farsi le due classiche risate in giocosa compagnia e alla faccia bella di chi le ha scritte.
A meno che le lettere non raggiungano un considerevole quantitativo indirizzato al medesimo destinatario e con la stessa causale.
Ma pur dubitando fortemente ci provo.
E senza tanti cincischiamenti vengo subito al dunque com’è di mia consuetudine.

Il nuovo ministro del turismo eccetera eccetera, Piero Gnudi, a quando si riesce a capire dalle informazioni che riceviamo dai media, dovrebbe presentare a breve la candidatura di Pier Luigi Celli alla presidenza dell’Enit presso le commissioni parlamentari di Camera e Senato (la X), per la definitiva approvazione.
Ci sarebbe d’aggiungere che lo stesso Gnudi, pur essendo un tecnico, è l’unico, che tra i componenti del nuovo Governo, non ha mai svolto “praticantato” nel settore in cui poi è stato inserito.
Diciamo che non risulta un buon intenditore, se non per motivi vacanzieri personali, delle conoscenze di quelle metodologie necessarie per contrastare le nazioni concorrenti … che non stanno di certo a dormire o ad aspettare che il ministro faccia le sue belle esperienze.
Alcuni potrebbero anche sostenere che queste conoscenze non siano del tutto richieste, ma se invece ne ipotizziamo una dotta conoscenza, non credo che potrebbe risultare poi un gran male, e le vicissitudini della sua predecessora lo dimostrano ampiamente, nonostante questa si sia sempre profetizzata una grande conoscitrice.

Che in Italia, poi, il turismo venga considerato alla stregua di un lussuoso fardello, un freno allo sviluppo dei settori “produttivi”, checché se ne dica o si voglia far credere, è un dato di fatto.

Ma torniamo al Celli.
L’attuale direttore generale della Luiss, è si un tecnico, ma le sue conoscenze del turismo possono tranquillamente essere confinate nelle due parentesi tonde seguenti (?).
Vale a dire NIENTE.
E anche in questo caso qualche “bontempone” potrebbe insinuare che non siano necessarie, portandomi alla conclusione che prima o poi qualcuno che di turismo ne mastica almeno un po’ bisognerebbe pure mettercelo in quel benedetto ministero, o no?
Infatti se andiamo a ben vedere tutti quelli che ambitano da quelle parti, e non sono pochi, difficilmente ne troveremo qualcuno di veramente “ferrato”, e di esempi ne abbiamo a iosa.

Il Celli poi tempo fa si divertì a lanciare delle provocazioni, e tra le ultime apparve sulle pagine di La Repubblica una lettera aperta a suo figlio Mattia (non gradita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), in cui lo invita ad andarsene da quest’Italia incancrenita che premia il mediocre e non il merito.
I più critici grugnirono: «Ma perché non se ne va lui?».
Lui spiegò: «Volevo solo far parlare del futuro dei giovani».

E infatti Pier Luigi Celli ha raggiunto le 70 primavere.
Quando si dice il caso, neh?

Comunque sia la "storia" del Celli, la funzione dell’Enit, come sicuramente abbiamo potuto appurare, è di un’importanza esagerata e vitale per l’intera economia nazionale, turistica e non, e qualsiasi passo (incarico) che possa risultare “sbagliato” va certamente valutato attentamente; possibilmente includendo del merito e non la solita partitocrazia o personale conoscenza.
Personale conoscenza poiché entrambi (Gnudi e Celli) hanno lavorato sia per l’Enel che per l’Unicredit in posizioni di notevole rilievo (simultaneamente?), e questo può chiaramente dare adito a delle considerazioni che magari possono anche trovare un certo riscontro su quell’eventuale richiesta di nomina alla presidenza dell’Enit.
C’è inoltre da riflettere sul fatto che l’Enit fu, fino a non molto tempo fa, “classificato”, da più parti del mondo, come il “carrozzone”, e non “un” carrozzone.
Se n’accorse addirittura la stessa Brambilla.
Va anche detto che un qualcosa (poco) è migliorato sotto la gestione di Matteo Marzotto e Paolo Rubini, ma siamo ahinoi ben lungi dal poterla definire perfetta o qualcosa del egnere, e personalmente credo che a portarlo ai valori attuali non sia stato poi così difficile.

Poi gli oltre cento post descritti su questo blog in merito alle discrepanze “maturate” dall’Enit in poco tempo dall’avvento brambilliano, beh; un qualcosa la narrano e dicono.

Comunque ovviando al passato ed avendo maturato (con amore) una certa esperienza in questo settore dai tempi che furono, mi permetto suggerire che la presidenza venga data a Daniel John Winteler, attualmente candidato dai media (?) alla direzione generale dell’Enit, ch’è sicuramente un’ottima scelta; mentre il suo posto (direttore generale) possa essere offerto ad un professionista del marketing turistico; ad esempio Josep Ejarque, e la cosa non sarebbe per niente male.

Dulcis in fundo, che l’eventuale stipendio possa essere equiparato ai risultati raggiunti, cosa che se finalmente raggiunta anche in Italia nel e per le istituzioni e gli enti, darebbe sicuramente dei buoni frutti.

Per chi accetta la sfida qui c’è l’indirizzo di posta elettronica certificata (dipartimento.turismo@mailbox.governo.it) a cui potete inviare queste semplici parole: “Perché Pier Luigi Celli presidente dell’Enit?” allegando eventualmente questo post … poi se non vi piace, fatene pure un altro, ma l’importante sarà dire la medesima cosa, anche con parole e frasi migliori di queste.

... e passa parola, grazie!

giovedì 26 gennaio 2012

Le telefonate avvenute tra il comandante Francesco Schettino e Roberto Ferrarini, il capo dell'unità di crisi della Costa Crociere, subito dopo l'impatto con lo scoglio

Dodici minuti dopo l'impatto con 'Le Scole' Francesco Schettino disse alla Costa di aver preso uno scoglio e alla società chiese anche una 'versione' da fornire alle autorità.
Per la prima volta dal naufragio, parla Roberto Ferrarini, il direttore delle operazioni marittime della Costa Crociere che quella notte è stato in contatto con Schettino.
La sua versione - consegnata dall'Ad Foschi al Senato durante la sua audizione - non differisce da quella fornita dell'azienda anche se apre nuovi scenari investigativi.

Ferrarini, infatti, sostiene che dalle 21.57, quando ci fu la prima telefonata con Schettino, a circa mezzanotte, nessun altro ufficiale a bordo lo informò della gravità della situazione.
Perché?
E' vero ciò che riferisce oppure ci fu qualcuno che chiamò ben prima dell'hotel manager Manrico Giampedroni?
E perché, se la società era informata dell'impatto con gli scogli 12 minuti dopo l'urto, non ha cercato di convincere il comandante ad accelerare le procedure di evacuazione, partite solo un'ora dopo?
Aspetti che saranno i magistrati a chiarire.

Ecco il racconto dettagliato di Ferrarini.
- 21.57: "ricevo una telefonata dalla Costa Concordia...il comandante Schettino mi informa che la nave ha urtato uno scoglio, un basso fondale, davanti all'isola del Giglio durante un passaggio ravvicinato che aveva deciso di fare...in questa prima telefonata mi informava di avere un compartimento stagno allagato, quello dei motori elettrici di propulsione, ma con tale situazione la galleggiabilità non era compromessa...Il comandante aveva un tono chiaro e sufficientemente calmo".

- 22.06: Schettino "mi informava che anche un secondo compartimento stagno era apparentemente allagato (generatori) e che permaneva il black out. Mi assicuravo che avesse informato gli ospiti della situazione ricevendone conferma. Anche in questa occasione il comandante mi informava che la galleggiabilità della nave non era compromessa..."

- 22.16 e 22.26: "con il comandante abbiamo discusso sull'entità delle falle e dell'allagamento. Ho ripetutamente sollecitato il comandante a conoscere se per caso anche un terzo compartimento fosse allagato...non avvertivo dal tono del comandante segni di difficoltà...in tutta questa fase manteneva un atteggiamento tranquillo".

- 22.33: "mi informava sullo stato dello sbandamento (della nave, ndr) che, sebbene stava aumentando, non era ancora a livelli preoccupanti". Appena due minuti dopo, stando però al racconto di Ferrandini, la situazione precipita in maniera irrecuperabile.

- 22.35: "il comandante - dice infatti il direttore delle operazioni marittime - mi informava dell'intenzione di dare l'abbandono della nave, decisione che mi confermava alle 22.45...la decisione di abbandonare la nave mi ha completamente sorpreso. Dalle telefonate precedenti non intuivo che la situazione stesse prendendo una direzione così estrema".

- 23.11: "il comandante mi informa che l'abbandono della nave é in corso e procede in maniera regolare. Lo sbandamento raggiunge i 20 gradi".

- 23.52: "vengo informato che l'abbandono nave degli ospiti è apparentemente ultimato e rimangono a bordo membri dell'equipaggio. Più o meno in questi momenti...Giampedroni" ci informava che "lo sbandamento aveva raggiunto livelli molto importanti dato che non riusciva a camminare sui ponti (45 gradi). Chiedevo conferma al comandante di ciò ricevendo in risposta che lo sbandamento stava aumentando ma si attestava intorno ai 25-30 gradi".

- 0.21: "il comandante mi informa in maniera confusa che ha dovuto abbandonare la nave durante il repentino sbandamento...si trova su uno scoglio davanti alla nave".

Durante tutta la crisi, aggiunge nel suo 'report' Ferrarini, "il comandante non mi ha mai fatto intendere la gravità della situazione.
Sia con il tono relativamente tranquillo che con l'apparente sicurezza della sua intenzione di andare all'ancoraggio.
Successivamente, ma solo intorno alla mezzanotte, dopo quanto appreso soprattutto dall'hotel director (Giampetroni, ndr), si è realizzato che la situazione era probabilmente grave da molto prima".
Il direttore, infine, accusa il suo comandante di aver cercato con lui una versione di 'comodo' per le autorità. "mi chiese di condividere con me la posizione da tenere con l'autorità che evidentemente gli richiede cosa è accaduto.

Asserisce di avere l'intenzione di dichiarare che la nave aveva prima subito un black out a seguito del quale aveva urtato un basso fondale.
Ho rifiutato immediatamente tale possibilità intimandogli di dire esattamente come i fatti sono occorsi anche alla luce dell'oggettiva impossibilità a sostenere posizioni differenti".

Se alla presidenza dell'Enit ci mettono il Pier Luigi Celli, il centralismo se lo possono anche scordare

E così anche ieri, Piero Gnudi, nel corso del suo intervento alla tavola rotonda sulle “Politiche per la crescita del turismo” convocato dall’Osservatorio parlamentare per il Turismo alla Camera, l'ha ripetuto e ha chiesto a più riprese il centralismo.

E l’ha fatto dichiarando che: “… per rendere il nostro Paese competitivo sul mercato mondiale e sfruttare tutte le straordinarie potenzialità italiane, ha aggiunto, è essenziale una strategia univoca, la capacità di usare al meglio le risorse economiche, un forte coordinamento tra Stato e Regioni. E bisogna farlo subito, anche se le risorse a disposizione sono poche ed il Governo è in carica per breve tempo”.

A farla in breve il Gnudi vuole un po’ di palanche dalle Regioni per pubblicizzare il prodotto Italia all’estero attraverso l’Agenzia Nazionale del Turismo.

Ora, è abbastanza notorio, per chi in questo settore ci bazzica un pò, il sapere che le spettanze a disposizione dell’Enit sono a malapena sufficienti per pagare il suo ambaradan (sedi dislocate in tutto il mondo e gli stipendi), mentre quello che rimane per reclamizzarci è veramente poca cosa.
Di contro le Regioni, per via del Titolo V della Costituzione, possono disporre di un quantitativo considerevole di molte centinaia di milioni di euro per propagandarsi nel mondo.
Il risultato è abbastanza evidente, e vale a dire che ognuno (le Regioni) pensa naturalmente per se, e ciò comporta una miriade di dispersioni monetarie, mentre i risultati, ad eccezione di pochissime entità, sono alquanto modesti.
E queste situazioni sono evidenti in qualsivoglia Fiera o vattelapesca del turismo; stand a gogò regionali che comportano ovviamente più spese d’allestimento e di personale (e questo non sarebbe neanche un gran danno), e non ultima la considerazione che siamo gli unici al mondo a presentarci in questa maniera.

E ben poco vale il dire che le presenze sono aumentate dello zero e qualcosa o poco più (se veritiero), anche perché le statistiche mondiali dell’Untwo (l’Organizzazione Mondiale del Turismo) dicono che l’incremento del movimento globale si assesta ogni anno sul circa 6%, naturalmente in più.
Quindi quello che noi siamo in grado d’incrementare nel settore sono solo le briciole.

C’è poi da dire che per cambiare il Titolo V della Costituzione, minimo minimo ci vogliono degli anni (in Italia), anche perché nel recente passato qualcuno (molto maldestramente) c’ha già provato e se n’è andato per la tangente; altri l’hanno accennato ed hanno fatto la stessa fine.
Mentre, dulcis in fundo, lo Gnudi fra poco più di un anno terminerà (se non finisce prima e speriamolo) il suo mandato di ministro.
Quindi?
E’ anche vero che l’iter necessario potrebbe cominciare per poi farlo finire a quelli che verranno, ma come cavolo si fa a convincere le Regioni che questi soldi che dovrebbero dare all’Enit finiscano proprio nelle mani migliori?

Ora, si mormora, ma non solo, che lo Gnudi abbia intenzione di nominare presidente dell’agenzia del turismo un tale (Pier Luigi Celli) che di turismo non ne sa una benemerita cippa, tubo e mazza, e che oltre a tutto ha descritto l’Italia come un Paese da cui è meglio scappare.
E che lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ne disse ...
Ma dico: “Non c’era proprio nessun’altro”?
Ora, è anche vero che non sia strettamente necessario che un buon presidente debba capirsene della materia che andrebbe a svolgere, ma diamine, se per caso è già ferrato nel compito da dipanare … non è forse meglio?

E le scelte, che presto saranno proposte alle commissioni (le decime) della Camera e del Senato per l’approvazione, dovrebbero orizzontarsi appunto sul Celli (presidenza) e su D. J. Winteler per quanto riguarda la direzione generale.

In questo caso, da parte dei deputati e dei senatori, è “forse” probabile che subentrino delle scelte più partitocratiche che quelle meritevoli, e pertanto il dubbio da parte delle Regioni rimane sul fatto di disconoscere le strade giuste che prenderanno quelle “palanche”; quei soldi che loro dovrebbero in parte elargire per il marketing centrale.
E tanto di bombetta (cappello e per di più anche signorile, abbigliamento a parte) per quanto riguarda Winteler, l’ex AD di Alpitour e che tanto bene lì c’ha fatto, ma non si può fare direttamente lui presidente dell’Enit (uno che già se ne capisce e anche bene) e magari collocare come direttore generale, qualcun’altro che di quel comparto ha già macinato tempo, produttività ed innovazione?
Diciamo uno come Josep Ejarque, va!
Ecco che in questo caso (con due così) le Regioni potrebbero “forse” mollare la presa e …
O no?

P. S.: Anche perché metterle tutte d’accordo (le Regioni) è pressoché impossibile e non molleranno tanto facilmente la presa, anzi.
P. P. S.: O forse sono tutti d’accordo (ad esempio come i ladri di Pisa?) tanto per prendere tempo e farci credere che loro si sono dati da fare e poi niente cambia come niente è mai cambiato nel passato? (mai trascurarne l’opportunità)

mercoledì 25 gennaio 2012

L'Amministratore Delegato di Costa Crociere Pierluigi Foschi oggi in Senato: Su di noi accuse ignobili

Il 13 gennaio al largo dell'isola del Giglio è avvenuto un «tragico incidente che non doveva avvenire e poteva non avvenire».
Così il presidente e amministratore delegato di Costa Crociere Pierluigi Foschi nel corso di un'audizione al Senato.
A Palazzo Madama Foschi ha sottolineato che dalle informazioni ricevute dal comandante Francesco Schettino e dal suo tono, il direttore delle operazioni marittime Ferrarini «non aveva compreso che vi fosse una situazione così di emergenza» a bordo della Concordia.
Riguardo all'ipotesi che il personale non fosse sufficientemente addestrato, l'ad ha parlato di «accuse ignobili e ingiuste».

LAVORO NERO - Quanto alla possibilità che la Costa avesse imbarcato personale non registrato e lavoratori non regolari, Foschi ha immediatamente fissato la linea difensiva: «È impensabile che una compagnia come la nostra, con il suo patrimonio di esperienze, si possa permettere di avere a bordo di una sua nave dei clandestini.
Sui nostri accessi a bordo c'è un sistema all'avanguardia.
Tutti sono fotografati e registrati con un codice.
È impensabile ci siano clandestini sulla Costa Crociere.
Quindi per la compagnia «è ignobile dire che c'è lavoro nero.
Dal 2003 abbiamo una certificazione sul lavoro e siamo gli unici ad averla adottata.
I nostri fornitori devono certificare di non utilizzare lavoro minorile» e vengono garantite «parità di religione, di paga, e genere. Siamo sotto controllo stretto dell'autorità americana».

«L'"INCHINO" NON AUTORIZZATO» - Foschi ha anche confutato la tesi per cui l'«inchino» al Giglio sarebbe stato concordato con il capitano: «Se viene richiesta, l'azienda può dare l'accordo alla navigazione turistica. Il fatto di avvicinarsi alle coste non è vietato, di per sé non è una pratica rischiosa se si seguono i protocolli.
Ma di certo non si fa navigando alla velocità di 16 nodi in quelle condizioni». Insomma, «quella nave con quelle caratteristiche lì non ci poteva essere», ha detto il numero uno di Costa riferendosi al naufragio davanti al Giglio.

IL NAUFRAGIO - Raccontando, poi, le dinamiche dell'evacuazione dei passeggeri dopo l'impatto contro lo scoglio, Foschi ha spiegato che «quasi tutti passeggeri sono stati fatti sbarcare dalla nave, nonostante la posizione inclinata, a breve tempo dall'urto».
Uno dei punti portati a verbale da Schettino durante gli interrogatori è stato che il sistema di registrazione dati della Concordia non era funzionante da 15 giorni. Un particolare quest'ultimo categoricamente smentito da Foschi. «La scatola nera non era rotta.
C'era un inconveniente segnalato il 10 gennaio e l'11 mattina i tecnici si sono messi in contatto con l'azienda costruttrice.
Si è evidenziato un piccolo problema di coordinamento, ma che non ha inficiato la trasmissione dati e la capacità di leggere la scatola nera».

RICERCHE SENZA SPERANZA - Nel frattempo, in attesa degli sviluppi dell'inchiesta, il capo della Protezione civile Franco Gabrielli ha annunciato una diffida per la Costa che non ha ancora depositato un piano per il recupero dei rifiuti.
Pessimista Gabrielli in merito alle ricerche dei dispersi: «Per il tempo trascorso e per le condizioni date pensare di trovare ancora qualcuno vivo sarebbe un miracolo, ha detto.

INCIDENTE PROBATORIO - Il prossimo 3 marzo si terrà la prima udienza dell'incidente probatorio richiesto dalla procura di Grosseto per il naufragio del 13 gennaio. Le parti sono state convocate dal gip del tribunale di Grosseto, Valeria Montesarchio.
La notifica riguarda anche tutti i passeggeri e i membri dell'equipaggio.
Oltre ai 4.228 tra passeggeri e membri dell'equipaggio si presenteranno all'udienza come parti offese anche il Codacons e la Costa Crociere, la compagnia di navigazione che però rischia di essere a sua volta coinvolta nell'inchiesta.
«CONGETTURE DEL GIP» - Il legale di Schettino ha depositato presso la cancelleria del Tribunale del Riesame di Firenze il ricorso contro gli arresti domiciliari nei confronti del capitano.
Per la difesa il pericolo di reiterazione del reato è solo una «congettura del gip». L'udienza per decidere sulla domanda di Riesame è stata fissata per il 10 febbraio.
La Procura vorrebbe il ritorno in carcere del capitano della Concordia.


Fonte

martedì 24 gennaio 2012

Enit: Daniel John Winteler alla presidenza, Josep Ejarque direttore generale ... e Pier Luigi Celli ?

… e Pier Luigi Celli rimanga dov’è, cazzo!

Le supposizioni, ahinoi, si stanno materializzando ed è probabile che entro breve tempo, il nome di Pier Luigi Celli, verrà proposto alle Camere per l’approvazione alla presidenza dell’Enit.
Quindi confidando nella “saggezza” di questi signori che fanno parte delle due commissioni parlamentari di Camera dei Deputati e dei Senatori (la X che contempla tra le altre appunto il turismo), chiedo che nell’occasione, lor signori, possano applicarsi un po’ di più sugli interessi nazionali e su quelli del buon senso tralasciando completamente quelli di partito o del quieto vivere alla moda del "tanto cosa cambia" e via cantando.
Ci sono poi "quelli" che sostengono che alla presidenza non serve uno che se ne capisca, senza però dire il beneficio che se ne potrebbe trarre nel qual caso, in quella posizione, ci fosse invero chi di questo settore ne abbia delle consistenti basi.

Beh, io almeno ci provo, e chissà mai che non vengano a leggere queste parole.
Ho già detto che Pier Luigi Celli c’ha un curriculum grande così, con importanti “cariche” eccetera eccetera, ma non l’è la persona adatta a svolgere il delicato e gravoso impegno del marketing turistico internazionale.

E poi come può, l’attuale direttore generale dell'università Luiss Guido Carli di Roma, essere preso in buona considerazione o avere l’ardire e la voglia di pubblicizzare il BelPaese all’estero se di questo, durante una datata missiva al proprio figlio, ne dice ..
Mentre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ne dice ...
… Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.
Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Beh, a ben leggere, ma neanche poi molto, s’evince subito che il Celli fa proprio come quel taxista che pur non sapendo una benemerita cippa o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility.
E lui che cosa ne sa di turismo ?
E’ forse pensabile che all’estero non “scoprano” niente di questa lettera scritta al figlio, e per lo meno ci si facciano sopra due belle risate alla moda del: “ … gli italiani, brava gente che … “, e tira a campà.
Ma basta e per piacere!

Daniel John Winteler alla presidenza dell’Enit e Josep Ejarque direttore generale del medesimo, e poi le risate ce le facciamo noi nei confronti di quelle nazioni che ci sono turisticamente concorrenti.
Alè e poche balle!

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