sabato 30 giugno 2012

Piero Gnudi e quel buona alla prima ... nel senso che ne ha azzeccata una.


Ma no, non detesto nessuno e men che più o più che meno, ho questa forma di disprezzo per Piero Gnudi, ci mancherebbe anche d’altro.

Oltretutto il suo modo di parlare mi procura dell’ilarità sfrenata.

E così sia anche per quell’altri, che pur stravaccati sulle poltrone che contano nel panorama del turismo italiano, ne dettano gli altrui accomodamenti.
Anche se ad onor del vero ci andai ben ben vicino con la Michela Brambilla durante il suo “dominio”.
Poi il buon Dio (credo) ci mise una mano e la rossa di chioma riprese mestamente ad occuparsi di cose a lei più competenti (credo); cani, gatti e affini.

Mantengo solo ed unicamente una logica disapprovazione per quello che non fanno o che dovrebbero fare, mentre per quel poco che fanno … se non lo facessero sarebbe anche meglio.

Ebbene oggi, per la prima volta, scriverò positivamente di Piero Gnudi … ma non credo che la cosa durerà per molto.
Comunque non molto tempo fa venni a sapere che il ministro del turismo rifiutò a priori d’avvalersi delle varie commissioni e dei comitati creati a suo tempo dalla predecessora, ritenendoli inutili.
E di questo gliene siamo grati.
Infatti l’utilità prodotta da i grandi “esperti” monotematici appartenenti a quei team, si possono tranquillamente assemblare nelle prossime due parentesi tonde (ved. qui).

Se nonché pochi giorni fa apparve questo: “Turismo: insediato il comitato per lo sviluppo di quello accessibile”.
A farla in breve, durante la riunione, sono seguite le solite considerazioni sull’art. 30 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro paese con la legge n. 18 del 24/02/2009; del numero dei disabili italiani e di quelli europei e il bla bla bla che ha sempre contornato poi il “nulla”.

Però in questo caso c’è un però.

Chiaro che non fidandomi dell’esternazioni gnudiane o gnudiche, abbia cercato di prendere immediatamente delle piccole informazioni.
Ebbene, la cosa è veramente seria, e la conferma m’è arrivata dalla persona che più di ogni altra in Italia segue lo sviluppo del turismo accessibile, quel Roberto Vitali di cui non posso che esternare una sola cosa … ce ne fossero!

Da altra fonte, non meno autorevole, m’arriva l’informativa che la Dott.ssa Flavia Coccia abbia già da tempo preso molto a cuore la cosa e questo non fa che aumentarne la fattibilità in considerazione delle cariche che ricopre ... almeno si spera.

Bene, resta solo l’attuazione dell’altro mio sogno, quello che da trent’anni cerco inutilmente di portare avanti.
Vale a dire che venga immesso nelle scuole alberghiere lo studio delle prime nozioni nei confronti dei disabili … almeno un’ora settimanale (tanto per cominciare) che male non fa, anzi, potrebbe portare ad insegnare alle nuove leve una migliore considerazione dei disabili sotto l’ottica che un problema non è e che tantomeno lo sono.
Poiché ancor oggi sembra che questi diano fastidio (non a tutti, per carità).
E permetterebbe ai prossimi impiegati nel turismo di conoscerne le modalità d’accoglienza necessarie (giusto per la qualità, quella vera) … e magari un occhio di riguardo nei confronti di chi … vabbè avete capito!
Ma a quanto sembra il buon Roberto ha già cominciato anche quest’altra avventura … ma starà a lui dire il come!




venerdì 29 giugno 2012

Kill tourism vol. 2 Comunicazione in f 2, progettazione in h 3 e scacco al re.

Comunicazione in f2
Giorni fa parlavo con un blogger finlandese….quelli finlandesi li riconosci perché masticano caramelle Ricola…che mi dice:
“Sai sono stato in Italia…ho partecipato ad un blog tour in una regione del nord, l’Emilia Romagna”.

Non poteva sapere che da un paio di anni io vivo e lavoro proprio in Emilia e allora gli dico:
“Maddai? Raccontami un po’, è una terra che non conosco ma che un giorno mi piacerebbe visitare”.
“Allora, ti do solo tre motivi per visitarla, gli altri te li leggi sul blog”
“Quello dell’Emilia Romagna? “
“No sul mio”
“ Ah… ok”

Rimugino tra me e me: ma perchè i post del guestbook sono solo link ai blog dei bloggers?
“Dai allora, dimmi pure”
“1.Cibo. 2.Motori. 3.Musica.”
e io:
“Parola di Francesco Amadori” ….. ma il finlandese questo non l’ha colto.

Continuo a rimuginare tra me e me: ma può essere questo il modo nuovo di promuovere il territorio?
Raccontare di un territorio per promuovere una destinazione turistica è una sfida e più o meno due anni fa, col Cecchino miope, abbiamo fornito la nostra versione in quanto persone informate sui fatti . Il racconto di un territorio non è un esercizio autoreferenziale e non può essere un blog che rimuove il rischio, anche se oggi“tutti volere blogger”.

E qui il discorso si fa hot. Funzionano i blog trip? Si – no?
Non risponderemo, almeno non in questo post.
Però, perché spacciare per racconto sostenibile di un territorio quello fatto da 53 blogger provenienti da tutto il mondo?
Non tanto tempo fa erano educational, ma i tempi si sa, richiedono di essere innovativi!
Il progetto in questione è Blogville, lo riassumiamo per chi non lo conoscesse: turn over di 53 blogger, arco temporale di un mese, due abitazioni messe a disposizione dalla Regione (Bologna – Rimini), prodotti enogastronomici gentilmente offerti, e via a pascolare per la via Emilia, tra museo Ferrari e parmigiano.
Risultato ad oggi: 103 post, un migliaio di immagini, e che altro?
Moltissimi link!

E ci sono vari altri tormentoni che mi accompagnano: dove è finita la comunità locale? 
E poi, come sono state selezionate le aziende in cui i “nuovi giornalisti” (così li ha appellati il responsabile di Blogville ad IT.TA.CA’ il 1 giugno) pascolavano liberamente?
Saranno mica quelle che hanno offerto i prodotti agli scienziati della comunicazione su facebook?

E mi viene anche da pensare “forse che i blogger hanno scambiato un posto per un altro?” 
Perchè la consorteria dell’aceto balsamico è nata a Spilamberto nel 1967, non a Modena, ma di vichinghi al Museo dell’aceto balsamico tradizionale di Spilamberto, non si è trovata traccia.
Cristo si è fermato a Modena…

Progettazione in h 3
Da pochi mesi la Liguria ha messo mano alla redazione del nuovo piano turistico triennale della Regione.
L’esito finale, cioè la stesura del progetto è preceduto da un blog e da un barcamp a cui sono invitati operatori e stakeholder.

Il turismo che vorrei è il blog creato per attivare una serie di discussioni, suddivise in 7 categorie di confronto, per capire quali sono gli aspetti e gli ambiti del turismo ligure da migliorare; è stato un utile tentativo di partecipazione e di inclusione sociale invece dell’abituale decisione presa dall’alto e da pochi.
Di questo va preso atto.

Gli effetti sperati però non sono arrivati: pochi i commenti e poca la partecipazione. Forse non si è tenuto conto abbastanza conto del digital divide…perché non è che l’operatore turistico è proprio avvezzo a scrivere dentro ai blog, anzi si sa che in alcuni casi ….altro che web 2.0, bisogna partire da word!

La domanda quindi è: no commenti, no piano triennale?
Oppure era già tutto pre-fatto da quei decisori occulti che nel bel Paese sono sempre presenti e il blog è stato un tentativo di entrare in trend topic?

Vedremo al barcamp conclusivo….chissà quanti blogger, già ce li immaginiamo, in prima fila con il loro pc attaccati alle prese elettriche ma fateci sapere l’hashtag, li seguiremo sperando di essere smentiti.
In un momento in cui le scelte richiedono con sempre più forza di essere partecipate, non sarebbe stato più opportuno presentare delle linee guida programmatiche magari di lungo periodo e su quelle avviare un percorso di ascolto per sapere “cosa ne pensano, cosa preferiscono, come vorrebbero che fosse il turismo, ecc.” operatori e residenti del territorio coinvolto?
E allora, focus group, incontri, social media e ogni altro mezzo prescelto on line e off line, forse avrebbero ridotto il rischio di esercitare l’italica virtù dell’essere tutti allenatori?
Ognuno ha i propri compiti e responsabilità, chi amministra deve saper ascoltare per governare non per delegare.

Scacco al re
Al gioco degli scacchi ogni pedina obbedisce a delle regole, la vittoria è del più bravo… a posizionarle nel modo migliore.
Dopo aver partecipato a IT.A.CA’, due piccole postille per concludere:
1. per il prossimo anno sarebbe carino che gli organizzatori si facessero meno tiraneggiare dalla Trend Topic  di Twitter -“ Vi comunico che siamo entrati nel top 3 dei topic in Italia.”- e dedicassero più attenzione alla coerenza tra relatori e titoli dei panel;
2. Non ho mai incontrato un blogger finlandese.

Ass ... chi legge


Eh si, perché dirigere un settore che immancabilmente comincia per “ass”e li finisce senza l’ovvio “essore” che di solito ne conclude la parola, vuole dire solo tre cose.
La prima è che sfiga allo stato puro; la seconda che qualche bontempone s’è preso gioco di loro mentre la terza è che nessuno se n’è accorto.
In verità ci sarebbero anche una quarta ed una quinta opzione, e vale a dire che da quelle parti è mancante la conoscenza della parola tronca “ass” della lingua inglese, mentre la quinta è che a nessuno frega praticamente una cippa.

Parola che in idioma anglo sassone vuol dire: ciuco, asino, somaro e culo, si proprio “culo”.
Quell’ass che poi gli Yankees usano in maniera esagerata per qualsiasi cosa che reputano con dispregio alla strenna dell’altro loro volgarissimo e immancabile “fuck”, eccetera eccetera.
E di certo non si poteva elencarli, come ad esempio con prima il "fuck" e poi il nome o l'assessorato di convenienza.
Anche se in molti (forse) lo potrebbero anche pensare ... ma dallo scrivere all'ipotizzare c'è sempre di mezzo il mare.
Vabbè, il famoso detto non sarà proprio così ma quando sei al mare di "ass" (inteso come culi) se ne vedono tanti.
Ma a Genova ce n'è tanti anche d'inverno e seppur ben coperti con grandi cappotti o larghe pellicce, se però intesi come asini/e, ciuchi/e o somari/e.

Ma dico: "Di fare come hanno invece fatto per l'e-mail di quello dello sport ... non se parla per niente, vero?
Infatti cosa cavolo ci voleva per fare così per tutti ... assessoratosport@comune.genova.it ... ?

E al comune di questa città sono stati necessari ben 35 giorni per partorire ‘sta bella frescaccia.
Infatti è dall’avvento del Marco Doria a sindaco di Genova che tutte le e-mail dei vari assessorati non funzionavano più.
Vuoi perché c’era il nome da cambiare dei precedenti assessori o l’eventuali “materie” di cui questi nuovi si sarebbero occupati (completamente differenti da quelle dei precedenti), vuoi perché hanno deciso di particolareggiare il solo assessorato con le loro specifiche e non più il nome e cognome.
E da questo lato forse è stato anche meglio.

Beh, a parte i tempi non certo ristretti per elaborarne l’arduo inghippo (?) … però quella di collocare asino, ciuco o somaro anteriormente all’assessorato della scuola non è che dia una grande positività allo studio, o forse no?
E il mettere davanti a quello del personale la parola “culo”, beh; non reputo sia stata una cosa tanto felice e ben fatta … a meno che il "deretano" del responsabile non sia proprio un’otto perfetto!
Poi l’inglese transitando sul web potrebbe anche tradurlo come “culo personale”, neh?

E che dire dell’anticipare con il “posteriore” l’assessorato della mobilità  a mo di impertinente “sculettamento”, oppure quello demografico atto degli eventuale suoi conteggi o numerazioni.
Per non parlare poi di quello della legalità e dei diritti, che potrebbero far intendere all’ignaro lettore che se l’hai (il culo) in proporzioni sufficienti, allora ne hai tutti i diritti legali.
Poi c’è quello dei lavori e delle manutenzioni, neanche fossero dei chirurghi plastici intenti a rimediare ai decadenti posteriori altrui.

L’ass cultura che proprio bene non sta.
L’ass sanità che pare curino solo quello.
Mentre asseconomia, assbilancio, assurbanistica e asspolitichecasa concludono le “circolari” o eventuali "ovali" belle e-mail.

Poi all’atto della stesura di questo post, il lampo di genio e la soluzione a tutti i perché … quell’ASS è per noi genovesi, altroché cose campate nell'aria o culi a gogò.

Cavolo, che cosa ci voleva a capirlo un po’ prima, infatti sarebbe bastato calcolare l’aliquota che ‘sti qui c’hanno messo sull’IMU per capire che ce l’hanno messo nell’ASS, e come asini, ciuchi e somari ... noi (io di certo) ragliamo sui blog.




giovedì 28 giugno 2012

Mille e non più mille ... ma non per tutti


L’unica cosa (di altre non so) che il Bernabò Bocca (pres. Federalberghi e bla bla bla) è riuscito ad ottenere dal Piero Gnudi è quella che segue e che a quanto pare va addirittura contro la costituzione italiana e anche a dell’altro.

Quindi per la terza volta torno sull’argomento (1a) (2a) e per farlo prendo lo spunto dall’FQ.

Una “norma (che) favorirà consumi e crescita”, “una misura che va incontro alle esigenze degli operatori del turismo”. 
Salutato con entusiasmo dalla Confcommercio-Imprese per l’Italia, il nuovo limite al contante per stranieri (in realtà, solo per extra-Ue) con residenza al di fuori dello “spazio economico europeo”, che deroga la normativa attuale del limite a 1.000 euro, nasconde a nostro avviso alcune vistose lacune, nonché insidie.
La deroga (contenuta nell’articolo 3, commi 1 e 2, del Dl 16/2012) interessa – come ci informa la stessa Agenzia delle Entrate in un comunicato dello scorso 13 marzo – le cessioni di beni e prestazioni di servizi legate al turismo effettuate da commercianti al minuto e assimilati, agenzie di viaggio e turismo nei confronti di persone fisiche che non hanno cittadinanza italiana, o di uno dei Paesi della Unione europea, e che sono residenti al di fuori del territorio dello Stato. 

Tre i profili critici a nostro avviso: uno di rango costituzionale; uno comunitario; l’ultimo di natura penale.
Ma andiamo per ordine.
Sul piano costituzionale, vi è un’evidente disparità di trattamento tra cittadini italiani (ma anche comunitari) e i cd. extra-Ue, per via proprio di questa deroga che nella intenzioni del legislatore faciliterebbe i consumi ed agevolerebbe il mercato.

Quel che vediamo in realtà è una discrepanza tra quanto disposto dall’art. 3 della Carta Costituzionale – ebbene si, ancora in vigore! – in forza del principio di uguaglianza.
Secondo la prestigiosa enciclopedia Treccani, per “eguaglianza si intende la “condizione per cui ogni individuo o collettività deve essere considerato alla stregua di tutti gli altri, e cioè pari, soprattutto nei diritti civili, politici, sociali ed economici”.
Già, anche economici.

Sul piano comunitario, le cose non cambiano di molto.
Basti citare l’art. 56, paragrafo 1, del Trattato Ce, secondo cui “sono vietate tutte le restrizioni ai movimenti di capitali tra Stati membri nonché tra Stati membri e Paesi terzi” ed il successivo paragrafo 2 il quale prevede inoltre, che “sono vietate tutte le restrizioni sui pagamenti tra Stati membri, nonché tra Stati membri e Paesi terzi”.
In via generale tale disposizione rispecchia il principio comunitario del “buon funzionamento del mercato comune”.
Infine, un profilo criminologico: in ogni occasione in cui si parli di contrasto all’evasione fiscale immancabilmente si parla anche di limitazione all’utilizzo del contante e di monitoraggio ai fini fiscali dei conti dei cittadini.
Il contante ed il suo utilizzo vengono, in parte a ragione, visti come strumenti principali attraverso i quali si pongono in essere sia i reati tributari che quelli finanziari (su tutti, il riciclaggio e l’usura). Ma ciò non toglie che il contante non sia lo strumento per eccellenza dell’evasione e soprattutto del riciclaggio che, come sappiamo, si fonda su altri presupposti cartacei (leggasi false fatture, frodi carosello, società di comodo).

Infine, non è stata presa con il giusto piglio la circostanza per cui taluni (leggasi organizzazioni criminali) possono trarre vantaggio da tale disposizione attraverso il sistema dei prestanome. Troppo facile immaginare soggetti extra-Ue manipolati ad arte da chi necessita di ripulire denaro sporco.
Il made in Italy lo rimettiamo al centro dell’attenzione del mercato con misure di più ampia portata, non certamente favorendo l’economia del contante.

P.S.: Incorreremo nella “solita” multa europea? E se fosse, chi paga o pagherà?



mercoledì 27 giugno 2012

Una storia vera che non tutti possono capire, anzi .


Un uomo era seduto in una stazione della metropolitana di Washington DC e iniziò a suonare il violino, era un freddo mattino di gennaio.
Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti.

Durante questo lasso di tempo, poiché era l'ora di punta, è stato calcolato che 1.100 persone sarebbero passate per la stazione, la maggior parte di loro nel intento d'andare a lavorare.

Passarono tre minuti e un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava.
Rallentò il passo, si fermò per alcuni secondi, e poi si affrettò per riprendere il tempo perso.
Un minuto dopo il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna lanciò il denaro nella cassettina e, senza neanche fermarsi, continuò a camminare.
Pochi minuti dopo qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma poi guardò l'orologio e sparì in fretta e furia.
Chiaramente era in ritardo per il lavoro.

Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni.
Sua madre lo invitava a sbrigarsi, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista.
Infine la madre lo trascinò via ma il bambino continuò a camminare girando la testa per tutto quel tempo. 
Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini.
Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.
Nei 45 minuti che il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un po '.
Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente.
Tirò su $ 32.

Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse.
Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento.

Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei musicisti più talentuosi del mondo. Aveva appena eseguito uno dei pezzi più complessi mai scritti, su un violino del valore di $ 3.5 milioni di dollari e l'unica persona a riconoscerlo fu una funzionaria del ministero delle finanze (non italiane).

Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove i posti in media costavano $ 100.
Questa è una storia vera. 
Joshua Bell era in incognito nella stazione della metro, il tutto organizzato dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone.
La prova era se in un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza?
Ci fermiamo ad apprezzarla?
Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato? 

Una delle possibili conclusioni di questa esperienza potrebbe essere: “Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?”.

Perché ho riportato questo racconto in un blog di critichecostruttive sul turismo?
Domani lo spiego … forse.


Anche perché questo esempio vuol dire molte più cose.

E così i professoroni da due piastre forate (non tutti per carità e per nostra fortuna) del marketing turistico, magari lo capiscono il come e il dove si fa … forse.


martedì 26 giugno 2012

A chi e come le danno le poltrone all'Enit?


Nulla di personale, ma come diavolo vengono scelti i dirigenti di punta in certi luoghi strategici all’Enit?
Tre giorni fa scrissi della signora Autilia, che pur non avendo (nel CV italiano) delle grandi pregresse conoscenze nell’ambito turistico, è stata scelta per dirigere la sede di Pechino (nel CV cinese le competenze all'improvviso però appaiono … e addirittura per ben due anni di fila, uno dietro l’altro) (usare traduttore di Google).

E/o forse e/o almeno, che l’ambita poltrona sia stata valutata per la sua grande conoscenza della lingua cinese?
Manco per sbaglio, mentre nella comprensione di quella anglo sassone, c’è un “sufficiente” che già parla da solo.

E chissà se dalla data del suo avvento nel fu Regno del Khan  (ad agosto festeggerà il primo anno) la signora Zeccato potrà privilegiarsi di almeno un “buono” se non proprio di un bell’“ottimo” che solitamente più s’addice a chi intraprende certi lavori all’estero ... sempre che l’abbia studiato!
Resta il fatto che, alla data di oggi, sul sito dell’Enit s’intravvede solo e ancora il poverello “sufficiente”.
Che usi l’interprete?

E poi, è un caso isolato di ‘ste poltrone date così?
Magari …

A conquistare i turisti del Brasile, cioè il più grande Paese cattolico del mondo dove il boom potrebbe consentire finalmente a milioni di fedeli di venire a Roma, hanno mandato l’ingegnere catanese Salvatore Costanzo.
Il quale, per ragioni in cui non voglio entrare, non ha ottenuto a lungo il visto da Brasilia e ha cercato di conquistare i brasiliani standosene a Buenos Aires, e probabilmente con qualche spesa over budget.
Eh?

Decidiamoci: o l’Enit è ancora un carrozzone oramai irriformabile e allora va chiuso, oppure può servire (e personalmente sono arci sicuro della sua importanza fin dai tempi in cui andava anche peggio ... ) e allora va rovesciato come un calzino a partire dalla decisione di far rientrare domani mattina (non tra un mese; domani mattina … anzi, ieri sera) chi è stato improvvisamente “premiato” con degli incarichi “forse” spropositati.

Bene: nel decreto Sviluppa Italia l’unico accenno al turismo è la disposizione che la struttura estera dell’Enit sarà integrata con le ambasciate e i consolati.
Fine.
Anzi, non è stata neppure risolta la contraddizione di affidare la “missione impossibile” del risanamento dell’Enit al direttore della Luiss Pier Luigi Celli e allo stesso tempo di sopprimere il Dipartimento del turismo (accorpato a quello degli affari regionali) tenendo in vita una fantomatica “struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia” creata al tempo della Brambilla e che costa un paio di milioncini.

Sai chi paga (?) … sai a cosa serve (?) … sai come m’incaz inquietano ‘ste cose?
Vabbè, fatti miei!

Ed è mai possibile che tra tutti quei milioni di persone che nel turismo ci vivono e ci mangiano in ‘sto benedetto Paese, ebbene; siamo solo in due o, se va bene in tre, a parlare con una certa frequenza di queste cosette?
Vabbè fatti sempre miei … e di quell’altro o di quell’altri due che ne seguono l’andazzo; perché diciamocelo, non è giusto per un ….. (la rima è semplice).





lunedì 25 giugno 2012

Italia: Nella classifica della crescita turistica prevista da qui al 2022, occupiamo la casella numero 173. Su 181!


“Dobbiamo portare il turismo al 20% del Pil” proclamava Silvio Berlusconi poco più di un anno fa.
E di rimando rilancia ora il ministro del turismo Piero Gnudi: “Il turismo potrebbe dare al Pil un contributo del 18%”.
Aggiungendo che il settore “ … nei prossimi dieci anni ha la possibilità di creare 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro”.

Ma i fatti?
L’ultimo rapporto del World travel & tourism council (Wttc) afferma che il turismo in senso stretto rappresenta in Italia appena il 3,3% del prodotto interno lordo.
Umiliante.
Nel mondo ci sono 93 economie nelle quali l’industria turistica ha un peso relativo maggiore al nostro.
Paesi come Spagna, Egitto, Portogallo o Grecia meno forti sotto il profilo industriale.
Ma anche Paesi manifatturieri, come la Francia che ci supera col suo 3,7%.
Anche con l’indotto, il peso del turismo si solleva faticosamente da noi fino al 8,6% del Pil, ben al disotto non solo dei sogni berlusconiani e gnudiani, ma di tanti altri Paesi.
Se per numero di ospiti stranieri siamo oggi la quinta destinazione mondiale dietro Francia, Spagna, Satti Uniti e Cina, sugli introiti complessivi generati da questi turisti esteri siamo già, secondo il Wttc, in sesta posizione, superati perfino dalla Germania e con il Regno Unito che c’incalza.

E per fatturato complessivo del settore (italiani e stranieri e tutto l’indotto insieme) siamo addirittura settimi.
Ma se non vai sul sito del Wttc (a parte Rizzo e Stella del Corsera) non trovi una cippa e tutti si guardano ben bene dal dirlo.
Vedi istituzioni, associazioni, sindacati e via cantando, neh?
Beh, d'altronde in Italia vige l'ottimismo sfrenato e il va bene a qualsiasi costo, mentre le critiche, anche quelle più costruttive, vengono prese come delle rotture di balle.
Comunque!

Di più le stime dicono che nel 2012 i ricavi scenderanno dello 0,9% e che il numero dei turisti stranieri calerà sotto i 43,6 milioni, bruciando parte della ripresina del 2011.
Dei 181 Paesi censiti dal Wttc, appena 14 cresceranno meno di noi: siamo al posto 167.
Già quest’anno il fatturato del turismo estero da noi si attesterà intorno a 30,3 miliardi di euro, cioè il 4,3 al di sotto dei livelli del 2006, con un impatto anche sull’occupazione, già più modesta che altrove.
In Egitto il turismo dà lavoro a 3 milioni e 79 mila persone, in Italia, indotto compreso, a 2 milioni e 231 mila, cifra che vale appena il 19 posto della graduatoria.

Direte: è logico sul Nilo quale altro mestiere vuoi che facciano?
Andiamo allora a vedere tre Paesi con un manifatturiero forte: in Francia il settore occupa 2 milioni 793 mila addetti, nel Regno Unito 2 milioni e 308 mila, in Spagna (un quarto di abitanti in meno) 2 milioni 304 mila.
Sono numeri inequivocabili.
E dicono che l’immenso patrimonio paesaggistico, monumentale, artistico ed enogastronomico che abbiamo è sfruttato malissimo.
E anche qui l’ottimismo sventolato via via da ogni governo non è condiviso affatto dal Wttc; nella classifica della crescita turistica prevista da qui al 2022, occupiamo la casella numero 173.
Su 181!

C’è chi dirà che i numeri vanno presi con le pinze, tanto più le previsioni.
Giusto!

Ma cosa stiamo facendo da anni noi, noi del Paese che si vanta d’avere più siti Unesco di tutti nel pianeta, per invertire il nostro malinconico smottamento turistico nel bel mezzo del boom di questa “industria mondiale” di cui parla Jeremy Rifkin ?
Noi del popolo del turismo, continuiamo con i programmi da quattro soldi perché di quattro soldi si tratta, e poi, come al solito, le case le cominciamo a costruire dal tetto sperando che stiano in piedi da soli e senza pensare minimamente al basamento, ecco cosa facciamo (!) ... e lasciamo che “quelli lassù” ci raccontino la favola della volpe e dell’uva.
Ancora?
  

domenica 24 giugno 2012

A professò, ma va lavurà che l'è mei


Sono anni che tutti gli studi dicono che ogni euro speso bene in cultura rende più di ogni altro investimento, e nel frattempo il nuovo sindaco di Genova, Marco Doria, che cosa fa?


E se nel 2012 le risorse a disposizione per rifare piazze, giardini e strade ammontano a 145 milioni, l’anno prossimo bisognerà inventarsi qualcosa di nuovo o accontentarsi degli 80 milioni indicati dal bilancio investimenti, che nel 2014 si ridurranno addirittura a 68, meno della metà di quelli oggi a disposizione.
Pertanto Genova che di già non brilla certo per 
pulizia, cultura e turismo … beh, immaginatevi un po’ come la vedranno quei pochi turisti negli anni a venire.

E poi ci sono i “professoroni” che si studiano il come fare per far venire i turisti da queste parti … ma per piacere!
Coll’unico risultato che chi ci viene non ci tornerà mai più e la reclame che ne farà sarà da film dell’orrore, si ma di quelli malfatti e recitati ancor peggio.

Poi leggi che la Francia impegna nel nuovo Louvre di Lens 200 milioni certa di guadagnarci sette volte tanto.
La Spagna ha moltiplicato in 7 anni per 18 volte, dice il rapporto UE, i soldi messi nel Guggenheim di Bilbao.
Jeremy Rifkin afferma che l’espressione più potente e visibile della nuova economia dell’esperienza è il turismo globale, divenuto rapidamente una delle più importanti industrie del mondo.
Mentre gli stessi progetti, tipo Ponte sullo Stretto, presentano moltiplicatori di reddito inferiori a quelli evidenziati dai progetti culturali: due volte contro 4-5 volte.
Ma faccio due esempi con lo stesso soggetto ma svolto in due realtà diverse.

Uno: La mostra nazionale (98 giorni) Gauguin – Van Gogh organizzata a Santa Giulia (Brescia) a cavallo tra il 2008 e il 2009 (costo del biglietto 10 euro).
A fronte di 3 milioni di spese, con 515 mila visitatori ha prodotto una spesa procapite di 83 euro per un indotto complessivo di 75 milioni e con alberghi e ristoranti non troppo cari, una rete web decente, sicurezza, accoglienza, pulizia ...

Due: La mostra Van Gogh e il Viaggio di Gauguin (170 giorni) organizzata a Genova nel 2012 (costo del biglietto13 euro).
A fronte di 5 milioni di spese e dichiarata dal curatore e dall’organizzatore come la più visitata in Italia negli ultimi due mesi e tra le prime 5 del mondo negli ultimi 9 giorni (?) … chiude con un piccolo utile.
Ah si?

E l’indotto?
Non c’è o almeno non l’ho visto scritto da nessuna parte (che mi sia sfuggita la cosa?).

Poi mi chiedo: “Avranno fatto delle interviste ai 346.035 visitatori di Genova o a parte di essi?” e “Si saranno informati su quanti di questi hanno pernottato a Genova?” e “Nelle eventuali domande, avranno chiesto dei consigli per migliorare l’ambaradan nell’evenienza di una prossima volta?” e …
... personalmente questa ricerca non l’ho vista da nessuna parte (che mi sia sfuggita la cosa?).

… e poi i “presunti professoroni”, quelli accennati sopra, che fanno e vogliono fare i programmi turistici e i bla bla bla.
E siccome non sanno da che parte cominciare, chiedono le tue idee per fare i loro progetti, però senza criticare, per carità, non sia mai detto perché si perde del tempo ... e chissà se l'avranno letto in qualche bel libro della teoria o se la premura l'hanno perché si vogliono vendere il "loro" programma in fretta e furia al miglior offerente?

Però loro criticano gli altri ... ma valli a capire 'sti qui.
Ma  a lavurà che l'è mei … 






sabato 23 giugno 2012

Date a Cesare quel che è di Cesare e all’Autilia hanno dato l'Enit di Pechino


Infatti dal 1° agosto 2011 la signora Autilia Zeccato guida la sede Enit di Pechino (mannaggia m’era sfuggita la cosa) e fino a qui niente di male, per carità.
Chi sia la signora in questione non lo so e quindi … vado a vedere il suo curriculum sul sito dell’Agenzia Nazionale del Turismo e scopro che è, anzi era, il segretario comunale di Campagnano Romano.
Abbè!

Poi di eventuali esperienze pregresse nel turismo, manco l’ombra … almeno così appare ... ma poi in fondo al post ...
Beh, se vai a ben vedere, neanche il suo “capo” Paolo Rubini l’ebbe prima d’intraprendere quel “mestiere”, e s’è visto.
Comunque sia, scorrendo il CV della signora Autilia si nota che è stata nei Sistemi informativi e tecnologici, Affari generali, Risorse umane, ma di turismo … buca.
Però il massimo s’ottiene nella conoscenza delle lingue straniere.

Ora, di conoscere il cinese, beh; credo sia un po’ come chiedere la luna, ma l’anglo-sassone si presume e spera.
E quando ho visto quel “sufficiente” (tirato tirato?) di fianco alle sue conoscenze su quell’idioma, ho subito pensato sul chissà quale basamento, gli “esaminatori” dei CV dell’Enit, abbiano potuto estrapolare l’Autilia preferenza.

Ma i curriculum li leggono davvero, fanno finta o chissà che altro?
Propendo per il chissà che altro!

D’altronde un sufficiente corrisponde scolasticamente ad un “misero” 6, a malapena necessario per quel poco o quasi niente, e non certo per affrontare dei discorsi commerciali, né tantomeno per colloquiare speditamente nelle PR con le personalità locali.

Non c’è dunque da meravigliarsi se nel Decreto Sviluppo Italia, in 188 pagine, non si trova un cenno alla cultura e al turismo, spacciati ogni giorno, retoricamente, come “il nostro tesoro”.
E solo Piero Gnudi, il ministro del turismo nazionale, c’ha visto qualcosa.
Bontà sua!

Il Governo di Pechino stima che nel 2020, cioè tra otto anni, i cinesi così ricchi da andare in vacanza all’estero saranno 100 milioni e forse anche di più, e spenderanno in giro per il mondo qualcosa come e oltre 140 miliardi di euro.
Mai visti tanti turisti, mai visti tanti soldi.
Noi, il Paese di Marco Polo, l’unico occidentale conosciuto anche dai contadini delle più remote contrade dell’Impero di Mezzo, avevamo una posizione di vantaggio.
“Eravate il punto di partenza ideale per un tour europeo”, spiegò l’anno scorso il Vicecapo dell’Ufficio nazionale del turismo cinese, Zhu Shanzhong, “Poi c’avete trascurato”.

E per forza, mi verrebbe da dire; con la Brambilla, il Rubini e quel seguito …
Ma come?
Costruendo un sito web stupefacente col copincolla del sito cinese dell’Emilia Romagna, troppo tardi cambiato, col risultato che pareva producessimo soltanto parmigiano, prosciutto e macchine Ferrari e che la capitale fosse Bologna.
Ignorando di raccomandare ad alberghi e ristoranti (i migliori l’hanno fatto da soli) di accogliere nel modo giusto i nuovi ospiti, e spalancando alla Francia e alla Germania, molto più rapide nell’adeguarsi (ved. sopra nel senso che disponendo di tutt’altri al posto della Brambilla, del Rubini e del co.), di soffiarci il ruolo di destinazione privilegiata.
Per non dire, appunto, della scelta di mandare a Pechino alla guida dell’Enit, con la missione di spingere milioni di cinesi a venire in Italia la signora Zeccato.
Che stando al suo curriculum, come già detto ma lo ripeto che tanto male non fa, non solo era del tutto digiuna della lingua cinese, ma fino a tre anni fa aveva fatto “solo” la segretaria comunale a Zeme, Velezzo Lomellina, Lardirago, Bascapè, Affile, Labico e Campagnano Romano.

Il tutto per 61.205,30 euro lordi (naturalmente con vitto, alloggio e benefit ... a parte) che in quella posizione lavorativa non vuol dire di certo a pane e acqua in qualche tendopoli della periferia di Pechino (e neanche lo vorremmo, per carità) ma …

Du iù spick inglisc?

O ies, its faiv o clock!

P.S.: Poi da un sito in lingua cinese (Events) “spunta” fuori (traduttore di Google) che la signora Autilia ha esperienze pregresse nel turismo (dal 2008 al 2010), quindi “per ben” due anni come “Ufficio Informazioni Turistiche Consiglio Nazionale”e “Part-time Nazionale Italiana Turismo Responsabile dell'Ufficio Personale” di cui non capisco il che cosa sia (qualifica) e che non appaiono minimamente nel CV dell’Enit.
Mistero misterioso?
Beh, anche al Paolo Rubini, il suo “capo”, apparvero all’improvviso dell’esperienze pregresse quando la Michela Brambilla lo nominò GM dell’Enit con la causale d'essere in possesso di comprovati e adeguati requisiti tecnico-professionali in relazione ai compiti istituzionali dell'Enit ... eh?





Competitività mondiale: The Global Competitiveness Report (World Economic Forum) 2011/2012

Giusto per la precisione, e per ricordare a quei signori che c'amministrano che con questi numeri non si va da nessuna parte.
Gli investitori in Italia non arriveranno mai e così pure quelli che servono al turismo locale.


Posizione su 146 nazioni
2008
2009
2010
2011
2012
Tasse (total tax rate)
127
129
126
126
132
Spreco spesa pubblica
121
128
121
108
114
Criminalità organizzata
117
124
127
130
132
Trasparenza delle politiche di governo
108
111
109
119
135
Efficienza del quadro giuridico
100
114
128
122
133
Tutela interessi degli azionisti di minoranza
89
110
124
128
112
Onere della regolamentazione del governo
-
-
128
133
140
Favoritismi nelle decisioni di funzionari del governo
88
91
102
115
119
Fiducia del popolo verso i politici
84
92
107
110
127
Comportamento etico delle imprese
68
78
93
82
79
Efficacia degli organi sociali
-
-
121
126
120
Indipendenza giudiziaria (magistratura)
66
78
93
81
60
Distrazione di fondi pubblici
65
74
84
77
72
Diritti di proprietà
53
59
69
66
71
Qualità delle infrastrutture portuali
97
95
83
81
81
Qualità delle infrastrutture di trasporto aereo
71
78
85
84
71
Qualità delle infrastrutture ferroviarie
53
52
45
39
43
Qualità delle strade
51
55
53
54
59
Debito pubblico
118
123
128
131
138
Spesa per istruzione
47
55
65
-
-
Estensione della formazione del personale
80
109
118
127
120
Qualità del sistema educativo
77
84
87
83
88
L’accesso di Internet nelle scuole
54
65
68
85
79
Qualità delle scuole di management
52
61
46
38
-
Qualità istruzione primaria
42
45
49
47
42
Misura ed effetto tassazione
112
121
120
126
139
Impatto delle norme in materia di investimenti esteri
109
122
112
112
118
Intensità della concorrenza locale
78
104
103
84
58
Livello di orientamento al cliente
54
58
62
55
56
Efficacia della politica anti-monopolio
49
59
76
93
86
Pratiche di assunzione o licenziamento
128
134
128
129
126
Flessibilità di determinazione del salario
126
129
126
130
134
Simmetria tra retribuzione e produttività
125
131
124
124
125
Efficienza e costo del mercato del lavoro
121
132
124
118
125
Cooperazione e relazioni col datore di lavoro
121
126
123
121
118
Entità della formazione del personale
-
-
118
127
-
Affidamento sulla gestione professionale
113
117
120
119
110
Rigidità del rapporto di lavoro
98
70
75
90
102
Partecipazione femminile nella forza lavoro
87
84
90
89
93
Fuga di cervelli
63
71
91
92
105
Disponibilità locale di servizi, ricerca e formazione
-
-
-
37
-
Possibilità ricerca lavoro qualificato
98
117
101
119
125
Diritti legali
94
93
98
103
105
Facilità di accesso al credito
83
108
118
113
112
Disponibilità di capitale di rischio
81
87
104
104
98
Finanziamento tramite mercato azionario locale
63
74
74
73
63
Investimenti diretti esteri per il trasferimento di tecnologia
100
117
106
112
116
Livello assorbimento tecnologico nelle imprese
79
99
87
102
102
Disponibilità delle più recenti tecnologie
55
107
65
73
71
Appalti pubblici con prodotti di tecnologia avanzata
96
117
120
117
114
La qualità degli istituti di ricerca scientifica
96
99
79
65
57
Collaborazione Università/Industria nella R&S
72
77
69
70
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