venerdì 18 giugno 2010

Catene alberghiere nel mondo (com'era, com'è e come sarà)

Riferiscono i saggi che dal passato si può prevedere il futuro, o almeno gran parte di esso; e io ci credo.
Quindi bando alle ciance e facciamoci un po’ di cultura turistica mondiale, che di certo male non fa.

Catena o cluster ?
Negli Stati Uniti il sistema alberghiero moderno nasce con la realizzazione delle ferrovie transcontinentali che dovevano collegare la costa atlantica con la costa pacifica attraversando l’intero continente superando fiumi, pianure, deserti, montagne oltre a dover fare i conti con le mandrie di milioni di bisonti che caracollavano nel lontano Occidente e i bellicosi nativi americani che li cacciavano (e che non esitavano a scotennare anche i bianchi che invadevano i loro territori).
Ci volevano enormi capitali e un’influenza politica non meno formidabile per poter dar vita a progetti così faraonici.
Ciò avvenne dopo la fine della guerra civile americana (1861-1865).
I tycoon americani, i grandi capitalisti dell’epoca, utilizzarono centinaia di migliaia di cinesi come manodopera, facendoli arrivare dalla Cina per scavare le montagne, colmare le paludi, far brillare le mine, stendere le rotaie, innalzare i ponti in legno, impiegarono invece l’esercito per sterminare i bisonti e i nativi americani.
Le dimensioni dell’opera imponevano anche le dimensioni delle società che le eseguirono e che poi si fecero carico di fornire vitto e alloggio ai passeggeri che trascorrevano anche intere settimane a bordo delle traballanti locomotive a vapore.
Nacquero così sia i servizi di catering a bordo che le catene di alberghi nei posti tappa.
Le dimensioni imposero anche organizzazioni complesse e compatte che fornivano lo stesso servizio e lo stesso cibo che si fosse a New York piuttosto che a Chicago o a New Orleans o a San Francisco.
E’ degli anni Venti del Novecento l’istituzione della facoltà di Hotel & Business Administration e di Food & Business Administration nella Cornell University a Ithaca, nello Stato di New York, a opera di Ellsworth Statler, grande albergatore dell’epoca.
Il suo primo albergo a Buffalo, nel 1907, aveva tutte le camere con servizi.
Tre anni prima, a Firenze, il Grand Hotel Baglioni (il nostro migliore dell’epoca) aveva aperto il suo albergo di gran lusso; anche lui con i servizi …. però al piano.
E la differenza che già si vedeva dette spazio anche per gli indipendenti.
Infatti la Best Western, oggi 4.000 affiliati in 80 Paesi del mondo, nacque dopo la seconda guerra mondiale per opera di un indipendente della costa occidentale che convinse i suoi colleghi a fare rete, come si dice oggi, anche per poter disporre degli ingenti mezzi finanziari di cui disponevano le più importanti catene alberghiere.
Negli Stati Uniti, le opportunità di mercato da un lato e le dimensioni delle aziende dall’altro sono state determinanti in tutte le vicende economiche che hanno caratterizzato la loro 1st position.
Henry Kissinger, l’ex segretario di Stato dell’epoca di Richard Nixon (inizio anni Settanta del Novecento), ha calcolato che nel 1945 gli Usa rappresentassero il 50% del PIL mondiale.
Il mondo era ai loro piedi: ebbero l’abilità di coglierlo.
Da qui l’ascesa e il dominio delle corporation americane diventate gigantesche in patria e multinazionali nel mondo.

La Gran Bretagna ha conosciuto uno sviluppo analogo per molti versi a quello americano grazie alla sua posizione di maggiore potenza navale mondiale ricoperta per 200 anni dalla metà del 1700 fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Non a caso la presenza britannica è ancora significativa sia tra le multinazionali del petrolio che tra quelle dell’industria alberghiera.
L’Inghilterra aveva 5 milioni di abitanti all’epoca di Enrico VIII nel 1500, raggiunse gli 80 milioni grazie all’impero che provvide a convogliare in Gran Bretagna le merci necessarie per alimentare una simile popolazione.
Un fenomeno analogo era già avvenuto 17 secoli prima per sfamare il milione di persone che abitava Roma.
Da qui i parallelismi tra sviluppo inglese e sviluppo americano anche nel settore alberghiero.

Il centralismo francese
Fino agli anni Ottanta del Novecento il sistema alberghiero francese era costituito da una forte prevalenza degli imprenditori indipendenti, nel momento in cui il turismo da fenomeno marginale divenne sistema industriale ramificato a livello mondiale, lo Stato che aveva protetto i “piccoli” – Logis de France con i suoi 5000 affiliati era finanziato direttamente dallo Stato – li abbandonò al loro destino liberalizzando il settore (abolizione della schedina di Pubblica sicurezza e introduzione della tecnologia nella valutazione dell’abitabilità delle camere).
Il risultato?
Accor!
E’ l’unica catena alberghiera europea che è stata in grado di competere alla pari con le grandi catene alberghiere internazionali arrivando a superare quota 4.000 unità produttive tra Francia e mondo. Accor è stata l’unica catena alberghiera a segmentare i marchi fin dall’inizio, dal low cost (Formula Uno, Etap, Ibis) alle fasce medie e medio alte (Mercure, Novotel, Sofitel). Oggi ha ben 15 marchi distribuiti in 87 Paesi con 490.000 camere (1414 alberghi in Francia con 129.000 camere).
La Francia, nel mondo alberghiero, è Accor.
Senza dimenticare che i fondatori di Accor crearono anche la più importante catena nella ristorazione francese inventando i ticket restaurant.
In Francia funziona così: lo Stato garantisce l’ordine pubblico, impone le regole del gioco e le fa rispettare, i grandi gruppi industriali e finanziari mettono in campo gli eserciti industriali, mantengono il controllo del mercato interno, sviluppano la presenza francese nel resto del mondo.

Germania, Austria, Svizzera: piccolo è bello
La Germania ha 36.000 alberghi e 900.000 camere.
E’ il primo Paese in Europa per il fatturato turistico prodotto dal mercato interno, il primo Paese in Europa per il fatturato prodotto dai turisti tedeschi che si recano all’estero.
Ciò dipende dal fatto che la Germania è il secondo Paese al mondo per il Prodotto Interno Lordo dopo gli Stati Uniti d’America.
La Germania deve il suo successo industriale alla presenza di importantissime corporation che approfittarono dell’unificazione politica del Paese avvenuta negli anni Sessanta del 1800 e conclusasi con l’annessione da parte della Prussia di circa 150 staterelli nel 1870.
Quello che è rimasto dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale è stato più che sufficiente per far rinascere uno dei Paesi più industrializzati del pianeta.
Nello stesso tempo la Germania (analogamente all’Italia) è il risultato dell’unificazione di Stati accomunati dalla lingua e dalla cultura ma con storie politiche e culturali assai diverse.
La diversità delle tradizioni storiche è ancora ben presente nella diversità degli usi e dei costumi, dei dialetti.
Il turismo esalta le differenze porgendole come elemento di comunicazione, come elemento anche pittoresco che ammalia e affascina l’ospite che vi si riconosce o che al contrario vi si accosta con curiosità.
Si definisce Genius Loci, lo Spirito della terra, ciò che conserva e propone le antiche tradizioni come memoria ed esperienza del passato.
L’Italia deve il suo successo nell’arengo del turismo mondiale proprio a quello che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità non solo come patrimonio storico e archeologico ma anche come diversità dell’ethnos, lo stesso – soprattutto per l’ethnos - vale per Germania, Svizzera, Austria.
In Germania il processo di omologazione centralista iniziato con il Reich prussiano è stato interrotto con la sconfitta della prima guerra mondiale e annullato con la catastrofe della seconda guerra mondiale, che portò sia alla perdita definitiva dei territori orientali che alla divisione della Germania in due Stati, dal 1945 al 1991.
I tedeschi si sono ripresi grazie anche alle loro antiche tradizioni “italiane” basate sull’orgoglio per le patrie locali, ciò che in tedesco viene definito con la parola Heimat e in latino con il termine Genius Loci.
L’Austria che ha perso il suo impero nel 1918, rimanendo solo con la parte montuosa dei dominii asburgici, e la Svizzera dei liberi cantoni di montagna, hanno sviluppato un tessuto turistico basato sulle famiglie e sui cluster territoriali esaltando anch’esse l’aspetto localistico rispetto a quello nazionale.
In Spagna la necessità di recuperare il tempo perduto anche nel settore turistico, ha portato il governo spagnolo a delegare alle catene alberghiere internazionali e ai gruppi industriali interni lo sviluppo rapido e massiccio di un sistema industriale, che ha consentito di scalare le vette del turismo mondiale raggiungendo e superando l’Italia per quanto riguarda i flussi e i fatturati internazionali, anche se dubito che il fatturato complessivo (turismo internazionale più turismo interno) superi quello italiano, che vanta un PIL superiore del 25 per cento rispetto a quello spagnolo.
Il 2009 è stato un anno assai difficile per la Spagna, che ha registrato una crisi economica industriale e dei flussi turistici superiore a quella di tutti gli altri Paesi europei.

Il caso Italia
Il modello spagnolo è ciò che Banca Intesa Sanpaolo sta cercando di imporre anche in Italia.
In precedenza, negli anni Novanta furono gli Agnelli a cercare di importare il modello francese in stretta alleanza con Accor.
Non ci riuscirono.
Altre catene internazionali sbarcarono in Italia con le migliori intenzioni, come l’inglese Trusthouse Forte.
Sir Charles e suo figlio Rocco mentre stavano sviluppando la loro azione in Italia furono scalati in Borsa in Gran Bretagna.
Fu la fine di Trusthouse Forte.
Starwood ha acquisito CIGA Hotels, creata nel 1930 da imprenditori italiani che era già passata di mano finendo in quelle dell’Aga Khan.
Ha venduto il gioiello della corona, il Principe di Savoia di Milano, al sultano del Brunei.
Ha aperto alcuni Four Points (in franchising), null’altro.
InterContinental è presente quasi esclusivamente in franchising. Hilton gestisce due alberghi direttamente (Milano e Roma) e tutti gli altri in franchising.
La spagnola Sol Melià sbarcò con intenzioni bellicose: si è fermata a quattro alberghi. AC Hotels (che fa capo all’ex presidente di NH Hoteles, Antonio Catalàn) è ondivaga, prima cresce, poi decresce.
La tedesca Kempinski era presente con due alberghi, a Mazara del Vallo in Sicilia e a Pragelato in Piemonte; ha già lasciato il secondo.
Steigenberger non sta meglio, ha un solo albergo a Merano.
Marriott è sinonimo soprattutto di famiglia Russotti, finché vanno d’accordo...
Hilton gestiva direttamente due alberghi, a Roma e a Milano.
Continua a gestire direttamente due alberghi: quello di Roma è diventato The Waldorf Astoria Cavalieri.
Si sta sviluppando in Italia in maniera assai interessante (con i marchi Hilton, Garden Inn e Double Tree) ma esclusivamente in franchising.
Fa storia a sé il Gruppo Orient Express, presente nei cinque continenti, che in Italia ha quattro splendidi alberghi di lusso tra Venezia, Firenze, Portofino e Ravello; mentre è in attesa una nuova destinazione in Sicilia, a Taormina.
L’altra grande compagnia internazionale, che si sta espandendo in Italia con grande rispetto del Genius Loci delle località dove si insedia e della professionalità di chi ci lavora, è la canadese Four Seasons, specializzata nella fascia del lusso autentico.
Milano era eccezionale, Firenze è un non plus ultra, mentre prirà a breve in Umbria e a Roma.
Four Seasons è garanzia di eccellenza sotto tutti i punti di vista.
Rappresenta un reale arricchimento architettonico e professionale per i territori dove si insedia.
Però per mantenere fede alle mie idee, il margine di miglioramento c’è, e si può far ancora di meglio; molto meglio assai tanto ed anche di più, che nella lingua italiana forse non "lo" si può dire, ma sicuramente "lo" si può fare.

Renato Andreoletti e qual cosina di mio.

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