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domenica 30 maggio 2010

Force Blue (una gran brutta storia)

È dovere di ogni cittadino pagare i tributi fino all’ultimo cent.
Però che un’amministrazione pubblica, un magistrato o altri ancora, decida di certificare, erga omnes, l’equazione che il diportista è uguale al criminale (No boat, no crime), é proprio una gran brutta storia.
Ripreso anche dal Financial Times, quel titolo ha già prodotto un fuggi fuggi di clienti esteri dall’Italia provocando il crollo del settore charter.
Il risultato è che le 120.000 persone che di questo ci campano e che hanno portato il nostro Paese a primeggiare nel mondo, stanno attraversando un periodo non troppo felice, e non ce n’era di certo bisogno in tempi di magra.
Ancor peggio andrà all’indotto, poiché questi Yacht lussuosi, manovrano annualmente qualcosa come il 10% del loro totale valore; e non sono noccioline.
Bene, anzi, male, perché è l’ennesimo colpo al nostro maltrattato turismo e alle cose fatte senza minimamente capire il danno che si può arrecare a un centinaio e più, di migliaia di gente.
Ci sarà sicuramente qualcuno che dalla cosa ne trarrà grande soddisfazione o gaudio, quelli che odiano i ricchi, quelli che considerano i soldi qualcosa di sporco e provano rabbia e l’invidia per chi ha conquistato l’agio o il benessere, perché chi li ha, è sicuramente un’infame … vabbè, non ne voglio più parlare.
Personalmente non mi frega niente se Tizio, Caio o Sempronio hanno poco o molto più di me, preferisco considerare che muovono l’industria con il loro spirito imprenditoriale, o se danno lavoro, che è poi la cosa più sociale che a questi si richiede, e se magari “omaggiano”, a chi ne ha più bisogno, parte dei loro proventi.
E spesso, credetemi, questo accade.
C’è chi lo dice e chi invece lo tiene per se.
Comunque il Financial Times riporta le testuali parole: “Some legal advisers are telling their worldwide clients, 90 per cent of whom have their yachts under a Cayman Islands flag, to take care before venturing into Italian waters”, che tradotto è: “Alcuni consulenti legali stanno dicendo ai loro clienti in tutto il mondo, il 90 per cento dei quali hanno il loro yacht sotto bandiera delle Isole Cayman, a riflettere bene prima di avventurarsi in acque italiane.”
Quentin Bargate, senior partner dello studio legale più famoso al mondo per queste cose e con sede a Londra, il Bargate Murray, ha dichiarato in un'intervista: "La nostra consulenza ai clienti è stata quella di essere molto cauti per quanto riguarda l’Italia, e di verificare attentamente con i consiglieri, prima di impegnarsi in attività di charter in quei posti. Abbiamo sentito di altri casi in cantiere, e semplicemente non vale la pena di correre rischi ".
Un danno miliardario per il nostro indotto e che poteva essere svolto in tutt’altra maniera.
Un danno d’immagine senza pari e ben peggio di quelli che "masochisticamente" ogni anno ci costruiamo da soli.
Un danno in un Paese che non fa nulla per rimediare ai propri abbagli, e a quel poco che fa, ci somma errori su errori.
Se Briatore ha sbagliato, che paghi, ma non si ferma una industria così, una delle poche che produce, e non starò mai con quelli del “momento di notorietà” o il populismo ideologico; non sfama e serve solo, parzialmente e per poco tempo, a chi l'ha "creato".
Non si può godere del male di uno pur sapendo che migliaia e migliaia resteranno senza lavoro.
Non è così che si fa.

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