mercoledì 31 agosto 2011

Classifica dei portali regionali del turismo (settembre 2011) per contatti ricevuti

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martedì 30 agosto 2011

C’era una volta l'Alassio di Mario Berrino e quel turismo ...

L’ALASSIO DI MARIO BERRINO
Alassio, l’altra sera c’ero, c’ho preso un bel caffè, e c’ero anche quaranta e passa anni fa; Albenga, Diano Marina, Laigueglia, San Bartolomeo al Mare e chi più ne ha più ce ne metta.
Un continuo girovagare a bordo della mia indimenticabile Vespa 150 GS; la mitica, l’ineguagliabile e che neanche il danno più grande al motore poteva fermare.
E s’era d’estate durante le vacanze, mentre d’inverno ero a Genova a cercare di studiare, ma il pensiero era sempre la, in quei lidi così vicini ma tanto lontani da non poter quasi mai raggiungere per via del solito compito in classe e l’immancabile cinque in latino da rimediare.
Poi non c’era la libertà che i giovani trovano adesso, e nonostante allora denigrassi il comportamento autoritario dei miei genitori che, alla moda del due per tre, dicevano quasi sempre di NO ai miei tentativi per evadere almeno il sabato sera, ora ne sono contento; coi troppi SI il risultato è quello che si vede adesso.
E diciamocela in breve che se ne volevi prendere un po’, quelli erano di certo i posti migliori.
Svedesi, inglesi, tedesche eccetera eccetera, “simpatiche” ragazze da tutte le parti, ma vabbè, a parte quello che s’immagina facilmente, erano la base per imparare in gran fretta le lingue e gli idiomi che a quei tempi m’erano per lo più sconosciuti.

IL BAR ROMA DI MARIO BERRINO
Ma è di Alassio che vi voglio parlare, e del grande cambiamento turistico che c’ho visto durante quel breve caffè sorseggiato al leggendario Bar Roma.
Si vabbè, non sarà solo cambiata Alassio in quarant’anni, ma diamine che gran dolore non vedere più i fasti di un tempo e quel modo genuino di fare turismo con il migliore intrattenimento.
Mica delle cose campate in aria che … dai, lasciamo perdere ch’è meglio.
Si c’erano proprio tutti i migliori, l’eccellenza italiana.
Qualche nome?
Eccoli.
Walter Chiari, Domenico Modugno, Gino Bramieri, Patty Pravo, Adriano Celentano, Milva e Jhonny Dorelli; c’erano Totò o il Quartetto Cetra a presentare i loro show.
Venezia, Cannes, Montecarlo, Nizza?
Macché.
Alassio, sì proprio così.
Liguria, riviera di Ponente, nella cittadina di Miss Muretto e che allora veniva chiamata «La perla della Riviera».
Dal 30 giugno all’8 settembre.
E ogni settimana cascasse il mondo, a salire sul palco del Cafè Roma c’era una delle star internazionali dello spettacolo.

MISS MURETTO DI MARIO BERRINO
La ragazza del Piper in un balletto con le coreografie di Don Lurio, Pippo Baudo a presentare Miss Muretto.
Si, proprio Miss Muretto, la “creatura” voluta dal proprietario di quel Bar, l’indimenticabile Mario Berrino, che non volle mai farsi chiamare “Maestro” ma solamente “Un bel corridore”.
E grazie alle  sue conoscenze e frequentazioni nella cittadina balneare arrivavano personaggi del calibro di Ernest Hemingway che al caffè Roma, accompagnato dal papagallo “Pedrito”, si intratteneva con il suo nuovo amico Mario sorseggiando pregiati whisky e ruhm.
Era qui, infatti, che nel 1949 da un'idea di Mario Berrino (la leggenda narra durante una conversazione con un perplesso Ernest Hemingway) nacque la consuetudine di dedicare una piastrella ad ogni personaggio famoso che fosse passato dal bar Roma, il locale di proprietà del Berrino.
Per evitare uno spiacevole 'effetto epitaffio' si volle che ogni piastrella fosse differente dall'altra ed ecco che l'idea era divenuta realtà.
Così nacque Miss muretto.
E poi tutto il contorno a delle serate incredibilmente felici, ma non per la mia giovine età, no di certo, ma perché era completamente tutto un altro ambaradan.
Ora non vedi più le facce della gente che mettevano in  mostra la sapienza e l’accuratezza dei dentisti migliori; adesso le labbra sono serrate e sembra che siano perennemente tutti incazzati … quasi quasi come me nel vedere Alassio in questa maniera.

COSA SARA’ ALASSIO SENZA MARIO BERRINO
Mario Berrino quest’estate se né andato per sempre e proprio poco prima dell’elezione di Miss Muretto, e chissà quando in quei luoghi ne nascerà o ce n’arriverà un altro di quella levatura e con delle idee di “poco conto” (inteso come quelle che costano poco) ma di “tanta resa”.
Mò a sentirli sono tutti “professoroni” e i politicanti hanno addirittura tolto la statua di Totò e se la sono venduta (si dice al miglior offerente), e chissà quale male aveva fatto nel far bella mostra di se.
E chissà che bello sarebbe riproporre adesso le stesse giornate o le serate di allora?
O zone limitrofe.

Dio mio che pena.

lunedì 29 agosto 2011

Il Sistema Svizzero dei Buoni Vacanze

 
COS'E' IL REKA CHECK
La Svizzera è stata l’apripista del movimento dei buoni vacanze, partendo nel lontano 1939.
Da un lato ha sviluppato buoni vacanze detassati e scontati rispetto al loro valore commerciale, dall’altro li ha trasformati in una vera e propria moneta accettata per la maggioranza delle transazioni.
In parallelo ha creato un sistema di ospitalità per lavoratori che non solo è a basso costo, ma anche di buona qualità.
Con gli utili di gestione sono stati supportati interventi per i meno abbienti e per coloro che non sono mai stati in vacanza.
La Caisse Suisse de Voyage (Reka) è l’ente senza scopo di lucro che gestisce i buoni vacanza svizzeri (Reka-Check). 

ATTIVITA' DEL REKA CHECK
Le sue attività sono  in continuo  incremento e, ad esempio, nel corso del primo semestre del 2008, ha aumentato del 10,8 % le vendite sia dei buoni vacanza che dei buoni ferroviari (Reka- Rail), realizzando un totale di 313,7 milioni di franchi svizzeri di giro d’affari.
I mezzi di pagamento Reka fanno parte delle prestazioni salariali accessorie preferite dagli svizzeri.
Infatti 3.700 imprenditori (tra cui 7 delle 10 imprese più grandi della Svizzera), nonché associazioni di professionisti e sindacati propongono ai loro collaboratori o membri buoni vacanze Reka. 

Nel 2007, la Reka ha aumentato i propri clienti affiliando più di 150 nuovi imprenditori.
Tale incremento è stato favorito dal fatto che nel nuovo sistema fiscale svizzero, obbligatorio dal 2007, il pagamento tramite buoni vacanze Reka è esente da imposte per l’imprenditore fino ad un importo di 600 franchi annui.
Il buono vacanze  Reka è enormemente diffuso in Svizzera, infatti quasi un quarto dei cittadini svizzeri utilizza tale strumento. 

COME FUNZIONA
Come  dicevamo il sistema svizzero dei buoni vacanze è gestito dalla Reka, una sorta di cooperativa i cui soci, datori di lavoro, associazioni dei lavoratori, organizzazioni che rappresentano vasti settori del turismo e dei trasporti e degli altri servizi interessati, rinunciano alla remunerazione del capitale sociale, destinando invece tutti gli utili all’aumento del valore dei buoni  e a finalità di turismo sociale.
Il sistema svizzero dei buoni vacanza dispone di tre mezzi di pagamento per prestazioni turistiche:
      -     Reka-Check
      -     Reka-Card
      -     Reka-Rail
Reka-Check è un  buono vacanze accettato da oltre 7000 esercizi svizzeri del turismo, delle vacanze, del tempo libero e dei viaggi come denaro contante.
Il denaro, sotto forma di Reka-Check, vale, grazie agli sconti praticati, dal 3 al 20% (in media il 16%) in più.
I Reka-Check (dal 1° maggio 1999) esistono in tagli da 10 e 50 Franchi e possono essere del tipo universale, valido anche per il carburante presso AVIA e BP, oppure con dicitura "non valevole per il carburante" (solo da 10 Franchi). 

La Reka-Card è una carta di pagamento prepagata, destinata specificamente ai servizi turistici, che può essere introdotta nei terminali generici che accettano le Postcard o le Carte Maestro.
Introdotta nel giugno 2006, ritenuta più pratica e sicura, ha visto un incremento vastissimo del suo utilizzo, tanto che a fine 2007, le carte in circolazione erano 85.000.
I Reka Rail sono buoni viaggio per il treno, costituiscono mezzi di  pagamento di nuova concezione per i trasporti pubblici. 

CHI LO ACCETTA
Il  Reka  Rail  viene accettato in tutti i posti di vendita del trasporto pubblico, in pagamento di qualsiasi prestazione o titolo di trasporto ottenibile agli sportelli ferroviari.
Con il Reka Rail si possono pagare anche i biglietti delle ferrovie di montagna, delle autolinee o delle corse di battello e  le offerte RailAway e  sono accettati anche dai distributori automatici di biglietti ferroviari.
Non è  invece ovviamente possibile effettuare con il Reka Rail nessuna operazione di cambio valute o di prelevamento di denaro in contanti. 

COME SI ACQUISTANO
I Reka Rail si acquistano agli sportelli delle FFS e di numerose altre aziende di trasporti e sono emessi in tagli da 10 e da 50 franchi.
Nell’ultimo rapporto annuale della Reka (2007), i buoni vacanze Reka hanno visto progredire il loro volume d’affari del 3,6% per un totale di 576,1 milioni di franchi.
Sempre nel 2007 i buoni vacanze svizzeri sono stati utilizzati per pagare un totale di 1.016.000 notti in Svizzera, superando per la prima volta a 68 anni dalla sua nascita, la soglia del milione di notti.
Circa 850.000 famiglie, più di due milioni di persone, utilizzano i buoni vacanze Reka.
Come si vede nelle tabelle che seguono vi è una progressione costante tanto nei buoni venduti che nei servizi acquistati con i buoni.


CHI LI GESTISCE E COME
Reka oltre a gestire i buoni vacanze e ferroviari, gestisce strutture di turismo sociale, con un grande successo economico e qualitativo.
Il tasso d’occupazione dei villaggi vacanza Reka è nettamente superiore alla media svizzera: nel 2007, i villaggi Reka hanno realizzato 234 giorni d’occupazione (2005: 226 giorni).  


A tutto questo ha contribuito senz’altro l’utilizzo di Internet che ha rappresentato un canale di vendita importante: a 5 anni dall’introduzione della piattaforma di prenotazioni Reka su Internet, il 58 % delle prenotazioni viene effettuato tramite internet, l’anno precedente il tasso era del 50 %.
Per quanto riguarda le prenotazioni di appartamenti vacanze in Svizzera, la parte effettuata tramite internet è del 68 %.  


Circa 23.000 appartamenti vacanze sono stati prenotati in questo modo.
La Reka è inoltre il secondo maggior operatore incoming svizzero. 
I suoi villaggi turistici si contraddistinguono, rispetto a quelli della concorrenza, per il vantaggioso rapporto tra prezzo e prestazioni, come anche per il fatto che sono particolarmente adatti alle vacanze delle famiglie. 

DEFISCALIZZAZIONE DEI BUONI VACANZA SVIZZERI
Il successo  dei buoni vacanze svizzeri è dovuto alla defiscalizzazione, alla qualità dei servizi
offerti, alla  possibilità di usare i buoni per ogni tipo di trasporto pubblico e per i carburanti, ma
anche al fatto che i buoni vengono venduti con un rilevante sconto, come si vede dalla tabella che segue.


Tanto grazie all’intermediazione dei buoni vacanze che ai risultati di gestione delle proprie strutture, Reka attraverso l’ente intermediario “aiuto per le vacanze” ha offerto nel 2007 53.000 
notti gratuite o a prezzo ridotto alle famiglie economicamente svantaggiate, investendo per esse circa 2,2 milioni di franchi.

CHI LI UTILIZZA
Reka finanzia vacanze gratuite o fortemente scontate alle famiglie con reddito modesto, ad esempio una famiglia (anche monoparentale) con bambini, con reddito modesto, può trascorrere
qualche giorno di vacanza in Svizzera al prezzo di 100 franchi la settimana.
I mezzi finanziari per questa sua attività sociale provengono dai settori commerciali dell'impresa, vale a dire Assegno Reka e Vacanze Reka , come anche da donazioni private. 

Ogni anno per l'aiuto alle vacanze sono impiegati circa 13 milioni di franchi. Per l'azione "Vacanze per 100 franchi" sono spesi 2,5  milioni di franchi. Altri 7,5 milioni di  franchi sono stati investiti dalla Reka  nel  2007  per  il  ribasso  degli  assegni, aumentando  il  valore  dei  servizi  rispetto  al  valore nominale.
I rimanenti 3 milioni sono andati a beneficio del Fondo per le vacanze delle famiglie.

domenica 28 agosto 2011

Trovato un nuovo algoritmo per identificare le false recensioni (Cornell University)

Albergatori che scrivono ottimi commenti per scalare le classifiche di TripAdvisor e commenti meno lusinghieri per danneggiare i competitor, recensioni chiaramente errate che l’hotel chiede inutilmente di rimuovere, recensioni false redatte a pagamento, e chi più ne ha più ne metta: non sembra che all’attivo si siano individuate soluzioni per risolvere la questione tanto dibattuta delle recensioni false sui siti di recensioni come TripAdvisor.

È proprio per trovare una risposta alla perdita di trasparenza e di attendibilità del sistema fondante dei siti di reviews, che alcuni dottorandi della Cornell University hanno pubblicato un innovativo algoritmo per individuare le recensioni alberghiere “ingannevoli”, ovvero le opinioni false scritte in modo e maniera da apparire autentiche (“deceptive opinion spam”).

Si tratta in pratica di quelle che inquinano maggiormente il ranking di siti come TripAdvisor, scritte per lo più da albergatori o aziende pagate per migliorare la brand reputation di un’attività.
Lo studio rivela dati molto interessanti: in particolare, è stato condotto in modo da fare un raffronto tra la capacità umana e quella delle macchine di distinguere le recensioni vere da quelle false, con risultati davvero sorprendenti.
Combinando l’utilizzo di raffinate nozioni informatiche, di analisi non solo puramente semantiche, ma anche linguistiche e psicologiche, Myle Ott, Yejin Choi e Claire Cardie del dipartimento di Computer Science – Computational Linguistics della Cornell, hanno sviluppato un algoritmo che nei test condotti in grado di identificare le recensioni false con un’accuratezza pari all’89.9%.

Step 1

L’uomo non è capace di distinguere le recensioni vere da quelle false

Come primo passo dell’analisi è stato chiesto a un gruppo di individui di scrivere 400 recensioni su 20 hotel di Chicago in cui non hanno mai soggiornato, e dunque recensioni che, se pur verosimili, erano false.
Queste sono state combinate con un egual numero di recensioni veritiere e poi sottoposte a diverse persone (studenti della Cornell), perché distinguessero le une dalle altre.
Dall’analisi è risultato che nessuno di loro è stato in grado di fornire una distinzione adeguata.
Le loro risposte sono state tanto accurate quanto lo sarebbero state se avessero tirato a caso.

Secondo Myle Ott, questo è spiegabile secondo il principio già scientificamente dimostrato per cui gli esseri umani soffrono di una forma di “pregiudizio sulla verità”, per cui tendono a credere che tutto quello che leggono sia vero almeno che non vi siano prove evidenti del contrario.
Quando ciò accade e vengono messi in guardia, gli individui super-compensano l’errore e diventano iper-scettici, denunciando un numero troppo elevato di falsità. In entrambi i casi, non sono obiettivi e raggiungono sempre un risultato errato, nell’uno o nell’altro senso.

In conclusione, contrariamente a quanto si possa comunemente pensare, l’uomo non è in grado di distinguere le recensioni vere da quelle ingannevoli e verosimili, e da questo si può dedurre che il sistema delle recensioni on-line sia più facile da manipolabile da chiunque scriva recensioni false per controllare il ranking a proprio favore.
Come riporta lo studio “Se le performance umane [nell’identificare le recensioni false] sono scarse, allora significa che le nostre recensioni ingannevoli sono convincenti e dunque, meritano una maggiore attenzione.”

Step 2

Il computer può identificare le recensioni false con un’accuratezza pari al 90%

Nello step successivo i ricercatori hanno sottoposto le 800 recensioni ai diversi algoritmi messi a punto e testati: al contrario dell’essere umano, il computer impostato con un algoritmo che combina analisi semantica e dati psicologici, è stato capace di dare un risultato decisamente migliore, con un’accuratezza di distinzione pari a circa il 90%.
Chi scrive una recensione falsa (senza aver realmente soggiornato in un luogo) ha difficoltà a collocare l’esperienza in senso spaziale e quindi si concentra maggiormente su fattori esterni all’hotel (“vacation”, “business trip”, “my husband”), mentre chi ha soggiornato davvero nella struttura è in grado di fornire dati più concreti, che concernono le stanze, le dimensioni, i luoghi dell’hotel ( “bathroom”, “check-in”, “price”).
Diversamente rispetto a precedenti studi, qui le recensioni ingannevoli sembrano essere correlate con un maggior numero di termini positivi piuttosto che negativi e vi si fa un buon uso della prima persona singolare.

Questo dovrebbe spingere ad andare al di là della mera identificazione di un set di caratteristiche che indicano la falsità di un commento, prendendo in considerazione anche lo stato psicologico e contestuale in cui questo viene scritto.

Un primo passo rendere più attendibili i siti di recensioni turistiche

Lo studio condotto dalla Cornell, finanziato dalla National Science Foundation e sostenuto da uno spontaneo contributo di Google e di altre aziende, costituisce senza dubbio un importante primo passo nello studio di nuovi sistemi automatici per individuare di recensioni false ed apre la strada a nuovi studi nello stesso ambito.

Il lavoro svolto dalla Cornell non termina qui, e presto sarà testato anche per altre destinazioni e per altri settori, come quello della ristorazione.
Una cosa è certa: se lo strumento fosse affinato, potrebbe costituire una buona soluzione per correggere il tiro dei siti come TripAdvisor e per renderli molto più attendibili, trasprenti e difficilmente inquinabili. “Credo che il nostro approccio – ha dichiarato Ott – potrebbe realmente aiutare i siti di recensioni a identificare ed eliminare le recensioni fraudolente.”
Il software potrebbe essere infatti un perfetto “primo filtro” per identificare gli hotel con maggioranza di recensioni dubbie, su cui svolgere ulteriori accertamenti.
Questo andrebbe a vantaggio di tutti – conclude Ott – gli utenti hanno bisogno di recensioni affidabili e gli hotel di un buon feedback per capire come migliorare i propri servizi.”

sabato 27 agosto 2011

Il Sistema Francese dei Buoni Vacanza

COM'E' INIZIATO
In Francia il Turismo Sociale nasce in parallelo col diritto alle ferie retribuite, istituite nel 1936 e
ampliate nel 1956 e nel 1969.
Sin dall’inizio il Governo francese ha ritenuto di dover sostenere l’effettivo esercizio del diritto alle vacanze, in parallelo al diritto alle ferie pagate, ma per molti anni vi è stato un dibattito sulle effettive modalità per sostenere le vacanze dei meno abbienti.
Alla fine del 1973 il Segretario di Stato per il Turismo propose la creazione degli chèques
vacance, ma, anche per il cambio di Governo, il dibattito non arrivò a una concreta realizzazione.
Mitterand, già da candidato alla Presidenza della Repubblica, si impegnò nel 1981 a creare un sistema di chèques vacances per aiutare i meno abbienti e finalmente nel marzo 1982 nascono gli chèques vacances che si sono sviluppati attraverso innumerevoli modalità in questi 25 anni.
Il sistema francese dei Buoni Vacanze nasce strettamente connesso ai “comités d'entreprise” che hanno permesso di iniziare una politica sociale all’interno delle imprese coinvolgendo sia i datori di lavoro che i lavoratori.
Pertanto l’esperienza francese nasce totalmente all’interno degli organismi bilaterali tra lavoratori e imprenditori.
Nel 1982 un francese su due non lasciava la propria città neppure durante il periodo delle
vacanze.
Non viaggiavano principalmente i più disagiati, coloro per cui le condizioni di lavoro, di vita quotidiana erano più difficili, ma rinunciavano alle vacanze fuori città anche molti lavoratori a basso salario e con famiglie numerose.
Se invece andavano in vacanza, spesso non avevano un supporto nello scegliere le località e i servizi adeguati ai propri desideri.

IL SITEMA ANCV
Il sistema che garantisce e distribuisce gli Chèque-Vacances (una sorta di mini assegni o buoni vacanza) si è sempre occupato anche di garantire prezzi scontati e strutture adeguate ai lavoratori che li utilizzano.
Lo Chèque-Vacances è in effetti un mezzo di pagamento supplementare e flessibile.
Così la sua duttilità permette sia soggiorni di lunga che di breve durata in hotel, in camping, gite rurali, club vacanze, di andare al ristorante, il pagamento di autostrade, di attività sportive, ecc.
Lo Chèque-Vacances è un titolo nominativo con una validità per l’anno in corso e per i due anni successivi alla data di emissione e si presenta sotto la forma di coupon da 10 e 20 €.
È accettato da 170.000 esercizi affiliati in Francia e può essere utilizzato anche per soggiorni all’estero tanto in tutta l’Unione Europea che nei territori francesi d’oltremare.
Moltissimi esercizi convenzionati riservano ai possessori di Chèque-Vacances vantaggi e riduzioni di prezzo.
Gli Chèque-Vacances sono utilizzabili tanto per acquistare servizi alberghieri che per trasporti che anche per singoli servizi turistici e culturali, anche al di fuori di una vera e propria vacanza, ma, come si vede nel grafico che segue, la maggioranza schiacciante degli utilizzatori li usa per le proprie vacanze.
Gli utili del sistema Chèque-Vacances sono stati tutti reinvestiti in numerose iniziative di supporto tanto al turismo per i meno abbienti che alle organizzazioni più piccole di Turismo Sociale.
Il sistema Chèque-Vacances è stato recentemente incaricato anche di realizzare due grandi progetti futuri per supportare lo sport per tutti e le vacanze per i pensionati e gli anziani.

L’Agenzia nazionale per i buoni vacanza (ANCV) è l’entità che assicura la gestione dei buoni vacanza mediante cui si autofinanzia.
Si tratta di un organismo pubblico economico costituito nel 1982, sotto il patrocinio dei Ministeri del Turismo, dell’Economia e delle Finanze Francesi.
Alla fine del 2007 l’ANCV contava uno staff di 187 impiegati, producendo un fatturato di 25 milioni di euro di commissioni e altri servizi a cui vanno sommati i guadagni finanziari che nello
stesso anno erano pari a più 30 milioni di euro.
L’ANCV è strutturata in una sede centrale, 5 direzioni centrali, 6 direzioni regionali e 7 uffici regionali.
L’ANCV è incaricato per legge dell’emissione, commercializzazione e rimborso dei buoni vacanze, in esclusiva per la Francia e i territori d’oltremare.

I buoni vacanza francesi godono di una parziale defiscalizzazione tributaria e degli oneri sociali, maggiormente incentivata per le piccole e medie imprese.

I NUMERI DEL SUCCESSO
Dal 1983 ad oggi l’emissione di buoni vacanze è aumentata in modo costante.
Con 1 miliardo e 112 milioni di euro di emissioni di buoni vacanze nel 2007, l’ANCV ha confermato il trend costante dal 1994, che vede un incremento medio di 65 milioni di euro all’anno di emissione di buoni.
Le tappe salienti sono state:
- nel 1983 una partenza di successo con 4,6 milioni di franchi (705.000 euro) di Chèques-
Vacances emessi;
- nel 1992 è stato superato il traguardo psicologico del miliardo di franchi (152,4 milioni di euro);
- nel 2006 è stato superato il traguardo psicologico del miliardo di euro, con l’emissione di ben 89 milioni di buoni.
All’incirca 7 milioni di persone all’anno, tra beneficiari diretti e aventi diritto, come ilconiuge, i figli a carico, ecc. acquistano servizi tramite gli chèque-vacances e si stima che almeno il 30% di questi vacanzieri non partirebbero senza l’aiuto dei buoni.
Il successo degli chèque-vacances è dovuto a tre motivi principali:
- la situazione di monopolio;
- la favorevole legislazione e l’esenzione parziale da imposte e oneri sociali;
- la partnership tra tutti gli stakeholders (datori di lavoro, sindacati, operatori turistici, aziende di trasporto, Stato).

L'INDAGINE
Ogni anno viene realizzata una vasta indagine sul gradimento degli chèque-vacances, coinvolgendo tanto i datori di lavori che gli altri soggetti che distribuiscono i buoni vacanze ed anche i fornitori di servizi.
Solitamente il gradimento risulta molto buono.
I buoni vacanze vengono venduti dall’ANCV ai comitati d’impresa, ai consigli del lavoro, ai datori di lavoro e alle pubbliche amministrazioni.
Nelle imprese con più di 50 addetti, la partecipazione alla spesa dell’impresa è assoggettata a oneri sociali, ma è esente dalle imposte sui salari.

Nelle imprese con meno di 50 addetti, la partecipazione alla spesa dell’impresa è anche esonerata da una gran parte degli oneri sociali. Questa disposizione è stata introdotta dalla legge nel luglio 1999 per facilitare la diffusione degli chèque-vacances nelle PMI al cui interno non sono presenti i comité d’entreprise, che sono invece presenti nelle imprese maggiori e che sono i
principali acquirenti/distributori di buoni vacanze con una quota del 53%.
Possono beneficiare del sistema degli chèque-vacances i salariati con un reddito imponibile inferiore o uguale a 17.492 euro nel 2007 (per un celibe) importo che naturalmente sale al crescere della numerosità del nucleo familiare.
Nei fatti, secondo una statistica dell’ANCV del 2005, il reddito medio delle famiglie dei lavoratori che usufruivano dei buoni vacanze era di 2.240 euro mensili (cioè addirittura superiore alla media del reddito dei nuclei familiari francesi).
Per mentre il nucleo medio familiare francese ha una forte composizione di single e di monoreddito e, pertanto la famiglia media ha solo 1,07 percettori di reddito, il nucleo familiare che utilizza gli chèque-vacances ha mediamente entrambi i genitori che lavorano (1,95 salariati per famiglia).
Infatti, mentre la famiglia media francese (sempre inclusi i single) è di 2,4 persone con 1,88 figli, gli utilizzatori di buone vacanze hanno invece 2,02 figli e 3,21 persone.
In sostanza utilizzano gli chèque-vacances famiglie con un reddito globale basso ma non bassissimo, con figli, prevalentemente impiegati del settore pubblico (rispettivamente 54% e 52%).

CHI LI UTILIZZA
I clienti di ANCV sono i soggetti che acquistano gli chèque-vacances che come abbiamo visto godono di una parziale esenzione dagli oneri sociali e dalle imposte, variabile a seconda del tipo di impresa.

Il40% degli acquirenti (e il 52% degli tilizzatori) Appartengono alla Pubblica Amministrazione, mentre la rimanenza è costituita dai lavoratori e
imprenditori privati, prevalentemente di imprese medio grandi.
La partecipazione del datore di lavoro deve invece essere pari ad un importo compreso tra il 20% e l’80% della parte accumulata dal lavoratore, normalmente.
Gli chèque-vacances possono essere acquistati e distribuiti, oltre che tramite il datore di lavoro,
da organismi a carattere sociale o bilaterale (Caisses d'allocations familiales, caisses de retraite,
comités d'entreprise, mutuelles ou services sociaux de l’Etat, collectivités publiques ou leurs établissements publics), che definiscono in totale libertà i propri criteri di attribuzione.
Gran parte degli chèque-vacances sono acquistati dai lavoratori, che in questo modo hanno una parte del salario defiscalizzato, comunque una significativa percentuale sono pagati integralmente dai comitati d’impresa.
Infatti, il sistema degli chèque-vacances ha coinvolto ormai la quasi totalità dei fornitori di servizi turistici nonché molti fornitori di servizi sportivi e culturali.

È molto interessante vedere come siano stati effettivamente coinvolti un numero enorme di piccoli e medi operatori ed è altrettanto interessante che il 26% della spesa sia destinato alla ristorazione, bilanciandosi sostanzialmente con la parte di spesa destinata a viaggi e trasporti (28%) e quella destinata ai soggiorni (32%).

L’ANCV sovvenziona le sue attività richiedendo una commissione dell’1% ai soggetti che acquistano gli chèque-vacances e un’altra commissione dell’1% ai professionisti del turismo che chiedono il rimborso dei buoni.
L’ANCV trae significativi guadagni dagli investimenti finanziari che derivano dal gestire gli importi versati per l’acquisto degli chèque-vacances sino al momento del rimborso.
Inoltre, una piccola ma significativa quantità di buoni non vengono mai utilizzati ed il loro controvalore viene sempre utilizzato per fini sociali.
Ad esempio, nel 2005 sono stati rimborsati circa 840 milioni di euro sugli 842 milioni di euro emessi nel 2003 e pertanto è rimasto un fondo di 2 milioni di euro che è stato destinato ad attività sociali.
L’ANCV, infatti ha tra le sue competenze la distribuzione di aiuti alle infrastrutture del turismo e del tempo libero a vocazione sociale e contribuisce all’applicazione delle politiche sul turismo sociale definite dallo Stato francese.

DOVE FINISCONO GLI UTILI?
Gli utili dell’Agenzia, al netto di accantonamenti di ogni tipo, sono saliti dai 7,7 milioni di euro nel 2005 e 11,3 nel 2006 ai 14,7 milioni di euro nel 2007 a cui, come detto, vanno sommati gli importi dei buoni scaduti e non incassati.

La maggior parte di essi sono stai reinvestiti sotto forma di sovvenzioni per le infrastrutture del turismo sociale e per finanziare azioni per lo sviluppo delle politiche sociali del turismo.
Ad esempio nel 2007 sono stati messi a disposizione delle azioni sociali ben 19,8 milioni di euro destinati a molte filiere.
L'Agenzia sovvenziona il turismo sociale con aiuti alle infrastrutture e al rinnovo delle case albergo che fanno parte del patrimonio del turismo sociale: villaggi vacanze, maisons familiales, hôtellerie familiale, camping, ostelli della gioventù, centri sportivi di vacanze.
Nel 2006, 145 progetti hanno ottenuto una sovvenzione, per un ammontare globale di 6,533 milioni di euro.
Dal 1994 al 2003 sono stati finanziati 921 progetti di supporto alle infrastrutture del turismo sociale per un importo di circa 37 milioni di euro.
Gli aiuti per le infrastrutture sono rivolti a tre settori di intervento:
- rinnovo e modernizzazione delle infrastrutture turistiche esistenti per migliorarne il confort e i servizi indirizzati all’accoglienza delle famiglie, dei giovani, delle persone anziane, e delle persone diversamente abili;
- creazione di infrastrutture turistiche a carattere sociale e innovativo, in zone ge
- ografiche determinate concorrendo alla creazione di un turismo sostenibile;
- azioni pilota e innovative che necessitano di investimenti materiali (per esempio: pratica di sci per persone diversamente abili, alloggi per giovani stagionali).
Una filiera di intervento sociale ancor maggiore e’ costituita dall’aiuto ai “progetti vacanze”.
Dal 1987 al 2007, più di 400.000 persone hanno beneficiato degli aiuti ai progetti vacanze, per un ammontare totale superiore ai 34 milioni di euro.
“I progetti vacanze” sono stati creati per aiutare le persone che hanno difficoltà a partire in vacanza per la prima volta. Questi aiuti che sono costituiti dal contro-valore dei buoni scaduti e non utilizzati, hanno rappresentato, 5,316 milioni di euro nel 2006 e finanziato la prima vacanza di più di 68.000 persone, nel 2007 i beneficiari sono stati più di 51.000, in discesa a causa di una ristrutturazione nel servizio.
L’obiettivo è di raggiungere i 100.000 beneficiari ogni anno.
L'ANCV sostiene anche le vacanze delle persone diversamente abili, ad esempio aiutando l’associazione «Tourisme et Handicaps».
Dal mese di novembre 2006, l'ANCV a ha ripreso gli obiettivi dell'ex gruppo d'interesse pubblico « Bourse Solidarité Vacances » (BSV), che mette in relazione professionisti del turismo e delle associazioni umanitarie o dei servizi sociali proponendo vacanze a prezzi molto bassi a famiglie e persone in situazioni di disagio.
L’ANCV e’ stata confermata dal governo nel suo ruolo di agenzia per sviluppare nuovi interventi di turismo sociale.

L'OBIETTIVO
Infatti continua a conservare il monopolio della emissione dei buoni vacanze, anche se e’ possibile che stipuli accordi con altre entita’ per la distribuzione nelle imprese sotto i cinquanta dipendenti, dove vuole arrivare a coinvolgere mezzo milione di lavoratori entro il 2010.
All’ANCV e’ stata affidata anche la gestione dei “coupon sport” per incentivare la pratica sportiva, tramite il contributo al pagamento dell’utilizzo delle strutture sportive.
L'ANCV finanzia e coordina il programma «Seniors en vacances» indirizzato alle persone anziane con limitate possibilità economiche.
Questo programma è stato ripreso letteralmente dal programma spagnolo, di cui tratteremo successivamente, e prevede un sostegno ai soggiorni degli anziani che consentirà, a partire dal 2009, la partenza in vacanza di più di 100.000 anziani che diventeranno 500.000 nel 2011.
A livello sperimentale è stato attivato il programma già fin dal 2008 con i prezzi e cofinanziamenti illustrati nel prospetto che segue, di cui hanno beneficiato circa 10.000 anziani.
L’obiettivo del Governo francese è quello di coinvolgere i fornitori di servizi nel cofinanziamento del programma.
In Francia 13.635.000 persone hanno piu’ di 60 anni, nel 2007 gli over 60 rappresentano il 21% della popolazione, ma nel 2050 saliranno al 31%.
Il 52% degli anziani con piu’ di 65 anni non parte per le vacanze e la percentuale si eleva al 58% a partire dai 70 anni.

Su 8,6 milioni di famiglie con reddito da pensione ben 5,2 sono al di sotto della soglia delle imposte e piu’ di 600.000 vivono con una pensione minima, pertanto l’incentivo alle vacanze degli anziani non puo’ venire (come invece succede per i lavoratori) da una leva puramente fiscale ma e’ necessario un vero e proprio contributo.

CONCLUSIONE
Abbiamo visto che gli chèque-vacances provocano nuovi flussi turistici, ma solo in parte fuori stagione e sono utilizzati da famiglie di reddito medio addirittura leggermente superiore alla famiglia tipo francese.
L’indagine sotto sintetizzata dimostra chiaramente quanto sia necessario concentrarsi sugli anziani, i genitori single, gli operai e in genere il quarto della popolazione con reddito più basso, sui disoccupati e gli abitanti delle campagne.
In conclusione, possiamo dire che il sistema francese degli chèque-vacances si è rivelato un ottimo esempio di come il turismo sociale sia una necessità, possa alimentarsi grazie al suo stesso successo e favorire lo sviluppo di tutto il settore turistico.
ANCV calcola che per ogni euro di chèque-vacances siano spesi altri tre euro a carico delle famiglie, per cui, considerando che almeno un terzo delle famiglie non avrebbero viaggiato e considerando che il giro d’affari degli chèque-vacances supera il miliardo di euro, gli chèque-vacances portano all’economia francese un fatturato aggiuntivo pari a non meno di un miliardo e 400 milioni di euro l’anno.
Questo solo fatturato completamente aggiuntivo produce imposte per lo stato di gran lunga superiori alle esenzioni contributive e fiscali che favoriscono la diffusione degli chèque-vacances.

Di Tito Livio Mongelli

Non abbandonate il vostro cane. Ma chi vi chiede di farlo!


Buoni Vacanza: qualche chiarimento

Si legge sui giornali di questi giorni che i Buoni Vacanza per le famiglie italiane stanno avendo un grande successo.

LA PRIMA
           Che l'idea non è della rossa ministra MVB, ma ci hanno lavorato per anni importanti studiosi del turismo come Benito Perli della Fitus (Federazione Italiana per il Turismo Sociale) e anche il compianto prof. Franco Garbaccio a cui dedico questo post. Ecco cosa scriveva nell'aprile del 2007 per il quotidiano "Il Denaro ": … è con pazienza, sapienza e passione che, (Benito Perli) con i suoi amici, è riuscito a realizzare un progetto, i buoni vacanza che per il turismo italiano può considerarsi epocale, perché potrebbe rivoluzionare modi di gestire sclerotizzati dalla consuetudine. I buoni vacanza, che in Svizzera, Francia e in altri Paesi sono da decenni una realtà, nel nostro paese sembravano un sogno, pur interessando la maggior parte della popolazione.

LA SECONDA
      Per realizzare quel sogno, Perli e la Fitus hanno impiegato più di quindici anni.
[...] Poi il 27 maggio del 1997, Perli, a nome di tutte le organizzazioni interessate al turismo presentava un documento, redatto sotto forma di proposta di legge, per il “sostegno alla domanda turistica” con iniziative finalizzate a “facilitare l’accesso alla vacanza a fasce sempre più ampie di  popolazione” con l’emissione di “buoni vacanza famiglie”, spendibili in strutture convenzionate ricettive, di trasporto, dei distributori di carburante, ecc.
Un passo verso l’adempimento della dichiarazione dell’Ue che riconosceva il turismo quale “diritto irreversibile di tutti i cittadini”.

Bene, tutto questo succedeva 4 anni fa.
Oggi i Buoni Vacanza sono una realtà, ma come funzionano?
Si può andare sul sito buonivacanze.it si fa la richiesta, che è immediata, si seguono le tabelle del reddito e del nucleo familiare e il gioco è fatto.
Si ottiene così una ricevuta da presentare agli sportelli di Banca Intesa SanPaolo per avere il voucher da spendere in strutture turistiche in Italia.

L’ESEMPIO 
Un esempio: la mia famiglia è composta da 3 persone, il nostro reddito rientra nei 20mila euro annui e così possiamo richiedere un massimo di 1.020 euro.
Richiedo 1000 euro, di cui 450 verranno finanziati dal governo e 550 li devo mettere io: ovvero io vado alla banca, pago 550 euro e mi danno un buono da 1000.

L'unico problema è questo: ma chi ce li ha 550 euro da spendere oggi per una vacanza da fare entro giugno? 
Troppo facile dire che l'iniziativa sta andando benissimo...

500 MILIONI DI INDOTTO CON 5 MLN DI EURO (LO DICE LEI)
… Poi la Brambilla se li è fatti suoi quasi come se l’avesse inventati lei, e la sua iniziale “sparata” fu che i primi 5 milioni …: “"Grazie ai buoni vacanze stimoleremo un giro d'affari nel settore turistico che si aggira intorno ai 170 milioni per le sole strutture ricettive. Mentre considerando anche ristoranti, centri sportivi, servizi di trasporto e musei l'indotto sarà di circa il triplo".
Quindi 500 (cinquecento) milioni di euro compreso l’indotto, e praticamente 100 volte di più di quello che hanno stanziato.
Dico, ma siamo matti (?), chi ha insegnato la matematica o il commercio a quella li?

E L’OPPOSIZIONE SAI CHE FA?

Comunque sia, l’opposizione al Governo non disse nulla (ettepareva) perché probabilmente assiduamente impegnata nel caso del Bunga Bunga o qualch’altro di quella levatura (ma non noi).
Però ultimamente il resp. del turismo del PD, l’Armando Cirillo, “ben” coadiuvato dalla parlamentare Elisa Marchioni, hanno fatto una proposta di legge per incrementare e ben analizzare sul modello francese i BVI, solo che …
Solo che hanno sbagliato quasi tutto, e vale a dire che la legge in Francia non è datata 1985 bensì 1982 (poco male per carità); che chi ha usufruito in Italia dei BVI non sono 7.000 come da loro dichiarazione, piuttosto (8.371 nel 2010 e 8.444 nel 2011) 16.815; che in Francia non sono stati erogati un miliardo e 400 milioni di euro per questa pratica, ma “solo” 1mld e 260mln di euro (2010).
E se l’alto grado delle loro conoscenze è questo, immaginiamoci pure il resto della proposta.
E la storia continua, cari amici lettori; Sparta piange, Atene non ride, e a noi non resta che incazzarci (indifendibili) e senza possibilità di far sentire la nostra voce.


P.S.: Di quello che succede in Francia, Svizzera e negli altri Paesi dov’è in vigore il Buono Vacanza ve ne parlerò la prossima volta, sennò facciamo notte.
Poi vedrete un po’ voi la differenza tra loro e … noi.

venerdì 26 agosto 2011

In Liguria il turismo va male, ma naturalmente nessuno si dimette anzi, tra di loro si dicono bravi e migliori di altri. Ma che è?

Caro Massimiliano,

i turisti stranieri non hanno per nulla salvato il turismo ligure, forse per spesa, ma se andiamo a ben vedere, non è neanche una gran bella cosa.
E i dati che l’assessore al turismo ligure, Angelo Berlangieri, ha elencato sul tuo giornale, si differiscono completamente da quelli forniti dalla Banca d’Italia, che a parer mio e non solo, sono certamente più veritieri (quest'ultimi).
Ci sarebbe da chiederci il come riescano (ma è facilmente comprensibile) a far apparire sempre tutto rose e fiori quando invero sono sterpi e anche belli secchi, ma conoscendo molto bene l’andazzo del tipo “tutto va bene Madama la Marchesa” oramai generalizzato per quasi tutto lo stivale, non mi resta d’aggiungere che i dati e le statistiche sono invero una cosa seria, e se usate bene e con precisione, sono uno strumento di notevole utilità.
Lo sa per esperienza chi, come me, si è trovato molte volte a doversene servire per motivi di studio e di lavoro.
Le statistiche non uccidono (se non in alcuni casi, come quando sono l’origine di un errore medico o della mancata prevenzione di un disastro), ma l’informazione è un’arma che spesso è usata come tale.
Solitamente in Italia e non solo, questi vengono “camuffati o buttati giù alla moda del due per tre” per mantenere i careghini nonostante …, oppure per farsi belli nonostante …, o eccetera eccetera nonostante.
Le statistiche sono uno strumento dell’informazione e anche per ingannare gli avversari con numeri falsi o manipolati.
Diceva Winston Churchill: «le sole statistiche di cui ci possiamo fidare sono quelle che abbiamo falsificato».
Ma è con le statistiche vere che si vince avendo informazioni migliori, più attendibili e perciò più utili.
Accade spesso che un dato, una notizia o un’opinione, arbitrariamente o incautamente pubblicata da uno, sia ripresa acriticamente da altri e abbia un’enorme diffusione senza alcuna verifica sull’attendibilità della sua origine. 

Come in questo caso quando un’informazione viene riportata pari pari a come te la dicono e talvolta una “bufala” può sopravvivere per millenni (per esempio non c’è mai stata alcuna prova attendibile che Nerone avesse incendiato Roma … o che negli ultimi 5 anni il turismo straniero in Liguria è aumentato a dismisura), permettendo l’auto glorificazione agli interessati.
C’è un’efficace sintesi di questa sindrome in un’osservazione di Alessandro Manzoni. «Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».
Insomma dalle statistiche del turismo si può imparare, ma ce ne sono troppe sbagliate, ingannevoli o male interpretate.
Per evitare di essere confusi o imbrogliati non occorre avere una laurea in matematica o conoscere in profondità i complessi fattori della significatività statistica, m basta sapere che prima di fidarci dei numeri è meglio capire se hanno un senso e, se ce l’hanno, quale può essere un credibile significato.
In Francia l’INSEE ha dimostrato che ce la si può fare, ma il problema qui in Italia è a monte.
Infatti credo che siano le istituzioni che forse non lo vogliono, per poter poi dare ciò che meglio l’aggrada.

I DATI DELLA REGIONE
Oggi sul tuo leggo che Berlangieri dichiara il “flop” del Ponente e che nei primi cinque mesi: “ Nel 2010 gli arrivi sono stati 1.227.000 e le presenze 4.006.610, mentre quest’anno gli arrivi sono stati 1.269.000 e le presenze 3.934.000”.
Peccato che non sembrerebbe vero per niente.

I DATI DELLA BANCA D'ITALIA (VEDI SCHEMA SOPRA)
Infatti nei primi cinque mesi (fonte Banca d’Italia): “Nel 2010 gli arrivi sono stati 2.211.000 e le presenze 3.393.000, mentre quest’anno gli arrivi sono stati 2.539.000 e le presenze 2.951.000”.
Mentre il Ponente (Savona e Imperia) non hanno avuto assolutamente questa debacle annunciata.
Vedi schemino fornito dalla fonte dove in primis si nota il disastro turistico della città di Genova, altroché le tante belle parole di auto elogio sentite da tempo.
Ma esaminando questi dati (quelli più autorevoli della B. d’I.) si evince che gli stranieri che sono arrivati in Liguria vi hanno sostato in media 1 giorno e poche ore, e la disamina a occhio anche profano, è che è stato completamente ceffato il piano di marketing.
Pertanto la dichiarazione della Patrizia De Luise, il presidente regionale Confesercenti, non può orizzontarsi sul:”Va certamente apprezzato il buon lavoro fatto per la promozione del prodotto turistico Liguria all’estero che presenta dati significantemente positivi”.
Ma buon lavoro e positivi decchè, se pur arrivando più stranieri, in Liguria ci sono rimasti di meno?
E qual’è la grande bontà di “pacchetti” turistici che sono stati offerti ai turisti stranieri per farli sostare un giorno solo?
Ma per piacere!
E ben fa l’Americo Pilati, il presidente di Federalberghi Liguria, a sostenere che non puoi fare una comparazione tra il Ponente ed il Levante, essendo le due realtà diverse sotto l’aspetto della lunghezza dei soggiorni.
Come pure mi piace (per modo di dire) la sua (di Pilati) di creare un’associazione di 150 albergatori virtuosi che diano alla Regione il dato mensile reale delle presenze, incassi e personale impiegato.
Probabilmente non sa che già si fa o si dovrebbe fare.
Ma perché non agire come a Rimini o nel Trentino dove tutti, da albergatori, B&B e via cantando, questi dati li danno entro le ore 24, a chi di dovere attraverso il web?
E per finire vorrei rimarcare che il turismo è una cosa seria, mentre i dati e le statistiche … pure.
Loro?
Non lo so!
Ciao

giovedì 25 agosto 2011

Complimentoni signora Ministro Michela Brambilla, complimentoni

Prima di parlare della fotografia (rubata dal blog di frap1964 che come al solito c’ha fatto un sapientissimo post) e che capeggia nella pagine Facebook della Michela Brambilla (aggiornamento alle ore 13:30 del 26/08/2011: la foto è stata rimossa ... finalmente), un po’ di spiegazione sul galateo (Wikipedia).
In italiano il termine galateo definisce l'insieme di norme comportamentali con cui si identifica la buona educazione: è un codice che stabilisce le aspettative del comportamento sociale, la norma convenzionale.
Sinonimi sono etichetta e bon ton.
Il nome galateo deriva da Galeazzo Florimonte, vescovo di Sessa Aurunca che ispirò a monsignor Giovanni della Casa quel celebre libro del viver civile, il Galateo overo de' costumi, primo trattato sull'argomento pubblicato nel 1558.
In molti paesi il termine impiegato è connesso con l'italiano etichetta, lo spagnolo etiqueta e il francese étiquette.
È molto suggestiva, anche se non corretta, l'etimologia popolare della parola etichetta come diminutivo di etica (quel ramo della filosofia che si occupa di ciò che è buono, giusto o moralmente corretto): viene infatti spontaneo pensare che si tratti di un'etica "minore" applicata non ai grandi problemi della vita morale, ma ai semplici problemi della vita di ogni giorno.
In generale, il galateo è un codice non scritto, anche se può in alcuni casi dar luogo a codificazioni scritte.

A questo punto che dire?
Beh, forse che l’immagine che da tempo staziona nelle pagine Facebook del Ministro (Turismo) della Repubblica italiana, parli da sola.
E complimentoni alla signora Ministro, un gran bell'esempio di educazione e civiltà, anche da parte di Monsignor Giovanni della Casa.

mercoledì 24 agosto 2011

Marzotto e Rubini, ve la do io la Cina

L'aumento dei redditi della classe media e la notevole odierna libertà un tempo repressa ai cinesi di poter vedere il resto del mondo, farà della Cina il mercato più importante del turismo in uscita per il prossimo decennio.
Quindi la crescita del reddito disponibile e l'esposizione costante dei paesi stranieri in televisione hanno contribuito ad un aumento del turismo verso l'esterno.
E un indizio di grande interesse dell’andazzo è stato l'aumento del numero delle agenzie di viaggio nate nelle principali città cinesi.
Dalle 6.222 nel 1998 alle 11.552 nel 2002 (attualmente dovrebbero essere su numeri che lambiscono le 20mila unità ma non ho conferma), che hanno accompagnato un aumento del numero dei turisti cinesi che si recano all'estero da 3,2 a 10,1 milioni.
Questi semplici dati a occhio attento (anche uno solo e pur con poche diottrie), avrebbe dovuto permettere ai “professoroni del turismo nazionale”, quelli che elargivano (e ancora lo fanno) sapienza da tutti i pori alle folle acclamanti nelle varie giornaliere riunioni, meeting, convention, congressi e vattelappesca nel turismo, che andava fatto subito un qualche piano di buon marketing in quel Paese, e invece …
E invece loro facevano le riunioni, i meeting, le convention eccetera eccetera, e quello che fanno adesso non è molto distante da allora.
Che se hai la "sfiga" di ascoltarne una, stai pure tranquillo che nella seconda non sentirai niente di nuovo. Figurati la terza e così via fino al tira a campà.
Comunque la percentuale di cinesi che si sono recati all'estero per "motivi privati" è aumentata costantemente durante questo periodo dal 38,1% al 60,8%, mentre quasi tutta la crescita è avvenuta nelle agenzie di proprietà cinese, che passarono dalle 4.910 alle 10.203 unità, mentre le agenzie di viaggi internazionali in Cina rimasero poco più di 1.300 (in aumento però).
La crescita del turismo cinese è fenomenale.
A metà degli anni 1990, solo circa 500.000 i cittadini cinesi hanno visitato paesi esteri, mentre le stime di quest'anno, secondo l’Accademia del turismo cinese dicono che il totale supererà i 57 milioni.
Ma solo circa il 6 per cento di questi verranno in Europa.
C’è da dire, fatto non trascurabile anzi, che i cinesi in media spendono € 718 (USA $ 1.240) pro capite per l'acquisto, al netto degli alimentari e degli alberghi, durante il loro viaggio in Europa, quindi un terzo di più di un normale turista americano o giapponese.
Però non tutti i commercianti europei traggono vantaggio da questa miniera d'oro.
La lobby degli alberghi parigini snob di tutto il Place Vendome rimangono ad appannaggio degli europei o dei giapponesi, e nei ristoranti costosi di Parigi non ci sono molti clienti provenienti dalla Cina.
Anche perché la maggior parte dei turisti cinesi arriva con pacchetti turistici e in genere visitano fino a cinque paesi europei in 10 giorni, rimangono in alberghi a buon mercato che sono già compresi nel prezzo vacanza, e il cibo non è al vertice delle loro priorità, come invece è l’abbigliamento.
Una recente indagine ha rivelato che solo il 10 per cento di tutti i visitatori cinesi che giungono nel Vecchio Continente hanno nelle loro priorità il nostro prodotto alimentare.
E anche quelli che abbastanza avventurosi per farlo, ci vanno solo una volta, scegliendo però alimenti che imitano vagamente la cucina cinese: frutti di mare a Parigi, stinchi di maiale in Germania o in pasta in Italia.
Una delle ragioni di questo comportamento è culturale: molti di loro sono nel loro primo viaggio all'estero e non parlano le lingue locali.
E nei ristoranti (anche quelli d’elite) rarissimamente viene fornita la traduzione in lingua cinese … alla moda degli eterni imbecilli.
Né si trovano tariffe attraenti.
In sostanza, i cinesi non considerano gli alberghi o i ristoranti come parte della loro esperienza di vacanza, ma lo fanno con la merce europea, usandola come status symbol.
Cosa c'è di più importante di un orologio svizzero che dura molto più tempo di una vacanza e ti rimane anche quando questa è finita?
Questo significa che i beneficiari principali sono chiaramente i produttori europei di lusso. Francesco Trapani, amministratore delegato di Bulgari, individua gli acquirenti cinesi come "un grande fattore" nelle vendite europee del gioielliere italiano.
La casa di moda Gucci sostiene che più di un quinto di tutti i suoi clienti sono turisti cinesi, mentre nel caso di Burberry, la società britannica conosciuta per i suoi abiti plaid-fantasia, i cinesi sono responsabili di un terzo delle sue vendite a Londra.
E Louis Vuitton a Parigi?
Anche!
Inoltre tutti i produttori di lusso europei operano con dei propri negozi in Cina, ma gli stessi prodotti acquistati in Europa sono in genere un terzo più economico e, con così tanti falsi sul mercato cinese, niente sostituisce la soddisfazione di sapere che un oggetto costoso è stato acquistato alla fonte e pertanto è originale.
Poi la mancanza della più elementare forma del saperci fare, la qualità, ci fa fare una marea di brutte figure.
Infatti un effetto collaterale del flusso di turisti cinesi, è che a volte visitatori provenienti da altri paesi asiatici sono scambiati per loro.
Ad esempio una famiglia di Singapore, che la settimana scorsa è entrata in un negozio di cosmetici Sephora a Parigi, non si è divertita per niente nell’essere accolta con un allegro "ni hao '" da parte del commesso.
Oppure quando a dei Coreani in visita, il cameriere del bar ha automaticamente dato a loro il menu stampato in cinese (uno dei pochi che lo fa … sbaglia).

Ma nessun problema poiché il profilo e il comportamento dei turisti cinesi saranno suscettibili del cambiamento nel tempo.
La storia insegna o dovrebbe insegnare… tranne che a quei “professoroni nazionali” di cui accennavo sopra.
Infatti, quando i primi turisti giapponesi arrivarono in Europa nel 1970, questi evitarono il prodotto alimentare europeo, perché ritenuto troppo grasso, e usarono la maggior parte del proprio denaro per i beni di lusso.
Oggi, tuttavia, la maggior parte turisti giapponesi sono dei singoli viaggiatori che diffondono i loro soldi più liberamente su altri beni e servizi, e lo stesso è accaduto con i coreani circa un decennio fa.
Attualmente molti governi europei stanno lottando per ottenere una cospicua fetta di quella torta in continua espansione del turismo cinese.
La Spagna, che ha ottenuto solo 90.000 turisti cinesi lo scorso anno, ha inviato Miguel Sebastian, ministro del turismo, a Pechino alla fine del mese scorso per sopperire la mancanza di un buon piano di marketing e delle innovative strategie turistiche.
Mentre la Gran Bretagna, sta progettando di lanciare una nuova campagna pubblicitaria.
I sondaggi indicano che molti cinesi sono affascinati dalla Gran Bretagna, se non altro perché vogliono capire come una piccola isola che una volta gestiva un potente impero e che … ma, dal momento che in Gran Bretagna gli obblighi dei visti sono diversi da quelli di altre nazioni europee, la maggior parte dei cinesi preferisce limitare il proprio viaggio nel continente, per adesso, poi …
La Francia rimane, di gran lunga, la loro meta preferita.
E l’Italia?  
Beh, l’Italia a parte le percentuali della Brambilla che combinazione non corrispondono a quello che dicono i cinesi sul loro outbound, ha appena articolato il progetto “Italy comes to you” per i Paesi del Bric, e per la Cina sono state scelte le città di Canton, Pechino e Shanghai con degli eventi nei prossimi due mesi.
Speriamo solo che li sappiano fare e non come quella “bella trovata” del Magic Italy in Tour dove tra l’altro (e ben grave) è stata addirittura sbagliata la traduzione in lingua inglese di queste sole quattro parole visto che … quella giusta è: Magical Italy on Tour.
Speriamo bene!

martedì 23 agosto 2011

Chissà se la Brambilla ha sentito il discorso del Presidente Giorgio Napolitano e se l'ha capito?

Quel 20 gennaio del 1981 a Washington c’ero e quando ier l’altro ho sentito le parole del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un po’ (tanto) m’hanno ricordato quelle che udii allora.
Un gran fervore da pelle d’oca che non conoscevo più e che m’ha fatto un immenso piacere poter ritrovare.

IL DISCORSO DI RONALD REAGAN
A quei tempi s’era in un periodo di grande crisi negli States (diciamo com’è adesso per quasi tutto il pianeta) e quel suo (di Ronald Reagan) “ In this present crisis, government is not the solution to our problem; government is the problem (Nella crisi presente, il governo non è la soluzione al nostro problema; il governo è il problema), e pur non essendo tanto ferrato in politica mi suonò come una dolce melodia.
Hei un momento, il discorso che seguì fu imperniato sul fatto che repubblicani e democratici, fino a quell’attimo, pensavano più a farsi la guerra che a produrre benessere per i propri cittadini, e quindi il perno del discorso era quello di darci tutti insieme ‘na mossa.
Ma ora un po’ di storia che non guasta mai.

I RISULTATI DI QUEL DISCORSO
Quando Reagan entrò in carica, l'inflazione era all'11,83%.
Ma già dai primi mesi, l’allora Presidente degli USA cercò di risollevare l'economia americana dalla lunga stagnazione avvenuta sotto Carter.
Egli era un convinto sostenitore di una nuova teoria economica chiamata supply-side economics o "Reaganomics", e questa si basava sulla Curva di Laffer, un modello che studiava la relazione fra aliquota e gettito fiscale: supponendo che, quando le tasse sono pari a 0, le entrate sono 0, e che, quando sono pari a 100, il gettito è sempre 0, in quanto ogni attività economica viene paralizzata.
E tra questi due punti deve esserci un punto in cui le entrate sono al loro massimo; in quel punto aumentare le tasse farebbe paradossalmente diminuire le entrate.
Reagan, quindi, era convinto che le tasse americane fossero troppo alte, e una loro diminuzione avrebbe portato ad una crescita delle entrate e a maggiori investimenti, con un effetto benefico per l'economia.
Già nel 1981 riuscì a far approvare al Congresso una drastica riduzione delle tasse: il 25% in 4 anni. Ma questa sua politica, assieme al pesante aumento della spesa militare e nonostante il taglio di 25 miliardi di dollari destinati alle politiche assistenziali per i più poveri in nome della lotta alle frodi (toh, guarda un po’), provocò un forte incremento del deficit, che tra il 1981 ed il 1982 raddoppiò, aumentando per tutti gli anni '80 così come il deficit nella bilancia dei pagamenti.
Comunque, la diminuzione delle tasse aumentò i consumi e contribuì ad invertire la congiuntura economica e dal 1982 al 1990 gli USA conobbero un periodo di crescita economica ininterrotto.
E per darci un taglio, posso tranquillamente affermare che non s’andò poi così male, anzi.
Ma quello che più mi rimase impresso fu il magnifico discorso di Reagan, da cui trasparì la verve, l’interesse ed il convincimento che finalmente s’era arrivati ad un punto di rinascita.
E così avvenne.

IL DISCORSO DI GIORGIO NAPOLITANO
Ebbene, come detto, ier l’altro il nostro Presidente Napolitano me l’ha ricordato; stessa verve, stesso convincimento e stesso di tutto, almeno per me.
Forse se devo obbligatoriamente effettuare una critica sul tipo Tutto sbagliato tutto da rifare, beh, questa è dovuta al fatto che questo ragionamento sarebbe dovuto avvenire magari due o tre anni fa.
Ma seguendo il “non è mai troppo tardi”, la va bene anche così.
Le parole di Napolitano sono state, tanto per darci un taglio, divisibili in tre dissertazioni per me.
Il primo, quando si è domandato “perché le forze di maggioranza e di governo sono state dominate dalla preoccupazione di sostenere la validità del proprio operato, anche attraverso semplificazioni propagandistiche e comparazioni consolatorie su scala europea”.
In sostanza, una critica ferma per aver nascosto di fatto la crisi.
Capito Brambilla?
Allo stesso tempo, però, Napolitano non ha risparmiato poi una stilettata al centrosinistra con: "Possibile che da parte delle forze di opposizione, ogni criticità della condizione attuale del paese sia stata ricondotta a omissioni e colpe del governo, della sua guida e della coalizione su cui si regge?"
A cui mi permetto di aggiungere che s’è perso più tempo in stronzate (questa volta lo scrivo per intero) sulla falsariga di Bunga Bunga, trans trans e tira a campà, che su cose pertinenti allo stato attuale e recente passato della crisi mondiale.
E questo serva di lezione anche per noi che tra dx e sx non ce le siamo elemosinate di certo.
Il terzo punto è arrivato quando Napolitano ha invitato i giovani a scendere in politica.
"C'è bisogno di nuove leve e di nuovi apporti ha detto il Capo dello Stato - non fatevi condizionare da quel che si è sedimentato in meno di due decenni: chiusure, arroccamenti, faziosità, obiettivi di potere, e anche personalismi dilagante in seno ad ogni parte".

L’OPINIONE E CHILLALLA’
Qui è veramente dura poiché le cariatidi della politica difficilmente lasceranno il careghino alle nuove leve.
In poche parole il nascondere la crisi e dire che il tutto va bene (compreso il turismo che del Pil nazionale ne è una gran bella fetta) non è servito ad una benemerita mazza; ma credo che la ministra non raccoglierà l’invito del Presidente (anche se spero proprio di si, staremo a vedere i prossimi dati e le statistiche se rispecchieranno finalmente la verità) ad essere un po’ più sinceri e magari a farsi aiutare anche dagli altri; altri che però (in gran percentuale) pensano più alle str … anezze (‘sta volta faccio il gentile) di poco conto e che servono solo per screditare senza niente di costruttivo.
E poi i giovani, cavolo, che se per caso venissero abbinati alla meritocrazia … e chi ci ferma più.
In definitiva il mio augurio è quello di sentire da quelle “bocche” solo dei dati veritieri e tanto e tanto di più … turisticamente parlando naturalmente.

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