martedì 30 aprile 2013

La tua opinione del nuovo ministro della Cultura e del Turismo, Massimo Bray, è buona?


All’atto della nomina dei ventuno ministri da parte del Premier Enrico Letta, e non appena udito il nome di chi si sarebbe dovuto occupare della Cultura e del Turismo, è dato per certo che il cento per cento è corso immediatamente a cercare chi fosse quel “Lui” sulle pagine dei vari motori di ricerca sul web.

Personalmente ho anche sbagliato il cognome, infatti, digitai Massimo Bray con la “i” e non con la “y”.

Chiaro che Google mi abbia immediatamente corretto l’errore e ho cominciato tutto d’un fiato a leggerne le conoscenze e le esperienze in quei dati settori.

Uno sconosciuto per il turismo e poco più per la cultura … quasi!

Salvatore Settis ha scritto che una serie di ministri per i Beni culturali come Sandro Bondi, Giancarlo Galan e Lorenzo Ornaghi, se fossero vissuti ai tempi fiorentini nel Quattrocento, sarebbero riusciti a insabbiare il Rinascimento.
Ce la farà ora il non molto noto Massimo Bray a invertire questa tragicomica tendenza?

C’è purtroppo qualche motivo di dubitarne.
Ernesto Galli Della Loggia ha oggi spiegato sul «Corriere della sera» (in un articolo per lui insolitamente duro ed esplicito) perché la scelta di Bray appare infelice.
In sostanza, dice Galli Della Loggia, nessuno avrebbe mai pensato a Bray per il suo ruolo di direttore editoriale della Enciclopedia Treccani: se oggi Bray è ministro dei Beni culturali è solo perché è una sorta di super-segretario, factotum e uomo di fiducia di Massimo D’Alema e Giuliano Amato (l’attuale presidente della Treccani), per i quali dirige Italianieuropei, rivista della loro comune e omonima Fondazione. 

L’articolo di Galli Della Loggia è dunque da sottoscrivere parola per parola, ma fa un po’ sorridere per il tono stupito.

In che direzione andrà il nuovo ministro?
È presto per dirlo, ma già la nomina dei sottosegretari aiuterà a capirlo.
Mentre non aiuterà di certo la perenne titubanza che si legge sul web nei social da parte dei presunti “professionisti” del settore, cultura e turismo, e quel “belin” di … speriamo, speriamo e ancora speriamo.
Ma per piacere!

Alcuni segnali appaiono fin da ora negativi, altri timidamente incoraggianti. Pessima, è per esempio, la convivenza con un Flavio Zanonato allo Sviluppo (un sindaco di Padova che promuove la cementificazione della sua città incurante dei rischi che corre perfino la Cappella degli Scrovegni di Giotto) e con il grande apostolo del cemento Maurizio Lupi, ministro per le Infrastrutture. 
Come dire che Bray si troverà a dover difendere il paesaggio innanzitutto dai suoi stessi colleghi di governo.

Ma le insidie sono anche interne.
Infatti, invece che fonderlo con il Ministero dell’Ambiente (l’unica vera prospettiva), o lasciarlo da solo, il Mibac è ora di nuovo appaiato al Turismo, del quale Bray ha ricevuto la delega.
Capisco che una delle maggiori credenziali del salentino Bray è il rilancio dellaNotte della Taranta, ma questo accostamento rischia di essere un grosso pericolo.

La retorica del patrimonio storico-artistico come petrolio d’Italia (una retorica nata, non a caso, nella stagione craxiana di cui Amato, principale di Bray, è l’unico vero sopravvissuto) ha fatto infiniti danni: invece di sviluppare una vera e sana economia culturale ha condannato il patrimonio ad un assurda bipartizione tra iper sfruttamento commerciale di pochi monumenti-simbolo e degrado mortale di tutto il resto.

E in più ha fatto dimenticare che il progetto della Costituzione sul patrimonio e sul paesaggio non è quello di renderli fonte di reddito e strumenti del dio mercato, ma invece leve per la costruzione dell’eguaglianza e della cittadinanza attraverso la conoscenza.

D’altra parte, leggendo il blog di Bray sull’Huffington Post è possibile trovare invece affermazioni condivisibili.
Per esempio questa: «Non c’è futuro, infatti, per un paese che non sa prendersi cura delle testimonianze del suo passato, porre freno alla devastazione del suo territorio, tutelare il patrimonio artistico di cui è custode e la cui salvaguardia deve diventare il segno di un profondo cambiamento nelle scelte di governo. Non vorrei ascoltare nessuna obiezione “politica” alla proposta che il prossimo governo s’impegni, in uno dei primi provvedimenti, a indirizzare tutti gli sforzi e le risorse necessarie a restaurare Pompei e a fare di questo straordinario monumento, il simbolo della rinascita del Paese».

Solo belle parole?
Lo capiremo assai presto.
Intanto buon lavoro ministro Bray … ma senza speriamo.
Fallo e “sallo” … nonché sapevatelo anche voi!



Quasi tutto di Tomaso Montanari e il resto di me.


lunedì 29 aprile 2013

Quando nella macedonia non ci si vuole mettere il "mandarino"


Eh sì, la genialità o la pur semplice intelligenza non si comprano da nessuna parte, e di negozi che reclamizza la cosa, non ce n’è.

Diffidate delle imitazioni o presunte tali, neh!

E per attestare la cosa prendo ad esempio due siti che pubblicizzano l’Expo milanese del 2015.

Da una parte il sito “istituzionale” della città di Milano, della Provincia, della Regione lombarda, della Camera di Commercio di quella città, del Ministero dell’Economia e delle Finanze con una schiera di soci da far paura per la loro autorevolezza e importanza.

E dall’altra “Milan Expo Tours” della Mikaela Bandini del cantforget.it{aly} che non dispone altro che delle sue stesse forze, intelligenza e genialità.
Beh, è una cosa anche normale per chi fa questo mestiere, altrimenti sarebbe più opportuno farne un altro, oppure esercitare per quelli che ho scritto di sopra.

Bene, detto questo, apro il sito “istituzionale” e l’occhio mi cade inesorabilmente sulla parte in alto a destra, quella razione, dove notoriamente sono poste le lingue con cui si può tradurre il sito?

E che ci vedo?
Italiano, inglese e francese.
E di quel “mandarino” di cui molti proclamano in oltre un milione di presenze … manco per sogno.

Si va beh, c’è sempre il traduttore di Google che un aiuto può darlo, ma avete mai provato a usarlo per qualche sito cinese, inglese o di qualsiasi idioma esistente nel mondo?
Qualcuno potrà sicuramente dire che quel traslatore è sempre meglio di due ditate nell’occhio, e non posso che dargli ragione nello specifico caso, ma che diamine …

Poi apro il sito della Mikaela Bandini, “Milan Expo Tours”, e con lo sguardo corro di botto nella medesima posizione, e il “mandarino” c’è.

Inutile dire che qui mi fermo di colpo e che in verità ci sarebbe molto altro da dire sulle differenze tra i due in merito alla professionalità, alla genialità e via cantando.

Pardon e cercatele voi, io oggi ho troppo da fare e di tempo per farmi dell’altro sangue marcio non ne ho e non ne voglio avere.

That’s all!

P. S.: Ma si può?
P. P. S.: E non avrebbero fatto meglio a farsi aiutare da chi queste cose le sa fare meglio di loro?
P. P. P. S.: Sì, lo so, siamo in Italia!

Mikaela Bandini di cui non sono il solo a ... ved. qui ... che sembra sia un luogo comune.






domenica 28 aprile 2013

Massimo Bray (Ministro della Cultura e del Turismo) Boss o Leader?


Ministro Massimo Bray, non conosco la Sua storia (la sto leggendo sul web per capirne qualcosa) e non voglio assolutamente inviarLe una lettera aperta come di certo non Le mancheranno.

Lettere aperte di tutte le razze che spiegheranno i personali e i propri punti di vista per il rilancio della Cultura e del Turismo in Italia, ma per lo più atte per mettersi in (Sua) vista e per ricevere l'approvazione degli altri.

Non è roba che fa per me.

Farò quindi un Bignami di un solo minuto, poiché di quello che c’è da fare lo sanno anche i sassi, considerando che sono oltre trent'anni che non si fa che peggiorare questo settore.
E questo nonostante tutte le "supposte" medicine che i presunti "gran saccenti" di turno non hanno mai saputo attuare, perdendo così per strada le medicine, ma mantenendo le sopraddette "supposte" per gli operatori italiani di questo comparto.

Il miglior augurio è che Lei sia e possa essere, nello svolgimento del delicato impegno appena ricevuto, una persona esageratamente onesta, coscienziosamente saggia e tremendamente giusta, mentre tutto il resto è stato, è e sempre saranno, solo parole e fiati al vento.

La vede l’immagine sopra?
Ebbene, ne prenda il più grande esempio.

That’s all!


P. S.: Di Boss ne abbiamo e ce ne sono anche troppi ... i quali hanno come prerogativa migliore quella di circondarsi di ancor più capre leccanti in cerca di "sale" ("sale" da tradurre anche in lingua inglese), mentre di veri leader non se ne vede manco la più piccola ombra.

P. P. S.: Benjamin Franklin diceva che i saggi non hanno bisogno di consigli ma che sono solo gli sciocchi a non tenerne conto.







sabato 27 aprile 2013

Bolle, sfere e palle



Riassunto delle puntate precedenti       


Lui, Robert Piattelli, del BTOedu che insieme ai colleghi Roberta Milano e via cantando, “dovrebbero” essere i creatori del sito ilgovernodelturismo.it, dice che la Struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia l’ha sovvenzionato con 20.000,00 euro (il che cosa diamine sia quel ilgovernodelturismo.it è scritto qui, poi quo, quindi qua, anche paperino e gamba di legno)

Lei, Flavia Coccia, presidente della Struttura di missione e bla bla bla, dice che non è vero e che quindi non ha sovvenzionato nessuno, poi però sembrerebbe che dica di si, e va a finire che alla fin fine io non c’ho compreso una benemerita mazza.
O forse c’ho capito anche troppo … va beh, andiamo avanti.

Però una cosa l’ho subito capita, e vale a dire che Lei, la Flavia Coccia, ha dichiarato (anzi scritto, ma scrivere o dire è la medesima cosa) che con gli altri (quelli del BTO) non ha rapporti personali.

L’altro, Stefano Landi, presidente del SL&A, e quindi proprietario di un logo che appariva dapprima al fianco del BTOedu sul sito il governodelturismo.it ma che nottetempo è sparito di botto, non dice niente.
Mistero misterioso o cavolata pazzesca?

Lei, Flavia Coccia e l’altro, Stefano Landi, hanno avuto e hanno tuttora molti rapporti lavorativi (ved. il qui, quo e qua con paperino e gamba di legno appresso, linkati di sopra).
Lui, Robert Piattelli, sulla cosa non dice niente.

E mo vediamo di capire un po'





 
















Di Frap1964 (Magic Italy blog) e di me nella prima parte




Questo blog sarà chiuso per tristezza per le prossime 24 ore

Non posso dire altro perché ho dato la mia parola (che ci posso fare se sono all'antica), ma non appena saprete il nome del prossimo Ministro o sottosegretario al Turismo, probabilmente anche molti di voi si troveranno nella mia stessa condizione.

Immensa tristezza e un pazzesco dolore.

Ho pensato così di chiudere il blog per 24 ore.

Non risponderò ai commenti.
Non dirò nient'altro che mi possa arrecare ancora del pianto.

E lasciatemi in pace col mio dolore.

Oggi il turismo italiano è morto per sempre.

Oppure dopo questa elezione ... chissà se toccando il basso più basso che c'è ... vuoi vedere che forse risorgerà?

Va beh, almeno ho questa speranza che non è poco, adesso però scusatemi ma torno a disperarmi e a piangere.



P. S.: E speriamo che passi.














venerdì 26 aprile 2013

E già che ci siete perché non scrivete anche alla Befana, eh?


Voi avete per caso sentito, visto o letto qualche minimo, piccolo o solo che un pur mendace accenno all’eventuale futuro ministro, sottosegretario o quello che più gli aggraderà che dovrebbe occuparsi della Cultura e del Turismo?
Io no!

E mi riferisco al Governo che Enrico Letta si appresta a varare, ai giornalisti che eventualmente potrebbero porgergli la semplice domanda, a quelli che gli girano appresso per aver anche la più sfasciata delle poltrone ministeriali … senza portafoglio, senza gabinetto e manco pure la carta igienica (si fa per dire, neh).

Niente di niente!

Mentre nel web si sprecano le lettere aperte al suo indirizzo, che come al solito finiranno, appallottolate (sempre che qualcuno le stampi) nel cestino della rumenta a lui più vicina.
Altrimenti in quello del PC (il cestino s’intende), un click e morta la.

Eppure nell’ultima campagna elettorale si era finalmente sentito (dopo decadi di assenteismo generale) qualche accenno all’importanza di questo ministero, al Titolo V che alcuni vorrebbero cambiare, al fatto che l’Italia sia il Paese più bello del mondo e che il suo patrimonio artistico … insomma, quel bla bla bla (sai che palle!) che va bene solo per gli stolti che ancora ci credono e sperano in questa gente qua.

Ormai tutti sanno che solo con queste due cose (Cultura e Turismo) ci si può togliere dalla bratta, ma niente, non c’è nulla da fare.
E mentre in tutto il pianeta terra l’hanno capito, compresi quelli del terzo (mondo), qui ci si limita a inserire della gente che di questo non s’è mai interessata e a cui probabilmente non frega una benemerita mazza.
Una poltrona ministeriale fa sempre gola, e poi riempie in maniera esagerata il proprio CV.
Poi se i risultati fanno una pena che più schifosa non c’è, beh; il “chemmefrega” sembra che rimbombi (l’eco)  perennemente in quei corridoi la.

Per non parlare dei sottoposti (al turismo), e vale a dire ai parenti, agli amici e agli amici degli amici di qui e di la, che vanno a finire per presiedere alcune di quelle stanze per grazia ricevuta o per diritto divino (pensano loro), e il risultato è quello che si vede.
E che poi danno lavoro (toh, ma guarda un po’) a quelli più furbi e ben se ne guardano di darlo a chi veramente potrebbe fare il bene di questo settore.

Parlo di quella gente con le “palle” ben impiantate e che mai si assoggetterebbero a gratificare qualcuno danneggiandone molti altri.
Gente che il settore lo conosce a menadito e che per queste cause (onestà, sicurezza e meritocrazia) ne sono allontanate immediatamente e ancor prima che possano farci un piccolissimo capolino.

Niente, manco un piccolo cenno al prossimo ministro o sottosegretario o vattelappesca del Turismo, e tutto questo mentre voi, voi cari amici del web e non solo, scrivete lettere aperte.
Ma per piacere, serve ben altro (con calma e tranquillità, ci mancherebbe anche d'altro) per mettere in testa a questa gente che così non può più andare avanti.
Serve quello che ho detto prima: uno con le “PALLE” e poi tutto il resto verrà di conseguenza.

Sapevatelo cari amici e sallo gran brava gente!







giovedì 25 aprile 2013

Il Governo del turismo (Commedia in molti atti, tempi e puntate). Questa è la numero ... belin, non mi ricordo più.

Cliccare sull'immagine sovrastante per vedere com'era



Cliccare sull'immagine sottostante per vedere ... e basta




Deduzione (presunta, per carità) di intestazione sito











C'era una volta un cuoco che ...


Ho 35 anni e da 12 faccio il cuoco.
La mattina mi alzo, saluto la mia compagna che inizia a lavorare alle otto, faccio qualche commissione e alle  nove vado al ristorante.
Mi metto la divisa nera con il nome ricamato in rosso, scherzo con i colleghi, prendo un caffè e guardo la lista delle prenotazioni, dei banchetti e dei fornitori, prima di iniziare a cucinare.

Faccio pausa dalle 15 alle 18, quando inizio il secondo turno, che dura di solito fino alle 22.
A volte finisco più tardi.
Lavoro in un albergo in provincia di Vicenza.
In cucina siamo in quattro più due lavapiatti: Eduardo, ventenne romeno e Joseph nigeriano di 35 anni arrivato in Italia via mare dalla Libia durante l’insurrezione anti-Gheddafi.
In sala si alternano in cinque, altre due ragazze romene lavorano al bar, in tre puliscono le camere, due sono alla reception e altre due al centro benessere.
Fernando, da solo, si occupa delle pulizie notturne e di preparare le colazioni, di giorno dorme in una delle stanze dell’albergo e, in pratica, vive sempre qui dentro.

A fine mese prendo 850 euro di stipendio, più altri mille euro in nero.
Ho un contratto part-time di quarto livello, a termine.
E come me, con diverse proporzioni, sono pagati i miei colleghi.
Le proporzioni si giocano sulla quantità di nero, la busta paga è uguale per tutti.
A me piace questa professione fatta di cibo, vini, tradizione e innovazione.
Mi piace leggere di cucina, informarmi, e ultimamente è abbastanza facile, c’è internet, decine di riviste dedicate e almeno una rubrica di cucina praticamente su ogni rivista.
Ma non mi capita mai di leggere il racconto di come funzioni un’industria che occupa centinaia di migliaia di lavoratori e che è strutturata intorno al lavoro sommerso, non denunciato, non garantito e non tassato.

La mia è la storia di un qualsiasi cuoco italiano discretamente capace.
Dietro le porte dell’eccellenza ci sono cucine nelle quali si nasconde lo sfruttamento degli immigrati, l’utilizzo fraudolento ed elusivo dei contratti di collaborazione, di lavoro discontinuo e di associazione in partecipazione, dove i soldi neri veri non sono quelli che si giocano nel rapporto locale-cliente (anche perché la merce si deve fatturare per forza, e una volta fatturata occorre dimostrare che la si vende), ma quelli tra locale-dipendenti.
La caccia allo scontrino di cui si legge in questi mesi è poco coerente con la realtà dell’occupazione grigia della ristorazione, che sembra difficile da controllare solo perché la struttura delle regole relative al lavoro nei locali permette una parvenza di regolarità, che diventa prassi dell’evasione.

 Cifre nere
 I dati ufficiali parlano di una composizione del lavoro nero in Italia (secondo l’Istat, tra i 255 e i 275 miliardi di euro) in cui la quantità di persone contrattualizzate in maniera atipica sta avendo un peso sempre maggiore, in particolare nella ristorazione, dove le fasi lavorative e le nicchie con bassa produttività permettono modalità contrattuali che rendono più facile eludere le regole. I dipendenti risultano regolarizzati ma in realtà hanno mansioni e orari enormemente maggiori rispetto a quanto denunciato.

Nel  febbraio 2011 la commissione per la riforma fiscale che si occupa di economia non osservata e flussi finanziari, ha reso note le elaborazioni dell’Istat che entrano nel dettaglio rispetto ai dati del sommerso diffusi per macrosettori nel luglio 2010.
Il quadro è disarmante, il Pil sommerso in Italia si attesta tra un minimo del 16,1 e un massimo del 17,8 per cento dell’economia reale: il valore più alto si registra, appunto, nel settore della ristorazione e pubblici esercizi che, con il 56,8 per cento, supera quello del settore agricolo (31,1), dell’edilizia (28,4), del commercio (21,7 per cento) e perfino quello di domestici e badanti, fermo al 52,9 per cento.
Lavoro da 12 anni in cucine di alto livello e la totalità delle aziende in cui sono stato impiegato sfrutta almeno il 50 per cento del monte ore necessario a mandare avanti l’attività senza regolarizzarle. Ho prestato servizio in 14 diversi locali, due di questi stellati, a Roma sono stato chef di quattro ristoranti, ho lavorato a Firenze, a Siena, nel Mugello, a Porto Rotondo, a Ferrara, a Bassano del Grappa e ad Asiago.

In nessuna di queste 14 aziende sono mai stato assunto in regola.
La stella Michelin, poi, al contrario di quanto si potrebbe pensare, diventa motivo per alzare l’asticella dello sfruttamento: i contratti sono gli stessi, ma le ore aumentano e diminuisce il fuori busta perché “fa curriculum”.
La genialità dei migliori chef sta nel poter disporre di manodopera a bassissimo costo, illegale, e quindi di una cucina in cui dieci persone si occupano di 35 coperti.

Alla fine del 2011 mi sono trasferito in Veneto per seguire la mia compagna che era stata assunta in questa regione virtuosa del lavoro.
Sono arrivato senza conoscere nessuno, con un buon curriculum sotto braccio ma una gavetta da cominciare praticamente da capo.
Il mio primo colloquio l’ho fatto a Bassano del Grappa, la Silicon Valley del Nord Italia, dove mi è stato proposto un contratto come cuoco di quarto livello da 30 ore settimanali e 900 euro mensili. A queste andavano aggiunte altre 40 ore, in nero, con una integrazione fuori busta di 600 euro. Significa lavorare 310 ore al mese (più vari straordinari non riconosciuti) a meno di 5 euro l’ora. Tale accordo lavorativo, a titolo di assunzione, mi è stato offerto dopo due mesi di “prova” totalmente in nero.
Gavetta, appunto.

In cucina c’erano altri quattro cuochi con il medesimo trattamento.
Il sous-chef aveva il mio stesso contratto, 1.100 euro fuori busta e molte responsabilità in più (organizzazione delle forniture, gestione dei turni e dei menù straordinari, rapporto con la sala). Sofia, la lavapiatti nigeriana, era assunta con contratto a chiamata, 15 ore al mese segnate per lavorarne oltre 200.
In sala giravano molti camerieri, alcuni totalmente in nero, la maggior parte con contratto a chiamata, tre erano assunti part-time, tutti prendevano dai 400 ai 700 euro in nero al mese.
Lo chef era il proprietario.
In un ristorante che il sabato sera fa oltre 200 coperti risultano lavorare  cinque cuochi di quarto livello (quindi senza responsabilità diretta e senza capacità attestata di assumersela) con contratto part-time, tre camerieri part-time e altri 3-4 a chiamata presenti per meno di 20 ore mensili, una sola lavapiatti presente, non in nero, per sole 15 ore mensili.

La realtà è fatta di almeno ottomila euro di stipendi pagati in nero ogni mese, di circa 1.200 ore “fantasma” di lavoro a settimana e di persone che hanno una responsabilità effettiva che non risulta da nessuna parte.
Ora vivo ancora in Veneto, ma ci siamo trasferiti più a nord, ad Asiago. In aprile sono stato assunto in un Hotel 4 stelle lusso, contratto part-time di 2 mesi, le solite 30 ore settimanali, ma quinto livello (il minimo per avere accesso in cucina), per circa 800 euro mensili.
In realtà faccio dalle 48 alle 56 ore settimanali e sono capopartita dei secondi, cioè gestisco autonomamente tutta l’inerenza diretta alla lavorazione della carne e del pesce.
Le ore di straordinario, per fortuna, mi vengono pagate (in nero) e a fine mese mi metto in tasca altri 1.000 euro consegnati a mano in una busta bianca senza intestazione.
Tre dei camerieri lavorano come extra totalmente in nero e tutti gli altri (chef compreso) percepiscono un fuori busta a fine mese.
Non è una situazione straordinaria, non è “la crisi”.
La situazione più paradossale, forse, l’ho vissuta a Ferrara, dove siamo rimasti circa un anno, dopo Roma e prima del trasferimento in Veneto.
Là ho trovato quasi subito lavoro in un ristorantino di nuova apertura in pieno centro storico.
Il posto era piccolino, circa 25 coperti: qui sono stato chef e unico cuoco per circa sei mesi.

Non erano previsti giorni di riposo, si lavorava sette giorni su sette, pranzo e cena.
La mia posizione contributiva prevedeva un contratto a chiamata in cui figuravano dalle 15 alle massimo 25 ore mensili di servizio, il mio stipendio (2.000 euro) era completamente in nero. Come può un ristorante non subire nessun controllo se è aperto sempre e serve tutti i clienti con un solo cuoco che lavora massimo 20 ore al mese?
C’è un disavanzo di 280 ore mensili.
Forse perché il posto era piccolo, semisconosciuto, mi dico.
Ma com’è possibile, invece, che ristoranti illuminati dalla Stella Michelin, possano avere fino a 2 o 3 “stagisti” che lavorano gratis, immigrati irregolari che stanno fino a 12 ore in cucina per 30 euro e nessun contratto registrato per mansioni oltre il part-time di quarto livello?
Nell’ultimo ristorante in cui ho lavorato a Roma, una Stella Michelin, 12 persone in cucina per servire circa 40 clienti ogni sera, c’erano due stagisti (la legge prevede che non si possa avere più di uno stagista alla volta), uno completamente gratis, l’altro, 20 anni, http://www.ilreportage.eu percepiva 500 euro mensili, in nero.

Nessuno degli assunti in cucina superava il 4° livello e Miguel (detto Miky), originario di Manila, aveva un contratto a chiamata per giustificare la sua presenza quotidiana alla lavastoviglie.
Per me solito contratto, retribuzione effettiva di 1.300 euro, circa 12 ore di servizio al giorno per sei giorni a settimana.
Siamo tutti cuochi di quarto livello e camerieri part-time, tutti eterni ragazzini che fanno lavoretti per mantenere gli studi.

Tre anni fa alla conclusione dell’ennesimo contratto a termine (le dimissioni nel nostro ambiente si danno così, si va dal proprietario e si chiede di non rinnovare il contratto, almeno si può accedere alla disoccupazione) sono andato all’Inps per chiedere il sussidio, scoprendo che dopo 12 anni passati in cucina risultano poco più di tre anni di contributi versatimi.
Queste modalità di trattamento dei dipendenti è stato enormemente agevolato dalla Legge Biagi del 2003, che introducendo il contratto a chiamata ha fatto sì che le cifre regolarizzate diminuissero considerevolmente a fronte delle stesse ore di impiego e dello stesso trattamento economico.
Perché a dispetto delle buone intenzioni (regolarizzare chi, di fatto, lavorava solo per poche ore a settimana) mancano  gli adeguati strumenti di controllo.

Il contratto a qualunque costo
Nel biennio 2010-2011 la quota di ristoranti che ha assunto personale immigrato è stata quasi doppia rispetto alla quota media delle aziende di tutti gli altri comparti. Il motivo è semplice.
Con la regolarizzazione di colf e badanti del 2010, la maggior parte dei clandestini ha sborsato di tasca propria le spese necessarie alla documentazione e al pagamento del forfait per i contributi pregressi, spesso pagando anche l’italiano che si è prestato a dichiarare di usufruire dei loro servizi in casa, mentendo.
Tutto questo per poter essere poi assunti presso il ristorante in cui già lavoravano da anni completamente in nero. In alcuni casi lo stipendio percepito dopo la regolarizzazione è anche diminuito, perché se al proprietario conviene rischiare meno e registrare un contratto che giustifichi la presenza del lavoratore in caso di controllo, non vuole però addossarsi le spese aggiuntive dei contributi.

All’epoca, nel ristorante romano in cui ero chef, al lavaggio c’era Mohassim, detto Mox, un bengalese clandestino di 52 anni, pagato 750 euro al mese in nero. Siamo diventati amici, io e Mox, e spesso dopo il lavoro lo accompagnavo a casa in moto, evitandogli le due ore di bus a cui era abituato per raggiungere l’appartamento di 70 metri quadrati in cui viveva nella periferia Est di Roma con altre undici persone.
Me li ricordo bene i suoi occhi lucidi quando ha saputo che il miraggio del permesso di soggiorno era a portata di mano, costava 1.500 euro, non sarebbe più stato “invisibile” e lo avrebbero assunto al ristorante con un contratto regolare, finalmente.

Lo stavano sfruttando, gli stavano chiedendo dei soldi che avrebbero dovuto pagare le persone che avevano usato il suo lavoro per anni, lo avrebbero sfruttato ancor di più pagandolo di meno e tenendolo sotto scacco con lo spauracchio della perdita del contratto, ma lui era felice mentre mi chiedeva in prestito quel denaro che non aveva.
È stato assunto, infatti, part-time, 20 ore settimanali per 600 euro mensili. In realtà di ore ne faceva 60, ma per lui il fuori busta non era contemplato. Semplicemente lavorava circa 260 ore al mese con 150 euro al mese in meno di prima.

Da dicembre ho un nuovo lavoro da chef in Trentino.
Questa volta sono riuscito a strappare un contratto di terzo livello da 1.200 euro al mese, più un fuori busta di mille euro: lavorerò sei giorni a settimana pranzo e cena.
Durante l’alta stagione invernale invece farò l’intera settimana. Il proprietario godrà dei benefici che la regione autonoma mette a disposizione per chi dà inizio a una nuova attività nel settore alberghiero.
Quando andate a cena fuori, o a far colazione, o a bere un aperitivo, guardatevi intorno e chiedetevi quanto e come sono pagate le persone che vi servono e quanto la quantità di evasione sistematica va a pesare sui sacrifici che lo Stato vi chiede in tempi di crisi.

[Questo articolo è uscito sul numero 13 di “il Reportage”, gennaio-marzo 2013] … e notato per la prima volta qui.


Ora, letto, copincollato e scritto questo, un “presunto” rompicoglioni, tale Luciano Ardoino che è poi quello che scrive su di questo blog (io), avrebbe anche trovato la soluzione che non procura danno alle casse statali, erariali o Inps, e manco per sogno all’albergatore/ristoratore, anzi …
Oltretutto sarebbe un bel guadagno per la qualità nel turismo del Bel Paese. 
E nonostante l’abbia già detto ai quattro venti da alcuni mesi, sembra che a nessuno freghi granché!

Questa è l’Italia e della mia personale fiducia nella quasi totalità dei politici, gran parte dei giornalisti e chi più ne ha più ne metta, è meglio che non dica, ma che equivale a qualche grosso numero sotto lo zero.

Capito il perché chi critica "costruttivamente" cercando soprattutto le soluzioni, in questo Stato è un rompicoglioni ... per loro?









mercoledì 24 aprile 2013

Se il cielo è in una stanza, il turismo in quante stanze è?


Ormai sono quattro giorni che scrivo di ‘sti BTO, SL&A e del “rapporto presunto” che hanno con la Struttura di Missione per il rilancio dell’Immagine dell’Italia presieduta da Flavia Coccia.

Nessun problema, non mi sto annoiando e spero che così sia anche per voi.

Devo dire che finora non ho visto o sentito nessuno, su queste pagine o altrove, abbia tentato un pur minimo salvataggio, Robert Piattelli a parte che d’altronde è molto interessato essendo il responsabile di BTO edu, ma sono parecchi i commenti che mi sollecitano a “darci dentro”, come numerose sono le personali mail e telefonate ricevute per il medesimo andazzo.

Beh, posso rassicurarli, che nonostante il mio lavoro arretrato, farò tutto quello che mi sarà possibile per accontentarli, ma soprattutto lo faccio perché quando nel turismo c’è qualcosa che non mi quadra, beh; non lascio niente d’intentato.

Credo che se fossimo in tanti, usando la propria esperienza sul campo, la logica, la giusta educazione e le pezze d’appoggio, e non il solo bla bla bla denigrante, beh; il turismo probabilmente andrebbe un po’ meglio.

E quasi quasi quest’assenteismo in loro difesa mi porta (sono tentato) a pensare … non è che siano poi così tanto amati come invece appare qua … gente che si fida (ved. video sotto).



Bontà loro!
Non certo la mia e ... "ma che stanno a dì 'sti lì?" 

A volte capitano queste avversioni poiché la gente è gelosa del successo altrui, e non so gli altri ma non è certo il mio caso, anche perché quello che ho visto nell’ultimo loro in quel di Firenze non m’è piaciuto per niente (ved. qui, qui e poi anche qui) e che tra l’altro mi ha provocato qualche bel mal di pancia per la loro reazione alle mie critiche proprio in quel dato settore che è la ragione della mia vita, cercando oltretutto di screditarmi agli occhi della gente.

Ma questa reazione a qualsiasi critica anche se costruttiva, credo sia nel loro DNA … quindi avanti, non pensiamoci più e vediamo un po’.

Va subito detto che nessuno ci ha spiegato il motivo della repentina scomparsa del logo della SL&A dalle pagine del BTO edu (ved. qui), e detto è accaduto non appena su queste pagine (e non solo) s'è accennato al fatto.
Altra considerazione che mi ha lasciato un pochettino di stucco è che ilgovernodelturismo.it sarebbe stato ideato per fare una raccolta di lavori dei vari fornitori del turismo istituzionale, associativo e bla bla bla (di cui non vedo la necessità, logica e spesa), e il che cosa c’entrasse (congiuntivo volutamente sbagliato, e alcuni sanno il perché) un’azienda che fornisce (SL&A) delle ricerche di mercato, promozione turistica e assistenza tecnica, sviluppo territoriale delle destinazioni turistiche, attrazione d’investimenti etc. etc., poiché non hanno alcun riferimento con quel raccattare sopra descritto del sito in questione … mah!

Non va dimenticato che per la SL&A, la Coccia ci ha lavorato per cinque anni (ved. immagine a lato) e che sia Lei che Stefano Landi (presidente SL&A) appaiono entrambi nell'organigramma (a meno di omonimie) di I.T.A.C.A’ che è un’associazione che raggruppa altre associazioni (?), organizzazioni e cooperative che svolgono attività nel campo del turismo responsabile.
Ecco, questa già c’entra di più secondo me, anche se poco, neh!

Ah, dimenticavo che, il costo dell’operazione è di 20.000,00 euro che sono sotto la soglia per evitare dei bandi di gara (per Legge).

Beh, in attesa di qualche tentativo di spiegazione da parte degli interessati (campa cavallo … ), domani vi racconterò qualche altro mio dubbio in merito a ‘sta cosa qua.

Adesso ho da fare e per piacere scrivete ma non telefonatemi … a meno che non siano proprio i diretti interessati.
Il mio cellulare l’hanno e magari riescono anche a convincermi che … ma poche balle, tanta verità, e poi tentare non nuoce.
Non sono mica un'orco, neh!
... solo che do sempre retta a quello che m'hanno insegnato i miei avi e che molte cose sono  racchiuse anche in quello che diceva il papà di Aldo Fabrizi.












martedì 23 aprile 2013

Mannaggia, al BTO (anche quelli della Struttura di Missione per il rilancio dell'immagine dell'Italia?) si sono dimenticati delle copie cache di Google


Scrivevo ieri che è abbastanza incomprensibile il fatto che all’improvviso sia scomparsa la “collaborazione” della Società SL&A dalle pagine del BTO edu, e detto non appena s'era “scoperto” il fatto nel post subito precedente a questo.
Ma del fatto ve ne parlerò la prossima volta ... ora vediamo un po' se tutto questo è un Mistero imperscrutabile o una più semplice combinazione?

In merito alla seconda ipotesi è inutile stare a scervellarsi poiché credo che non esista ... e allora vediamo la prima!

Click clack, ri click e ri clack (movimento dei tasti e del mouse nel mio PC ... o molto probabilmente sui tasti di un altro PC) e … mannaggia, si sono dimenticati che esistono le copie “cache”di Google.
Apro e … cippa, bel colpo ... ma vengo al fatto!

Leggo ed è evidente che non ci sarà nessunissima analisi da eseguire ma che ilgovernodelturismo.it è solo e unicamente un raccoglitore dei vari dati (turismo) di:

ENIT (con il portale di destinazione ITALIA.IT)
Struttura di Missione per il rilancio dell’Immagine dell’Italia
ICE – Istituto di Commercio Estero
Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria
Ministero dei Beni Culturali
Ministero dell’Istruzione
Commissari ad acta per specifici eventi
EXPO 2015
CONI
Istituti Italiani di Cultura all’Estero
Unioncamere

Mentre questi sono solo i principali soggetti oggetto della “fotografia”, di ognuno:

Di cosa si occupa
Aree d’intervento
Come
Mercati
E in più:
Riferimenti normativi
Budget complessivo
Campagne di comunicazione 2012
Campagne di comunicazione 2013

Perdinci, perdiana, perbacco e perché “pagare” un 20.000,000 euro per farlo (fare?) sul sito di una proprietà privata BTO edu (che raccatta informazioni qui e la) e non su quello istituzionale?
E non dovrebbe essere un’istituzione a comunicare quello che fa e anche essere soggetta a delle giuste critiche?

In poche parole la “cosa” non sta in piedi sia dal punto di vista economico che da quello istituzionale anche perché queste informazioni dovrebbero essere già in bella vista, o no?
Infatti, ci sono aspetti di legge correlati all'accesso a queste informazioni direttamente collegate alla nostra attuale legge sulla trasparenza degli atti amministrativi.

Esperienza già fatta col portalone per merito di un avvocato amministrativista di Como (ved. qui) sulla sconfitta della Legge Stanca.

E del perché (supposto, per carità) è sparito il logo della SL&A dalla pagina del BTO edu, ne parlerò la prossima volta, qui la “favola” si fa sempre più lunga e di tempo non ne ho molto a mia disposizione, anche perché devo pensare al mio sostentamento, considerato che non ho agganci in alto e quindi … a presto.

P. S.: E ovviamente la presidentessa della Struttura di Missione per il rilancio dell'immagine dell'Italia, Flavia Coccia, che ha commissionato oppure autorizzato questa cosetta qua ... ma come detto ne parlerò domani ... ora ho dell'altro di molto più importante (per me) da fare. 


... e qualche altra dovizia di particolari la si può trovare qui. Molto interessante, molto davvero!







lunedì 22 aprile 2013

Once upon a time ... il turismo


Tutto accadde in una notte di mezza primavera potrebbe benissimo essere il prefazio di un racconto fiabesco, un thriller oppure di un film di paura con orchi, bestie e bestiacce che non ti fanno dormire più.

Invece no, niente di così narrativo e terrificante, e vi spiego il perché.
Però, per quanto mi riguarda, è una "storia" brutta brutta, ma tanto brutta che di più non si può.

Once upon a time (ieri) apparve sul web un post dove “lamentavo” il fatto (ved. qui), che in luogo delle mie disamine, si andava al fin fine a sfociare in una tale SL&A che faceva bel bella mostra di se accanto al logo del BTO educational.
BTO edu che propose e a sua volta ricevette (si dice e lo scrivono anche loro), non molto tempo fa in incarico, la somma di 20.000,00 euro dalla Struttura di Missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia, un dato lavoro che personalmente non sono ancora riuscito a capirne il perché.

Avvenne però che la stessa responsabile della Struttura, Dott.ssa Flavia Coccia, smentisse categoricamente attraverso un suo commento su di un social (ved. qui).
Mentre il pari grado (responsabile) del BTO Uducational, Robert Piattelli, invero confermava l’avvenuta collaborazione tra le parti (ved. il “qui” di prima).

C’è da dire che per quanto riguarda la SL&A, niente di male per carità, ognuno si associa a chi gli fa più piacere e aggrada, ci mancherebbe anche d’altro.
La menzione tornò utile poiché la stessa Coccia, sempre commentando sul social, narrò e pose l’accento di non aver avuto mai nessunissimo rapporto personale o politico con le persone che lavorano col BTO.  
Dove invece … ved. qui ... si presume, neh!

Bene, detto questo la fiaba o se preferite la “novella” continua, anche perché a seguito di quel mio post … qualcosa è sparito.
Il logo della SL&A.

E non appaiono neanche le diciture che facevano capolino ieri, come ad esempio: “GovernodelTurismo.it è un progetto promosso dalla Struttura di Missione per il rilancio dell'Immagine dell'Italia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, gestito da BTO Educational con il contributo scientifico di SL&A … ved. immagine sopra e sotto.

Che il Robert Piattelli, o chi per il quale, abbia nottetempo eseguito l’espunzione?
Che siano avvenute nel frattempo delle anda e rianda comunicazioni che hanno portato di conseguenza al fatto, o è opera del fato, visto che si parla di “favola”?

Beh, io non lo so, ma lo posso immaginare.

Fato o fatto che sia, la cosa è molto strana, o no?

Solo che il non sapere che Google mantiene le copie “Cache” per molto tempo … mannaggia a Google e perbacco baccone, perdiana e perdinci, non è che ci si fa una gran bella figura, neh!

E non solo per il non sapere delle “Cache”!

A domani … e sempre sull’argomento … e vissero felici e contenti … forse!



P. S.: Frap1964 informa di questa "dimenticanza"  ... vedere sotto. A dimostrazione che ... beh, fate un po voi.










Visualizzazioni totali