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giovedì 24 febbraio 2011

Gita vietata all’alunno down, classe si ribella

Questa è una “piccola ma utile” storia di una Preside (che personalmente, sempre che si tratti di una storia vera, non capisco il come ci sia arrivata ad esserlo) di una scuola di medie superiori in una qualsiasi città o paesello italiano.
Il fondo giornalistico è di Andrea Acquarone e, a parte la meritocrazia che probabilmente ha “baciato” nella vita questa “galantdonna” fino a portarla a quel prestigioso incarico didattico, il primo detto dei nostri avi (che sovente ci hanno azzeccato) che m’è venuto in mente è stato: “La mamma dei probabili "idioti", che attualmente dicono sia sempre in cinta, forse e presumibilmentel o era anche nei tempi passati  (considerando l’età della “galantdonna)”, e fors'anche chi li ce l'ha messa, infatti…
… Quando i piccoli sono più grandi dei «grandi». In modo semplice, dolce, naturale. Nel loro mondo fanciullesco, ma probabilmente più giusto, e di cui gli adulti dovrebbero riappropriarsi.
Così accade di scrivere di questa storia di discriminazione, di ingiustizia, di violazione etica e morale, una violenza di fronte alla quale si sono ribellati dei ragazzini di nemmeno quattordici anni. Una classe intera, stretta attorno, senza se e senza ma, attorno al compagno down. Uno di loro, uguale a loro. Per tutti, ma non per la preside. Che gli aveva vietato la gita. Non una vacanza, solo un giorno di visita a un istituto superiore, così come previsto dal Ministero in vista delle scelte d’orientamento.
Accade in un istituto di Catanzaro, la denuncia arriva dalla famiglia del giovane e a raccontarla è Ida Mendicino, responsabile del coordinamento regionale per l’integrazione scolastica.
La mamma del piccolo a gennaio si barricò un’intera mattina nell’ufficio della dirigente scolastica, pretendeva (giustamente) che suo figlio andasse col resto della classe. Non è mai stato bocciato, dicono che segua con profitto i corsi. Dunque perché lui no? Motivazione ufficiale: manca l’insegnante di sostegno. Intervenne persino la polizia per permettere che lo scolaro down partecipasse alla «gita».
Purtroppo la storia è solo all’inizio. Stando a quanto spiega ancora l’avvocato Mendicino, la saccente preside avrebbe espresso ai docenti l’intenzione di non autorizzare in futuro alcuna uscita dello studente «diverso». E poi presentandosi in classe in un momento in cui lui non c’era, avrebbe invitato i suoi compagni a non fare sapere al ragazzo le date delle gite in programmazione. Più o meno questo il discorso: «Sapete, lui non è in grado apprendere a causa della sua infermità genetica».
Ecco nascere la ribellione. «Senza di lui in gita non ci verrà nessuno di noi». Sembra tratta da libro «Cuore» la lettera che i suoi compagni gli hanno dedicato per il suo compleanno. Bastano un paio di brani: «Per la gente esterna alla classe sembri un ostacolo, invece tu sei la nostra forza.... Ora che ci avviciniamo alla fine degli anni passati insieme, proviamo un grande dolore, pensando tristemente di lasciarti alle buie giornate di scuola senza il nostro raggio di sole. Sarai sempre il nostro piccolo grande amico». Firmato terza F.
Preside vada a lezione (per imparare) e anche da qualche altra parte che non si può dire.

martedì 3 agosto 2010

E' ora di mettere l’ora della disabilità nelle scuole alberghiere




Potrei raccontare un’infinità di casi che, per motivo della disabilità di alcuni clienti, mi si sono succeduti in 40anni di “amorevole” lavoro nel settore turistico, ma non è il caso.
Avrei troppo da scrivere e molto d’annoiarvi.
La disabilità, tutti lo sanno ma è meglio ricordarlo, non è altro che la condizione personale di chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale.
Ci si nasce, ci si diventa, ci si quello che cavolo volete, ma spesso ci si dimentica di loro.
Qualche passo istituzionale in verità, dal medioevo (per non dire dall’Impero Romano), è stato fatto nel settore del turismo per andare incontro alle loro esigenze; le leggi ci sono, ma sembra che a “pochi interessi qualcosa”, anche nel senso di farle rispettare.
E questo in Italia capita in ogni dove.
Inutile ripetere le cose che quotidianamente vediamo a loro danno; chi non le sa, non le ha viste o chi non le ha sentite?
Comunque, se all’estero non ho quasi mai letto o sentito grosse discrepanze nell’ambito, in Italia, se i media vogliono, non passa giorno che … vabbè avete capito.
Qui, da noi, manca una cultura turistica preposta nei confronti dei 2.800.000 (duemilioniottocentomila) persone che di questa ne soffrono e ne “subiscono” l'indifferenza e le conseguenze; senza contare il quasi doppio di quelli che li accudiscono o con loro ci vivono.
Sto parlando di circa 6 milioni di persone, se non più, che costituiscono una grande fetta della popolazione italiana, il 10% o giù di lì.
Ultimo, ma non ultimo sarà, è quello che è successo ad una coppia con figlia disabile di 4 anni di Bassano del Grappa in vacanza in un albergo a Bibione.
L'albergatore gli ha detto di far mangiare la figlia disabile, che è affetta da una sindrome congenita e per esprimersi emette alcuni suoni, in orari diversi dagli altri clienti e loro, per non subire l'umiliazione, hanno immediatamente fatto le valigie interrompendo la settimana di vacanza al mare con la piccola di quattro anni.
Ma prima di lasciare l'albergo di Bibione hanno dovuto pagare 500 euro di penale per aver anticipato la partenza.
La coppia di Bassano del Grappa che ha denunciato l'episodio per discriminazione è decisa però a farseli restituire, per avere indietro almeno i soldi della 'penale'.
Ora, non che la mia opinione possa contare poi molto, ma di quello che penso della stragrande percentuale dei responsabili alberghieri italiani, sia direttori che proprietari, è abbastanza noto, e più volte qui con questi mi ci sono scontrato, ma il far pagare una ‘penale’ per un proprio errore; beh, che dire … meglio non dire, perché questo è di sicuro un’avvallo al mio pensiero nei loro confronti.
Chiaro che sia stato tutto un grosso equivoco; l’inesperienza, la non cortesia nella richiesta o il non saperci fare, come la probabile presa di posizione dei genitori … e quant’altro ancora di “forse” non azzeccato, hanno contribuito al patatrac.
Ma come sopraddetto di questi casi ce ne sono a iosa nel nostro Paese.
Quindi, perché non inserire nelle scuole alberghiere una materia didattica d’obbligo, atta a conoscere il da farsi ed eliminare queste discrepanze nei confronti di quelli meno fortunati, che forse ne hanno già abbastanza per conto loro ... nella vita terrena, che aggiungere le altrui "malefatte".
Gelmini, Brambilla e comitati per i disabili ... allora?

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