Matteo
Salvini dichiara di voler spostare alcuni ministeri a Bari o Napoli
(ved.
qui).
Per
ora l'accenno è solo al ministero delle infrastrutture, ma in
previsione che il neo deputato menzioni un domani anche quello del
turismo... ebbene, è meglio avvisarlo che non si può.
E
non è neppure la prima volta che viene tentata la medesima sorte.
Infatti
nel non lontano 2011 avvenne che la Vittoria Brambilla (epico
fu il suo Codice del Turismo con 19 articoli bocciati dalla Corte
Costituzionale... ved.
qui) decidesse di comune accordo con Calderoli,
Tremonti e Bossi
di realizzare dei distaccamenti ministeriali a Monza, ma alla fin
fine accadde solo questo (ved.
qui)... con una gran perdita di tempo, palanche e pure la
pazienza di chi seguì quell'inutile andazzo.
La
dislocazione di sedi ministeriali in ambiti del territorio diversi
dalla città di Roma deve tener conto delle disposizioni contenute
nel regio decreto n. 33 del 1871, ancora pienamente vigente, che
nell'istituire, all'articolo 1, Roma quale capitale d'Italia, ha
altresì previsto che in essa abbiano sede il Governo ed i Ministeri.
E'
altresì noto che la scelta di Roma capitale è stata
costituzionalizzata con la riforma del titolo V della nostra Carta
che, con la nuova formulazione dell'articolo 114, terzo comma, ha da
una parte introdotto un bilanciamento con le più ampie funzioni
attribuite agli enti territoriali e dall'altra ha posto un vincolo
che coinvolge tutti gli organi costituzionali, compresi ovviamente il
Governo e la Presidenza del Consiglio: vincolo ribadito dalla legge
n. 42 del 2009, che all'art. 24 prevede un primo ordinamento
transitorio per Roma capitale diretto "a garantire il miglior
assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede
degli Organi Costituzionali".
Infine,
recentemente e sia pure in un contesto non univoco, nel corso
dell'esame parlamentare del d.l. n. 70 del 2011, sono stati discussi
e votati diversi ordini del giorno finalizzati ad escludere ipotesi
di delocalizzazione dei Ministeri pur nell'accoglimento, senza voto,
di un o.d.g. (Cicchitto ed altri) di contenuto autorizzatorio.
Quanto
al contenuto dei citati decreti istitutivi si deve rilevare che i
Ministri emananti, Ministri senza portafoglio, hanno provveduto
autonomamente ad istituire sedi distaccate, rispettivamente, di un
Dipartimento e di una Struttura di missione, che costituiscono parte
dell'ordinamento della Presidenza del Consiglio.
Poiché
ai fini di una eventuale sua elasticità, il decreto legislativo n.
303 del 1999, all'articolo 7, attribuisce al Presidente del Consiglio
la facoltà di adottare con decreto presidente consiglio dei ministri
le misure per il miglior esercizio delle sue funzioni istituzionali,
ritenendo che l'autorizzazione ad una eventuale diversa allocazione
di sedi o strutture operative, e non già di semplice rappresentanza,
dovrebbe più correttamente trovare collocazione normativa in un atto
avente tale rango, da sottoporre alla registrazione della Corte dei
Conti per i non irrilevanti profili finanziari, come affermato dalla
sentenza della Corte Costituzionale n. 221 del 2002.
Peraltro
l'apertura di sedi di mera rappresentanza costituisce scelta
organizzativa da valutarsi in una logica costi-benefici che, in ogni
caso, dovrebbe improntarsi, nell'attuale situazione
economico-finanziaria, al più rigido contenimento delle spese e alla
massima efficienza funzionale.
Tutt'altra
fattispecie, prevista dalla stessa Costituzione e da numerose leggi
attuative, è quella della esistenza, storicamente consolidata, di
uffici periferici (come ad esempio i Provveditorati agli studi e le
Sovraintendenze ai beni culturali e ambientali), che non può quindi
confondersi in alcun modo con lo spostamento di sede dei Ministeri;
spostamento non legittimato né dalla Costituzione che individua in
Roma la capitale della Repubblica, né dalle leggi ordinarie, quale
ad esempio l'articolo 17, comma 4-bis, della legge n. 400 del 1988,
che consente di intervenire con regolamento ministeriale solo
sull'individuazione degli uffici centrali e periferici e non sullo
spostamento di sede dei Ministeri.
Inoltre,
il rapporto tra tali uffici periferici e gli enti locali va
assicurato sull'intero territorio nazionale nell'ambito dei già
delineati uffici territoriali di Governo. V
a
peraltro rilevato che a fronte della scelta, non avente connotati di
particolare rilievo istituzionale, di aprire meri uffici di
rappresentanza, non giova alla chiarezza una recente nota della
Presidenza del Consiglio, che inquadra tale iniziativa nell'ambito di
"intese già raggiunte sugli uffici decentrati e di
rappresentanza di alcuni ministeri sia al Nord che al Sud, come già
in essere per molti altri ministeri", così preludendo ad
ulteriori dispersioni degli assetti organizzativi dei Ministeri tanto
da consentire la prefigurazione, da parte di esponenti dello stesso
Governo, di casuali localizzazioni in vari siti regionali o
municipali delle amministrazioni centrali.
E'
necessario ribadire che tale evoluzione confliggerebbe inoltre con
l'articolo 114 della Costituzione che dichiara Roma Capitale della
Repubblica, nonché con quanto dispongono le leggi ordinarie
attuative già precedentemente citate.
La
pur condivisibile intenzione di avvicinare l'amministrazione pubblica
ai cittadini, pertanto, non può spingersi al punto di immaginare una
"capitale diffusa" o " reticolare" disseminata
sul territorio nazionale, in completa obliterazione della menzionata
natura di Capitale della città di Roma, sede del Governo della
Repubblica.
P.
S.: L'augurio è che quindi si pensi più che altro, nel caso fosse
effettivamente anche il ministero del turismo a voler essere
spostato o chi altri, che in quel ministero i problemi son ben altri... a
cominciare da quell'Enit che... vabbeh, che lo ripeto a fare, è già
scritto in almeno 1.000 post su di questo blog, il che cosa non va
per nulla in quell'ente così importante per il nostro turismo.
blog di critiche costruttive sul turismo e sulla cultura (dal 1° gennaio 2009)
martedì 27 marzo 2018
giovedì 22 marzo 2018
Enit... beh?
L'accusa
del giornalista è l'assenza di strategie, e la risposta di Gianni
Bastianelli, il GM dell'Enit, è: “Come cosa? L'anno scorso abbiamo
fatto... e bla bla bla... e poi bla bla bla...”!?! (ved.
qui).
Beh, allora andiamo a vedere, anche perché mi farebbe piacere cosa
caspita fanno ogni giorno le 25 persone che lavorano all'Enit.
Ma
per prima cosa mi farebbe soprattutto piacere conoscere quel che
Bastianelli ebbe a dichiarare un anno fa (ved.
qui), e vale a dire quei 21 che dovevano essere assunti entro
l'estate 2017, e che invece a marzo 2018... vabbeh, nisba.
Una
“tragedia” simil greca che già nacque con i peggiori auspici
nonché fornitrice dell'ilarità o dell'incazzamento generale di chi
nel turismo ci campa o ci vorrebbe campare (ved.
Qui).
Provate
ad andare sul sito dell'Enit e l'ultima news risale al 27 dicembre
2017 (praticamente sono 3 mesi fa).
Andate
poi nell'area Provvedimenti (ved.
Qui), e troverete che è tutto fermo al 2017.
Guardatevi
i dati aggregati dell'attività amministrativa (ved.
Qui), e nemmeno si sa a che anno siano riferiti i numeri che
pubblicano e...
… se
ne è andata la ex direttrice Marketing a metà ottobre 2017, Roberta
Milano, e la sostituta, Maria Elena Rossi, comincerà a lavorare
praticamente a distanza di sei mesi.
A
inizio aprile 2018, se va tutto bene.
Delle
21 persone che dovevano assumere con bando del 23.12.2016 (vedi
sopra), di fatto, dopo 15 mesi, ne hanno selezionate solo 9 (i ruoli
che leggete nell'home-page di ENIT) che, cominceranno a lavorare
(forse) a inizio dell'estate 2018... altroché l'estate 2017.
Giusto
in tempo perché decada il CdA (.... e meno male che se ne vanno!!).
Del
bilancio consuntivo al 31/12/2017, ovviamente, neanche a parlarne...
Il
budget economico 2018 fa ridere... praticamente è un conto economico
che avranno redatto in al più qualche oretta buttando giù dei
numeri più o meno ragionevoli (dove alla fine c'è scritto che sarà
€1 l'avanzo economico... roba da far ridere i polli).
Se
andate nel budget pluriennale 2019-2020, si evince chiaramente che
nei prossimi due anni si prevede che scompaiano quei 20 milioni di euro di
contributi dallo Stato.
Praticamente
staranno lì per amministrare se stessi, visto che i costi per
servizi si dimezzeranno, per quel che prevedono.
Non
c'è uno straccio di piano delle attività previste per il 2018 che
sia pubblicato... però miracolosamente il sito ONT ha un paio di
news pubblicate nel 2018 (ved.
Qui)... solo che è robetta di 10-20 righe di testo corredate di
un grafichetto misero misero.
Dati
pubblicati da altri enti, ovviamente.
Cinque
in tutto (sic!).
A
vederla così si direbbe che questi qui passino il tempo
sostanzialmente a produrre delibere, cioè documenti burocratici, per
appaltare la gestione delle fiere a qualche azienda (e anche qui ci sarebbe da dire), e stop.
Non
vi sembra tutto veramente molto ma molto ma molto de-so-lan-te?
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