Giovanni Toti, il governatore della Liguria, pare non perda
occasione per dirsi che l'è bravo e che sotto di lui questa Regione
va alla grande... e lodandosi si vede che si gonfia, si gonfia, si gonfia sempre di più.
Peccato però che non sembri granché vero, anche perché, se la cosa
fosse vera, nei primi 6 mesi dell'anno, in Liguria, non avrebbero di certo chiuso ben 737 aziende, no!... ma vengo di corsa al fatto.
Ovviamente col primo, Toti (?), giusto per fare una cenetta completa,
ecco che non dovrebbe mancare il secondo, Gianni Berrino (?) (assessore al
turismo), il contorno, Carlo Fidanza (?) (commissario dell'ente del
marketing turistico regionale) e via di seguito fino la frutta
(l'assessore allo sviluppo economico, Edoardo Rixi?), il dolce, il
caffè... mentre poi, come sempre, arriva sto blog con l'ammazza
caffè... e chissà se hanno mai visto il film Le diner de cons di Francis Veber.
Dicono che l'hashtag #lamialiguria vada alla grande (ved.
qui), mentre a confermare questa tesi c'è blogmeter che appunto
analizza la reputazione sui social media.
Innanzi tutto pare che blogmeter lavori per la Regione Liguria e
detto mi dà già da pensare, se così fosse... ma comunque sia non
si riesce a comprendere il perché lo stesso riscontro di quei dati
non li si estrapolano anche dalle altre società che analizzano il web.
Va innanzi tutto detto che sugli hashtag o similari non ho un grande
personale opinione, anzi per niente, anche perché penso che prima ci
sia da migliorare la qualità nel turismo in generale... e solo poi
il “passa parola”... altrimenti quel "passa parola"...
E di qualità nel turismo in questa Regione, che è poi la mia
materia, non se ne vede nemmeno l'ombra.
Oltretutto quei “passa parola” o gli “hashtag”, dipendono
immensamente da chi li fa, e vale a dire da chi ha un numero
considerevole di followers.
Giovanni Toti, ad esempio, ha numerosissimi followers, e qualsiasi
cosa immetta nel web, beh; ecco che i (vabbeh, meglio non dire per
non urtare la loro suscettibilità) replicano inde fessamente.
E lui è presente nei primi hashtaggatori di #lamialiguria... gli
altri sono l'agenzia “InLiguria” che è poi quella presieduta da
Carlo Fidanza... dai, in poche parole ci sono solo loro che si
replicano a più non posso.
Ma ritornando ad altri misuratori della web reputazione, ad
esempio l'autorevolissimo hashtagify.me
per vedere se la pensano tutti come “blogmeter”, ed ecco che
invece...
#lamialiguria in popolarità è al 28,4, mentre ad esempio il
semplicissimo hashtag #liguria è al 52,3...
Non va meglio il trend settimanale di #lamialiguria che perde un
bel 13,6% , mentre la stessa fine lo fa quello mensile – 4,2.
Mentre quell'altra str... anezza, l'hashtag #foliageinitaly, di
cui ho già scritto peste e corna (ved.
qui), e a conferma che... è sotto, segno meno, del 21,2%.
Ma non potrebbero mettersi a fare un altro mestiere e tralasciare
di occuparsi di turismo, eh... visto che pare non c'azzecchino per
nulla?
Dicono inoltre che quel belin di hashtag #lamialiguria abbia
superato l'hashtag turistico della Lombardia, #inLombardia... ma
anche in questo caso...
… #inLombardia è al 41 di popolarità (ben oltre il misero 28,4
della Liguria), nel trend settimanale ha un bel + 2,2, mentre nel
mensile un + 0,8.
Beh?
Beh, siamo alle solite...
Dicono poi che i turisti aumentano ed è anche vero, anche se in
percentuale minore di altre realtà... basti pensare, ad esempio, che
quest'anno a Taranto sono aumentati del 5%, e Taranto non è che sia
così tanto turistica, neh.
Mentre nelle Puglie si vedono botte da +20/30%... e non palloncini colorati d'azzurro.
Ma nonostante aumentino i turisti, ecco che l'indotto non aumenta
per nulla, anzi, e questo anche se il settore sia il più traversale che
esista al mondo... ma con 'sta gente è pressoché impossibile che
possano capire il come si fa o si debba fare.
Loro guardano l'hashtag mentre delle cose necessarie nonché
davvero utili per il comparto (governance etc. tec.) nemmeno
l'ombra... il nulla di niente se non ancor di meno.
Beh, d'altronde quelle cose costano, oltre che fatica anche dell'enorme
esperienza... e di queste due faccende non pare davvero che ne abbiano a
iosa, e nemmeno un po'.
Sostengono poi che i ristoranti e gli alberghi siano pieni, mentre
poi si legge che, Giorgio Bove, il presidente di Fepag- Ascom
dichiara che: “Il segreto del successo di quest'anno è aver tenuto
i prezzi bassi... io personalmente, non li ritocco da 15 anni. I
costi che però sosteniamo sono aumentati. Quindi si capisce che i
guadagni non sono cresciuti, anzi”.
Ecco appunto, questi nel e del turismo guardano gli hashtag, mentre se qualcuno di loro, Berrino, gli hanno "rubato" dei "mi piace" su Facebook (ved. qui)... ma il senso del ridicolo è mai possibile non lo conoscano?
Strano, vero?
RispondiEliminaUn sito dice bravi, l'altro no!!!
Che siano come quelli delle presenze turistiche???
;-))
I picchi degli hashtag possono essere aumentati da chi dispone di tantissimi followers e nelle occasioni programmate.
RispondiEliminaDai che quando arrivi a 50k ti faccio lavorare per noi mi aveva detto una volta un digital PR.
RispondiEliminaE l’engagement?
“Ma vuoi mettere? Ha pubblicato una foto del nostro prodotto e in mezz’ora la foto aveva più di 1000 like, pazzesco!”
Sì, ma hai visto di chi erano i like?
Di xxxdddhe, di $fjuy£ e di rugye23.
Che, immagino, non rappresentano esattamente il tuo target.
E commenti, quanti?
Zero?
Ops, forse nessuno dei 1000 che ha fatto like è interessato ad approfondire.
Presunti influencer con un numero di like per post pari al 40% del numero di follower, quando la prima regola del web resta il principio 90-9-1.
Eppure sono giovani, sono freschi, facciamoli lavorare.
Su un pubblico finto, praticamente inesistente, ma facciamoli lavorare.
Perché alla fine contano i numeri, giusto?
Truccati, ma pur sempre GRANDI
Lo ammetto, sono sconfortato.
@Hashtagman
RispondiEliminaHa ha ha ... grande
:)
P. S.: Proprio come pensavo... anche se a dire il vero non è che ci voglia molto ad arrivarci, neh!
E comunque grazie, ma grazie ben.