giovedì 12 maggio 2016

Bandiere blu, il bluff del mare pulito non balneabile: ecco l’inghippo

Sul mare sventola bandiera... Blu!... anzi ne sventolano a iosa.
No, non è una nuova canzone di Battiato ma sono le bandiere blu che ogni appaiono per “premiare” le Regioni col mare più pulito.

Non mancano poi i preposti istituzionali locali che si mettono subito a cantare felici e contenti, ma dove sta l'inghippo?
Chi scrive ha lavorato in moltissime isole di tutti i mari del mondo: moltissime dei Caraibi, altrettante dell'Oceano Indiano e pure dell'Oceano Pacifico, che per me resta il migliore del mondo, e quindi della cosa credo di capirmene un po'.
E' la Fee (ved. qui i criteri) che assegna l'ambito riconoscimento ai singoli tratti di costa e non a tutto il litorale della località interessata.
Eppure sul sito dell'organizzazione e soprattutto sui portali istituzionali di diversi Comuni la differenza non viene sottolineata.
E così 'diventano' blu spiagge 'non balneabili'.
Con buona pace dei turisti!

Che qualcosa non torni si nota già con una rapida occhiata alla cartina sul sito della Fee Italia (guarda la mappa), la succursale nostrana della Foundation for Environmental Education, un’organizzazione non governativa con sede in Danimarca che ha lo scopo di diffondere pratiche ambientali corrette.
Come è possibile che le bandiere blu siano concentrate soprattutto lungo l’Adriatico, in Liguria e Toscana, mentre la Sardegna e la Sicilia ne hanno pochine pochine?
Non sono i mari delle isole quelli che tutto il mondo ci invidia?
Nella domanda sta già una prima risposta.
Località che godono di ottima reputazione non hanno bisogno di candidarsi all’assegnazione della bandiera blu, e così non compilano il questionario predisposto dalla Fee.
A molte di queste, la bandiera blu, nemmeno interessa.

I comuni che invece partecipano alla selezione devono rispondere a un questionario per dichiarare di avere spiagge dotate di servizi igienici, bagnini e kit di primo soccorso. Tra le altre cose, vengono premiate anche la raccolta differenziata dei rifiuti, la disponibilità di mezzi di trasporto ecosostenibili e le iniziative di educazione ambientale. C’è poi un criterio imprescindibile: “Solo le località le cui acque sono risultate eccellenti nella stagione precedente possono presentare la candidatura”, si legge nel regolamento. E ancora: “I risultati delle analisi di qualità delle acque di balneazione delle ultime quattro stagioni balneari devono essere allegati alla candidatura”. La Fee, almeno in teoria, impone limiti ancora più stringenti per le concentrazioni di escherichia coli ed enterococchi intestinali, rispetto a quelli imposti dalle direttive europee e dalla normativa nazionale: l’acqua deve essere di qualità ‘eccellente’, non basta che sia ‘buona’ o sufficiente’.
Eppure la teoria sembra non trovare riscontro nella pratica. 

Capita di trovare, tra le località premiate, alcune che presentano aree precluse alla balneazione dalla Regione perché con acque di qualità ‘scarsa’, ma non voglio fare nomi.
Inoltre diverse località premiate con bandiera blu, accanto alle acque eccellenti, hanno aree per la balneazione con una classificazione ‘buona’ o ‘sufficiente’ (guarda la cartina interattiva).
Nessun divieto di nuotare lì, ma una classificazione non ‘eccellente’ significa che ogni tanto può capitare qualche campione con concentrazioni di batteri che non riducono al minimo le possibilità di contrarre dopo una nuotata malattie come la gastroenterite.

Capitano poi situazioni paradossali, dove sono state consegnate le bandiere blu e dopo due giorni alcune spiagge sono state temporaneamente chiuse alla balneazione perché le analisi effettuate che hanno rivelato livelli di contaminazione troppo elevata.
Divieti temporanei analoghi sono stati emessi nella stagione balneare da poco avviata anche dai sindaci di altri comuni premiati con il vessillo della Fee... insomma, tutta una cosa non certo piacevole.
Ma l'inghippo lo si scopre aprendo il pdf (ved. qui) della cartina che elenca i comuni a bandiera blu sul sito di Fee International e... in molti casi i vessilli non sono stati assegnati al comune, ma a singole spiagge.


Solo che nessuno lo dice.
E molti comuni, anche sui loro siti istituzionali, fanno a gara per fare bella mostra della bandiera blu, senza sottolineare che solo alcuni tratti della costa se la sono guadagnata.
Il tutto alla faccia dei turisti.
Che partono col bagagliaio pieno verso quello che credono un mare pulitissimo.
E poi si trovano davanti a un bel cartello di divieto di balneazione.
Certo, possono sempre spostarsi di un centinaio di metri più in là per prendere il sole su una spiaggia migliore.
E magari si chiedono che succede se cambia la corrente...

pare poi che per ottenere la bandiera blu si debba pagare... ma questo non lo so e pertanto rimane solo che pare...

1 commento:

  1. Sul sito dichiarano che:

    La partecipazione dei Comuni al programma Bandiera Blu è gratuita, sia per quanto attiene la valutazione e la certificazione che per le visite di controllo che sono totalmente a carico della FEE.

    E la procedura operativa è certificata ISO 9001-2008.

    Il punto è che l'assenza di servizi sulla spiaggia (caso tipico della Sardegna) pur in presenza di acque limpide può facilmente precludere la possibilità di ottenere la Bandiera Blu.

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