Sul mare sventola bandiera...
Blu!... anzi ne sventolano a iosa.
No, non è una nuova canzone di
Battiato ma sono le bandiere blu che ogni appaiono per “premiare”
le Regioni col mare più pulito.
Non mancano poi i preposti
istituzionali locali che si
mettono subito a cantare felici e contenti, ma dove sta
l'inghippo?
Chi scrive ha lavorato in
moltissime isole di tutti i mari del mondo: moltissime dei Caraibi,
altrettante dell'Oceano Indiano e pure dell'Oceano Pacifico, che per
me resta il migliore del mondo, e quindi della cosa credo di
capirmene un po'.
E' la
Fee
(ved.
qui i criteri)
che assegna l'ambito riconoscimento ai singoli tratti di costa e non
a tutto il litorale della località interessata.
Eppure
sul sito dell'organizzazione e soprattutto sui portali istituzionali
di diversi Comuni la differenza non viene sottolineata.
E
così 'diventano' blu spiagge 'non balneabili'.
Con
buona pace dei turisti!
Che
qualcosa non torni si nota già con una rapida occhiata alla cartina
sul sito della Fee
Italia (guarda
la mappa),
la succursale nostrana della Foundation
for Environmental Education,
un’organizzazione non governativa con sede in Danimarca che
ha lo scopo di diffondere pratiche ambientali corrette.
Come
è possibile che le bandiere blu siano concentrate soprattutto lungo
l’Adriatico, in Liguria e Toscana, mentre la Sardegna e
la Sicilia ne
hanno pochine pochine?
Non
sono i mari delle isole quelli che tutto il mondo ci invidia?
Nella
domanda sta già una prima risposta.
Località
che godono di ottima
reputazione non
hanno bisogno di candidarsi all’assegnazione della bandiera blu, e
così non compilano il questionario predisposto dalla Fee.
A
molte di queste, la bandiera blu, nemmeno interessa.
I
comuni che invece partecipano alla selezione devono rispondere a
un questionario per
dichiarare di avere spiagge dotate di servizi igienici, bagnini e kit
di primo soccorso. Tra le altre cose, vengono premiate anche
la raccolta
differenziata dei
rifiuti, la disponibilità di mezzi di trasporto ecosostenibili e le
iniziative di educazione ambientale. C’è poi un criterio
imprescindibile: “Solo le località le cui acque sono risultate
eccellenti nella stagione precedente possono presentare
la candidatura”,
si legge nel regolamento. E ancora: “I risultati delle analisi di
qualità delle acque di balneazione delle ultime quattro stagioni
balneari devono essere allegati alla candidatura”. La Fee, almeno
in teoria, impone limiti ancora più stringenti per le concentrazioni
di escherichia coli ed enterococchi intestinali, rispetto a quelli
imposti dalle direttive europee e dalla normativa nazionale: l’acqua
deve essere di qualità ‘eccellente’,
non basta che sia ‘buona’ o sufficiente’.
Eppure la teoria sembra non
trovare riscontro nella pratica.
Capita
di trovare, tra le località premiate, alcune che presentano aree
precluse alla balneazione dalla Regione perché con acque di qualità
‘scarsa’, ma non voglio fare nomi.
Inoltre
diverse località premiate con bandiera blu, accanto alle acque
eccellenti, hanno
aree per la balneazione con una classificazione ‘buona’ o
‘sufficiente’ (guarda
la cartina interattiva).
Nessun
divieto di nuotare lì, ma una classificazione non ‘eccellente’
significa che ogni tanto può capitare qualche campione con
concentrazioni di batteri che non riducono al minimo le possibilità
di contrarre dopo una nuotata malattie come la gastroenterite.
Capitano
poi situazioni paradossali, dove sono state consegnate le bandiere
blu e dopo due giorni alcune spiagge sono state temporaneamente
chiuse alla balneazione perché le analisi effettuate che hanno
rivelato livelli di contaminazione troppo elevata.
Divieti temporanei analoghi sono
stati emessi nella stagione balneare da poco avviata anche dai
sindaci di altri comuni premiati con il vessillo della Fee...
insomma, tutta una
cosa non certo piacevole.
Ma
l'inghippo lo si scopre aprendo il pdf (ved. qui) della cartina che elenca i
comuni a bandiera blu sul sito di Fee International e... in molti
casi i vessilli non sono stati assegnati al comune, ma a singole
spiagge.
Solo
che nessuno lo dice.
E
molti comuni, anche sui loro siti istituzionali, fanno a gara per
fare bella mostra della bandiera blu, senza sottolineare che solo
alcuni tratti della costa se la sono guadagnata.
Il
tutto alla faccia dei turisti.
Che
partono col bagagliaio pieno verso quello che credono un mare
pulitissimo.
E
poi si trovano davanti a un bel cartello di divieto di balneazione.
Certo,
possono sempre spostarsi di un centinaio di metri più in là per
prendere il sole su una spiaggia migliore.
E
magari si chiedono che succede se cambia la corrente...
… pare
poi che per ottenere la bandiera blu si debba pagare... ma questo non
lo so e pertanto rimane solo che pare...
Sul sito dichiarano che:
RispondiEliminaLa partecipazione dei Comuni al programma Bandiera Blu è gratuita, sia per quanto attiene la valutazione e la certificazione che per le visite di controllo che sono totalmente a carico della FEE.
E la procedura operativa è certificata ISO 9001-2008.
Il punto è che l'assenza di servizi sulla spiaggia (caso tipico della Sardegna) pur in presenza di acque limpide può facilmente precludere la possibilità di ottenere la Bandiera Blu.