blog di critiche costruttive sul turismo e sulla cultura (dal 1° gennaio 2009)
mercoledì 20 gennaio 2010
Haiti dallo zero assoluto a...
E’ nuovamente ripartito l’eco dell'imbecillità dei soliti pseudo progressisti e dei ben pensanti, così numerosi ieri ed altrettanto numericamente consistenti oggi; ma si sa come la mamma di “questi” sia sempre in cinta e che la gestazione o natività, sia da paragonare a quella dei topi, per cui…
Si sono messi a protestare per una nave da crociera che in questi giorni si trova nelle acque di Haiti, gridandone allo scandalo ed elencando una serie infinita di “belle parole” per i suoi passeggeri.
In questi casi non esiste l'opinione politica o chissà cos'altro, ma solo il buon senso, mentre la fine totale del turismo, aggravata dal terremoto, irreparabilmente sarebbe qualcosa di pesantissimo per un'economia già un mese fa inesistente.
Suvvia.
Ad Haiti comandano la criminalità, i militari, l’oligarchia che gestisce il potere formale, mentre gli aiuti esterni, da cui dipende il Paese, foraggiano la casta dei parassiti, inclusi ben 30 partiti.
Vi ricorda qualcosa quest’ultima considerazione, vero?
Comunque bisogna conoscere la storia dell’Hispaniola (Haiti o Repubblica Dominicana) per poter capire le soluzioni da adottare; si, quelle definitive, perché un solo marginale intervento comunitario porterebbe a ricreare il marcio dei tempi passati o quelli recenti, su di questa meravigliosa isola, che ricordo e ben conosco per lavoro.
Alla fine del Seicento, la Francia ottenne la parte occidentale dell’isola, e avviò la coltivazione intensiva di canna da zucchero e cacao, il che comportò un disboscamento le cui conseguenze si avvertono a ogni uragano.
L’agricoltura intensiva tuttavia produsse una relativa agiatezza e creò una diversificazione sociale anche all’interno della comunità nera.
Negli anni della Rivoluzione francese la stragrande maggioranza della popolazione era formata da schiavi appena arrivati dall’Africa, ma vi erano anche i “maroons”, le vecchie famiglie di schiavi divenuti agricoltori liberi.
I grandi latifondi restavano all’aristocrazia francese, ma la rivoluzione del 1789 provocò una rivolta di Spartaco, attraverso l’alleanza di maroons e schiavi.
Il 1804 fu l’anno dell’indipendenza di una ex colonia di schiavi neri, ma il caudillismo si manifestò subito, anche in assenza di bianchi colonizzatori: nel 1806 la nazione si spaccò in due parti ed Henri Cristophe, diventò il primo re nero dell’Occidente, creò un’aristocrazia corrotta, costruì sei castelli, otto palazzi governativi e la più grande fortezza delle Americhe, a imitazione di Versailles.
A metà dell’Ottocento l’isola fu divisa per aree linguistiche e nacque l’attuale Repubblica Dominicana.
Nel 1957 iniziò la dittatura di François Duvalier, cui seguì quella del suo figlio diciannovenne, ed utilizzarono gli squadroni della morte dei Tonton Macoutes come sostituti di esercito e polizia.
La risposta democratica fu avviata da papa Wojtila, il quale (come in Polonia) creò un movimento cattolico guidato da Aristide, presidente nel 1991 e poi nel 1994, dopo alcuni putsch militari, ma nel 2004 Aristide uscì di scena per mano delle gang di Port-au-Prince e dell’esercito.
Quindi attualmente ad Haiti comandano la criminalità, i militari, l’oligarchia che gestisce il potere formale, mentre la Chiesa non può sostituirsi allo Stato per creare un’economia indipendente.
Ma ha fallito anche la missione statunitense Usaid, la quale ha creato un’industria manifatturiera nella capitale, provocando l’abbandono delle campagne (anche a causa degli alimenti che provenivano dalle eccedenze dei paesi esteri).
Port au Prince è diventata una metropoli da 2 (o forse il doppio) milioni di abitanti, dove i contadini inurbati costruivano case e baracche senza alcun criterio di sicurezza e senza controllo.
Secondo la Nlc statunitense (Fondo in supporto dei diritti umani nell’America centrale), negli anni ’80, vi erano circa 250 fabbriche nella capitale, con 60.000 impiegati. Da allora l’occupazione è diminuita, gli appaltatori locali pagano i dipendenti dodici centesimi all’ora per 70 ore alla settimana, per realizzare t-shirt per conto della Disney o di altre corporation occidentali.
Sfruttamento oppure il nulla, o il crimine: è questa l’economia haitiana.
Ora il terremoto aggiunge caos a caos, eppure si trattava di un terremoto prevedibile: con Google Earth si può vedere una faglia che va dal golfo di Port au Prince fino al lago vulcanico Enriquillo Krokodile nella Repubblica Dominicana, dovuta al fatto che l’isola di Hispaniola è nata dalla saldatura di due zolle distinte.
Secondo l'Indice di sviluppo umano Haiti figura al 149mo posto su 182 paesi. Per quanto riguarda il Pil la situazione è peggiore, ma dopo il terremoto la nazione è ormai l'ultima al mondo.
Ma quali soluzioni deve individuare la comunità internazionale?
Ricostruire Haiti senza creare un’ennesima oligarchia è un’opera titanica e nel frattempo converrà concentrarsi sull’organizzazione del territorio, perché con uno Stato inetto e un esercito di tradizioni golpiste serve un potere civile esterno ai partiti, che dia un senso alla missione Onu contro l’illegalità: il modello della Protezione civile italiana, e gran bene han fatto con l’invio di Guido Bertolaso a capo del tutto.
Politica a parte, nessuno al mondo ha più esperienza.
Manca però una cosa, e vale a dire qualcuno per l’attuazione del programma turistico, come di quello agricolo e alimentare, e che sappia partire dallo zero assoluto.
Il resto sono tutte fandonie e la storia di quell’isola, come di altre, l’ha già ampliamente spiegato.
Un momento, non i soliti pluri medagliati sulla carta, nè tantomeno persone di concezione "Brambilla", ma quelli che veramente e direttamente, non solo attraverso libri e libracci, qualcosa ne sanno; che sappiano gestire e programmare l’innesto delle future connessioni turistiche estere e quindi l’inserimento dei locali, attraverso una consolidata esperienza diretta.
In poche parole, serve gente che si sappia sporcare le scarpe di fango.
Esportare questo strumento di organizzazione può migliorare definitivamente le condizioni di un popolo che in larga parte, anche prima del terremoto, viveva sospeso tra la vita e la morte.
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una precisazione: i primi anni del governo post-francese si caratterizzarono per la riforma agraria e la ridistribuzione della ricchezza, poi iniziarono i processi degenerativi. Un'altra cosa la Repubblica Dominicana è sempre esistita tranne che nel ventennio 1820-40.
RispondiElimina@Kuda
RispondiEliminaSi hai ragione ma ho voluto essere sintetico nel post per non tediare oltre.
Ho letto il tuo blog e su questa considerazione che non fa che confermare la mia ipotesi, e vale a dire:
--Nel frattempo Bertolaso striglia pesantemente Formigoni per come si è comportato rispetto ad Haiti, inviando aiuti senza coordinarsi con la Protezione Civile--
Ora, non ho niente contro Formigoni ma credo che bisognerebbe veramente riuscire a fermarci un attimo e considerare bene le cose, soprattutto in questi casi.
Bravo a Bertolaso e bravo a te che l'hai evidenziato.
;-)
Io non sono favorevole a chi si immischia nelle questioni politiche degli altri paesi: un conto e' inviare degli aiuti in senso umanitario, un altro e' per poi ingerire nella politica interna: a nessuno degli Stati Occidentali avanza per dare lezioni morali e cosi' via: credo che la deliquenza haitiana in confronto alla mafia, al narcotraffico, etc. sia al livello dei rubagalline...
RispondiEliminaSarai però d’accordo sul fatto che Haiti non ha una politica interna.
RispondiEliminaDi conseguenza l’invio di un grande esperto (personalmente il migliore al mondo, e quello che ha fatto a suo tempo in Africa, lo testimonia) che interagisca per conto dell’ONU per il ripristino di quel Paese in tempi sicuramente più celeri di coloro che di queste cose non ne sanno un’acca…
Il semplice fatto che stanno paracadutando le derrate alimentari e che sicuramente queste cose ottengono il risultato di notevoli disordini tra la popolazione per l’accapparramento…
Ad Haiti non esiste una granchè delinquenza, intesa come la nostra (e hai ragione), ma l’esercito dominicano (che governa) è forse peggio, perché costringe la popolazione alla povertà assoluta. Infatti è il paese più povero dei carabi e, credimi, quei posti sono veramente meravigliosi.
Il governo o pseudo tale, mantiene queste priorità per richiedere degli aiuti monetari ad altre nazioni (noi compresi), senza minimamente pensare a costruire nulla. O aiuti dalle aziende mondiali (Disney eccetera) per far lavorare la popolazione a 12 cents l’ora.
Rispetto il tuo pensiero ma credo che in questi casi sia necessario e utile un intervento anche nelle questioni politiche (assenti) di quel Paese.
@Luciano
RispondiEliminaAhia!!
Non mi capita spesso ma non sono con il tuo pensiero.
Penso che non ci si debba intromettere nelle questioni politiche o governative delle altre nazioni.
Un pò come tra moglie e marito, per renderla facile.
Non te la prendere
@Sergio
RispondiEliminaAhia ahi ahi!!!
Non ho il minimo problema a cambiare opinione o idea su qualsiasi cosa non appena mi rendo conto di aver sbagliato.
Come per altro rispetto sempre l'opinione altrui quando viene elencata con ragion di causa e educazione.
Ma in questo caso no.
Infatti ho provato a vederla come te e Palingenius, ma non trovo la logica dei risultati.
Forse dovrei essere aiutato con delle altre nozioni.
Cosa dici?
;-)
@Sergio
RispondiEliminaEmbè?
Ci stò pensando e presto ti metto giù una relazione che stupirà anche i più scettici.
RispondiEliminaDammi tempo.
Io capisco la bonta' del tuo ragionamento ma gli avvoltoi che si stanno precipitando per ingerire nella faccende interne del paese mi preoccupano: la loro non e' certo una missione umanitaria. La ricchezza non e' sinonimo di felicita': secondo me possono stare bene cosi' come sono, non e' che un modello politico/economico occidentale risolvera' i problemi, anzi li moltiplichera'.
RispondiEliminaQuello che vorrei dire è anche che i vari regali monetari che molti inviano ad Haiti, ho qualche dubbio che raggiungano lo scopo.
RispondiEliminaQuindi perchè non convogliare parte di questi nell'invio di tecnici veramente autorevoli in queste detterminate situazioni e di quelli che si "sporcano le scarpe di fango".
Un pò sulla stessa motodologia di medici senza frontiere.
Perchè non fare esperti dell'agricoltura o quelli del turismo o altro che servano all'occasione per questi casi?
Naturalmente centralizzati.