Il governo delle Maldive ha deciso di imporre quest’anno una tassa sul turismo pari al 3,5%.
Il ministro delle finanze Muhmood Razee ha spiegato che la decisione è stata presa per alleviare la pressione sulle fasce più povere della popolazione, colpite in modo particolare dai dazi di importazione, togliendo la “verginità” (tasse) a queste meravigliose isole, poiché in precedenza gli albergatori non pagavano alcun tipo di imposta diretta sui profitti o sui ricavi.
Ma come ci si è arrivati a questa tassazione?
Va subito detto che una tassa è una manovra impopolare, specie se imposta nel settore turistico, ma il discorso è completamente differente se rapportato alla realtà della Maldive, un paradiso terrestre insulare che è fra le mete preferite dei sogni vacanzieri dei cittadini provenienti un po’ da tutto il mondo.
Ebbene questo piccolo Eden in terra se da una parte deve dire grazie all’afflusso massiccio di turisti, che garantiscono le entrate necessarie al sostentamento di questa Repubblica, dall’altro si è sacrificato ad improntarsi completamente alle esigenze dei visitatori stranieri.
Oggi le Maldive corrono un pericolo abbastanza concreto.
Il surriscaldamento globale e l’eventuale innalzamento del livello degli oceani potrebbero definitivamente cancellarle dall’esistenza, un’eventualità non molto remota e contro la quale sembra non si possa fare molto.
Ma questo non è l’unico problema di questo Stato, che dietro l’aspetto del paradiso in terra, nasconde anche molte difficoltà.
L’economia maldiviana è un’economia di sussistenza che grazie ai massicci afflussi di capitali del turismo riesce a malapena a far quadrare i conti.
Per cui, l’esigenza dell’amministrazione locale, è stata quella di trovare idee per contenere le spese.
L’idea è arrivata nel campo dell’energia: ottenere l’indipendenza in questo campo per mezzo delle fonti rinnovabili sarebbe un passo davvero importante per il futuro delle Maldive.
Ma l’impianto di pannelli solari e pale eoliche è decisamente troppo oneroso per le disastrate casse del Governo della Repubblica, per cui si è reso necessario reperire i fondi per sostenere questa opportunità.
Si era partiti da un’idea semplice ma efficace: una tassa sul turismo dell’importo di circa 3 euro a persona per ogni persona che soggiorna sulle isole dell’arcipelago. Una manovra che prometteva di reperire tutto il denaro necessario per ottenere l’indipendenza energetica.
Una piccola tassa che non poteva che essere ben accetta da qualsiasi turista che rinunciando ad un cocktail sulla spiaggia potrà aiutare seriamente le Maldive a rimanere quello che sono oggi.
Ebbene questo piccolo Eden in terra se da una parte deve dire grazie all’afflusso massiccio di turisti, che garantiscono le entrate necessarie al sostentamento di questa Repubblica, dall’altro si è sacrificato ad improntarsi completamente alle esigenze dei visitatori stranieri.
Oggi le Maldive corrono un pericolo abbastanza concreto.
Il surriscaldamento globale e l’eventuale innalzamento del livello degli oceani potrebbero definitivamente cancellarle dall’esistenza, un’eventualità non molto remota e contro la quale sembra non si possa fare molto.
Ma questo non è l’unico problema di questo Stato, che dietro l’aspetto del paradiso in terra, nasconde anche molte difficoltà.
L’economia maldiviana è un’economia di sussistenza che grazie ai massicci afflussi di capitali del turismo riesce a malapena a far quadrare i conti.
Per cui, l’esigenza dell’amministrazione locale, è stata quella di trovare idee per contenere le spese.
L’idea è arrivata nel campo dell’energia: ottenere l’indipendenza in questo campo per mezzo delle fonti rinnovabili sarebbe un passo davvero importante per il futuro delle Maldive.
Ma l’impianto di pannelli solari e pale eoliche è decisamente troppo oneroso per le disastrate casse del Governo della Repubblica, per cui si è reso necessario reperire i fondi per sostenere questa opportunità.
Si era partiti da un’idea semplice ma efficace: una tassa sul turismo dell’importo di circa 3 euro a persona per ogni persona che soggiorna sulle isole dell’arcipelago. Una manovra che prometteva di reperire tutto il denaro necessario per ottenere l’indipendenza energetica.
Una piccola tassa che non poteva che essere ben accetta da qualsiasi turista che rinunciando ad un cocktail sulla spiaggia potrà aiutare seriamente le Maldive a rimanere quello che sono oggi.
Poi alla fine hanno deciso di tassare al 3,5% gli utili, che se rapportati ai nostri “balzelli” di tasse varie, sono proprio delle piccole str…anezze.
Ah, chissà se i “professoroni” nazionali in questa faccenda riescono a vederci qual cosina di produttivo anche per noi?
Non ci credo ma ci provo.
Attualmente l’Iva turistica è al 10% e da molto tempo, nonché molte parti, c’è la richiesta di portarla almeno ai livelli europei; diciamo il 5/6%.
Il che non sarebbe neanche troppo sbagliato visto che abbiamo qualche problemino di competitività con gli altri Paesi.
Beh, in questo caso non sarebbe più giusto abbassarla (IVA), quindi imporre (se non totalmente almeno in gran parte) che il “risparmio” ottenuto sia impegnato per costruire pannelli (decenti) solari che oltretutto andrebbero a produrre più business, risparmio futuro, e quel benedetto CO2 (?) ... “della serie CRITICHE COSTRUTTIVE sul turismo”.
Ma vai a spiegarlo a ‘sti qui.
Fonte: Minivan News
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