Dopo aver letto il rapporto di Federculture che denunciava l'ennesimo calo di visitatori di arte e cultura ho aspettato alcuni mesi per esaminare meglio la cosa, giusto per capire meglio le parole del ministro preposto, Massimo Bray, che solo un mese dopo si magnificò del suo grande successo con un improbabile +31% (qui video e post).
Forse per il motivo che fare meglio dello "zero" non sia granché difficile?
Staremo a vedere ma i dati che arrivano da Bankitalia non sembrerebbero confermare, anzi.
Comunque sia il rapporto di Federculture annunciato nel corso dell’annuale congresso che la Federazione nazionale la quale raggruppa enti locali, regioni, aziende di servizio pubblico locale e nazionale e i soggetti che gestiscono i servizi legati alla cultura, al turismo, allo sport e al tempo libero, sono tutti negativi (tutti).
E che l'Italia è al 26esimo posto nell’Unione Europea per la spesa relativa all'oggetto.
Mentre il segno meno è la costante periodica del rapporto 2013 (riferito all’anno 2012):
-8,2% il teatro
-7,3% il cinema
-8,7% concerti
-5,7% musei e mostre.
In generale diminuisce dell’11,8% la partecipazione culturale dei cittadini italiani e non.
In un solo anno i musei statali hanno perso circa il 10% dei visitatori, che passano da 40 a 36 milioni, poco più di quelli entrati nei soli musei londinesi.
La spesa per cultura e ricreazione ha segnato un -4,4%, ed è il primo calo dopo oltre un decennio di crescita costante: tra il 2002 e il 2011 l’incremento era stato del 25,4%.
Mentre a livello mondiale gli arrivi internazionali nel 2012 raggiungono la cifra record di 1 miliardo (+5/6%), in Italia aumentano solo del 2,3% i viaggiatori stranieri (e nel 2013 siamo addirittura sotto sia come arrivi stranieri che presenze nazionali), le nostre città perdono competitività turistica e il Paese nell’insieme perde attrattività: nel Country Brand Index 2013 crolliamo al 15° posto.
Le bellezze artistiche del bel Paese, dunque, attraggono poco?
Sembra di sì, soprattutto se paragonate con i grandi poli culturali stranieri: basti pensare che i cinque principali musei statali di Londra attraggono 26,5 milioni di visitatori l’anno, vale a dire il 73% degli ingressi totali nei nostri 420 istituti dello Stato (musei, aree archeologiche, monumenti).
Assenza di politiche coordinate e forti anche nell’ambito della cultura sono le principali cause e così rischiamo di perdere opportunità importanti a livello internazionale come quelle offerte dai programmi Europa Creativa (1,8 miliardi di euro in sette anni), o Capitali Europee della Cultura, che l’Italia esprimerà nel 2019, ma anche Expo 2015 nella quale è in gioco l’immagine dell’intera nazione che dovrà essere in grado raccontarsi e promuovere la propria ricchezza culturale e creatività.
L’Italia sta scivolando sempre più in basso anche nelle politiche per la formazione delle nuove generazioni, perdiamo sempre più competenze e capitale umano.
Come già detto siamo al 26° posto tra i Paesi dell’Unione Europea per spesa pubblica in istruzione e formazione con un’incidenza percentuale del 4,2% sul PIL, contro una media europea del 5,3%.
Il numero degli immatricolati degli atenei italiani è in costante diminuzione: in dieci anni gli iscritti alle università sono da passati 338.482 a 280.488, -15%, La strategia Europa 2020 prevede il 40% di laureati tra i 30 e i 40 anni: la media UE è vicina al 35% mentre in Italia siamo solo al 20%.
Anche nel 2013 nessuno degli atenei italiani è tra i primi 100 nella classifica internazionale delle migliori università al mondo: l’Università di Bologna compare, prima tra le italiane, in 194esima posizione (-11 posizioni rispetto al 2012).
Si aggrava sempre più la fuga dei nostri giovani dal Paese: in dieci anni 68mila neolaureati hanno lasciato l’Italia, e noi non facciamo altro che affidarci sempre agli stessi bla bla bla che ci stanno portando alla completa rovina.
That's all and that's Italy ... maremma maiala!
P. S.: I recenti dati di Bankitalia, sulle presenze turistiche straniere, dicono che nel Bel Paese il segno meno continua inesorabilmente a dispetto delle altre nazioni europee dove questo è sulla base del +5%.
Complimentoni!
Forse per il motivo che fare meglio dello "zero" non sia granché difficile?
Staremo a vedere ma i dati che arrivano da Bankitalia non sembrerebbero confermare, anzi.
Comunque sia il rapporto di Federculture annunciato nel corso dell’annuale congresso che la Federazione nazionale la quale raggruppa enti locali, regioni, aziende di servizio pubblico locale e nazionale e i soggetti che gestiscono i servizi legati alla cultura, al turismo, allo sport e al tempo libero, sono tutti negativi (tutti).
E che l'Italia è al 26esimo posto nell’Unione Europea per la spesa relativa all'oggetto.
Mentre il segno meno è la costante periodica del rapporto 2013 (riferito all’anno 2012):
-8,2% il teatro
-7,3% il cinema
-8,7% concerti
-5,7% musei e mostre.
In generale diminuisce dell’11,8% la partecipazione culturale dei cittadini italiani e non.
In un solo anno i musei statali hanno perso circa il 10% dei visitatori, che passano da 40 a 36 milioni, poco più di quelli entrati nei soli musei londinesi.
La spesa per cultura e ricreazione ha segnato un -4,4%, ed è il primo calo dopo oltre un decennio di crescita costante: tra il 2002 e il 2011 l’incremento era stato del 25,4%.
Mentre a livello mondiale gli arrivi internazionali nel 2012 raggiungono la cifra record di 1 miliardo (+5/6%), in Italia aumentano solo del 2,3% i viaggiatori stranieri (e nel 2013 siamo addirittura sotto sia come arrivi stranieri che presenze nazionali), le nostre città perdono competitività turistica e il Paese nell’insieme perde attrattività: nel Country Brand Index 2013 crolliamo al 15° posto.
Le bellezze artistiche del bel Paese, dunque, attraggono poco?
Sembra di sì, soprattutto se paragonate con i grandi poli culturali stranieri: basti pensare che i cinque principali musei statali di Londra attraggono 26,5 milioni di visitatori l’anno, vale a dire il 73% degli ingressi totali nei nostri 420 istituti dello Stato (musei, aree archeologiche, monumenti).
Assenza di politiche coordinate e forti anche nell’ambito della cultura sono le principali cause e così rischiamo di perdere opportunità importanti a livello internazionale come quelle offerte dai programmi Europa Creativa (1,8 miliardi di euro in sette anni), o Capitali Europee della Cultura, che l’Italia esprimerà nel 2019, ma anche Expo 2015 nella quale è in gioco l’immagine dell’intera nazione che dovrà essere in grado raccontarsi e promuovere la propria ricchezza culturale e creatività.
L’Italia sta scivolando sempre più in basso anche nelle politiche per la formazione delle nuove generazioni, perdiamo sempre più competenze e capitale umano.
Come già detto siamo al 26° posto tra i Paesi dell’Unione Europea per spesa pubblica in istruzione e formazione con un’incidenza percentuale del 4,2% sul PIL, contro una media europea del 5,3%.
Il numero degli immatricolati degli atenei italiani è in costante diminuzione: in dieci anni gli iscritti alle università sono da passati 338.482 a 280.488, -15%, La strategia Europa 2020 prevede il 40% di laureati tra i 30 e i 40 anni: la media UE è vicina al 35% mentre in Italia siamo solo al 20%.
Anche nel 2013 nessuno degli atenei italiani è tra i primi 100 nella classifica internazionale delle migliori università al mondo: l’Università di Bologna compare, prima tra le italiane, in 194esima posizione (-11 posizioni rispetto al 2012).
Si aggrava sempre più la fuga dei nostri giovani dal Paese: in dieci anni 68mila neolaureati hanno lasciato l’Italia, e noi non facciamo altro che affidarci sempre agli stessi bla bla bla che ci stanno portando alla completa rovina.
That's all and that's Italy ... maremma maiala!
P. S.: I recenti dati di Bankitalia, sulle presenze turistiche straniere, dicono che nel Bel Paese il segno meno continua inesorabilmente a dispetto delle altre nazioni europee dove questo è sulla base del +5%.
Complimentoni!
Gulp!!!!!
RispondiEliminala cultura non può esse mercificazione
RispondiElimina@Anonimo
RispondiEliminaEh?
Mercificazione?
Semmai reddito e nuovi posti di lavoro. Anche se ad onor del vero m'appaiono un po troppi considerando i risultati.
:(