Il
Governo si affida a 240 siti/indirizzi Web: molti
inattivi, con contenuti clonati e probabilmente in alcuni casi di
dubbia utilità.
L'ha
scoperto Il Sole 24 Ore analizzando con attenzione tutte le finestre
online create dalle istituzioni governative nel
periodo 2002-2015.
Si
parla di 154 indirizzi web con l'estensione gov.it registrati presso
l'Agenzia per l'Italia digitale, di cui 64 inattivi e 87 tematici
"richiamati tramite link diretti sui portali istituzionali".
Il
titolari, come ha scoperto il noto quotidiano economico, sarebbero la
presidenza
del Consiglio, i dipartimenti correlati e i ministeri.
È
come se mai nessuno si fosse preso la briga di fare ordine ed
eliminare i rami secchi: a spanne si
parla di un 25%. "Un
esempio per tutti: una decina di domini web si sono alternati nel
corso degli anni per comunicare lo stato di avanzamento delle
riforme", scrive Il Sole 24 Ore. "Risale al giugno 2005,
sotto il terzo governo Berlusconi, la registrazione
di attuazioneprogramma.gov.it (non
più attivo). Sempre la sua presidenza, ma nella legislatura
successiva, ha battezzato il quasi omonimo attuazione.gov.it".
Dopodichè
per lo stesso scopo si è passati a programmazioneconomica.gov.it,
poi programmagoverno.gov.it, riformeistituzionali.gov.it,
attuazioneriforme.gov.it, riforme.gov.it, e così via. L'anno scorso
è arrivato poi passodopopasso.italia.it per volere del premier
Renzi.
Stessa
sorte per Verybello.it,
che dovrebbe promuovere gli eventi culturali di Expo 2015. Avremmo
potuto usare spettacolodalvivo.beniculturali.it o culturaitalia.it,
oppure ancora italia.it.
Anche
ipotizzando una spesa per qualsiasi progetto di soli 35mila (quanto
speso per verybello secondo Mibact) la cifra finale sarebbe
altissima. Che dire poi della probabile "manutenzione" o
contratti di "gestione"?
Secondo
Emilio Simonetti, dirigente del servizio web della Funzione pubblica
la legge prevederebbe per l'Agid la responsabilità del monitoraggio.
"La vita di questi portali, però, non è sottoposta a controlli
molto efficaci", ha dichiarato l'esperto. Inoltre dovrebbero
essere rispettati tutta una serie di requisiti minimi legati
all'accessibilità, qualità e funzionamento.
Dovrebbero.
Ora
lo sanno; che facciano pulizia.
Di
Dario D'Elia
P. S.: Non oso pensare a quelle migliaia di siti web che sono di pertinenza delle Regioni e per quanto riguarda il turismo... no, meglio non farlo. E soprattutto è meglio non saperne il costo e nemmeno l'utilità che poi hanno avuto, hanno e avranno.
... e chissà quanti nelle Regioni
RispondiElimina:(
@Luciano
RispondiElimina240 Siti fanno un esercito. L'esercito di Franceschi.ello?
Armiamoci e partite!! ^_^