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martedì 10 luglio 2012

Piero Gnudi: "Servono giovani ma riciclo anziani" ... e noi siamo felici e contenti (non io però)


Orientarsi è difficile, capire è impossibile, però che ci prendano per i fondelli … è alquanto appurato e oltretutto è anche certo.

E per dare forza a questo prefazio … non più di due giorni fa un quasi 75enne diceva così:L'Italia è un Paese vecchio ma non lo dice solo Prandelli, lo dice anche l'Istat. La nostra popolazione è anziana, se andiamo avanti così saremo sempre più vecchi".

Lo ha detto Piero Gnudi, Ministro dello sport, degli affari regionali e del turismo, sottolineando che "i giovani portano energie e nuove idee, i Paesi di vecchi faticano a crescere. Dobbiamo cercare di invertire questo trend. Molti altri Paesi hanno affrontato questo problema e, in un modo o nell'altro, ce l'hanno fatta, se non lo hanno risolto almeno lo hanno attenuato".

Beh, niente di nuovo e nessuna originalità, è da mo che lo “menano” in questa maniera senza poi cambiare mai niente, mentre da anni c’è qualcuno che definisce il turismo un carrozzone sul quale trovano posto i raccomandati da chi detiene il potere politico.

Poi le prime file sono perennemente occupate dai “migliori”, i migliori per modo di dire.
Ogni tanto cambiano i colori del potere, e il potere politico che cosa fa?
Assume amici, parenti e affini, nonché perditempo e trallellero lero là.
In poche parole è la solita nenia manco stonata, un ritmico battito di campane che suonano a morto sulla maggiore azienda di questo Paese qua.

Suppongo che a questo punto, per non peggiorare lo stato del vostro fegato, abbiate già cambiato pagina web, ma se siete tra quei pochi che hanno resistito alla lettura del presente post, se desiderano stoicamente informarsi, assumano 20 gocce di EN, un calmante di buona qualità.

Infatti sono in procinto d’informarvi che il Gnudi per cercare di invertire questo trend (le stesse parole l’ha usate lui prima), che cosa fa?
Semplice, nomina alla presidenza dell’Enit, l’ente che ha un’importanza capitale per questo settore, un settantenne, Pier Luigi Celli, che poi di questo settore ha le stesse conoscenze che ha un bradipo di energia nucleare.
Il risultato lo lascio immaginare a voi.

In poche parole e concludendo, anche perché l’EN non m’è più sufficiente per sopportare ‘sta gente, continua la presa per il cu fondello, e senza alcuna vergogna.

Ma come si fa a rilasciare queste dichiarazioni se poi si “combina” tutt’altro?

E sai il “popolo” che cosa fa?
… noi siam felici, noi siam contenti … il seguito leggilo qua!





giovedì 15 marzo 2012

Enit: Pier Luigi Celli come la signorina Rottenmeier di Heidi, e noi come il popolo e le vestali della Principessa Ifigonia?


Se all’Heidi le sorridevano i Monti, vuoi vedere che al tecno intellettuale con uno nugolo di passati e recenti prestigiosi incarichi così (e chissà se anche futuri in considerazione della giovin età “quasi 70”) Pier Luigi Celli, gli sorridono gli Gnudi?

E’ infatti ambizione del ministro del turismo, Piero Gnudi, porre per il prossimo triennio il Pier Luigi Celli alla presidenza dell’Enit.

Poi ci sono le “caprette” che fanno “ciao”, che se vai a ben vedere dovrebbero (deduzione ipotetica e fantasiosa) essere “quelli” che si reputano felici e contenti della scelta e l’eventuale nomina.
Insomma, quelli che dicono SI.
E qui entra in scena il popolo e le vestali della Principessa di Ifigonia che appunto e soventemente si dichiaravano “felici e contenti”.

Che sia un caso, un piccolo caso, oppure un casino?
In che maniera e del perché il popolo e le vestali si pronunciassero così, basta andare a leggere qui per farsene un’idea.

Personalmente non ci tengo per niente a dichiararmi “felice e contento”; sia per quanto riguarda la nomina del Celli all’Enit, così come per l’eventuale mia emulazione delle vestali e popoli affini.

Questione di gusti.


E come la signorina Rottenmeier, che involontariamente non permise all’amabile Klara di poter muovere autonomamente i primi passi, il Celli probabilmente si comporterà di conseguenza (se eletto), e l’Enit ritornerà nuovamente in carrozzella o se preferite in“carrozzone”.
E proprio ora che un po’ meglio la va all'Enit, ma non certamente come la si vorrebbe, dovrebbe e potrebbe. Si può indubbiamente fare di meglio, neh!

Tanto sia l’Enit che noi siamo già abituati da tempo a questa “belin” di definizione.

E allora perché non inserire alla presidenza dell’ente preposto per marketizzare il turismo nel mondo uno come Peter (si, il pastorello) che le “caprette” (quelli che si dicono felici e contenti e che dicono SI) le conosceva bene?
In poche parole uno che di turismo se ne capisce, e se ne capisce senza mai aver fatto uso di calcolati calci nel culo al suo indirizzo per farsi "spingere" avanti.

Peter che per l’occasione distrusse volontariamente la carrozzella di Klara, lasciandola precipitare giù dai pendii dei Monti, e dando così l’opportunità a Klara di muovere i primi passi per poter vivere finalmente felice e contenta.
E non gaudente nella stessa maniera del popolo e delle vestali.

Almeno credo!

Quindi concludendo.
Che c’azzeccano Heidi, Peter, Rottenmeier e Klara con il popolo e le vestali della Principessa Ifigonia (?) … e Pier Luigi Celli coll’Enit?

E le caprette che dicono “ciao” o si?

Beh, le "capre capre capre ... " ci saranno sempre e bisogna pure adattarci, oppure no?

P.S.: Ah dimenticavo, c'era anche il nonno di Heidi e Nebbia (il cane San Bernardo) ... ma questo ve lo racconterò la prossima volta!


martedì 7 febbraio 2012

Renzi: basta chiacchiere sul turismo

"Sono nel settore da 30 anni e non ne posso più delle chiacchiere.
L'altro ieri ero al convegno organizzato dall'Osservatorio con il ministro Piero Gnudi e i rappresentanti delle categorie.
Anche lì a ribadire che 'il turismo è il nostro petrolio'.
Sì, ma quando cominceremo ad operare?".

Ha esordito così Cinzia Renzi, presidente Fiavet, intervenendo al meeting internazionale "Oltre il turismo la civiltà del viaggio come mezzo di dialogo interculturale per esploratori, viaggiatori e turisti di oggi e domani" in corso a Palazzo Steri a Palermo.


"Con questo governo tecnico - ha osservato - speravo in un ministro tecnico, pensavo che scegliessere uno di noi, che nel settore è presente da decenni.
E invece niente.
Poi leggo che neppure a presiedere l'Enit ci sarà un 'tecnico'.


Sono stanca, soldi non ce ne sono più e i pochi che restano, vengono spesi senza neanche interpellarci.
Mi sono inimicata l'ex ministro Brambilla quando l'ho definita il 'ministro delle occasioni perdute'. All'inizio aveva avuto tutte le associazioni pronte a fare sinergia.
Non era mai accaduto.
E invece abbiamo assistito a proclami e basta.


Il Dipartimento Turismo ha avuto la stessa sorte degli assessorati al Turismo di Comuni, Province e Regioni.
Sempre considerati di serie B.
La svolta sarà quando inizieremo a considerare il turismo un'industria.
Quando vado in Paesi che non hanno nulla ma se lo inventano mi viene una gran rabbia.
Magari oggi dovremmo riassaporare la cultura del viaggio”.

Ora, sia ben inteso che non è mio stretto traguardo o scopo quello d’andare a cercare la contestazione e la critica a tutti i costi, ma se ben guardiamo a tutte quelle dichiarazioni gaudenti dei vari presidenti delle associazioni, enti, università (anche assessori al turismo di parte?) e vattelappesca che tanto c’è spazio per tutti; che non appena fu nominata la Brambilla a capo del dicastero del turismo, non smisero un attimo nel dichiararsi felici e contenti.
I risultati di quel “godimento” poi si sono visti.

Quindi non sarebbe forse meglio che questi “professoroni” del turismo nostrano, che anziché ritenersi nuovamente felici e contenti come già si legge da tutte le parti (come il popolo di Ifigonia?), manifestassero le stesse rimostranze (più che corrette) della Cinzia Renzi?

Considerato e visto poi l’andazzo col “nuovo” Gnudi, che un giorno dice una cosa per poi smentirla l’attimo dopo, naturalmente incolpando eventuali “corvi” o “talpe” che a sua insaputa girano di notte scrivendo dei decreti che nessuno conosce, e probabilmente più dovuti al fatto che lui ci prova a dire qualcosa, per poi fare la (probabile) consigliata retromarcia … che cosa aspettano i "professoroni" a dire la loro?

E poi questi “signori” applaudono quando qualcuno dice di voler portare l’incidenza del turismo sul Pil al 18% o al 20%?
Beh, quello che sono riusciti a fare è che questa invece è passata dall'11% del 2000 all'8% nel 2010.

Ah, Bernabò Bocca è diventato presidente di Federalberghi proprio nel 2000, toh; quando si dice il caso.
Nessuna allusione, per carità.

venerdì 15 ottobre 2010

Un'Italia da distruggere?


Apro il giornale e leggo che i “potentati” della La Sapienza di Roma, avranno altri dieci anni per deliziarci delle loro edotte conoscenze e grande dottrina.
Noi siam felici, noi siam contenti e le chiappe del cul porgiam riverenti; intonavano le Vergini de "La Principessa Ifigonia" qualche tempo fa, dove il Gran Cerimoniere di rimando: “Adesso andate tutti fuori dai co……, per lasciar posto a Principi e Baroni…”
E infatti per tenerselo ben stretto si sono studiati anche questa che segue; e noi?
Embè, noi fuori dai co…..., ovvio!
L’Università di Roma La Sapienza, in linea con il generale sentire del Paese e con il bisogno di apertura alle giovani generazioni, ha appena aperto le posizioni per il titolo di Professore Senior Sapienza e Ricercatore Senior Sapienza.
In una parola, con questo titolo di nuova coniazione, i professori obbligati per legge dello Stato ad andare in pensione attorno ai 65 anni possono mantenere il “careghino” sino al 75° anno, mentre "quelli" del turismo potranno, per altri 10 anni, continuare a seminare … boh (?), forse è meglio dire, a raccogliere.
Quindi ecco come, in seguito certamente emulati da chissà quanti e quali altre Università, si aggirano le leggi generali dello Stato.
Vi sembra giusto (?) ... alla faccia del rinnovamento o dell’innovazione.
Stessa identica cosa è accaduta con i concorsi (cambiate le regole, ma non riaperti) e con molte altre questioni.
Come vedete La Sapienza, nei fatti, dimostra quello che vuole essere spesso, un arroccamento di privilegi, e in particolare per i più anziani.
E generalizzando … alcuni nel mondo e in Italia si chiedono ancora perché nelle graduatorie sulle migliori università del mondo, i nostri atenei facciano sempre una pessima figura, mentre Paolo Bertinetti, preside della facoltà di lingue e letteratura a Torino afferma di «non aver mai conosciuto nessuno che sia diventato professore solo in base ai propri meriti». Stefano Podestà, ex ministro dell’Università nel 1996 ha dichiarato: «I rettori italiani? La metà di loro è iscritta alla massoneria». Mentre, dati alla mano, Carlucci e Castaldo (Un Paese di Baroni) scrivono che «i rettori hanno famiglia in 25 delle 59 università statali italiane. Quasi il 50% (il 42,3 per l’esattezza) ha nella medesima università un parente stretto, quasi sempre un altro docente». Più chiara ancora la ricostruzione di un dialogo tra docenti nella deposizione rilasciata all’autorità giudiziaria da Massimo Del Vecchio, professore di matematica a Bari – «Se non vengo io, tu non sarai nominato preside» – «Che cosa vuoi in cambio?» – «Due miei parenti falli entrare…». Carlo Sabba, uno dei professori che si è ribellato al sistema dei concorsi truccati, conclude amaramente: «Se non si spezza questa catena, i giovani saranno a immagine e somiglianza di chi li ha arruolati, e tutto rimarrà uguale».
Privilegi, concorsi truccati, reti di parentele intrecciate, infiltrazioni mafiose, gerarchie nazionali su chi comanda e dove, criteri gerontocratici di scelta, lobby bianche, rosse e nere, intrecci politici ed economici nella selezione dei docenti fa un effetto devastante agli occhi del globo intero.
Basta leggere cosa dice il Cnvsu, il Comitato di valutazione universitaria: il 90,2% dei docenti vincitori di concorso dal 1999 al 2007 provenivano dallo stesso ateneo che aveva messo a bando la cattedra. Con l’autonomia universitaria del 1999 poi (finanziaria e contabile) si sono moltiplicati i docenti e i corsi di laurea più bizzarri. Gli insegnamenti sono raddoppiati: da 85mila a 171mila. Con una proliferazione che non ha eguali nel mondo: in Italia esistono 24 facoltà di Agraria, in California tre, in Olanda solo una.
Forse è anche per tutto questo che secondo i dati Ocse del settembre 2008 solo il 17% della popolazione italiana tra i 24 e i 34 anni ha conseguito una laurea (contro la media dei paesi Ocse del 33%) e solo il 45% degli iscritti arriva alla laurea, meno del Cile e del Messico e sotto la media Ocse del 69%?
Quelli del turismo?
Beh, sono sicuro che il Cnvsu che ha fatto questa statistica, le "cariatidi" del turismo non l'abbia calcolate a parte, quindi sono incluse e ce li teniamo anche loro per altri dieci anni; tanto il turismo in Italia va proprio "tanto, assai, molto e più" bene, no?
Ma si, facciamoci del male.
Con l'aiuto "involontario" di Antonino Saggio e Iacopo Gori

giovedì 19 agosto 2010

I Baroni de La Sapienza e la Principessa Ifigonia

La mia opinione sulla gran parte delle Università italiane preposte al turismo è oramai risaputa.
Anche nelle più piccole sfaccettature.
Infatti di queste ne ho talmente “pena”, che se le potessi giudicarle pena-lmente, diventerebbero una “pena” piena o molteplici ergastoli a vita!
Ma non è certamente questo quello che conta o che può importare, come ben poco importa la loro opinione nei confronti di chi li ostenta.
Sono i fatti e i risultati che contano, il resto è solo aria fritta.
Una massa di … vabbè, lasciamo perdere che è meglio.
Comunque conta o non conta, apro il giornale e leggo che i “potentati” della La Sapienza di Roma, avranno altri dieci anni per deliziarci delle loro edotte conoscenze e grande dottrina.
Noi siam felici, noi siam contenti; le chiappe del cul porgiam riverenti; intonavano le Vergini de "La Principessa Ifigonia" qualche tempo fa, dove il Gran Cerimoniere di rimando: “Adesso andate tutti fuori dai coglioni, per lasciar posto a Principi e Baroni…”
Solo che il posto non lo lasciamo noi, no, sono loro che se lo tengono ben stretto e per non "perderlo" si sono studiati anche questa che segue...
... infatti l’Università di Roma La Sapienza, in linea con il generale sentire del Paese e con il bisogno di apertura alle giovani generazioni, ha appena aperto le posizioni per il titolo di Professore Senior Sapienza e Ricercatore Senior Sapienza.
In una parola, con questo titolo di nuova coniazione, i professori obbligati per legge dello Stato ad andare in pensione attorno ai 65 anni possono mantenere il “careghino” sino al 75° anno, mentre "quelli" del turismo potranno, per altri 10 anni, continuare a seminare … boh (?), forse è meglio dire, a raccogliere.
Quind ecco come, in seguito certamente emulati da chissà quanti e quali altre Università, si aggirano le leggi generali dello Stato.
Vi sembra giusto (?) ... alla faccia del rinnovamento o dell’innovazione.
Stessa identica cosa è accaduta con i concorsi (cambiate le regole, ma non riaperti) e con molte altre questioni.
Come vedete La Sapienza, nei fatti, dimostra quello che vuole essere spesso, un arroccamento di privilegi, e in particolare per i più anziani.
E generalizzando … alcuni nel mondo e in Italia si chiedono ancora perché nelle graduatorie sulle migliori università del mondo, i nostri atenei facciano sempre una pessima figura, mentre Paolo Bertinetti, preside della facoltà di lingue e letteratura a Torino afferma di «non aver mai conosciuto nessuno che sia diventato professore solo in base ai propri meriti». Stefano Podestà, ex ministro dell’Università nel 1996 ha dichiarato: «I rettori italiani? La metà di loro è iscritta alla massoneria». Mentre, dati alla mano, Carlucci e Castaldo (Un Paese di Baroni) scrivono che «i rettori hanno famiglia in 25 delle 59 università statali italiane. Quasi il 50% (il 42,3 per l’esattezza) ha nella medesima università un parente stretto, quasi sempre un altro docente». Più chiara ancora la ricostruzione di un dialogo tra docenti nella deposizione rilasciata all’autorità giudiziaria da Massimo Del Vecchio, professore di matematica a Bari – «Se non vengo io, tu non sarai nominato preside» – «Che cosa vuoi in cambio?» – «Due miei parenti falli entrare…». Carlo Sabba, uno dei professori che si è ribellato al sistema dei concorsi truccati, conclude amaramente: «Se non si spezza questa catena, i giovani saranno a immagine e somiglianza di chi li ha arruolati, e tutto rimarrà uguale».
Privilegi, concorsi truccati, reti di parentele intrecciate, infiltrazioni mafiose, gerarchie nazionali su chi comanda e dove, criteri gerontocratici di scelta, lobby bianche, rosse e nere, intrecci politici ed economici nella selezione dei docenti fa un effetto devastante agli occhi del globo intero.
Basta leggere cosa dice il Cnvsu, il Comitato di valutazione universitaria: il 90,2% dei docenti vincitori di concorso dal 1999 al 2007 provenivano dallo stesso ateneo che aveva messo a bando la cattedra. Con l’autonomia universitaria del 1999 poi (finanziaria e contabile) si sono moltiplicati i docenti e i corsi di laurea più bizzarri. Gli insegnamenti sono raddoppiati: da 85mila a 171mila. Con una proliferazione che non ha eguali nel mondo: in Italia esistono 24 facoltà di Agraria, in California tre, in Olanda solo una.
Forse è anche per tutto questo che secondo i dati Ocse del settembre 2008 solo il 17% della popolazione italiana tra i 24 e i 34 anni ha conseguito una laurea (contro la media dei paesi Ocse del 33%) e solo il 45% degli iscritti arriva alla laurea, meno del Cile e del Messico e sotto la media Ocse del 69%?
Quelli del turismo?
Beh, sono sicuro che il Cnvsu che ha fatto questa statistica, le "cariatidi" del turismo non l'abbiano calcolati a parte, quindi … ce li teniamo anche loro per altri dieci anni; tanto il turismo, in Italia, va proprio "tanto, assai, molto" bene, no?
Ma si, facciamoci del male.
Con l'aiuto "involontario" di Antonino Saggio e Iacopo Gori

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