Non comincia col classico «C'era una
volta», ma con «Cari piccoli miei vi racconto la mia incredibile
storia...». Il tempo è presente.
E la storia è vera. Protagonisti:
un'oca e il veterinario che le ha ricostruito il becco (spezzato) con
una protesi di metallo. Cinque ore di intervento per un'operazione
unica.
Ora «Becco di Rame» non è solo il
nuovo nome dell'oca, ma è anche un libro per bambini che racconta
dell'oca orgogliosa del suo nuovo becco, diventata papà e pure
leader del pollaio. Parla di disabilità e di riabilitazione, di
ospedale e di operazioni.
Una storia che non finisce col più
classico dei classici «... e vissero tutti felici e contenti» ma
con «vedete piccoli miei, questo racconto dimostra come possa essere
straordinaria ed emozionante la vita».
Quella vera che, a volte, ci mette
davanti a prove difficili ma, come dimostra Becco di Rame, possono
renderci ancora più forti e anche migliori di prima.
Dall'inizio.
Quando è nato Becco di rame si chiamava «Ottorino».
È un'oca Tolosa (maschio) che vive
nella fattoria di Alfredo e Gisella, sulle colline toscane.
È una di quelle oche solitamente
destinate a finire su qualche tavola imbandita.
Ma non Ottorino, che per i suoi padroni
diventa un animale di compagnia.
Come un cane o un gatto.
Vive nel pollaio.
Starnazza.
Cresce, fino a diventare un animalone
che a un anno pesa 8 chili e se la spassa con le altre anatre della
fattoria.
Ma una notte di febbraio l'incidente:
una volpe piomba nel pollaio.
Ottorino, oca coraggiosa, difende i
suoi amici. Nessuno sarà sbranato dalla volpe, ma lui nella
battaglia ci rimette il becco.
Senza il suo becco l'oca non riesce più
a mangiare.
Neppure se Alfredo e Gisella provano a
imboccarla.
Decidono di portarla dal veterinario
del paese vicino.
Si chiama Alberto Briganti.
Di lui raccontano storie che hanno
dello straordinario.
Nella sua Clinica di Figline Valdarno,
ha salvato sei lupi dell'Appennino, un gatto che si era addormentato
nella lavatrice ed aveva fatto un lavaggio a 90 gradi.
Ha cavato un dente a un elefante del
circo, aiutato un bisonte a partorire...
Ha 58 anni, è uno di quelli che
lavorano con passione.
Dopo 10 anni passati in una
multinazionale tedesca, ha comprato a costo di grossi sacrifici e
cinque mutui, un vecchio convento di 1700 metri quadri a Figline
Valdarno.
È qui che lavora ormai da venti anni.
Ed è qui che arriva Ottorino col suo becco sbeccato.
Briganti, col suo camice con le
impronte colorate degli animali, ci pensa e ci ripensa. «Il tipo di
lesione non permetteva nessun tipo di cure e neppure interventi
chirurgici.
L'unica strada era una protesi ma non
ne esistevano ...»
Poi l'idea.
Recupera una lastra di rame, la
modella. Fa l'impronta al becco di Ottorino.
«Non ero sicuro della riuscita, non
potevo sapevo se avrebbe tollerato la protesi, ho voluto provare»,
racconta Briganti.
L'oca viene addormentata, il medico
monta il becco di rame, arriccia i bordi, calcola esattamente i fori
in corrispondenza di quelli che servono per respirare.
Lo fissa con dei cerchiaggi chirurgici.
E attende il risveglio.
E qui la favola, diventa una vera
fiaba. Becco di Rame si sveglia e appena apre gli occhi con la sua
nuova protesi cerca di bucare la scatola in cui era stata adagiata.
«Ha mostrato subito di avere acccettato il suo nuovo becco
artificiale», racconta il medico.
La sera stessa ha ricominciato a
mangiare, senza dimostrare alcun fastidio.
Dopo quattro mesi Gisella e Arturo
raccontano che l'oca rincorre a becco aperto le auto che passano e
l'impressione che sia diventato addirittura più forte e più sicuro
di sé.
A tal punto che strizza l'occhio ad
un'altra oca e ben presto diventa papà di tanti piccoli anatroccoli
che non si stancano mai di ascoltare la sua storia. Fine.
Il medico Briganti ora gira scuole e ospedali di tutta Italia per raccontare la storia ai bambini.
Il medico Briganti ora gira scuole e ospedali di tutta Italia per raccontare la storia ai bambini.
Ha dato vita anche una Fondazione per
aiutare tutto il mondo sportivo dei giovani atleti appartenenti al
mondo dei protesici-disabili.
E non nascondere il desiderio che l'oca
col suo nome tradotto in Copperbeak diventi la mascotte delle
Paralimpiadi del 2016 a Rio.
tutti spariti?
RispondiElimina:-((