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sabato 21 agosto 2010

La differenza tra scuolle, squole e scuole alberghiere nel mondo.

Circa due anni fa leggevo sul Gulf News (http://www.gulfnews.com/home/index.html) , il quotidiano in lingua inglese più importante di Dubai City, che venivano stanziati circa 2 mld di dollari per la creazione di una scuola di formazione alberghiera a supporto del grande sviluppo turistico e della necessità di proporre del personale altamente qualificato per la ricettività di quel paese.
Al primo esame si potrebbe ritenere un’ottima iniziativa ma non certamente nuova poiché in perfetta sintonia con le metodologie di alcune grandi, serie e professionali catene alberghiere che già da anni destinano una buona percentuale del budget a corsi di aggiornamento interno.
Dubai City non ha siti Unesco e non dispone di alcun patrimonio artistico-culturale naturale o retro-attivo ma si sta prepotentemente affacciando nell’elite mondiale turistica che rappresenta una buona fetta del movimento monetario della nazione.
Le altre risorse sono il petrolio (10%) e gli interscambi con gli altri stati degli Emirati Arabi attraverso il porto ed aeroporti.
Come dire; stanno lavorando molto bene ma non hanno inventato niente di nuovo mentre noi non stiamo affatto lavorando bene e non riusciamo neanche a mantenere o programmare quello di cui negli anni addietro eravamo campioni.
Ma veniamo alle scuole alberghiere!
Come già detto in un precedente l’Italia negli anni ‘50/’60 e ’70 disponeva di ottime scuole alberghiere che ci permettevano di stanziare nelle primissime posizioni mondiali da cui fuoriuscivano grandi future personalità dei vari settori alberghieri e ristorativi.
Infatti non vi è una sola sezione alberghiera in cui non siamo stati i promotori sia in didattica che in creatività; lo stesso Leonardo Da Vinci, un esempio su tanti, fu grandissimo ideatore nella Roma dei Cesari nel 1489, in occasione delle nozze di Giangaleazzo Visconti e Isabella d’Aragona, dell’allestimento del banchetto nuziale dove fecero capolino per la prima volta al mondo i tovaglioli ed il modo di servire le portate.
Da quell’occasione nascono appunto i servizi alla francese, russa ed italiana ben contornati dall’eleganza dei servitori che volteggiando musicalmente deliziavano i commensali.
Cose d'altri tempi ma intonate all'epoca.
Mentre adesso?
Adesso prova a chiedere cosa sia il "FILO" nella ‘mise en place’ in un tavolo reale; uno su mille ti risponderà e forse neanche quello, docenti, presidi o magnifici compresi.
Le cause di questa debacle sono molteplici; lo stipendio di un docente corrisponde alla paga di un lavapiatti stagionale e quindi è immaginabile la volontà dei buoni preparatori ad affrontare questa istruzione e detto porta conseguentemente al deterioramento di gran parte delle istituzioni scolastiche presenti nello stivale.
La EHL di Losanna, internazionalmente ritenuta la migliore scuola alberghiera del globo e personalmente visitata in più occasioni a livello informativo, ha variegati programmi di formazione e gli standard sono affinati con precisione svizzera mentre governi, associazioni professionali e scuole superiori di una decina di paesi hanno chiesto all'EHL di guidare lo sviluppo delle loro scuole professionali alberghiere, tra cui gli Emirati Arabi.
La LCB di Adelaide in Australia, The Hague in Olanda fondata dall’Horecaf, Finlandia e poche altre hanno capito che la qualità non è solo nel management direttivo ma la parte qualitativa integrante proviene dalla cucina, sala, bar, camere, reception fino alla maintenance o alle lavanderie attraverso deposito e quant’altro del meraviglioso settore.
In Italia invece l’attenzione è principalmente rivolta al direttivo alberghiero (direttore o F&B) con la giornaliera creazione di nuove realtà di Master, corsi o stage confermati dall’innumerevole periodica e logorroica ricezione (attraverso la posta Mail) di nuovi corsi per queste posizioni lavorative.
Ogni giorno una nuova posizione dirigenziale alberghiera di cui non si conoscono neanche le prerogative, e solitamente doppioni di altre già esistenti.
Però ci sono i corsi da pagare o che vengono pagati da altri (Europa), mentre quella posizione non la cercherà mai nessuno o ben pochi.
Ho ben presente il valore o l'utilità che i partecipanti, alla fine dei quali, ottengono di fronte alla realtà lavorativa.
Ma per piacere!
Le scuole alberghiere sono ritenute e scelte per lo più in base alla facilità per l’ottenimento del diploma, dopodiché viene abbandonato dagli studenti ogni interesse a proseguire il mestiere e causa è anche l’invogliamento che i docenti non riescono a dare agli alunni, comportando l’inserimento di personale estero senza nessuna cultura alberghiera, ma a basso costo.
Il risultato lo conosciamo come conosciamo l’interesse delle istituzioni governative alla risoluzione del problema e mentre Dubai City impegna tutti quei soldi per il miglioramento programmatico, noi continuiamo con il nulla!
Tutto questo mentre le 10.000 associazioni (l’armata di 800.000 prs.) di varia natura discutono improduttivamente il calo nel settore!
Continua ....

lunedì 2 agosto 2010

All’anno prossimo, Zappalà

Non ci credo, ma se così fosse, mi accontenterei che l’assessore al turismo Francesco Zappalà mantenesse, in un anno, il solo 20% delle innovazioni che vuole portare alla Regione Lazio.
Diciamo fino al 1° agosto del 2011.
Non è poco il 20% e non sarà facile, ma quello che conta è il primo periodo che notoriamente dev’essere affrontato a velocità doppia.
In verità, da quando pochi mesi fa è stato nominato dalla Polverini, ho letto cose rilasciate da lui che forse è meglio non ridire.
Non amo spargere sale sulle "ferite" altrui o "infierire" (Brambilla a parte ?), e l’ultima intervista concessa dall’assessore alla Giulia Tossici mi trova “quasi” pienamente in accordo.
Non che la mia opinione sia importante, per carità, ma credo sia bene “controllare”, nell’ambito che uno conosce meglio, il lavoro di chi dovrebbe produrre benessere e non solo parole.
Comunque e infatti:
Quali saranno le linee-guida che l’Assessorato seguirà per il turismo nei prossimi mesi?
Mi sono reso conto subito che c’è bisogno di dati sui flussi turistici nella Regione: c’è qualcosa su presenze, arrivi e tasso di occupazione camere ma mancano dati precisi sulle aree di provenienza dei turisti. È un vuoto da colmare per avviare una seria politica che miri a portare nel Lazio turisti fuori-regione. Tra i segmenti da rilanciare c’è il turismo scolastico, per la terza età e il termale: abbiamo realtà come Fiuggi, Sutri e Viterbo da far ripartire. Così l’offerta del Terminillo o i 362 km di spiagge sul litorale laziale, con alcune Bandiere Blu. E ancora un serie di realtà di eccellenza certificate “Bandiere Arancioni”. Tutto questo deve essere promosso: dopo l’Omaggio a Roma di Zeffirelli, abbiamo investito 200.000 euro per un altro filmato, stavolta sul Lazio, a cura di Folco Quilici. Sono materiali promozionali che verranno diffusi in tutto il mondo tramite le ambasciate d’Italia, gli istituti di cultura, il web e sui canali televisivi dei mercati turistici emergenti o ancora nei circuiti crocieristici e sulle principali rotte aeree internazionali.
E’ recente l’annuncio della prossima chiusura delle APT, in forza della legge quadro n°13/2007 di riassetto del settore. Prevarrà la linea della continuità?
L’approvazione della legge 13 stato un fatto molto importante. Dopo tre anni è fisiologica una sua revisione: l’impostazione resterà ma la parte applicativa andrà rivista. E’ da conservare l’idea del trasferimento di competenze dalle APT alle province, migliorandole e definendole meglio. Così anche per il varo di un piano triennale del turismo, che la legge prevede ma non è mai stato fatto. Cosa modificheremo? Parecchio: la classificazione delle strutture ricettive, alberghiere e non, l’impostazione dei rapporti con le associazioni di categoria e con quelle prive di valenza istituzionale. E l’esternalizzazione dei servizi, in cui credo molto se fatta bene: molte cose nell’ATL, ad esempio, andranno ripensate profondamente. E poi: basta coi finanziamenti a pioggia dalla Regione perché sono gli enti territoriali che conoscono più da vicino le situazioni specifiche.
La semplificazione burocratica è un vostro obiettivo strategico?
Senza dubbio lo è. Vorrei introdurre anche nel Lazio il principio del silenzio/assenso per semplificare i rapporti tra Pubbliche Amministrazione e imprese, che hanno diritto a risposte immediate. Basta trasferire a livello regionale una normativa nazionale che esiste, anche se è un po’ vaga: se entro trenta giorni dalla richiesta di un’autorizzazione non si riceve una risposta dalla PA competente, significa che è stata concessa. C’è poi la classificazione delle strutture ricettive da rivedere interamente, puntando all’omogeneità: dalle APT diverrà materia di competenza delle province, ma i principi verranno stabiliti dalla Regione e saranno uguali per tutti. Poi alle attribuzioni penseranno gli enti territoriali.
State mettendo in campo molte misure per lo sviluppo del litorale del Lazio. Come volete impostare il discorso?
Noi punteremo al rilancio del Litorale. Ci sarà la Banca Dati sulle Spiagge, per monitorare strettamente gli eventuali abusi e è al via il progetto “Estate Sicura 2010” con baywatchers a garanzia dei turisti. In cima alla lista, però, ci sono anche la classificazione di qualità e la lotta contro il depauperamento dei nostri lidi: fino a oggi sono stati fatti solo provvedimenti-tampone, con la semplice aggiunta di sabbia. Invece bisogna studiare approfonditamente il problema, con il supporto di esperti internazionali, per pensare a interventi più efficaci. C’è poi il tema del demanio statale che sta passando agli enti territoriali: come Regione abbiamo già dato le deleghe. Sulle concessioni però bisogna che sia fatta chiarezza e un riordino di tutto il sistema perché il mare è una risorsa importantissima per il Lazio.

E’ noto però, che nei nuovi insediamenti e per qualsiasi settore, chi ci si trova, si metta subito a informarsi delle “pecche”, e che quindi poi segua una definizione del da farsi, come nel caso di questa intervista.
Il problema sta che subito dopo non cambia nulla, e niente negli anni a venire; i preposti pensano solo ad arrangiare qualche “amico” o parente di qui e di là; a parlar male delle altre gestioni e qualcos’altro che non sto qui a dire …. eccetera eccetera.
Come detto, mi ci trovo “quasi” in accordo ed è facile evincere che l’inesperienza del Zappalà nel turismo, l’abbia portato a dare delle disamine non certo pertinenti con la logica professionale dell’assessorato.
Una tra queste è la classificazione alberghiera che secondo lui andrebbe rivista (ma come?) … ma questa è un’altra storia, e soprattutto ci vuole troppo tempo per spiegarla.
Concludo augurandomi del raggiungimento di quel 20% del dichiarato dal Zappalà, altrimenti avrò molto altro da scrivere. Sempre per dare una mano, per carità.

P.S.: Personalmente non ritengo che in Italia ci sia qualcuno che possa gestire una scuola di alta formazione sul turismo sullo stile dell’EHL di Losanna, tanto per fare un nome, e se proprio la si vuole, mi farebbe piacere sapere il nome di chi la dirigerà, nonché quello dei futuri docenti.
E che non abbiano tutti lo stesso cognome, o di quelli che … per piacere!

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