Recentemente a S. Margherita Ligure, Angelo Berlangieri, l’assessore al turismo regionale ligure, ha detto così: “I Comuni potranno godere per esempio della leva fiscale, come nel caso della discussa tassa di soggiorno. Siamo all’assurdo, la Regione Liguria fa le leggi e poi andremo dal sindaco di Santa Margherita Roberto De Marchi a dirgli: dacci i soldi che noi te li investiamo. E così con gli altri comuni, ognuno per i fatti propri e per la loro strada. Chiederemo alle regioni italiane di assumere una posizione chiara e netta contro questa follia”.
Beh, come dargli torto.
Ma il suo “lamento” tra regioni e comuni, non è “approssimativamente” la stessa cosa che negli ultimi anni (e lo è tuttora) succede tra lo Stato (Ministero del turismo) e le regioni?
Anche lo Stato fa le Leggi e le “palanche” (la maggior parte) le hanno le regioni che a sua volta fanno altre Leggi.
Si vabbè, c’è il titolo V da rispettare, e che a farla in breve dice che sono demandate le Regioni eccetera eccetera ... dopo l’abrogazione del ministero preposto nel ‘93.
E adesso, con la nuova riforma fiscale sul federalismo (dove però non c’è ancora alcuna traccia sulle direttive governative nel merito ... perché la Brambilla … e vabbè), il tutto viene demandato ai comuni?
Niente di male per carità, ma dove andranno a finire questi soldini?
Saranno "devoluti" per il decoro urbano e via cantando (per il turismo e per migliorare i servizi della città) oppure ...
Propendo per l'oppure!
Niente di male per carità, ma dove andranno a finire questi soldini?
Saranno "devoluti" per il decoro urbano e via cantando (per il turismo e per migliorare i servizi della città) oppure ...
Propendo per l'oppure!
Quindi in attesa di conoscere per bene le novità, tutto giusto e nella normalità ... per loro.
Ma manco li cani!
Non sono per niente d’accordo sul fatto di dare questa possibilità ai comuni ed il motivo è semplice semplice anche dagli albori.
Infatti nella malaugurata ipotesi di lasciare gli “sghei” a questi, succederà che sebbene ce ne saranno alcuni (molto pochi) che sapranno agire nel rispetto e nella logica del “loro” turismo, altri (i più) creeranno un bailamme dettato dall’ignoranza dei preposti in questo settore, e il risultato (manco a dirlo) sarà l’esagerata FRAMMENTAZIONE e il famoso “tira a campà”, con un enorme danno agli operatori del settore e all’indotto intero.
E non è poco.
E in questa (frammentazione), di cui siamo gli indiscussi campioni del mondo, non è che sia una cosa poi così tanto produttiva, o no?
Ma le causali per il generale "disastro" non saranno solo queste, bensì molteplici e senza fine e il "propendo" sopra descritto.
Ma vediamo cosa scrivevo due e mezzo anni fa in merito allo Stato e alle Regioni, e poi …
Poi basta cambiare i due soggetti; Regioni al posto dello Stato e Comuni al posto delle Regioni ed il risultato è fatto.
IL COPINCOLLA (COSTRUTTIVO) DI DUE E MEZZO ANNI FA
Partiamo dalle nozioni più elementari e vale a dire che il federalismo permetterebbe alle Regioni entrate fiscali prevedibili e quindi di possibili manovre strategiche.
Sia quelli di minor importanza che il più grande avvenimento richiedono uno studio ed una applicazione con largo anticipo e non con l’improvvisazione di pochi giorni o settimane; un “speriamo che io me la cavo”.
Eventuali lacerazioni decise dal Governo da un anno all’altro non sono produttive perché rischiano di compromettere il lavoro fatto o organizzato, di conseguenza bisogna sapere d’avere le risorse e nel turismo ci vuole una programmazione non rettificabile dallo Stato che nello stesso tempo non diano più l’opportunità di declinare eventuali proprie responsabilità di fallimento, ad altri.
A questo proposito servono accordi duraturi fra Stato e Regioni nel campo del turismo e della cultura perché implicano in grande misura il valore dell’indotto essendo questo un settore trasversale.
Servono quindi regole certe, chiare e finalmente trasparenti che dovranno dissentire dall'attuale continuo cambiare delle carte in tavola ma è inimmaginabile un abbandono delle grandi istituzioni turistiche e culturali da parte dello Stato.
Il federalismo serve per tutte le branchie del turismo, sia l’incoming che l’outgoing, il turismo balneare ed il turismo interno, Il turismo enogastronomico e quello culturale e non vi deve essere distinzione fra i vari segmenti o tipologia di prodotto perché il federalismo non può distinguere l’una o l’altra cosa, come invece testimoniato da alcuni presidenti di grandi associazioni turistiche; stronzate o stranezze…scegliete voi!
Che il turismo sia destinato a sostituire il valore del petrolio ormai è cosa diffusa, ci sono arrivati anche i più "sciocchi" (e qui ce né), ma che sia certa e produttiva una politica federalista nel contesto attuale, credo che ancora ne abbia da passare di acqua sotto i ponti; troppi professionisti immaginari nel turismo della nostra cara penisola, come auguro non abbiano a ricopiare il federalismo di altre nazioni (Svizzera, Belgio, Australia, etc.), come invece si denota dall’evidente copia/incolla da parte del nuovo governo per altre considerazioni nel settore; ogni paese è un caso a sé, come a sé sono tra loro le varie regioni.
Credo che invece valga l’occasione di istituire il concetto dell’offerta e dell’accoglienza turistica, coinvolgendo tutti i protagonisti (le regioni) del turismo sotto un denominatore comune, lo Stato, ed eliminando l’attuale bailamme derivato dal nefasto ’93, anno dell’abrogazione del Ministero del Turismo.
Non sono fiducioso nell’organico ministeriale (Brambilla & Co.), nel suo direttivo e i vari comitati , ma la speranza c’è e non muore mai ... e forse uno sguardo al R. Reagan 2020 (Federalism and Conservatism), anche se recentemente (ma non troppo recente) mutato da B. Clinton EO 13083, va letto bene e possibilmente pensando a quello che si legge ... anche tra le righe.
Sia quelli di minor importanza che il più grande avvenimento richiedono uno studio ed una applicazione con largo anticipo e non con l’improvvisazione di pochi giorni o settimane; un “speriamo che io me la cavo”.
Eventuali lacerazioni decise dal Governo da un anno all’altro non sono produttive perché rischiano di compromettere il lavoro fatto o organizzato, di conseguenza bisogna sapere d’avere le risorse e nel turismo ci vuole una programmazione non rettificabile dallo Stato che nello stesso tempo non diano più l’opportunità di declinare eventuali proprie responsabilità di fallimento, ad altri.
A questo proposito servono accordi duraturi fra Stato e Regioni nel campo del turismo e della cultura perché implicano in grande misura il valore dell’indotto essendo questo un settore trasversale.
Servono quindi regole certe, chiare e finalmente trasparenti che dovranno dissentire dall'attuale continuo cambiare delle carte in tavola ma è inimmaginabile un abbandono delle grandi istituzioni turistiche e culturali da parte dello Stato.
Il federalismo serve per tutte le branchie del turismo, sia l’incoming che l’outgoing, il turismo balneare ed il turismo interno, Il turismo enogastronomico e quello culturale e non vi deve essere distinzione fra i vari segmenti o tipologia di prodotto perché il federalismo non può distinguere l’una o l’altra cosa, come invece testimoniato da alcuni presidenti di grandi associazioni turistiche; stronzate o stranezze…scegliete voi!
Che il turismo sia destinato a sostituire il valore del petrolio ormai è cosa diffusa, ci sono arrivati anche i più "sciocchi" (e qui ce né), ma che sia certa e produttiva una politica federalista nel contesto attuale, credo che ancora ne abbia da passare di acqua sotto i ponti; troppi professionisti immaginari nel turismo della nostra cara penisola, come auguro non abbiano a ricopiare il federalismo di altre nazioni (Svizzera, Belgio, Australia, etc.), come invece si denota dall’evidente copia/incolla da parte del nuovo governo per altre considerazioni nel settore; ogni paese è un caso a sé, come a sé sono tra loro le varie regioni.
Credo che invece valga l’occasione di istituire il concetto dell’offerta e dell’accoglienza turistica, coinvolgendo tutti i protagonisti (le regioni) del turismo sotto un denominatore comune, lo Stato, ed eliminando l’attuale bailamme derivato dal nefasto ’93, anno dell’abrogazione del Ministero del Turismo.
Non sono fiducioso nell’organico ministeriale (Brambilla & Co.), nel suo direttivo e i vari comitati , ma la speranza c’è e non muore mai ... e forse uno sguardo al R. Reagan 2020 (Federalism and Conservatism), anche se recentemente (ma non troppo recente) mutato da B. Clinton EO 13083, va letto bene e possibilmente pensando a quello che si legge ... anche tra le righe.
E' giusto e ben detto.
RispondiEliminaCome mai dai ragione al tuo assessore al turismo?
Di solito quando dicono cose che condividi non le pubblichi.
:-D
@Vincenzo
RispondiElimina"Di solito quando dicono cose che condividi non le pubblichi"
E per forza, sennò che "critiche costruttive" sarebbero se scrivo quello che condivido?
;-)
Finita la stagione turistica è tempo di bilanci (più stranieri, vacanze più brevi, ospiti concentrati nei fine settimana) e presto sentiremo anche parlare di “destagionalizzare” il turismo facendolo vivere anche nella bassa stagione. Poco importa se la maggior parte dei Comuni non ha neppure spazi al coperto per ospitare le scolaresche in gita in caso di pioggia e solo Chiavari ha portici sotto cui ripararsi: l’unico Comune intenzionato a far vivere il Borgo anche in inverno sembra essere Portofino, mentre Rapallo accoglie un redditizio turismo della terza età, offrendo anche occasioni di incontro.
RispondiEliminaIl turismo ligure ha collezionato molti errori e il giovane e dinamico assessore regionale Angelo Berlangieri, dimenticando i tempi lunghi della burocrazia, dovrebbe forse rivedere in fretta la legge che ha portato alla creazione dei Sistemi turistici locali (Stl) privi di soldi, con compiti limitati, gestiti di conseguenza.
Gianpaolo Roggero, presidente dell’Ascom di Chiavari è persona che ha dimostrato sul campo di possedere buone intuizioni e soprattutto di saper concretizzare le idee (tanto equilibrato da avere rifiutato la candidtura a sindaco di Chiavari che gli era stata proposta); alla presentazione di Expò Fontanabuona ha detto chiaramente che occorrono regole nuove ed un’autorità in grado di fissare anche un calendario delle manifestazioni.
Un tempo ci si lamentava che non vi erano intrattenimenti per i turisti, oggi forse ve ne sono troppi che si sovrappongono; le cifre relative alle presenze non rispecchiano assolutamente l’effettivo numero di chi vi assiste: i giornali sparano numeri a cui spesso si potrebbe togliere tranquillamente uno zero. I Comuni pubblicano le delibere che stanziano i fondi, e chi li sa leggere capisce che in alcuni casi si spendono cifre eccessive per iniziative comunque effimere che non danno il risultato sperato.
Cominciamo a stilare un calendario in cui vi sono le iniziative folcloristiche consolidate: La sagra della Mimosa (Pieve Ligure), la sagra del fuoco (Recco), la sagra del Pesce (Camogli). le Feste di Luglio (Rapallo), la Torta dei Fieschi (Lavagna), la barcarolata (Sestri Levante), sagra del Bagnun (Riva Trigoso).
Inseriamo via via quelle meno tradizionali ma che hanno avuto successo come la Grande abbuffata (Chiavari), Red carpet (Rapallo), la Notte bianca (Santa Margherita Ligure).
Garantiamo la vita di iniziative culturali che vedono in primo piano la stagione di danza (Rapallo); il teatro (Rapallo); il teatro dialettale (Chiavari), i concerti di buona classica distribuiti da Moneglia a Camogli, il jazz a Sori.
Ma solo dopo inseriamo il calendario di cabaret, musica leggera e quant’altro per andare a coprire i buchi (nel calendario e nel territorio). Recco, Rapallo e Sestri Levante puntano molto sulle iniziative dei singoli locali ed è giusto che finanzi spettacolini chi ne ha un vantaggio. Spesso ci sono musicisti e cantanti bravi che non hanno grosse pretese; la scelta è importante perché, nell 80 per cento dei casi, chi protesta contro i decibel, lo fa perché lo spettacolo è sotto tono. C’è poi il capitolo sagre (solo in parte a scopo benefico) che è un grande banco di prova del volontariato, ma non sono un’espressione del turismo: minano soltanto gli operatori che pagano fior di gabelle.
La Spezia. Che se ne dica il turismo nel territorio spezzino quest’anno ha subito un notevole calo, sfiorando approssimativamente il 30% delle presenze per le realtà che lavorano con i clienti italiani.
RispondiEliminaLa crisi non è stata drastica come nel ponente ligure, ma alla Spezia in costa la flessione si è attestata, ufficiosamente al 10-15%, mentre nell’entroterra ha sfiorato il 30%, per alcuni operatori che lavorano soprattutto con gli italiani.
Una stagione non troppo florida per gli italiani, in tutti i sensi, ma dove il turista straniero trova sempre la risposta che cerca.
“Abbiamo la fortuna – ha dichiarato Marco Pasini, presidente di Federalberghi la Spezia – di attirare, per la conformazione naturale del nostro territorio, una clientela d’oltre oceano come australiani e statunitensi e a livello europeo i turisti scandinavi.”
Ad influire sul calo delle presenze anche i prezzi elevati, che tali si rivelano non solo per il turista ma anche per l’operatore che le strutture le deve mantenere e che hanno subito un forte aumento dei costi di manutenzione.
Nel frattempo, c’è chi sostiene che la destagionalizzazione del turismo possa rappresentare un buon rilancio. Ma per Pasini di Federalberghi sono necessarie proposte concrete: “Per poter pensare ad una vera destagionalizzazione vanno prese in considerazione le proposte degli operatori. Al momento manca una politica seria a riguardo. Ad esempio come si può pensare a destagionalizzare il turismo senza le strutture adeguate? In base al periodo dell’anno, la richiesta dei servizi è differente.”
Consiglio di ascoltare la conferenza stampa di Brambi per dare un nuovo pregnante significato al termine "vaneggiamento". ;-)
RispondiElimina@frap
RispondiEliminaGià fatto con infinita PAZIENZA e esageratop MASOCHISMO.
Appena posso butto giù qualcosa.
Hai fatto caso che ha cambiato il +3,7% della Banca d'Italia (http://www.bancaditalia.it/statistiche/rapp_estero/altre_stat/turismo-int) con un +7,3%?
E quel 6,6% sulle presenze?
La B. d'I. dice che l'anno scorso (primi sei mesi) 138.495 migliaia, mentre quest'anno 144.358 ... e chi le fa i conti ha tirato fuori un bel +6,6%.
Oibò!
Io dopo l'incipit sulla crescita ho capito subito dove si andava a parare... E non uno che abbia fatto una domanda degna di questo nome.
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