Non vorrei dire: io l’avevo detto, ma ecco, io l’avevo detto.
Se scrivete recensioni su TripAdvisor (e Google, Yahoo,
Amazon, Yelp, Citysearch) spietate, offensive, inaffidabili, quasi sempre
anonime, a volte addirittura false, capace che qualche procura si mette a
indagare.
Perché non è il caso di avere dubbi: oltre che poco etico, scrivere recensioni false è un
reato.
[Sto per usare una parola complicata, ASTROTURFING, fate
finta di niente e continuate a leggere, la spiegazione è semplice]
– Allora, cos’è questo astroturfing?
Una tecnica per alterare la percezione che abbiamo di un certo prodotto.
Una tecnica per alterare la percezione che abbiamo di un certo prodotto.
– Su cosa si basa
l’astroturfing?
Sull’idea che molti giudizi positivi o lusinghieri influenzino le scelte dei consumatori.
Sull’idea che molti giudizi positivi o lusinghieri influenzino le scelte dei consumatori.
Okay, vi ricorda qualcosa?
No?
Riproviamo.
Astroturfing uguale false impressioni positive su contenuti
pubblicati in rete. Una tecnica affidata spesso a persone retribuite per
produrre artificialmente un’aura positiva intorno al bene da promuovere.
Okay.
E cosa è venuto fuori dall’inchiesta del giudice americano?
1) Diciannove società sono state colte, come dire, con le
recensioni nel sacco.
Multate non solo loro che si occupano di reputazione online e
posizionamento sui motori di ricerca, ma pure i clienti:
ristoranti, società di trasporti, dentisti, night club.Multa
complessivamente patteggiata: 350mila dollari, circa 260mila euro.
2) A scrivere la maggior parte delle recensioni false, per una
cifra compresa tra uno e dieci dollari a recensione, sono cittadini di paesi
asiatici tipo Bangladesh e Filippine (hey, con tutti i tagli degli ultimi
tempi, ci avviciniamo al compenso di un critico gastronomico).
Curiosità: come hanno
fatto a smascherarli i segugi della polizia newyorkese?
Con un trucchetto non proprio
originale: hanno
finto di aprire una yogurteria a Brooklyn, e poi contattato diverse agenzie.
Quelle inconsapevoli, si sono affrettate a proporre recensioni
favorevoli sui social media.
Se vi state chiedendo come mai a New York non abbiano di
meglio da fare, datevi bassi voti in frodi sul web.
Il fenomeno negli Stati Uniti sta assumendo proporzioni inquietanti.
Capita sempre più spesso di leggere annunci del tipo:
“Abbiamo bisogno di qualcuno
che scriva 2-3 recensioni al giorno. Il lavoro durerà almeno tre settimane.
Offriamo un dollaro a recensione”
Secondo i capoccioni della società di consulenza Gartner,
entro il 2014 una recensione su sette pubblicata sui social media sarà falsa. Ma
l’intervento della procura di New York e il deterrente delle multe, potrebbero
segnare un giro di vite nella battaglia contro la
falsificazione dei contenuti online.
State sbadigliando?
Trattasi di cose americane, pensate, trattenendovi garbatamente dal
farlo notare?
Ecco, prima di liquidare la
questione con il classico “Da noi non accadrebbe mai”, siete proprio sicuri che non ci
riguardi?
Questi americani ............
RispondiElimina;-)
@Luciano
RispondiEliminaIo direi che è meglio farsi portare prima il dolce e poi la recensione. Sai com'è, fidarsi è bene...
:)
Stanno uccidendo la qualità.
RispondiElimina:-(