Quando decisi di avventurarmi nel web e quindi nei vari social nella speranza di trovare e leggere qualcosa di sensato sul turismo che oltrepassasse il logorroico "ma quanto sono bravo" e il "come me non c'è nessuno", già largamente praticati in Italia nelle varie convention, meeting etc. del settore , mi sono trovato davanti alla dura realtà del nulla quasi assoluto.
Ognuno se ne va per la sua strada e quasi mai condivisa da altri se non per interessi strettamente personali atti al diretto o indiretto guadagno, sia d'immagine che monetario.
Non si contano poi i narcisi alla spasmodica ricerca del "mi piace" e del retwitt, che a detta di molti di loro, sono poi quelli che dovrebbero procurare l'arrivo dei turisti nel Bel Paese.
Bontà loro!
Ma immancabilmente sono gli artefici di tentativi di ruffiamismo nella speranza di ... vabbeh, avete capito.
Capita però a volte, ma molto raramente, ci s'incontri con un qualcosa di serio e di valido e che ...
... di Antonio Preiti.
C’è qualcuno che, senza rumore (e senza remore) si sta appropriando di qualcosa che vale quasi un quarto del fatturato alberghiero italiano, in una sostanziale e colpevole indifferenza generale. Com’è potuto succedere tutto questo?
Facciamo un passo indietro, a prima della rivoluzione digitale, che nel turismo ha cambiato tutto. I meccanismi dell’acquisto di una camera alberghiera, o una vacanza, prima della rivoluzione erano ben noti: si andava in agenzia si comprava il biglietto, se si trattava di outgoing, o in caso di incoming, le agenzie straniere contattavano altre agenzie o direttamente gli alberghi italiani.
Fatto 100 il costo della camera, il margine di intermediazione era del 10 %, massimo del 15. Nel caso dell’outgoing le agenzie italiane incassavano 100 e poi trasferivano l’85/90 % all’albergo straniero, destinazione del turista italiano.
Se invece la vendita era di una camera italiana, l’85/90 % entrava nel conto del sistema alberghiero italiano.
Se invece vendita e acquisto della camera erano all’interno del territorio nazionale, naturalmente il 100 % restava sul conto economico nazionale.
La rivoluzione digitale, mentre tutti cincischiavano con “portali” del turismo, siti web connessi con il nulla, e con il massimo di autoreferenza internettiana (un vero non sense), ha portato al predominio delle cosiddette agenzie on line (OTA) che hanno creato quello che nessuna delle “prodigiose” menti turistiche italiane, e nessun piano strategico, aveva previsto: l’acquisto e la vendita delle camere alberghiere in tempo reale.
Adesso chi ha un albergo, soprattutto in città ... il resto qui.
Ognuno se ne va per la sua strada e quasi mai condivisa da altri se non per interessi strettamente personali atti al diretto o indiretto guadagno, sia d'immagine che monetario.
Non si contano poi i narcisi alla spasmodica ricerca del "mi piace" e del retwitt, che a detta di molti di loro, sono poi quelli che dovrebbero procurare l'arrivo dei turisti nel Bel Paese.
Bontà loro!
Ma immancabilmente sono gli artefici di tentativi di ruffiamismo nella speranza di ... vabbeh, avete capito.
Capita però a volte, ma molto raramente, ci s'incontri con un qualcosa di serio e di valido e che ...
... di Antonio Preiti.
C’è qualcuno che, senza rumore (e senza remore) si sta appropriando di qualcosa che vale quasi un quarto del fatturato alberghiero italiano, in una sostanziale e colpevole indifferenza generale. Com’è potuto succedere tutto questo?
Facciamo un passo indietro, a prima della rivoluzione digitale, che nel turismo ha cambiato tutto. I meccanismi dell’acquisto di una camera alberghiera, o una vacanza, prima della rivoluzione erano ben noti: si andava in agenzia si comprava il biglietto, se si trattava di outgoing, o in caso di incoming, le agenzie straniere contattavano altre agenzie o direttamente gli alberghi italiani.
Fatto 100 il costo della camera, il margine di intermediazione era del 10 %, massimo del 15. Nel caso dell’outgoing le agenzie italiane incassavano 100 e poi trasferivano l’85/90 % all’albergo straniero, destinazione del turista italiano.
Se invece la vendita era di una camera italiana, l’85/90 % entrava nel conto del sistema alberghiero italiano.
Se invece vendita e acquisto della camera erano all’interno del territorio nazionale, naturalmente il 100 % restava sul conto economico nazionale.
La rivoluzione digitale, mentre tutti cincischiavano con “portali” del turismo, siti web connessi con il nulla, e con il massimo di autoreferenza internettiana (un vero non sense), ha portato al predominio delle cosiddette agenzie on line (OTA) che hanno creato quello che nessuna delle “prodigiose” menti turistiche italiane, e nessun piano strategico, aveva previsto: l’acquisto e la vendita delle camere alberghiere in tempo reale.
Adesso chi ha un albergo, soprattutto in città ... il resto qui.
tutti ne parlano ma nessuno risolve il problema
RispondiEliminaC'è qualcuno che ci guadagna?
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