Tourists
go home appare in molte località
spagnole e non solo, mentre di quanto avviene in Italia ne
parlerò alla fine del post...
…
con
l'arrivo della bella stagione la voglia di partire alla
scoperta di luoghi e culture diverse si fa sentire sempre più forte.
Purtroppo
però alcune mete più di altre sono raggiunte da flussi
impressionanti di turisti che,
incuranti delle più elementari norme di educazione, mettono a serio
repentaglio la bellezza e il delicato equilibrio del luogo.
Il
sito americano MNN ha
stilato una lista dei luoghi più seriamente minacciati dal turismo
di massa mettendo al primo posto il famoso sito di Machu
Picchu in
Perù.
La
città perduta degli Incas arroccata sulle Ande ogni anno è visitata
da centinaia di migliaia di visitatori che mettono a repentaglio le
antiche rovine tanto che l’Unesco ha
deciso di inserire Machu Picchu nella lista dei patrimoni
dell’umanità in pericolo.
Altri
celebri siti come Angkor
Wat in
Cambogia e la Grande
Muraglia cinese
registrano purtroppo il crescente fenomeno di atti vandalismo come i
graffiti che i turisti lasciano sui muri in ricordo del loro
passaggio
Il turismo
di massa sta
creando non pochi problemi anche al Taj
Mahal in
India, lo straordinario mausoleo di marmo bianco che sta ingiallendo
a causa delle particelle inquinanti presenti nell’aria.
In
serio pericolo è anche la Grande
Barriera Corallina australiana:
turismo di massa cambiamenti climatici e l’afflusso di pesticidi
provenienti dalle aree agricole circostanti stanno provocando ingenti
danni ad uno dei più incredibili ecosistemi del nostro pianeta.
A
rischio sono poi le Isole Galapagos, un luogo unico sulla Terra la
cui biodiversità è costantemente minacciata dalla pressione
turistica, dalla pesca di frodo e dalla costante scarsità d’acqua
Non
sono esenti da pericolo neppure i posti più difficilmente
accessibili come le vette del monte
Everest o
le gelide acque dell’Antartide:
alpinisti desiderosi di raggiungere il Tetto del Mondo e navi da
crociera cariche di turisti minacciano seriamente equilibri delicati
rimasti inalterati per secoli.
La
lista dei luoghi a rischio a causa del turismo di massa è purtroppo
lunga, tra le mete vale la pena menzionare: Stonehenge, Phi Phi
Island in Thailandia, Bali, il cratere vulcanico Ngorongoro situato
nella pianura del Serengeti, la riserva faunistica Masai Mara in
Kenya e Teotihuacan, il più grande sito archeologico precolombiano
del Messico.
Solo
nel 2014, la bellissima Islanda è stata visitata da circa un milione
di turisti. I visitatori sono stati il triplo degli abitanti. Nel
2015 il loro numero è aumentato ulteriormente del 74 percento. Ora
l'Istituto islandese per il turismo sta pensando a come ridurre le
presenze, così che l'esperienza di immergersi nella natura non venga
rovinata dal numero eccessivo di persone.
Piante
e specie animali rare popolano la piccola isola di Lord Howe, situata
al largo della costa australiana. Perché le cose restino così, i
visitatori ammessi in contemporanea sull'isola non devono superare i
400.
Nel
Regno del Bhutan sono in vigore regolamenti speciali per i
viaggiatori. Chi desidera visitare i bellissimi monasteri buddisti
del Paese deve acquistare preventivamente, al momento della richiesta
del visto, un pacchetto che costa 200 franchi al giorno e copre la
maggior parte delle spese di soggiorno. Le eccedenze vengono
destinate allo sviluppo del sistema scolastico e sanitario in
Bhutan.
Le
Seychelles sono una delle mete preferite per il turismo di lusso. Da
molti anni addietro, queste isole paradisiache sono state visitate da
un numero di turisti pari a quasi sei volte il totale degli abitanti.
E anche se il turismo resta la principale fonte di occupazione, per
il governo il limite di accoglienza è ormai stato superato. Pare
inoltre che il suggerimento e la conseguente decisione governativa
per un limite ben studiato e calibrato, sia stato dato da un italiano
che vi ha soggiornato qualche anno per lavoro. E così pure per le
Fiji.
Ma
in Italia?
…
file
interminabili davanti alle attrazioni turistiche, visitatori
scocciati e abitanti del luogo al limite della sopportazione.
Però
Venezia sta correndo ai ripari e così pure l'isola di Capri, Pompei
eccetera eccetera, ma non le 5 Terre...
…
e
l’impatto turistico sarà devastante per quelle le aree che, senza
una programmazione razionale, vengono "spalancate" al
turismo di massa.
E
non ci vorrà molto tempo per vederne gli effetti purtroppo e per
causa dell'irresponsabilità dei preposti.
Mentre
l'obiettivo del turismo “responsabile” è creare itinerari mirati
a raggiungere un punto d'incontro geografico e culturale e volti alla
diffusione di un turismo che rispetti le esigenze dei popoli e dei
paesi visitati.
Sto
parlando, cioè, di un turismo programmato in consultazione con le
comunità locali e con gli investitori, che sia giusto ed equo per la
comunità ospitante, economicamente sostenibile nel lungo periodo,
che non provochi danni alle attrazioni turistiche e all’ambiente
naturale e che, quindi, richiede un grande sforzo di programmazione.
In
poche parole che le 5 Terre restino così anche per le generazioni
future e non solo nella speranza di aumentare i turisti per manie
politiche, poiché quegli stessi turisti... ma lasciamo perdere va.
Naturalmente
quella dello sviluppo di un turismo sostenibile è una sfida che
accomuna tutte le destinazioni: ma, come ho già sottolineato a più
riprese nei post precedenti, chi ha fragilità politica (ved. qui), fragilità
di infrastrutture (ved. qui) e fragilità di management (ved. qui), rischia di perderla
molto facilmente.
La
mia speranza è che almeno i politici di alcune località delle 5
Terre decidano autonomamente di non permetterne lo sfascio poiché a
livello regionale, beh; quella speranza non c'è l'ho proprio.
E
per capirne l'andazzo ligure è sufficiente vedere questo video (ved
qui da 36:35)... ottimo l'intervento dell'assessore del turismo
di Capri, Antonino Esposito (famiglia di noti albergatori), e così pure il presidente di
Confturismo e Direttore operativo AccorServices Italy, Greece, Israel
& Malta , Renzo Iorio, mentre dell'assessore del turismo della
Liguria, Gianni Berrino, meglio lasciar perdere va.... eppure sia la
Giunta di Capri che quella della Liguria hanno lo stesso slogan,
all'incirca.
Capri:
Cambiamo il vento
Liguria:
Il vento è cambiato
…
i
primi lo volevano cambiare e l'hanno cambiato, mentre gli altri si
vede che aspettano che il vento cambi da solo...