… ed
ecco un altro esempio di come la si pensa da moltissime parti in
merito al Piano Strategico del Turismo fortemente voluto da
Franceschini e chissà (forse) da chi altro.
PIANO
STRATEGICO PER IL TURISMO:
UN
“BRODO” SEMPRE PIU’ LUNGO
Mario
Pusceddu (ISVRA): “Si continua a perdere tempo e opportunità senza
definire alcuna scelta concreta su priorità e investimenti”
Il
27 luglio scorso il Comitato permanente di
promozione del turismo ha presentato il Piano strategico di sviluppo
del turismo 2017-2022.
ISVRA,
ha analizzato il documento: “E’ un elenco, sommariamente
commentato - osserva Mario Pusceddu, presidente di ISVRA - di cose
che si dovrebbero fare, tutte già note da anni. La lunga
introduzione statistica non aggiunge nulla, nella sostanza, a quello
che già si sapeva”.
1.
Il Piano non è un piano
L’esame
di ISVRA evidenzia il sostanziale mancato adempimento dell’incarico
affidato al Comitato, e ad Invitalia che lo ha supportato,
quest’ultima per il compenso, sembrerebbe di un milione e
mezzo di euro: il Piano non è un piano, ma al più uno studio,
peraltro privo di contenuto originale.
“Se
poi parliamo di “strategia” - prosegue Pusceddu - è notte fonda:
non si propone da dove praticamentecominciare, secondo quali priorità
proseguire, quanto denaro occorre per realizzare i diversi
interventi, attraverso quali iniziative politiche reperire le
relative risorse”.
ISVRA
denuncia un generale equivoco concettuale e terminologico: le 97
pagine del documento trattano di “obiettivi generali” (quattro),
“obiettivi specifici” (quattordici), “linee di intervento”
(ben quarantanove), ma nulla dicono della cosa più importante:
interventi concreti, tempistica, preventivo di spesa e competenze
professionali e istituzionali da mettere in campo. Per come è
scritto, il Piano non spiega come, da qui in poi, potrà realizzarsi
il cambio di passo che ormai da decenni è mancato al turismo
italiano.
2.
Metodo sbagliato
ISVRA
si sofferma anche sul metodo “di condivisione” adottato nella
costruzione del Piano: due faraonici incontri di “Stati generali
del Turismo” tenuti al Museo Ferroviario di Pietrarsa e una
consultazione pubblica tramite internet. E’ stata una scelta molto
enfatizzata dal ministro Franceschini, solo apparentemente buona. In
realtà il Ministero non si è presa la responsabilità politica di
sottoporre alle parti interessate una bozza del Piano per poi
accogliere osservazioni e correzioni;
ha
invece riempito un calderone delle idee più disparate nel quale si è
inevitabilmente smarrito. Difficile immaginare che le annunciate
rifiniture finali prima di sottoporre il testo definitivo alle
Commissioni parlamentari competenti e poi al Consiglio dei Ministri,
possano restituire al documento sintesi e concretezza.
Sorprende
poi che, una volta approvato il Piano, proprio quando la condivisione
sarebbe stata necessaria, del documento non ci sia ancora traccia
ufficiale sul sito internet del Ministero. E non risolve certo le
tante perplessità l’annuncio del Ministro che il Piano sarà
adottato attraverso “Programmi di attuazione annuali” che saranno
pure occasione per renderlo dinamico e in costante aggiornamento.
“E’
un brodo - aggiunge il presidente di ISVRA - che si è già allungato
attraverso tante fasi interlocutorie e continuerà prevedibilmente di
questo passo. Questi continui rinvii di decisioni incisive dà
l’impressione è che nessuno sia in grado di guidare il turismo
italiano verso una stagione di riscatto”.
3.
Nessun contributo allo sviluppo rurale
L’analisi
di ISVRA si rivolge infine al proprio settore di competenza: lo
sviluppo rurale, di cui il turismo, insieme all’agricoltura,
all’enogastronomia, al patrimonio culturale e naturalistico, è
componente essenziale e momento di sintesi economica.
Nel
Piano non sono mai citati l’agriturismo e il turismo rurale, e già
questo la dice lunga sulla sua genericità. Ci sono alcune scontate
considerazioni sulla valorizzazione di nuove mete turistiche,
sull’interconnessione del turismo con l’agricoltura,
l’enogastronomia, il paesaggio rurale, sul recupero di strade
rurali, su natura e aree protette. Niente di più.
Nulla
si dice su cosa esattamente fare per tradurre queste considerazioni
in azioni concrete, siano esse indirizzate a migliorare la
comunicazione con la domanda, la fruizione dei luoghi, la qualità
dei servizi di accoglienza. E nulla si dice, al di là di generiche
intenzioni, su come istituzionalizzare la collaborazione fra
Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Ministero delle Politiche
Agricole, Regioni, stabilendo impegni determinati e condivisi, di cui
ognuno si assuma responsabilità e sia possibile controllare la
puntuale attuazione.
Sottoscrivo
tutto.
Come peraltro aveva già scritto Frap1964 (Magic Italy) dopo la prima bozza... su Wired per opera di Alberto Crepaldi e anche qui, che si tratta di un inutile calderone di bla bla bla.
Che ha avuto già il via libera in conferenza Stato-Regioni.
A dimostrazione del fatto che lì nessuno l'ha letto in modo minimamente critico.
Un documento fatto solo per rinviare sine die qualsiasi azione concreta, con l'alibi che prima bisogna approvare il piano strategico, eh... poi i piani attuativi annuali...
Ed Enit nemmeno questo ha... più di qualche slide e una bozza di documento, che non si sa se essere ufficiale o meno, non si è visto altro, ad ora (ma mancava il piano strategico nazionale, eh...).
Prima o poi bisognerà farlo notare anche alla Roberta Milano (ora direttore all'Enit dell'innovazione e del marketing digitale) che per anni, sul suo blog, ora "lucchettato" per motivi facilmente comprensibili, ha indicato come uno dei mali peggiori la mancanza di una strategia sul brand Italia e l'assenza di una visione realmente industriale del comparto... ma un conto è dire così tanto per dire, altro è il da fare.
Come peraltro aveva già scritto Frap1964 (Magic Italy) dopo la prima bozza... su Wired per opera di Alberto Crepaldi e anche qui, che si tratta di un inutile calderone di bla bla bla.
Che ha avuto già il via libera in conferenza Stato-Regioni.
A dimostrazione del fatto che lì nessuno l'ha letto in modo minimamente critico.
Un documento fatto solo per rinviare sine die qualsiasi azione concreta, con l'alibi che prima bisogna approvare il piano strategico, eh... poi i piani attuativi annuali...
Ed Enit nemmeno questo ha... più di qualche slide e una bozza di documento, che non si sa se essere ufficiale o meno, non si è visto altro, ad ora (ma mancava il piano strategico nazionale, eh...).
Prima o poi bisognerà farlo notare anche alla Roberta Milano (ora direttore all'Enit dell'innovazione e del marketing digitale) che per anni, sul suo blog, ora "lucchettato" per motivi facilmente comprensibili, ha indicato come uno dei mali peggiori la mancanza di una strategia sul brand Italia e l'assenza di una visione realmente industriale del comparto... ma un conto è dire così tanto per dire, altro è il da fare.
La profezia di Sartre...
RispondiElimina@Frap
RispondiEliminaEh già, avevo letto il fondo ma non ho trovato nessun riscontro che il Sartre l'abbia detto davvero.
In Italia, Sartre, ci venne moltissime volte ma di quella frase non si sa nulla.
L'ho cercata anche in altre lingue... niet.