blog di critiche costruttive sul turismo e sulla cultura (dal 1° gennaio 2009)
domenica 13 dicembre 2009
Vendere, vendere, vendere
Vendere, è questo l’imperativo, vendere, categoricamente vendere.
Otto ore, al Forum Italiano del Turismo a Sanremo, a violentarmi le palpebre che non ne volevano sapere di mantenersi aperte.
Tutto per ascoltare, da una parte i politici, quelli prestati al turismo, con la solita prosopopea nell’elencazione di cose fatte nonostante la pessima gestione precedente, che guarda a caso, apparteneva all’opposizione politica.
E giù una sfilza di dati, statistiche e via dicendo; le stesse cose che trovi in qualsiasi pagina web del turismo e che riportano sempre dei numeri che li fanno apparire bravi, pratici ed efficienti; forse è meglio staccare dalla congiunzione la “D” e aggiungerla alla parolo dopo.
Per amor del cielo, nel senso di deficere.
E se va male la colpa è degli operatori... così dicono.
Dall’altra gli albergatori, agenti di viaggio, B&B, agriturismi eccetera, eccetera, che si reputano i migliori del mondo, che come loro non c’è nessuno e che non hanno nulla da imparare.
Se poi pensiamo che nelle prenotazioni on line siamo nelle ultime posizione d'Europa; beh, qualcosa da imparare forse c'è ancora...oppure, ma vediamo più avanti.
E se va male è tutta colpa della politica... così dicono.
Però, prima d’entrare al Palafiori per ascoltare questi “Guru” nostrani, ti accorgi che l’alberghetto di fronte all’entrata (che è aperto), ha delle fioriere solo su di un balconcino, quattro per l’esattezza, con dentro dei gerani che urlano vendetta, senza fiori, quasi secchi, e nel suo fianco una persiana senza una daga, mentre un’altra è deposta di sbieco.
Ma come, non siamo nella città internazionale dei fiori?
E’ questa la decantata qualità?
Duecentocinquanta “professionisti” del comparto che per forza di lì sono entrati, ma nessuno ha visto…e quando lo dici per fargli capire che questo è sbagliato, improduttivo e che da qui bisogna partire, ti guardano male, non capiscono l’importanza della cosa e tira a campà.
Vendere, è questo l’imperativo, vendere, categoricamente vendere.
Il che cosa non si sa, ma bisogna vendere.
Lotte e guerre tra poveri, 50 centesimi in più o in meno, è questo il mercato; ma di qualità e del valore aggiunto…niente; solo un piccolo accenno di Joseph Ejarque e della sua Four Tourism, l’unico ad agire sulle mie palpebre, l’unico che di certo ne sa.
Marketing, marketing, marketing; è questa la parola che “gira” di più, camuffata in tanti rivoli; web 2.0; come sfruttare i siti di rating ed i suoi concorrenti, con recensioni che tutti “si fanno” anche da soli; i motori di ricerca come strumenti di vendita; e tutti che cercano d’essere i primi nel click.
Reclamizzare e vendere, poi si vedrà.
Come quando quest’estate, la ministra Brambilla, ha speso tempo (il suo) e denaro (il nostro) per reclamizzare il Golfo di Napoli, dimenticando però che lì, i depuratori, son quel che sono ed il risultato è stato; reclami a migliaia e l’ovvia futura perdita d’immagine; nel qual caso ce ne fosse ancora bisogno.
I dati del WEF (World Economic Forum) dicono che siamo un disastro nella specificità di questo settore (qualità/prezzo), e noi cosa facciamo (?), pensiamo al valore dei click, e poi li vendiamo.
Sia ben inteso, che nulla ho da dire sull’importanza e valore della pubblicità, che è basilare; ma importante, se non anche di più, è la qualità.
Il prodotto si vende soprattutto sulla base di quello che c’è all’interno dell’involucro, o sulla destinazione e sul punto d’arrivo, anche se l’etichetta il suo valore ce l’ha.
Due cose sarebbero state importanti in questa riunione, e vale a dire la politica di trasporto a supporto del turismo e la qualità.
Ma seppur invitati i primi non c’erano, mentre dei secondi abbiamo appena già detto.
Non ti riconosco Italia e per questo ancora mi c’incazzo.
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Luciano, vedo che nessuno ha commentato il post, penso invece che hai colto il quid di tutti i discorsi andiamo a fare da piu' tempo.
RispondiEliminaE' lo specchio di tutto ciò che avviene penso in tutte le riunioni di addetti ai lavori nelle località turistiche in Italia.
Abbiamo spremuto le nostre attività senza investirci un soldo ora che anche con la crisi di spera tutto nel promuoversi sul web ma lasciando il prodotto immutato.
Sconsolante, ma hai ragione, caro Plinio.
RispondiEliminaNessun commento, ma a dire il vero me l'aspettavo.
Ne ero convinto perchè ho visto la faccia di quelli che quando ho parlato delle fioriere con delle piante secche, mi hanno guardato come si guarda un bambino che poco ne sa.
E mi sono sentito uno stupido...per poco però.
Comunque vado avanti per la mia strada e continuerò all'infinito a dire quello che penso e che credo sia più utile al turismo: la qualità.
;-)
Se solo potessi coinvolgere quì un pò di gente in più, quelle sane persone che so che esistono ma che si disperdono per tutto il web.
Vabbé...
Invece hai messo proprio il dito nella piaga: parlano tutti di vendita, come si incrementa il profitto (quale? quello delle banche!) etc. pero' una visione oggettiva sulla qualita': zero! Sembra che sia gia' implicito che si abbia una tale padronanza e conoscenza in materia mentre invece e' l'esatto contrario: in Italia non siamo concorrenziali perche' abbiamo dei prezzi molto alti ed una qualita' che non e' certo all'altezza. Se capissero vermante qualcosa di turismo i nostri governanti dovrebbero per prima cosa declassare un buon strutture e dopo insieme al profitto si comincia a seguire il discorso della qualita'. Internet etc sono solo chiacchiere e oramai tutti si accorgono che quello che viene presentato luccicante e splendente e' solo la facciata. E' ora di focalizzarsi sulla consistenza.
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RispondiElimina@Palingenius Internet per il turismo e' il mezzo ideale per promuovere e vendere, ma il prodotto che si vende deve essere valido e confacente alla realta' senno si ritorce come un boomerang.Prima prepariamo il prodotto poi lo pubblicizziamo, in Italia spesso si fa il contrario .
RispondiEliminaAl punto in cui siamo si sta facendo solo cosi'. Un prodotto eccellente venduto al giusto prezzo non ha bisogno di pubblicita' esasperata e continuata. Sono i prodotti mediocri e scadenti che hanno la necessita' di essere di continuo posti all'attenzione per poter suggestionare l'acquirente. E cio' non vale solo per il turismo! Ormai tutto il sistema si basa su questa suggestione, viviamo nel Regno della Quantita' per cui per poterlo sostenere non c'e' alternativa. La stessa produzione industriale si basa sulla continua ripetitivita' del prodotto che non ha alcuna qualita' intrinseca essendo continuamente ed in qualsiasi momento riproducibile. Al contrario del capolavoro che e' unico ed inimitabile,
RispondiEliminaSe non sapessi che siete due persone distinte direi che è sempre Luciano che scrive con lo pseudonimo Palingenius.
RispondiEliminaMi piace.