Tempo fa, nel turismo, ci misero mano Rutelli e Stanca, quest’ultimo noto per il portalone (qui potete trovare il suo operato in merito, nella fonte più autorevole del web per ste cosette), mentre la cosa ch’è più rimasta nella memoria degli italiani riguardo al primo dei due (ma anche all’estero sono in moltissimi a ricordarlo), è stato il “Pliiiiizzzz vvvisit iiitali”.
Il che è tutto un gran bel dire.
E per ricordarci di un qualcosa del loro lavoro che ha procurato del bene nel settore che hanno diretto, beh; personalmente non saprei da dove incominciare per ricercarlo negli annali.
E non credo proprio che esista.
Comunque sia, subito dopo abbiamo avuto la “gran botta diculo fortuna“ di vederci seduta nell’ambita poltrona di ministro del turismo, la Michela Brambilla.
Col risultato che da quando non c’è più siamo tutti un po’ più felici e contenti (almeno io) … portalone compreso.
E giusto per dare una continuità a questo bell’andazzo, ecco che c’hanno messo il Piero Gnudi.
Beh, oggi è il primo d’aprile, e quindi lasciatemi dire che l’è stato proprio un bel pesce.
Mentre l’ultima che ci giunge dal web è che il Gnudi ha finalmente scoperto che (chissà da chi l’è venuto a sapere?): “ … l'Italia perde troppo share. Il turismo mondiale è in crescita, ma la nostra quota scende” afferma Gnudi, preoccupato soprattutto per il terreno che l'Italia sta perdendo rispetto ai principali competitor europei”.
Ma va?
Poi c’aggiunge che il BelPaese nel '95 aveva un introito del turismo superiore a quello di Francia e Spagna, mentre oggi siamo scesi in terza posizione (dice lui), e che il sistema turistico italiano soffre dunque di un progressivo logoramento della propria competitività.
Balle, perché seppur di poco nel ‘95 non era proprio così (ved. schema a lato).
Comunque sia tra le altre cose scontate che il Gnudi dice e che presumibilmente anche i contadini dell’altopiano del Tibet conoscono già, egli sostiene che le nostre imprese turistiche sono troppo piccole e spesso il personale non è sufficientemente qualificato.
Eh?
Ma per piacere!
E chissà cosa dirà il Bernabò Bocca che ha sempre sostenuto il che il rapporto qualità/prezzo è molto buono in Italia?
Beh, che si mettano per una volta d’accordo e la finiscano di dire entrambe le cose tanto per avere alla fine, almeno uno di loro, l’ambita ragione.
Inoltre per migliorare i servizi offerti dagli operatori, il ministro sta promuovendo, in collaborazione con l'Isnart, l'istituzione di un marchio di qualità, una specie di rating che premia le strutture che vantano precisi requisiti.
A mo (?), e non bastano (e non fanno già ridere) già tutti quelli che ci sono e quindi … olè dai, mettiamocene un altro!
… e naturalmente saranno premiati i più meritevoli, vero?
E magari con questi bei parametri.
E chi controlla?
Ma come Luciano, non ti fidi di loro?
No, perché si sa che quando c'è di mezzo la sfiga ...
Il che è tutto un gran bel dire.
E per ricordarci di un qualcosa del loro lavoro che ha procurato del bene nel settore che hanno diretto, beh; personalmente non saprei da dove incominciare per ricercarlo negli annali.
E non credo proprio che esista.
Comunque sia, subito dopo abbiamo avuto la “gran botta di
Col risultato che da quando non c’è più siamo tutti un po’ più felici e contenti (almeno io) … portalone compreso.
E giusto per dare una continuità a questo bell’andazzo, ecco che c’hanno messo il Piero Gnudi.
Beh, oggi è il primo d’aprile, e quindi lasciatemi dire che l’è stato proprio un bel pesce.
Mentre l’ultima che ci giunge dal web è che il Gnudi ha finalmente scoperto che (chissà da chi l’è venuto a sapere?): “ … l'Italia perde troppo share. Il turismo mondiale è in crescita, ma la nostra quota scende” afferma Gnudi, preoccupato soprattutto per il terreno che l'Italia sta perdendo rispetto ai principali competitor europei”.
Ma va?
Poi c’aggiunge che il BelPaese nel '95 aveva un introito del turismo superiore a quello di Francia e Spagna, mentre oggi siamo scesi in terza posizione (dice lui), e che il sistema turistico italiano soffre dunque di un progressivo logoramento della propria competitività.
Balle, perché seppur di poco nel ‘95 non era proprio così (ved. schema a lato).
Comunque sia tra le altre cose scontate che il Gnudi dice e che presumibilmente anche i contadini dell’altopiano del Tibet conoscono già, egli sostiene che le nostre imprese turistiche sono troppo piccole e spesso il personale non è sufficientemente qualificato.
Eh?
Ma per piacere!
E chissà cosa dirà il Bernabò Bocca che ha sempre sostenuto il che il rapporto qualità/prezzo è molto buono in Italia?
Beh, che si mettano per una volta d’accordo e la finiscano di dire entrambe le cose tanto per avere alla fine, almeno uno di loro, l’ambita ragione.
Inoltre per migliorare i servizi offerti dagli operatori, il ministro sta promuovendo, in collaborazione con l'Isnart, l'istituzione di un marchio di qualità, una specie di rating che premia le strutture che vantano precisi requisiti.
A mo (?), e non bastano (e non fanno già ridere) già tutti quelli che ci sono e quindi … olè dai, mettiamocene un altro!
… e naturalmente saranno premiati i più meritevoli, vero?
E magari con questi bei parametri.
E chi controlla?
Ma come Luciano, non ti fidi di loro?
No, perché si sa che quando c'è di mezzo la sfiga ...
Non è sfiga, quelli non capiscono un tubo!
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