sabato 1 novembre 2014

Impronte digitali per i turisti cinesi che vogliono venire a farci visita ... mentre per la dimensione degli occhi a mandorla per ora non si sa niente.

Ma chi si studia 'ste cose, che particolari corsi di studio ha fatto? … o che master ha frequentato?

E in quale maniera viene indirizzato o nominato nell'Unione europea?

Dai che tento qualche ipotesi ...
… per alzata di mano?
… per la circonferenza o la dimensione dei bottoni della camicia preferita?
O gli è sufficiente aver mangiato i cavoli a merenda di lunedì?

Mo m'informo meglio ma temo che non se ne verrà mai a capo, ma comunque sia, la genialata appena partorita, ci fa capire che tanto "merito" da quelle parti non ci dev'essere mica, neh!

Prima ci voleva un mese per ottenere un visto dalla Cina verso l'Italia, ora tre giorni.
La trattativa del ministero degli esteri con il Governo di Pechino aveva spianato la strada a quel milione di visitatori dal Dragone che si aspetta nel 2015 all'Expo.
Finché non si è messa di mezzo l'unione europea.
E le nuove regole per il rilascio dei visti verso i Paesi comunitari, che dal 19 maggio del prossimo anno prevedono anche la raccolta delle impronte digitali.
Questione di sicurezza, dicono.
Tuttavia, per i turisti cinesi è una complicazione; perché abilitati all'operazione ambasciate e consolati.

In Cina ce ne sono cinque di questi (ambasciate e consolati) su una popolazione di 1,3 miliardi di individui e flussi turistici per circa 100 milioni di persone.
“Questo implica che un cinese che vuole venire in Italia per l'Expo 2015 dovrà probabilmente prendere un volo interno solo per depositare le impronte digitali e avere così il visto”, ha lamentato ieri il commissario unuco dell'evento, Giuseppe Sala che così ha aggiunto: “Stiamo lavorando, insieme alla Farnesina, con l'Unione europea per ritardare un po' questa messa in atto”.
Le impronte digitali però non sono il solo problema.

Per Giancarlo Dall'Ara, curatore del progetto “Chinese Friendly Italy” il nodo della burocrazia è più ingarbugliato: “Bisogna affrontare il potenziamento degli uffici dei consolati in Cina. Con una gestione a mano dei visti non si va da nessuna parte, e bisogna passare a quelli elettronici. Altrimenti i cinesi finiscono per andare in un altro Paese europeo per arrivare in Italia”.

Con il rischio che Roma si vede sottrarre visitatori dai vicini di casa.
Il caos impronte digitali interessa cento Paesi.

… che nel 2014 i visti si facciano ancora a mano è già di per se stessa una cosa da primo paleolitico, quindi la speranza è che, nonostante il grado intellettivo di quello che s'è mangiato i cavoli a merenda di lunedì, il ministero preposto possa ricorrere al più presto ai ripari, e questo senza le infinite periodiche indecisioni che ci distinguono in tutto il pianeta.
E poi dicono che in quegli uffici ci mandano i migliori!!

Lo vorranno fare un programmino da cinque lire che digitalizzi tutto l'occorrente in poco tempo … e magari inviare qualche persona che lo sappia anche usare in quelle ambasciate e in quei consolati della Cina?

P. S.: E se non con la conoscenza dell'idioma mandarino, beh; almeno una buona percezione di quella inglese … e non come nel recente passato con ... (ved. qui) … ma si può?







5 commenti:

  1. @Luciano

    A questo qui bisognerebbe prendergli l'impronta del cervello e metterla in bella mostra all'Expo 2015, visto che non possiamo avere i Bronzi...

    ^_^

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  2. ... ma si riuscirà a trovarlo?

    ... intendo il suo cervello, neh!

    :)

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  3. Io l'ho visto... se lo portava in bocca un cane...

    ^_^

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  4. Al ministero preposto ora c'è Gentiloni: stai fresco...

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