martedì 6 ottobre 2009

World Economic Forum

Sappiamo bene quando un’organizzazione, un giornale, una TV o quant’altri parlano “onestamente” e dimostrano buona intelligenza.
Semplice, quando asseriscono bene di noi.
Provate a chiederlo a qualche politico, di qualsivoglia corrente, che di queste cose, i nostri, sono campioni mondiali (gold medal), e saprà dettagliarvi i buoni (intelligenti) e cattivi (quelli che non capiscono una "mazza") con infinita ma soprattutto, “personale” precisione.
Bene, anzi male; il World Economic Forum ha emesso una sentenza graduale dei 133 Paesi ad esso associati per il periodo 2009/2010, ed ancora una volta siamo rimasti nel fondo; quindi è prevedibile la considerazione che le differenti correnti politiche daranno al riguardo.
E a poco servono i tanti proclami o le comparazioni con nazioni ancor più “disgraziate” per innalzare il nulla di tanti; la carta canta ed il coro siamo noi.
Va innanzi tutto precisato che nel WEF non vi fanno parte quattro amici al bar o 4 “cantanti” ma 40 capi di Stato o di governo, 64 ministri, 30 capi o da alti funzionari di organizzazioni internazionali e 10 ambasciatori, più di 432 partecipanti provenienti dalla società civile, tra cui 32 capi o rappresentanti di organizzazioni non governative, 225 capi di media, 149 leader provenienti da istituzioni accademiche e di riflessione, 15 leader religiosi di diverse fedi, nonché, 11 dirigenti sindacali di valore mondiale.
Inoltre il Forum, a scanso di equivoci volti all'inganno, è finanziato con le 1000 imprese associate, e l'azienda tipo del socio è una società multinazionale con più di cinque miliardi di dollari di fatturato, per rendere l’idea.
Quindi poche balle od improduttive arrampicate sui vetri; quello che decidono e dicono è pur sempre, “purtroppo” per noi, assai vero.
Dalle liste sono mancanti le voci sul turismo perché le intendiamo “privilegiare” con più attenzione e quindi omaggiare in un prossimo futuro alla ministra Michela Brambilla che in questo settore s’impegna, ricordando, ahimè con lei inutilmente, che senza la diminuzione delle tasse, trasparenza delle politiche di governo, spreco spesa pubblica, favoritismi nelle decisioni di funzionari del governo, formazione del personale, norme in materia di investimenti, pratiche di assunzione, costo del lavoro, flessibilità di determinazione del salario, simmetria tra produzione e retribuzione, possibilità di ricerca lavoro qualificato, strategie turistiche, affidamento sulla gestione professionale, fuga di cervelli, flussi di capitale, disponibilità di capitale a rischio, investimenti diretti dall’estero, volontà di delegare, collaborazione università/industria, …e qui mi fermo; niente si fa e mai si potrà
L’esamina del WEF ci dimostra ampliamente che oltre al continuo parlare da parte delle istituzioni, per un attimo, ci si dovrebbe fermare anche a pensare, e magari provvedere a togliere tutto quel marciume che ormai ci avvolge.
Ma vaglielo a spiegare!

5 commenti:

  1. @frap
    Lunedì prossimo sarò a Finale per sentire Ejarque, Vavassori (ricordi?) e la Roberta Milano.
    Mi auguro che partano Ejarque e la Roberta, perchè non so se resisterò più dei dieci fatidici minuti a sentire sempre le stesse cose.

    RispondiElimina
  2. @Luciano

    Ci sarò, puntuale alle 09

    RispondiElimina
  3. @Luciano e Vincenzo

    Dovrei riuscire ad esserci.

    RispondiElimina
  4. Caro Ardoino;

    mi auguro di non deludervi, ancora che non so se quello che ho in mente da dire sarà nuovo o non. Onestamente sarà perche sono stanco di sentirmi dire le stesse cose, non so se sono innovativo o non. Quello che so, e condivido con Lei, è che purtroppo, nel turismo sempre si dicono le stesse ovvietà.

    Josep Ejarque

    RispondiElimina
  5. @Luciano
    E credi che siano meglio degli altri?

    RispondiElimina

Visualizzazioni totali