martedì 1 febbraio 2011

I can't believe it's true (da tradurre come si vuole)

Si vede che per loro, quelli che abitualmente si aggirano nelle stanze dei bottoni del turismo, deve essere la “vittima” a ritornare sul luogo del “delitto”.
Veramente una volta era vero l’opposto, ma si sa che i tempi cambiano e possibilmente a loro piacimento.
Quindi, a seguito del silenzio generale sulla recente disamina dell’Osce da parte di quelli che giornalmente di parole ce ne regalano a iosa e “che non servono a un granché”, ecco che invece ora tacciono in merito alle “secolari” causali del turismo nazionale.
Pertanto ritenendomi una “vittima”, ari eccomi sul luogo “incriminato” per riparlarne.

Governance, infrastrutture, statistiche di settore e promozione: sono questi i punti deboli del turismo nella Penisola secondo l'ultimo rapporto Ocse ‘Oecd Italy Tourism Policy Review 2011'.
A parte che non ci voleva poi molto a dare questa eclatante rispondenza, lo stato di salute del turismo italiano è stato analizzato da Sergio Arzeni, direttore del Centro per l'imprenditorialità, le pmi e lo sviluppo locale di Ocse, che ha inquadrato i principali cambiamenti che investono il settore e i fenomeni che frenano il suo sviluppo, e che così dichiara: Si sente la mancanza di una strategia a livello nazionale. "Il turismo è uno dei settori economici più importanti del nostro Paese e il suo sviluppo potenziale a lungo termine è fondamentale", sottolinea Arzeni.
Beh, anche in questo caso non è che ci volesse una zingara per capirlo, ma andiamo avanti.
La fetta principale di turisti, il 57 per cento circa, è rappresentata dal mercato domestico, ma anche gli arrivi dall'estero si mantengono su una quota importante, pari al 43 per cento.
"Sono cresciute molto le piccole imprese - spiega inoltre l’Arzeni -: basti pensare ai servizi di ospitalità che non rientrano strettamente nella categoria alberghiera, settore rimasto stabile, come agriturismi e b&b". Un dato non secondario, visto che spesso le statistiche relative all'Italia non tengono conto delle seconde case e di tutte le sistemazioni diverse da quelle dell'hôtellerie, con la conseguenza che mancano dati statistici omogenei.
Non si capisce quindi il come l’Arzeni abbia potuto dare le statistiche sopraddette (57% italiani, 43% stranieri) che sono di pertinenza solo ed esclusivamente del settore alberghiero, mentre il discorso all’origine era molto più ampio, visto che si “parlava” di tutto il turismo italiano (che se ne sia dimenticato?), e se poi intervengono tutti gli altri fattori come le seconde case (frequentati in netta maggioranza dagli italiani), agriturismi e B&B che dice non facciano parte della categoria…
… inoltre, e non avevo alcun dubbio, noto che non c’è nessun accenno per far si che si possano tacciare le parole o aggettivi (non troppo felici) che, ormai tutti nel comparto turistico, usano per definire le statistiche e i dati sul turismo.
Niente in riferimento ai quei numeri che spesso sono fonte di ilarità o incazzamento non appena si leggono o vengono pronunciati da questo o quell’altro, mai concordanti con quelli di autorevoli  altre fonti (lo dice chi li emette) e che immancabilmente portano il “beneficio” solo al politico, al tecnico o a chi ci si “trastrulla” nel momento e per quelli di turno.
Statistiche che quasi sembrano messe giù alla moda di quelle delle proiezioni del voto politico.
Ma dai.
Infine, neanche una parolina per il rimedio, che mi porta a pensare al che cosa sia servito questo studio o chiamiamolo rapporto, se non per riascoltare le stesse e medesime cose che ahimè sappiano da secoli.
Ma quando suona ‘sta sveglia (?), perché qui è sempre notte.

P.S.: A domanda mi risponde Giancarlo Livraghi che per quanto riguarda la “fondatezza” e conoscenza filosofica delle statistiche non ha pari in Italia e che così mi dice: “…potremmo chiederci se l'inadeguata gestione provochi statistiche sbagliate (o male interpretate) oppure le statistiche confondano la gestione. Credo che siano contemporaneamente vere tutte e due le cose.
Cioe' ci troviamo in un "circolo vizioso".
E' un disastro irrimediabile? Credo di no. Ma, come ho scritto in "Viva l'Italia?":
"Se aspettiamo che qualche soluzione (chissà quale) venga dall’alto', possiamo piangere per altri mille anni. ..... Ma mille formiche possono fare di più di un disorientato e torpido pachiderma. Cominciando con l'aprire qualche piccola breccia nell'esasperante muro di gomma dei manierismi, dei servilismi, delle abitudini e della disinformazione".
Auguri per il suo lavoro. E, per piacere, non desista.
Cordialmente,

Giancarlo Livraghi

5 commenti:

  1. """E, per piacere, non desista."""

    Te?

    :-D

    Piacevolissimo leggere il Livraghi [Il potere della stupidità].

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  2. @Sergio


    Sarà il mio prossimo nella speranza di poterli finalmente capire ... ma dubito

    :-)

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  3. @Luciano

    Ci ho messo un po di tempo per la traduzione 'volutamente' sbagliata ma alla fine l'ho capita.

    ;-)

    Renata

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  4. «… possiamo dire che Cenerentola si avvia a diventare principessa perché, finalmente, in Italia sta nascendo una vera e propria politica nazionale del turismo. » [MVB - 16/01/2010]

    Ohibò, la scarpina è andata improvvisamente perduta al gran ballo dell'Ocse.
    E la carrozza (o il carrozzone) è tornata ad essere zucca.
    Vuota, naturalmente.

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