venerdì 10 dicembre 2010

A cosa serve "la compagnia" del CNEL?

Il Cnel, Consiglio nazionale dell'economia (che langue) e del lavoro (che non c'è), ci costa 20 milioni di euro all'anno, 40 miliardi delle vecchie lirette, che rende meglio l'iperbole della cifra.
Sul Corriere della Sera, Sergio Rizzo è entrato nel dettaglio delle spese che sono uno sproposito rapportate all'utilità dell'ente, pressoché  nulla, così come certificato persino da alcuni suoi consiglieri.
Il suo compito istituzionale è fare consulenza al governo e al Parlamento e produrre studi sul tema del lavoro. Dovrebbe inoltre formulare proposte di legge in materia. Bene, in 60 anni ne ha prodotte ben 16. E scusate se è poco.
A presiederlo, con tanto di segreteria da 700 mila euro al servizio, c'è Antonio Marzano, nome che ai più non suscita alcuna reminiscenza e a pochi ricorda gli albori di Forza Italia, di cui era detentore della tessera numero nove, e un successivo passaggio di non epocale rilievo al ministero delle Attività produttive.
Il Cnel, tra le tante prerogative, ne ha una che spicca su tutte: chi vi entra, difficilmente ne esce.
Rizzo riporta al caso di Raffaele Vanni, che dal 1958 alberga nella sede romana di villa Lubin.
Uno il cui nome persino Google fatica a rintracciare, e che fu segretario della Cisl nel lontano 1971.
Altri, pur non arrivando al mezzo secolo di presenza, vantano soggiorni di non effimera durata. Segno che in Italia nessuno affonda nell'oblio, ma tutti galleggiano avvinghiati all'abbondanza di salvagente di cui dispone la Casta.
Oltre alla segreteria del capo, 20 milioni di euro servono a pagare gli stipendi di 70 dipendenti, le consulenze e il gettone dei 121 consiglieri cui vanno 1.200 euro nette al mese, più o meno quanto prendono un insegnante (massì, siamo pure demagogici) o un operaio specializzato.
È un organo di rilevanza costituzionale con funzioni, in materie economiche e sociali, consultive e di iniziativa legislativa, anche se dal 5 gennaio 1957 – giorno in cui è stato istituito – a oggi, ha presentato al Parlamento soltanto sedici disegni di legge.
Come a dire che ne hanno presentati 1 (uno) ogni tre anni e un po’, e che oltretutto, a conti fatti, quell'uno ci costa dai 60 ai 70 milioni di euro; quindi un solo "disegno" di legge corrisponde a 120 miliardi di vecchie lirette.
L'ente, come tanti altri del resto, è un pensionato per sindacalisti a riposo, politici trombati,  professori all'accatto di consulenze.
Sono molti i nomi che ambiscono a un posto da consigliere Cnel. Far parte del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro garantisce per cinque anni una retribuzione mensile di circa 1.500 euro netti, all’unica condizione di partecipare alle assemblee che si tengono una volta al mese.
Se un consigliere non può, o non ha voglia di recarsi ogni trenta giorni circa al parlamentino di Villa Lubin, non perde stipendio: gli viene semplicemente detratta una somma pari al quindici per cento dell’indennità a cui ha diritto, riceverà regolarmente (anche se ha disertato la mensile sessione di lavoro) una “busta paga” di 1.275 euro.
Periodicamente, qualcuno avanza la proposta di abolirlo, ma l'impresa si infrange sulla levata di scudi dei beneficiati e sulla complicanza della procedura.
Il Cnel, la cui nascita è sancita dalla Costituzione, abbisogna di un'apposita legge che lo scostituzionalizzi. Se poi, come  è successo l'altro giorno alla cerimonia di insediamento della nuova Consiliatura, il capo dello Stato vi presenzia in pompa magna, si capisce come suoni quasi profano perorarne la cancellazione.
Eppure, così sensibile com'è ai temi della disoccupazione giovanile, a Giorgio Napolitano magari non dispiacerebbe che quei 20 milioni, invece che dare un vitalizio alle cariatidi, venissero convogliati in un fondo di avviamento al lavoro, alla ricerca o eventualmente “inviati” alla bistrattata cultura.
Non dovrebbe dispiacere neanche ad alcuni nomi illustri che militano nell'esercito dei consiglieri, come Emma Marcegaglia e Paolo Scaroni, di cui tutto si può dire meno che siano lì per i 1.275 euro al mese di appannaggio.
Siamo sicuri che anche loro, leggendo la denuncia di Rizzo sul Corriere, ne sottoscrivano sino all'ultima riga le ragioni. E allora perché avallare con la loro presenza, come ha fatto il Quirinale intervenendo all'inaugurazione, uno degli emblemi di quegli enti inutili di cui nei loro discorsi pubblici non hanno mai smesso di chiedere l'abolizione, additandoli a deprecabile esempio dei costi della politica e di una macchina dello stato che non riesce a riformarsi?
Li invitiamo perciò a dare l'esempio: via da questo cimitero di elefanti, sperando che anche altri li seguano. Se non si riesce a rompere lo scudo costituzionale che lo tiene in vita, aboliamo il Cnel per diserzione di massa dei suoi consiglieri. Sicuramente non è un organo che punta al risparmio. Dagli ultimi dati disponibili (quelli relativi al bilancio assestato 2009 e di previsione per il 2010), risulta che il Cnel spende per i circa settanta dipendenti (da non confondere con i 120 consiglieri) più di sette milioni di euro. Per l’indennità del presidente, i vicepresidenti e i consiglieri lo Stato eroga annualmente 3,6 milioni di euro. Somma cospicua a cui vanno aggiunte le spese per le missioni in Italia (85mila euro), all’estero (220mila euro), e rimborsi spese per 1,2 milioni di euro. Più 2,7 milioni di euro di consumi elettrici, idrici, telefonici, riscaldamento, acquisto materiale vario, eccetera.
Il Cnel in sessant’anni ha presentato al Parlamento appena 16 disegni di legge. Certo, ha un ruolo di “alta” consulenza per Camere e governo sulle tematiche economiche e sociali.
E ultimamente il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, ne è stato nominato vice-presidente.
Il motivo?
E chi lo sa, o non si può dire?
Forse perché nell’ultimo quadriennio gli alberghi italiani hanno perso un milione e seicentomila presenze?
Sarà per meriti!

9 commenti:

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  2. È organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. Ha l'iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge.”
    Praticamente è un centro studi, ma in realtà è anche uno degli enti più inutili che ci sia ed è diventato semplicemente una sorta di cimitero degli elefanti per politici più o meno trombati, sindacalisti, rappresentanti delle associazioni dei datori di lavoro. E costa, costa un sacco di denaro ai contribuenti. Non meno di 20 milioni di euro, per produrre qualche rapporto, che qualunque centro studi, degno di tale nome, potrebbe realizzare per qualche decina di migliaia di euro.
    Ma sazia parzialmente gli appetiti di tanta gente che gravita attorno alla politica e che da essa trae alimento per vivere o per arrotondare le proprie entrate senza fatica. Attualmente è presieduto da Antonio MARZANO, ex ministro berlusconiano delle Attività Produttive, ma in passato tale carica è stata spesso appannaggio dei leader sindacali. E’ composto da 121 consiglieri (erano 88 all’atto della sua istituzione). Ne fanno parte, tra gli altri, Raffaele BONANNI (Segretario generale Cisl), Guglielmo EPIFANI (Segretario generale Cgil), Luigi ANGELETTI (Segretario generale Uil), Carlo SANGALLI (Presidente Confcommercio), Emma MARCEGAGLIA (Presidente Confindustria), Paolo SCARONI (Presidente ENI), Fabio CERCHIAI (Presidente Ania –assicurazioni).
    A molti dei consiglieri fa gola la retribuzione mensile di circa 1.500 euro netti, all'unica condizione di partecipare alle assemblee che si tengono una volta al mese: se non si partecipa, pazienza, si incassano solo 1.275 euro. Poi ci sono le trasferte ed i rimborsi spese: il Cnel spende ogni anno per le missioni in Italia (85mi1a euro), all'estero (220mi1a euro), e rimborsi spese per 1,2 milioni di euro. Per l'indennità del presidente, i vicepresidenti e i consiglieri lo Stato eroga annualmente 3,6 milioni di euro. I circa 70 dipendenti costano 7 milioni di euro (in media 100.000 euro a testa).

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  3. @Anonimo

    Come più volte detto questo non è un blog politico e pertanto ho "tagliato" le ultime frasi dove era riportato il partito che si è maggiormente (parole ma non fatti) adoperato per la "scomparsa" del CNEL.
    Cordialmente ma non troppo

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  4. Ok!

    Con riferimento all' articolo di Enrico Marro «Vigilare su Fannullopoli? Per Nicolais spetta al Cnel» del 23 aprile, mi sento in dovere di fare alcune precisazioni: a) Il Cnel già da diverse consiliature sta portando avanti in un tavolo interistituzionale le problematiche relative alla misurazione ed alla valutazione della efficienza e produttività della P.A. Ha svolto e svolge un apprezzato lavoro di monitoraggio. b) Nell' articolo si sostiene una tesi, per la verità superata da tempo nel comune convincimento delle Istituzioni, quella cioè che il Cnel svolge un' attività inutile, e vengono riportate motivazioni che non hanno certo il pregio di essere né originali né tantomeno rispondenti oggettivamente alla situazione reale dei lavori del Cnel. Come motivazione oggettiva vengono esclusivamente riportati un disegno di legge presentato dagli On.li Salvi e Villone che colloca il Consiglio tra le Istituzioni da abrogare nonché un generico assenteismo dei componenti del Cnel dalle riunioni assembleari Per quanto concerne l' attività effettiva dei lavori del Consiglio giova aver presente che l' attività del Consiglio, si esplica non solo attraverso le Assemblee ma soprattutto nel lavoro degli organi collegiali del Consiglio e in tutte le iniziative in cui il Consiglio verifica con le Istituzioni e le forze sociali le proprie proposte. In ogni caso nel suo primo anno di attività dell' attuale Consiliatura, il Cnel ha predisposto n. 12 pronunce di rilevante interesse quali ad esempio: Osservazioni e Valutazioni sul DPEF 2007-2011 e sul testo di legge finanziaria 2007; la competitività della portualità italiana; le politiche per l' immigrazione e il rapporto sul mercato del lavoro 2005.
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  5. Mi sembra inoltre opportuno far presente che da un' attenta e non superficiale lettura del bilancio di previsione del CNEL, per l' anno 2007, si evince che il 67,78% delle risorse è destinato alle attività politico - istituzionali ed a quelle di supporto a dette attività, cioè allo svolgimento delle funzioni per cui il Cnel è stato istituito, e solo il 30,28% del bilancio del Cnel è effettivamente destinato a far girare la macchina. Quanto alle affermazioni concernenti il trattamento economico dei Consiglieri, credo che si possa tranquillamente convenire che le indennità dei Consiglieri non sono una grande retribuzione a fronte del lavoro svolto e va precisato che già da diverso tempo nel Consiglio si adottano forme di ritenute per coloro che non partecipano ai lavori assembleari. Per quanto riguarda il trattamento economico della dirigenza di I e II fascia bisogna osservare che il trattamento economico deriva dall' attuazione del Ccnl, ed è che è del tutto omogeneo a quello di altri comparti per la dirigenza della pubblica amministrazione. E' opportuno sottolineare che le cifre indicate sono comprensive anche del premio di risultato. Ritengo, quindi, per quanto esposto, che il Cnel abbia le carte in regola per poter esprimere una valutazione dell' attività non su «fannullopoli» bensì sull' attività di tutto quel personale che opera nell' interesse delle Istituzioni e dello sviluppo del Paese, e che da anni subisce delle critiche il più delle volte ingiustificate. Segretario Generale Cnel Dalla lettera del segretario generale del Cnel apprendiamo che «già da diverse consiliature» il consiglio si sta occupando delle «problematiche» relative alla produttività della P.A..
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  6. Poiché ogni consiliatura dura 5 anni, ne deduciamo che il Cnel da almeno 10-15 anni sta cercando di venire a capo della questione. Se è così, ribadiamo: il ministro Nicolais farebbe bene a individuare per questo una sede più idonea. Quanto all' inutilità del Cnel, l' opinione deve essersi talmente diffusa che è arrivata persino dentro Villa Lubin. Per esempio, Sandro Tomaro e Larissa Venturi, sono intervenuti, «a titolo personale», sul sito la voce.info, dove gli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi hanno definito il Cnel un ente inutile perché «non fa quasi nulla di significativo», affermando tra l' altro: «In qualità di funzionari di ruolo del Cnel viviamo questa Istituzione da vicino. Condividiamo la vostra opinione sull' inutilità dell' attuale Cnel: se rimane così, sarebbe meglio abolirlo». Il segretario Cervone critica che si imputi ai consiglieri del Cnel un «generico assenteismo». Ci permettiamo anche qui un suggerimento: affinché la percezione sia meno generica e più precisa, perché il Cnel non mette sul proprio sito le presenze di ogni consigliere? Si scoprirebbe così che i principali leader delle associazioni sindacali e imprenditoriali si sono visti a Villa Lubin una sola volta, alla cerimonia di inaugurazione della consiliatura, alla presenza del presidente della Repubblica. Poi, mai più o quasi. Ovviamente senza perdere il diritto all' indennità. Infine i costi del Cnel. Il segretario generale non smentisce i rilievi della Corte dei Conti che ha evidenziato come i dirigenti e i dipendenti del Consiglio nazionale dell' economia e del lavoro, siano i meglio pagati di tutta la pubblica amministrazione, con una media (gli ultimi dati disponibili sono quelli del 2004) per i primi di 161.373 euro contro la media generale di 141.511 euro e per i secondi di 88.801 contro 66.902. A questi dati se ne possono aggiungere altri. Interessanti quelli sui fondi per il premio di risultato e l' indennità di posizione contenuti nel bilancio di previsione 2007. I dirigenti di prima fascia, 3 in tutto compreso il segretario generale, si spartiranno 415 mila euro, contro i 390 mila del 2006, con un aumento del 6,41% mentre i 7 dirigenti di seconda fascia si suddivideranno 332 mila euro contro i 270 mila del 2006, con un aumento del 22,96%. Infine, dal conto consuntivo per il 2006 risulta che l' anno scorso su un totale di stanziamenti definitivi di 18,7 milioni di euro, ben 15,5 milioni ricadono sotto la voce «funzionamento».
    Fine

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  7. Che dire...più che rendere onore al merito di un paio di funzionari perbene che denunciano "dall'interno" quello che tutti, bene o male, sanno ma che a molti fà comodo continuare ad ignorare.
    Questo è solo uno dei tanti casi che dimostrano come il mal funzionamento del nostro (nonostante tutto) amato Paese, sia in gran parte determinato dal mantenimento di una casta (politica ma sopratutto burocratica...) ormai a livello economicamente insopportabile per i costi e per la sostanziale assoluta, dichiarata, conclamata e veregognosamente spudorata inutilità, nella quale si annoverano così evidenti trasversalità politiche da dirla lunga sul "blocco sociale" che la domina, spargendo poi fumo negtli occhi dell'opinione pubblica con i diuturni battibecchi e scontri ai quali, a questo punto, vien difficile dare credito.
    La democrazia formale alla quale ci hanno abituati é ormai un paravento di una realtà assai inquietante, laddove l'unica parola cancellata dal vocabolario è "vergogna".

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