martedì 7 maggio 2013

Belin Bareua ... alle Fiji


Quando dall’idrovolante la vidi per la prima volta, esclamai di botto: “Bareua”.

Bareua è un intercalare usato sovente dai nativi del luogo, e questa esclamazione sopraggiunge quando una persona vede un qualcosa che per vari motivi le piace da matti, e che in lingua fijiana vuol appunto dire “mi piaci tantissimo e mi sto innamorando di te”.

Il pilota che da circa un’ora sorvolava le isole del gruppo delle Yasawa cominciò a un mio cenno ad abbassarsi dolcemente, avviando un moto perpetuo circolare e permettendoci così di avvicinarci a quell’isola sempre di più.

Questo mi diede l'opportunità di osservare meglio le infinite bellezze di ciò che mi si andava parando davanti, e vale a dire un mare cristallino che di più cristallino non c’è, una vegetazione da favola, e detto fintanto che alla sommità notai una minuscola fonte di acqua dolce.
Il giusto corollario per aggiungere il mio intercalare: “Belin” ... intercalare di cui non credo ci sia bisogno di alcuna spiegazione.

Quel Belin Bareua, che forse si udì per la prima volta nel mondo e che diede i natali al nome di quell’isola.

Non passarono che pochi giorni e furono sufficienti non più di tre o quattro firme per definire il contratto che fu fatto in un battibaleno (99 anni per tutto l’istmo e quindi il promontorio a sud- est che potete notare nella fotografia ) con uno dei Re che dimorano in quelle felici e fantastiche isole, ma non in quella poiché risultò completamente deserta.

E così fu per i seguenti quattro anni e passa che mi ci videro come l’unico abitante.

Capitò che durante la costruzione della mia casa, che forse è meglio definire un semplice bungalow, e avvenuta in non più di cinque giorni, gli autoctoni abilissimi nella costruzione giunsero sull’isola “Belin Bareua” a bordo di una chiatta col materiale necessario alla sua costruzione di legno e foglie gigantesche.
Sennonché, dopo due giorni, il mare s’ingrosso al di là del reef (barriera corallina) e questo non permise più ai nativi e anche a me, di raggiungere le proprie famiglie, costringendoli/mi (sette persone in tutto) quindi a rimanere nottetempo sull’isola.

La perturbazione seguitava e il cibo scarseggiava sempre di più, tanto che al terzo giorno di continuo ribollimento del mare, non erano rimaste che poche manciate di riso, e sicuramente insufficienti a darci il giusto sostentamento dopo una giornata di duro lavoro.
E fu in quel momento che decisi di darmi da fare e raccogliendo un ferretto dagli attrezzi necessari alla costruzione del bungalow, lo armeggiai e lo scalpellai quel tanto fino a costruirne un amo solido e molto consistente.

L’affondamento della mia mano nella sabbia laddove si formava dei piccoli crateri, mi permise di acciuffare un piccolo granchio bianco e delle dimensioni giuste per tentare di …

… nel mentre i nativi, che scemi non sono e che avevano capito la mia intenzione, incominciarono a intrecciare con dei microscopici fili di foglie di palma a mo di filo di lenza, e il gioco fu fatto.

L’arma era bella che pronta e approssimandomi a piedi nudi sullo scoglio più a sud, la lanciai con la forza maggiore che ebbi.
Un tiro perfetto e che dopo soli pochissimi secondi … (ved. foto a lato).

A quei tempi insegnavo ancora cucina internazionale e preparare quel dono del cielo non fu di certo un grande problema.
Inutile aggiungere che quello fu il pranzo più bello della mia, e credo anche della loro, vita.

P. S.: Perché oggi ho scritto questo fondo in un blog di critiche costruttive alla cultura e al turismo?
Fatti miei … conditi con un po’ di nostalgia per via di alcune foto che mi sono capitate sottomano ... ma anche perché ... ved. sotto l'ultima fotografia del post.




Veduta esterna dell'ingresso




P. P. S.: Tutto questo anche per dire che le due parole più usate nel Bel Paese in questo momento e che contemplano anche il settore del turismo, e vale a dire "incertezza" e "speriamo", in quell'occasione non furono nemmeno prese in considerazione, ma soltanto "diamoci una botta e diamoci da fare".
Sennò saremmo morti di fame.  

E tu, che lavori nel turismo, che cosa vuoi fare?
Aspettare che i pesci cadano dal cielo oppure pazientare finché si calmino le acque?






9 commenti:

  1. @Vincenzo

    Alla prossima volta che mi capita sottomano qualche altra foto.

    Ne ho talmente poche che non riesco mai a trovarle.


    :)

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  2. @Luciano

    Una bella esperienza che invidio sinceramente. Immagina, anziché alle Fiji, ti trovavi in qualche isola del mediterraneo, ci sarebbe stato sicuramente qualche nativo di nome Penelope che ancora stava "intrecciando" ... e non potevi dare la colpa a "Nessuno"...

    :-D

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  3. @Jennaro

    Se c'era anche Bernabò Bocca un colpevole lo trovavo di sicuro.

    :)

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  4. Ma qualcosa succede anche nel nostro mare.

    (ANSA) - GENOVA, 3 MAG - Il turismo balneare in Italia nel 2012 e' calato di oltre l'8% e il trend negativo continuera' nell'estate 2013. E' il dato emerso oggi a Genova dove e' stato presentato nell'ambito del festival 'Viaggiando il mondo' il XVIII Rapporto sul Turismo Italiano, a cura di Mercury.
    http://goo.gl/SXQe4

    (ANSAmed)- MADRID, 2 MAG - L'Organizzazione mondiale del Turismo (Omt), il governo del Marocco ... hanno sottoscritto un accordo su un nuovo sistema di classificazione degli hotels.
    http://goo.gl/syhqQ

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  5. @Gregorio

    Ecco, se vivessi in Marocco la cosa (classificazione alberghiera di qualità) sarebbe già che bella fatta.

    Aspetto di leggerla ma qualcosa dev'esserci sul web da quelle parti.

    Mannaggia alla traduzione dall'arabo di cui non so praticamente una cippa.
    Va beh, uso Google translator e vediamo se ci si capisce qualcosa.
    Grazie dell'informazione e magari li contatto per ... vediamo.

    :)

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  6. @Luciano

    Certo che la tua vita è stata bella piena, eh!?!

    Fantastica

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