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sabato 25 febbraio 2012

Il ragionamento di Bernabò Bocca non fa una piega ... sola


Quando alla fine dell’anno scorso venni a conoscenza dell’ingresso di Paolo Rubini nel cda del Gruppo Boscolo, devo ammettere che sulle prime ci rimasi assai male.
Pochi secondi, per carità, di solito è sufficiente fare due più due e il risultato che immancabilmente fa sempre quattro, aiuta a capire.
Della Boscolo ho sempre avuto una buona impressione e fu appunto per questa mia considerazione che non riuscii (ma nemmeno adesso ce la faccio … forse) a comprendere il perché una società così possa “immagazzinare” nell’amministrativo, uno che di turismo … vabbè, lasciamo perdere ch’è meglio.

Poi, dato che la notizia non girava nel web, decisi allora di non divulgarla per cercare di capirne meglio le causali che mi risultavano alquanto insolite.
O forse no?

Comunque sia, silenzio assoluto, anche perché se sanno che sai, tante cose non le riesci più a sapere, perché nel caso ci stanno più attenti.

Se nonché pochi giorni fa, questa “notiziola” diventa di colpo di dominio pubblico e subito dopo come per incanto, ecco che escono le precisazioni dalla fonte.

“Il direttore generale, Paolo Rubini, ha assunto l’incarico nel gruppo Boscolo quale amministratore indipendente, previa informativa al precedente ministro del Turismo Michela Brambilla ed autorizzazione, come previsto dalla normativa in vigore, da parte del presidente/commissario straordinario Marzotto. 
Considerate le attività svolte dell’Enit, non vi è alcuna possibilità soggettiva, oggettiva e sostanziale di conflitto di interessi del direttore generale quale amministratore indipendente del Gruppo Boscolo, soprattutto dopo l’emanazione della Carta dei Servizi che, in modo trasparente ed alle medesime condizioni, rende disponibili i servizi di Enit a tutti gli operatori del mercato”.

Di primo acchito mi viene da notare che il Rubini è ben felice e ben contento nell’assoggettarsi alle normative in vigore (quelle che gli fanno piacere), mentre per quanto riguarda le direttive governative (vedi qui), invece no (quelle che non gli fanno piacere).
Beh, verrebbe anche da pensare che ognuno tira l’acqua al proprio mulino, che se per caso è un mulino che fa la farina, ecco che chi tira l’acqua al proprio mulino, quando ci va, alla fine s’infarina.

La nota poi dice che fu previa l’informativa avvallata dal precedente ministro del turismo Michela Brambilla (abbè) e autorizzata dal presidente/commissario Matteo Marzotto (abbè), e dopo il bla bla bla che conferma (per loro) che non può essere in atto un conflitto d’interessi, leggendo s’arriva al: “soprattutto dopo l’emanazione della Carta dei Servizi che in modo trasparente ed alle medesime condizioni, rende disponibili i servizi di Enit a tutti gli operatori del mercato".

E se si usa il “soprattutto”, solitamente vuol dire che da lì si può certamente capire il perché non ci può essere quel benedetto conflitto d’interessi.
Allora andiamo a vedere cosa c’è scritto e cosa vuol dire la “carta dei servizi”!

Il Marzotto nella riunione senatoriale (Commissione X Esame A. G. 327) in merito a quella carta lì, dice: “La Carta dei Servizi, con la quale i servizi tradizionalmente offerti dall’ Agenzia si trasformano e si rinnovano per allinearsi alle esigenze del mercato, puntando sulla qualità”. (pagina 3)

Beh, non è che c’entri poi molto!

Comunque sia e a parte le mie personali investigazioni da quattro soldi (che più avanti nel tempo racconterò), la cosa più strana (per me) arriva dal Bernabò Bocca (ettepareva).

Infatti il Bocca che è il presidente di Confturismo-Confcommercio, Federalberghi e con una marea di prestigiose cariche lunga così, tra cui anche l’appartenenza al cda dell’Enit, non ebbe a dire niente (ma proprio niente) sull’entrata di Paolo Rubini nel cda della Boscolo.
Gruppo Boscolo, che guarda un po’, è associata alla Federalberghi.
E fin qua (anche se … ) niente di male.

Solo che passa un po’ (neanche poi troppo), diciamo qualche giorno, e spunta l’eventuale nomina di John Daniel Winteler alla direzione generale dell’Enit; si, proprio in sostituzione del Paolo Rubini.
Ed ecco che il Bernabò Bocca rilascia questa dichiarazione: “Winteler, avendo lasciato da poco tempo la presidenza di Federturismo-Confindustria non sarebbe, per le altre organizzazioni di categoria del settore, la figura più adatta, perché inevitabilmente di parte.

Ah si?
Paolo Rubini che è nel cda di un’associata di Federalberghi non è di parte per fare il DG dell’Enit, mentre Winteler che attualmente non è da nessuna parte (l’è stato) … è “inevitabilmente” di parte per la stessa posizione?

E poi se c’è qualcuno che osa dire che con ‘sta gente che ragiona così, o così la vuol ragionare (per motivi che non sto qui a dire), il turismo in Italia potrà mai andare bene …

Si, credeteci!

Alla prossima su … ma ve lo dico dopo.

mercoledì 7 marzo 2012

Genova, il turismo e la politica da due soldi … manco bucati (perché a fare il buco si fa fatica)


E vabbè dai, ricominciamo e non arrendiamoci!

Secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (World Tourism Organization, un dipartimento delle Nazioni Unite), un turista è chiunque viaggi in paesi diversi da quello in cui ha la sua residenza abituale, al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo abituale sia diverso dall’esercizio di ogni attività remunerata all’interno del paese visitato.
In questo termine sono inclusi coloro che viaggiano per: svago, riposo e vacanza; per visitare amici e parenti; per motivi di affari e professionali, per motivi di salute, religiosi/pellegrinaggio ma anche altro.

E a farla in breve senza andare a scrivere il come l’è tutto iniziato (ved. qui), il turismo è un'importante fonte di entrate per molti paesi del mondo e porta denaro alle casse dello stato attraverso la tassazione dei servizi correlati al turismo (per esempio le tasse aeroportuali), oltre che indirettamente attraverso gli incassi dei fornitori di servizi.

Per l'Italia il settore turistico è un comparto economico di prima grandezza con una incidenza nel Prodotto Interno Lordo (ufficiale) del 7/8% e due milioni di occupati. Ogni anno le strutture ricettive accolgono oltre 80 milioni di persone con circa 350 milioni di pernottamenti. (Fonte: Legambiente).
Mentre molto differenti sono i dati del ministro del turismo, Piero Gnudi (e non se ne capisce il motivo), il quale dice che gli occupati sono oltre i 3 milioni (di una spanna) e l’incidenza sul Pil è di oltre il 13% (di una spanna).

Ok, detto questo dovrebbe risultare abbastanza evidente che il turismo è importante.
Però se vai a leggere quello che dicono i candidati sindaci delle prossime amministrative di Genova (maggio 2012) in merito a questa bella fonte di guadagno, socialità, lavoro e chi più ne ha più ne metta; non trovi niente che si riporti alla parola: turismo.
Ora, trovarne uno, che dico, anche solo mezzo che di turismo ne mastichi un po’ (a Genova e non solo) è una cosa ardua e faticosa.
E pochi giorni fa (tanto per farvi un esempio), in una riunione di quel comparto nella mia città, ci fu addirittura una persona che sostenne d’esserne a conoscenza (molto?) di ciò che vuol dire turismo, e alle mie rimostranze atte al non voler perdere tempo coll’ascoltare (da lei) quella dell’uva o della volpe tanto per far capire agli stolti che qualcosa "lei" se ne capisce (c’ho un gran brutto carattere in questi casi), m’ha apostrofato con: “ … ma io ho fatto dieci anni come addetta stampa del quotidiano vattelappesca!”.
Embè ? Abbè! sibbè!

Per fortuna nella stessa riunione ho conosciuto la prima persona (dopo anni d’attesa) che in questa città ne mastica il necessario anche perché nel settore ci lavora con ottimi risultati.
E poi?
E poi niente, se non qualcun altro/a che magari di anni ne ha fatto addirittura undici per il giornalino di chissà quale città o quale Paese.

Oggi hanno intervistato su Il Giornale (sez. Genova) uno dei candidati sindaci, Pierluigi Vinai del PDL, e dopo l’ovvia presentazione di rito sulla famiglia, figli, lavoro e via dicendo, i cinque giornalisti che hanno firmato il “pezzo” (Diego Pistacchi, Monica Bottino, Federico Casabella, Giulia Guerri e Ferruccio Repetti), passano alle domande che sono pertinenti ai punti del suo programma per amministrare nel miglior modo possibile la città di Genova.
La risposta che segue è: “Lavoro, accoglienza e sicurezza”.
Taci che ci siamo,ho subito pensato, infatti ha detto “accoglienza”, e a quale “accoglienza” si poteva riferire se non al turismo?
‘Na mazza!
Perché di seguito scopro che quell’accoglienza era rivolta agli immigrati (niente di male, per carità).
E il “lavoro” che aveva accennato alla prima domanda degli amici giornalisti?
Porto, sviluppo e infrastrutture ma di turismo … cippa!
Poi, leggendo di seguito e come al solito; Moschea, Erzelli, Gronda, Urban lab, Trasporto pubblico, Gassificatore per i rifiuti, Water front e Claudio Scajola che lo “appoggia”.

Si vabbè, tutte cose importanti che soventemente si dicono in questi casi qua (Claudio Scajola a parte, anche perché sarebbe meglio non nominarlo nemmeno, ma contento lui ... ) ma che rimangono negli annali della città … come incompiute e trallallallà.

Alcuni giorni fa avevo letto di Marco Doria (quello che ha fatto fuori la Vincenzi e la Pinotti in un colpo solo alle primarie), candidato del Sel e adesso “forse” sospinto dal PD, che in una intervista sulle sue priorità ha parlato di tutto ma di turismo …
In verità una domanda c’è stata da parte del giornalista su quel settore, e lui (Marco Doria) l’ha ovviata rispondendo che bisognava cominciare a far vedere prima una cosa e poi l’altra al turista che viene a trovarci, e non viceversa.

Embè? Abbè! Sibbè!

lunedì 1 agosto 2016

Enit... tra cicatrici, elmetti in testa e combattimenti...

Dopo la nomina di Roberta Milano (luglio 2016) come direttrice del digitale e dell'innovazione dell'Enit, si sono aperte alcune questioni più o meno simpatiche sul web per l'avvenimento... 

... infatti Quotidiano Arte.it scrive così, mentre qui quella nomina s'era già immaginata da tempo, e vale a dire appena apparve l'avviso di selezione (ved. Qui e s'era a maggio 2016)... praticamente in tempi non sospetti per niente.

Diciamo che fu 'na botta di fortuna (?) se c'azzeccammo, va.


Va anche detto che personalmente non credo molto nel social, gaming etc. come primaria promozione del turismo, quindi, non ce la vedo molto la Roberta Milano nell'Enit... ma anche in questo caso qui s'è già scritto, senza però l'uso delle “parole del gatto” (ved. Qui), con numeri alla mano e le dovute pezze d'appoggio.
Siam fatti così... se uno/a ha prodotto coi fatti nel suo pregresso, ben venga... altrimenti a noi di chi sa parlare bene ma... non ci interessa granché, anzi, per nulla... anzi, ancora meno del nulla. 
E non sembra che di risultati ne abbia avuti così eclatanti (ved. qui), a chiara dimostrazione che i social, i gaming etc. producono solo per chi li fa e non certo per far arrivare più turisti.


A dire il vero non è nemmeno la sola in quell'ambaradan... d'altronde è più di un anno che altri lì si beccano un lauto stipendio, però senza proferire, parrebbe, risultato alcuno.
Mentre se qualcuno vuole la prova a queste supposizioni, beh; qui e poi qui c'è da leggere in gran quantità.


Pare poi che la questione della nomina di Roberta Milano, come detto, sia finita su facebook...
… alcuni “accusano” mentre altri difendono... dove si parla addirittura di cicatrici, elmetto in testa, combattimento eccetera eccetera...
Bah!... ma siamo in guerra?... vabbeh, è facebook... !

Leggendo nei commenti, noto che parte del “merito” della promozione della Roberta Milano, pare sia stato anche quello di aver partecipato “a gratis” al TDLAB... TDLAB che fu, imho, una presa in giro colossale rivolta a gran parte degli italiani e già descritta innumerevoli volte sia qui che qui... anche questa in tempi non sospetti poiché annunciati molto e molto tempo prima che la sviluppassero.
Nel mentre, sul post in questione (ved. commenti) il TDLAB viene definito come “sfanculato”... e non poteva essere altrimenti, anche se la parola usata non è che mi piaccia poi molto.


Ma che belin di merito è?
Si “gratifica” una persona con una posizione di rilievo per aver creduto ad una cosa impossibile da credere?... che è come credere alla Befana e poi essere “premiati” per averci creduto?
Abbè, se è così... vi giuro che ho visto degli asini che volano... e chissà se adesso mi metteranno a dirigere l'aviazione civile?

Forse, anzi, senza forse... se il TDLAB avesse avuto all'origine degli altri principali partecipanti , ecco che quella relazione finale (che poi era praticamente uguale alla prima che stilarono loro... giusto per evidenziare ancora di più la presa in giro per quelli che se la sono scarpinata giù fino a Roma) sarebbe passata subito ai fatti come spiegai più volte (ved. Qui) anche personalmente all'ideatore di quella “gran genialata”, Stefano Ceci (consigliere del ministro) ... un personaggio che tra l'altro pensò bene di farmi credere (bontà sua) di essere stato allontanato dal ministero del turismo, mentre invece... vabbeh, lasciamo perdere, va... questione di saper vivere, questione di stile, conoscere cos'è il rispetto o di che cosa?


E poi, da un recentissimo commento di Frap1964... che stracondivido all'ennesima potenza...

TDLAB
"Un lavoro formidabile, diceva Franceschini, lo trasmetterò al più presto alla direzione generale del turismo e all’ENIT per verificarne le priorità e darne la più rapida attuazione a partire dal suo inserimento nel Piano strategico del turismo che sarà approvato nei prossimi mesi dal comitato permanente che insedieremo il 29 ottobre [2015] a Napoli”, poi...
il Piano strategico del Turismo "sarà approvato in Consiglio dei Ministri il prossimo 27 luglio". L'indicazione è arrivata dal direttore generale Turismo del Mibact, Francesco Palumbo, in occasione del convegno 'Nuovi modelli di governance per il turismo italiano' in corso alla Luiss Business School di Roma.
E ora, guarda caso, si scopre che invece il 27 di luglio 2016 è stato semplicemente approvato lo schema da parte del Comitato Permanente del Turismo.
Ora serve il parere delle due X Commissioni del Parlamento (settembre), quindi si deve andare in Conferenza Stato-Regioni (ottobre) e infine, con tutta calma in Consiglio dei Ministri.
Peccato che a fine ottobre ci sia il referendum costituzionale... e se vince il NO, cade il governo ed il bel piano strategico di Franceschini, per la stesura ed approvazione del quale sarà servito UN ANNO farà la fine di quello di Gnudi.
Solo che questo, nel frattempo, sarà costato 40 volte tanto rispetto al precedente... da 35mila a 1,5 milioni di euro.
Peraltro per imporre la SUA particolare idea di turismo, quello "sostenibile" (aka quello marginale). Ma ne ha discusso forse con le associazioni di comparto, prima, invece di organizzare lo show "ferroviario" a Pietrarsa?
Io spero tanto nel referendum... anche perchè il CdA di ENIT (quantomeno il Presidente), se cade Renzi dovrà rimettere il mandato, per "sensibilità istituzionale" (come Paolucci con MVB).
E forse, allora, anche i presunti esperti si daranno una bella ridimensionata invece di pensare ai social, al gaming e a tutto il resto delle loro minchiate digital e 2.0.
Sulle spalle nostre.

Amen!

sabato 16 giugno 2012

E l'assessore alla cultura e al turismo di Genova (Carla Sibilla) non c'era ... e mica per fare il quarto a cirulla


Quello dell'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova è un futuro a rischio.
La preoccupazione è presente negli sguardi di chi all'Accademia lavora, ma anche negli occhi degli studenti, che scelgono di frequentarla perché sperano di vivere, un giorno, della propria passione, e ieri si discuteva di questo, si è cercato di trovare la soluzione più giusta … mentre il nuovo assessore alla cultura e al turismo di Genova, Carla Sibilla, non era presente.

E mica era perché ci mancava il quarto a cirulla, no di certo, in quei passatempi di gente ne trovi sempre; resta però il fatto che ci siamo rimasti come stupiti citrulli.
In verità un suo sostituto c’era, che forse a causa della sua agitazione, e non appena gli è stata data parola, ha fatto partire un gran tremolio delle carte che teneva in mano e che facevano anche del vento.
Di cosa abbia detto poi, non c’ho capito quasi niente, ma diciamo ch’ero distratto, dai.

L'Accademia ligustica di belle arti di Genova fu fondata nel 1751, e riunisce le funzioni di scuola di formazione artistica (oltre 400 studenti) e di museo.
L'aggettivo ligustica deriva dal nome della regione Liguria, dall'originario nome dei Liguri nell'Antichità (Lygies).

Situata nella centrale piazza De Ferrari, e circondata da un ombroso porticato che si prolunga fino al vicino Teatro Carlo Felice, mentre ha avuto fra i suoi docenti personaggi di fama internazionale tra i quali i pittori Cesare Viazzi e Giannetto Fieschi, l'artista performativo Cesare Viel, il fotografo Fredrick Clarke ed il pittore informale neo-espressionista Roberto Merani.
Tra i più noti diplomati dell'Accademia ligustica vi è l'italo-britannica Vanessa Beecroft (nata a Genova nel 1969 ma residente a New York), conosciuta per le sue performance artistiche rappresentate in tutto il mondo.

Bene, detto questo, oggi l'Accademia genovese si trova a fronteggiare una crisi finanziaria che nell'arco dei prossimi due mesi potrebbe portare all'impossibilità di pagare stipendi e contributi. Dal 2008, a causa della crisi economica, essa non gode più di finanziamenti da parte dello Stato e questo ha dato origine a un debito passivo di circa 1 milione e 800.000 Eu.
In Italia sono cinque la Accademie storiche non statali prevalentemente finanziate da enti locali. L'Accademia di Perugia vive una situazione simile a quella genovese: si tratta di due Accademie storiche in due regioni prive di Accademie statali.

L'obiettivo, in entrambi i casi, è che in futuro possano usufruire di percorsi di mobilità del personale in soprannumero proveniente da Accademie statali.
E tanto per fare un esempio … in Puglia esistono ben quattro Accademie di belle Arti sovvenzionate dalla Stato e manco una in Liguria.
E la stessa cosa non andrebbe bene se putacaso avvenisse viceversa, ma viceversa non è.

Però, e per fortuna, c’era il pari grado regionale della Liguria alla cultura e al turismo (Angelo Berlangieri), che ha decifrato in un battibaleno le prime mosse che s’hanno da fare.
E non col politichese di chi fa finta d’interessarsi alla questione per ovvi motivi di ritorno d’immagine e magari di preferenze per le prossime elezioni … chi ha da capire capisca e per questa volta non faccio nomi, riservandomi di farli più avanti.
Infatti in queste “cosette” è sufficiente “beccarli” con delle semplicissime “trappoline” che si aprono come voragini sotto i loro piedi … e quindi giù di botto inconsapevolmente e proprio come dei “pesci lessi”.

Poi cercando alcune cose sul web ho trovato questo e questo ma sembra che a nessuno freghi poco o niente, mah?

Resta il fatto che l’Accademia di belle Arti di Genova non può certamente chiudere i battenti per poche lire o euri qualsivoglia dire, e sono certo che non accadrà … poi s’è sentito dire che la Carla Sibilla (assessore alla CULTURA e al turismo di Genova) non è venuta perché della CULTURA non ne capisce molto … abbè!

E pensare che di Lei ero contento quando ho visto il suo nome in quella casella … assessore alla CULTURA e turismo: Carla Sibilla.

E vabbè?
No, va male!




martedì 28 aprile 2009

Abbè !

Questa volta mi ci hanno trascinato per i capelli e per l'elegante maniera usatami da parte di Tafter Cultura è Sviluppo per richiedere un commento che ho accolto molto ben volentieri, alla seguente notizia:
È nata l’A.I.P.M.T., Associazione italiana professionisti e manager del turismo, anche questa a gratis (.) per l'occasione, e fondata per iniziativa di un gruppo di professionisti del turismo, che intende diventare un luogo di collaborazione, scambio di conoscenza, di formazione e crescita per chi lavora nel turismo sia in ambito pubblico che in quello privato.

Ma quelli delle associazioni nate prima, cos'erano e cosa sono?
Sia ben chiaro che in Italia esistono 10.000 società di varia natura che si occupano di turismo tra le cui fila si esibiscono delle personalità con elevate cariche aziendali, amministrative, universitarie e di consulenza del settore.
Queste da diversi decenni si riuniscono periodicamente e discutono come risolvere o risollevare le molteplici crisi del turismo nazionale con il risultato che, dati alla mano, nulla cambia; anzi peggiora, ma la colpa è sempre degli altri e mentre le discussioni si incentrano sulle medesime logorroiche irrisolte causali, le altre nazioni ci deridono e ci sopravanzano in introiti e qualità, dando maggiori opportunità lavorative sia all’indotto che al personale alberghiero.
Reputo che siano essenzialmente quattro i fattori di criticità che minacciano il turismo italiano: l’assenza del governo, la carenza di infrastrutture, lo scarso sviluppo della tecnologia informativa e l’esagerato numero di queste associazioni che non possono elencare nulla che un vero professionista già non conosca.
Importante contorno a queste priorità sono le tasse, trasparenza delle politiche di governo, spreco spesa pubblica, favoritismi nelle decisioni di funzionari del governo, formazione del personale, norme in materia di investimenti, pratiche di assunzione, costo del lavoro, flessibilità di determinazione del salario, simmetria tra produzione e retribuzione, possibilità di ricerca lavoro qualificato, strategie turistiche, affidamento sulla gestione professionale, fuga di cervelli, flussi di capitale, disponibilità di capitale a rischio, investimenti diretti dall’estero, volontà di delegare, collaborazione università/industria, …e qui mi fermo.
L’A.I.P.M.T, la nuova Associazione italiana professionisti e manager del turismo può risolvere questi problemi?
Questa è la numero 10.001 e arrivederci alla 10.002…sempre a gratis, per l'occasione naturalmente.


Luciano Ardoino
Fonte: http://tuttosbagliatotuttodarifare.blogspot.com/

venerdì 27 luglio 2012

Lo sapevate che il direttore d'albergo deve saper fare tutte 'ste cose?


Sono anni, ma forse è meglio dire secoli poiché corrisponde di più alla verità, che si sente dire dal “professorone” di turno (e nello Stivale ce ne sono molti) che se vuoi essere un buon direttore d’albergo ti devi obbligatoriamente rinnovare.
Ma va?

Vorrei proprio sapere se esiste un solo altro mestiere che non lo si deve fare.

Ed è per questo che se ti capita di leggere o sentire le loro narrative, immancabilmente ascolti o vedi le medesime cose dette e viste, ridette e riviste, stradette e straviste, che ormai hanno fatto la muffa anche sui sassi.
E in una maniera così logorroica che dopo due o tre righe hai già capito che è meglio passare a dell’altro.

Stamani però c’ho provato di nuovo per l’ennesima volta, e questa volta sono voluto arrivare alla fine che poi vi riassumerò.
Inutile dire che mi sono fatto un’auto violenza da fantascienza ma che mi ha permesso poi di scrivere ‘ste quattro righe.

L’intervistato di una nota ma giovane associazione di albergatori di cui eviterò il nome e cognome (di loro ho già detto e non mi sembra il caso di … ) ci narra che il vero protagonista dell’impresa ricettiva è il direttore che ha precisi compiti e responsabilità.
Roba da stentare a crederlo, tanto per fare dell’ironia, e se questo è l’inizio, apriti o cielo.
Vabbè "frustiamoci" e andiamo avanti.

Lui racconta l’evoluzione più “recente” di questa importante figura, e che i “compiti” variano dal rapporto con la clientela alla gestione del personale, fino all’efficienza del sistema alberghiero.
Recente (?), si vabbè, ma perché prima cos’era?

Comunque … continua arzigogolando che in questi ultimi anni siamo chiamati a combattere anche con la diminuzione di personale, che purtroppo viene a mancare persino in ruoli determinanti.
Il direttore perciò è impegnato in prima persona a cercare di sopperire alla carenza di risorse.
Non manca poi la dichiarazione che il direttore d’albergo debba avere una visione a 360° (quanti di voi non l’hanno almeno sentita due o tre milioni di volte?) accompagnata da una grande attenzione ai risultati e, naturalmente, a una cura altrettanto meticolosa dei costi di gestione.
Incredibile ma vero, neh?

Anche perché, continua il narratore, le più recenti trasformazioni globali stanno imponendo a tutto il mondo produttivo nuove modalità di relazione con i clienti, poiché gli ospiti sono sempre più attenti al rapporto qualità/prezzo e ai più recenti trend della domanda di mercato.
Segue la motivazione che la nascita di quella associazione d’albergatori è dovuta per permettere lo scambio di sinergie professionali tra gli aderenti e per dare voce e vigore a questo nuovo modo di intendere la professione, sviluppando cultura, sapere e competenze.
Dulcis in fundo … l’accrescimento professionale e la pratica della solidarietà tra gli iscritti.

Quindi, dopo essermi simil praticamente flagellato a mo di tipo frusta del gatto a nove code, mi domando e chiedo: “Ma a che “razzo” serve narrare ‘ste cose qua che oltretutto sono apparse su di una rivista del settore?”.

“Forse per riempire una paginetta in mancanza di meglio e dare un po’ di lavoro a quel dato giornalista?”.

Abbè, in questo caso approvo, ma se colui (il professorone) avesse magari raccontato delle cose meno scontate, e presumendo (bontà sua) che quelle parole le leggono principalmente degli altri che quel dato lavoro lo seguono dal tempo che fu, ma anche coloro che lo fanno da pochi giorni …

E poi: " ... ma quante “razzo” di associazioni di direttori d’albergo ci sono in questo Paese qua", e quindi: " ... ma non si può farne una sola e, volesse il cielo, evitare quelle ponderazioni di cui non se ne può più?




martedì 19 settembre 2017

Ma manco per sogno giocare a ruba mazzetto con Giovanni Toti...

Con Giovanni Toti avrei qualche problema a giocare a carte... chessò; cirulla, briscola, scopone oppure tre sette, ma di certo con lui non giocherei mai a ruba mazzetto, anche perché lì, lui, dev'essere davvero bravo a cambiare le carte in tavola.

Giovanni Toti circa 10 gg. fa:
Boom di presenze turistiche nella nostra Regione, + 2,68% rispetto all'anno scorso, e rispetto allo stesso periodo del 2016 abbiamo una crescita complessiva di 9.587 contratti stipulati (+39,6%). Gli incrementi maggiori sono: nei bar e altri esercizi simili senza cucina, gelaterie, pasticcerie e ristorazione”.

Di già il solo fatto che se il turismo aumenta del 2,68%, beh; sarà ben difficile che il lavoro aumenti del circa 40%... ma il perché l'ho scritto già qui ... quindi è inutile ripetere ancora, mentre chi vuole clicchi sopra il “già qui” ed il gioco (non a ruba mazzetto) è bello che fatto.

Giovanni Toti ieri (18 settembre 2017): "Nel secondo trimestre scende disoccupazione (-1,3%), siamo sulla strada giusta” (ved. Qui).

Ma ecco che escono i dati Istat (gli stessi visti ieri da Toti, presumo) e la faccenda cambia completamente.
I dati Istat, rielaborati da Unioncamere e Cgil, diffusi nell’ultima settimana confermano che nel secondo trimestre del 2017, in Liguria si contano circa 7 mila inoccupate in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Sempre secondo i dati Istat anche il turismo, che dovrebbe essere uno dei settori di punta del nostro territorio, ha avuto una flessione dell’occupazione molto forte. La Cgil parla di meno 8%; Unioncamere addirittura di meno 12% rispetto allo stesso periodo del 2016.
I giovani tra i 25 e i 34 anni senza lavoro, in Liguria, erano il 34,5% nel 2015; sono diventati il 37,9% nel 2016.
Infine i dati sulla povertà relativa: due anni fa la nostra regione aveva un tasso dell’8,5%, l’anno scorso siamo saliti all’11,1%... (ved. qui).

Ma cos'ha letto il Toti se qui si dice tutto l'opposto di ciò che afferma lui?

E per non parlare del primo trimestre in Liguria, dove le cose andavano così (ved. qui)... 20.000 lavoratori in meno... di cui 3.500 persi proprio nel turismo nel confronto col 2016.

E dovrei giocare con lui a ruba mazzetto?
No no, con quello lì non ci penso proprio... per me sarebbe una partita persa in partenza.

P. S.: Per la cronaca l'assessore allo sviluppo economico regionale è tal Edoardo Rixi (Lega Nord), che a parte delle questioni di spese pazze su cui la magistratura sta indagando, non pare proprio per nulla che ne abbia voglia o che sappia minimamente il come fare per far andar bene le cose... lui con la magistratura si difende dicendo che i suoi consiglieri svolgevano, dal venerdì alla domenica perché non impegnati in aula, delle attività politiche fuori sede con degli esperti in materia per presentare delle proposte di Legge (nelle baite in montagna?)... eh già, a suon di gite al luna park, ostriche, biscottini, fiori e gratta e vinci.
Senza parlare degli importi che venivano falsificati a mano. (ved. qui)... il tutto seguendo una prassi consolidata.
Abbè, se era consolidata allora cambia tutto... ma ci faccia il piacere!


giovedì 19 giugno 2014

TDLAB (Laboratorio del turismo digitale) e il mio canto libero, ma libero forte. Mica come tanti che non la possono cantare seppur sanno (sapendo?) che la "musica" è proprio così, neh!

E' abbastanza imbarazzante ma 'sta cosa qua del TDLAB (fatto in questa maniera ), non la capisco proprio.
Davvero!


E quando una cosa non la capisco, mannaggia a me, ci penso sempre su finché non mi s'accende Edy (la lampadina), l'assistente di Eta Beta.
E mo ci riprovo!

Il TDLAB (Laboratorio per il turismo digitale) è praticamente questo … sì, ma in Italia.


Ricerca sugli standard di interoperabilità, di integrazione dei dati e dei processi digitali nel settore turistico;

Promuovere la digitalizzazione degli operatori pubblici e privati del settore turistico, al fine di accrescerne la competitività;
Individuare le strategie digitali più efficaci per promuovere e commercializzare i servizi turistici e culturali e i prodotti tipici e artigianali.



Allora, ragioniamo per logica e ...
… mettiamo per puro caso, che un'azienda seppur già rinomata (l'esempio calza perfettamente anche in una di nuovo concepimento, sia questa piccola, media oppure di grandissime dimensioni) debba lanciare o rilanciare sul mercato internazionale un “prodotto” di qualsiasi genere, ebbene; che cosa farà la proprietà o il dirigente generale (cda compreso) affinché questo avvenga nella maniera più consona per poter poi portare a casa un buon successo?
Semplice … per prima cosa indagherà se il mercato lo richiede, di conseguenza ci si accerterà della qualità del “prodotto” che ovviamente sarà la migliore possibile, delineando così il suo prezzo.
Esistono poi degli altri fattori molto importanti ma che per l'occasione non sono pertinenti e quindi tralascio.
Definite tutte 'ste cose ecco che scatta l'incarico per il marketing nella forma (digitalizzazione) che richiedono i tempi correnti.
E fino a qui non ci piove, anche perché non mi risulta che la prima cosa che facciano le aziende sia quella di pensare all'ufficio della digitalizzazione, poi a tutto il resto ed infine al “prodotto” ... bensì, l'opposto.

Pertanto se non dispongo delle conoscenze di quel “prodotto”, tutto il resto me lo posso anche per il momento scordare.
Vero è che molte volte le cose vanno quasi di pari passo, ma questo succede se si dispone già di una buona cognizione … sì, sempre di quel benedetto “prodotto”.

Nel caso del turismo italiano, che non pare stia affrontando dei grandi successi (siamo indietro in tutto rispetto ai competitors), prima del digitale ci sarebbero alcune cosette da fare che possiamo tranquillamente definire come “prodotto”.
Nel campo dell'informatica e dell'elettronica, con digitalizzazione si intende il processo di trasformazione di un'immagine, di un suono, di un documento in un formato digitale, interpretabile da un computer, dove per formato digitale si intende un codice binario in cui tutto è rappresentato da combinazioni di zero od uno, quindi da stati del tipo acceso/spento.
Un disco in vinile su cui è registrata una canzone rappresenta un esempio di riproduzione analogica di un suono; la stessa canzone riprodotta tramite un computer ne rappresenta il formato digitale.

L'Italia è sì il Paese più bello del mondo, che ha dato all’umanità l’arte più splendida, il cibo più squisito, i vestiti più eleganti, il design più raffinato etc. (tutto questo ottenuto già dai tempi antichi e senza la digitalizzazione, permettendoci però di primeggiare ugualmente nel mondo intero), ma pecca proprio in qualità in senso generale, e per qualità, giusto per farla breve tra un'infinità di cose, intendo le tasse (esageratamente "esagerate" e che appunto non permettono di migliorare la qualità, anzi ... e tra queste incongruenze, ecco che c'è proprio la digitalizzazione), la trasparenza delle politiche di governo, spreco spesa pubblica, favoritismi nelle decisioni di funzionari del governo, formazione del personale, norme in materia di investimenti, pratiche di assunzione, costo del lavoro, flessibilità di determinazione del salario, simmetria tra produzione e retribuzione, possibilità di ricerca lavoro qualificato, strategie turistiche (eh già, visto che si parte dal comignolo come nel caso del TDLAB, anziché da queste questioni ben più importanti), l'affidamento sulla gestione professionale, la fuga di cervelli, flussi di capitale, disponibilità di capitale a rischio, investimenti diretti dall’estero, volontà di delegare, collaborazione università/industria, …e qui mi fermo sennò facciamo notte; aggiungendo, solo e però, anche l'enorme disomogeneità tra le varie Regioni.

E quindi inserendo dopo, ma solo alla fine, la nostra criticità nello scarso sviluppo della tecnologia informativa.

Poche balle, la strategia digitale la fai DOPO che hai stabilito le strategie di prodotto e di mercato sui diversi mercati che vuoi coprire, non è una mica una cosa che va così da sé, a prescindere, e non va fatta certo prima.

Infatti, stante l'attuale Titolo V, le Regioni possono continuare a fare come gli pare e nessuno può dire loro Ah... oppure Ma... perché, percome o trallallero trallallà.

Dopodiché, visto che già due componenti di quelli “assunti a gratis” al TDLAB hanno avuto un qualche incarico operativo altrove (come già su queste pagine arditamente s'immaginava da tempo), però per conto del medesimo ministero (e si presume che in questa occasione siano pagati ... Sergio Cagol, project manager del portalone, e Cristiano Radaelli, commissario dell'Enit), a questi punti pare evidente come 'sto TDLAB appaia la classica foglia di fico.

Se poi, come facilmente ipotizzabile, ognuno di questi ha anche da seguire il personale lavoro che molto probabilmente avrà la precedenza sugli altri … ma dai, che presa in giro è?
Come si può pensare che diano il meglio del loro tempo (se ne rimane) per il TDLAB? … e le cose nettamente più importanti della digitalizzazione accennate sopra, chi le risolve?
Naturalmente c'è chi crede che le risolveranno degli altri nel tempo a seguire ... ma allora perché non fare prima una "squadra" di professionisti (quelli sul campo) per poterle ottimizzare e solo dopo inserire quelli del TDLAB?
O forse quest'ultimi, che per mio conto (imho) mancano di molti componenti, sanno tutto per tutti gli spicchi del settore turismo? 
Abbè, in questo caso credeteci pure ... ma non s'è sempre sentito o detto che la pratica vale più di qualsiasi teoria?
E di "teorici" cattedrati (accaregati) ne abbiamo già avuto in gran quantità col risultato che ben sappiamo (ved. Governo Monti come piccolo esempio e che pare sia sparito ... e meno male!).

Comunque sia a voi l'ardua sentenza, poiché per conto mio credo di saperlo già! … e vale a dire: un'emerita mazza fionda di niente che non produrrà nient'altro che la solita frase da tramandare ai posteri e che raggruppo in queste poche parole: “La colpa del nostro insuccesso è degli altri” ... e tra qualche giorno cercherò di spiegare il perché di tutto questo ambaradan sull'importanza che vogliono dare alla digitalizzazione, all'organizzato confronto con Mr. Schmidt (presidente di Google) e dei soldini preventivati per il digitale sul DL per il turismo ... in poche parole lo scopo di tutto quanto.

Vedere video sotto come far crescere i capelli senza medicine, crescere la luna dentro al pozzo e fors'anche dell'altro per i più creduloni.


Uocciu manba lè

ba diucciu membe de pacum 

... presunta traduzione:
C'hai creduto che così è?
Allora beccati sullo zuccone una sfilza di bei pattun.




lunedì 21 luglio 2014

Se per caso ti sei dimenticato il tuo nome e cognome, con la sociometrica risolvi il problema?

E anche oggi andrò a cercarmi qualche nuovo “amico” di quelli che non capiscono il suggerimento e … vabbeh, mo ve lo dico.

Prima di tutto c'è da dire che la Sociometria è la misurazione-rilevazione delle relazioni esistenti in un gruppo dato o in una comunità.

In poche parole è quella cosa che nel turismo mi ricorda tanto quei questionari (il mitico "comment form" giusto per darci un taglio) che i clienti (gentilmente) scrivevano alla fine delle loro vacanza in un dato luogo: crociera, albergo, resort e via dicendo.
E dalla quale il direttore d'albergo, il Capo Commissario e adesso l'Hotel director (navi da Crociera) o l'AD estrapolavano il cosa andasse bene e quello che invece, in base ai complains, era immediatamente da rimediare per innalzare la qualità.

Ricordo che di quei questionari ne ho visti e studiati una gran quantità e di averli io stesso realizzati, con l'ovvio aiuto dei responsabili settoriali, laddove, quand'anche quelle serie di domande non fossero presenti nelle realtà che andavo a dirigere.

Questionari che ritenevo e ancora ritengo davvero importanti.
Primo perché mi aiutano ad intervenire immediatamente presso le direzioni degli hotels, navi da crociera etc., in caso di lamentele, e poi perché mi forniscono l'esatto parametro tra la qualità ed il prezzo di quella data locazione..

E siccome questi erano depositati dagli stessi clienti in un contenitore situato presso la reception macon l'apertura accessibile solo al Quality manager, il quale solitamente non incontrava grandi favori reciproci dai direttori d'albergo per ovvi motivi lavorativi, ecco che il QM dopo aver riportato tutti quei questionari in un file e i suoi algoritmi per la misurazione, ma mettendo però in evidenza quelli che lamentavano peste e corna (per fortuna sempre pochi pochi), venivano esaminati settimanalmente alla presenza di tutti i manager della compagnia per migliorare lo standard qualitativo e quindi provvedere al …

Ovvio è che nessuna realtà ricettiva risultava uguale all'altra poiché è ben chiaro che la qualità deriva solo ed unicamente dal direttore d'albergo, del resort o della nave da crociera, e questo in base alla sua professionalità ed esperienza.
In questa maniera riuscivo e riesco a comprendere meglio chi di questi risultasse il migliore … e questo in aiuto ai vari refounds che in molte compagnie sono addirittura inseriti nel budget dell'anno prima con delle cifre da far paura.
Ma non era certo il mio caso, anche perché se quelle cifre s'aggiravano sui 100.000 dollari e più annui, Beh; preferisco usare quell'ammontare per assumere del personale e quindi sopperire alle eventuali discrepanze.

Ora detto questo, la sociometrica nel turismo che cosa fa?

A detta di questo articolo pubblicato recentemente (ved. qui) a seguito delle dichiarazioni di Stefano Spaggiari, Amministratore Delegato di Expert System e di Antonio Preiti, Direttore di Sociometrica, su un campione di 570.000 post in lingua inglese pubblicati sui social media da persone che sono state in vacanza nel nostro paese negli ultimi quattro mesi (ultima rilevazione 1 Luglio 2014) che le città d'arte più menzionate sono Roma, Firenze e Venezia.
Davvero?

Mentre da quello studio (tecnologia Cogito di Expert System) emerge innanzitutto che l’Italia turistica è promossa a pieni voti (nella scala sintetica da 0 a 100 impiegata da Sociometrica/Expert System, il risultato è di 77, ben oltre la soglia di 60 punti, convenzionalmente considerata quella minima per poter parlare di successo, o buona percezione) … peccato che i vari parametri dell'Untwo non la pensino esattamente così e pure quelli del Travel & Tourism competitiveness Report, stessa cosa per quelli del WEF e bla bla bla in merito alla competitività del nostro Bel Paese ... mentre nei vecchi questionari che riportavo sopra, l'eccellenza parte da 60 fino al 55, e tutti i punteggi che da questi arrivano ai 50 punti è considerata “buona” e da lì in giù; la mediocrità.
Per non parlare di quelli ancora più bassi (scarso) … beh; personalmente preferisco di molto quest'ultima misurazione-rilevazione poiché mi sembra più valida e idonea.

Ma sorvolando su queste cose strettamente personali che non c'entrano niente (forse), quello che rilevo da quell'articolo sulla sociometrica è che i turisti stranieri descrivono tra gli elementi di maggior successo risulta vincente la ristorazione, poi le piazze e le spiagge e quindi lo shopping.
Abbè, e meno male che adesso si sa, sennò sarebbe stato proprio un bel guaio.

Mentre l’argomento più trattato nei post è il trasporto, come muoversi e come raggiungere i luoghi d’interesse e di come la qualità dei mezzi di trasporto influisca sul tenore del viaggio. Al secondo ci sono la cultura, l’arte e l’entertainment. Al terzo posto emergono le questioni legate al lavoro e al commercio, allo shopping. Al quarto posto c’è il mondo di internet, tutto ciò che riguarda i collegamenti digitali e le connessioni wi-fi. Al quinto posto una nota critica, la criminalità, con anche grande attenzione al pericolo di subire furti o aggressioni.

Poi …

i concetti sintetici che contribuiscono a formare il lato negativo della bilancia sono: “expensive”, costosa, con prezzi elevati; “cheap”, cioè povera, deludente; “difficult”, che indica la circostanza di incontrare problemi nel corso della visita; “wait”, che mette in luce come ci siano troppe code da affrontare e in genere una situazione di organizzazione dell’offerta non veloce o non abbastanza comoda, come sarebbe d’attendere; “crowded”, affollata, confusa e “miss”, mancante di qualcosa, deludente rispetto alle attese.
Dall’analisi delle percezioni dei turisti risulta quindi che la forza dell’Italia è in un mix di grande fascino: la cultura intesa più come contesto urbano di socializzazione, piuttosto che semplicemente come quantità di opere d’arte; la qualità della cucina e del cibo; lo stile di vita che trova nella piazza il suo luogo esemplare; i prodotti emozionali del “made in Italy”; il paesaggio e la varietà di situazioni che si possono incontrare.
Ma va?

Allora una domanda: “Ma non sono forse anche queste delle ovvietà o dei luoghi comuni?” come è scritto in questo post qua dove il direttore della sociometrica, Antonio Preiti, lamentava nei confronti di altri?

Grazie per l'eventuale risposta! … vorrei solo riuscire a capire.







martedì 7 agosto 2018

Come fanno a fare un buon marketing nel turismo se i dati ricevuti sono sbagliati e vengono forniti dopo dei mesi ?


Ogni anno in Italia si spendono più di una decina di milioni di euro per ottenere dei dati mai omogenei (ad esempio vedi l'immagine a lato), e quindi nemmeno veritieri sulle presenze turistiche nel Bel Paese.

Diciamo che ognuno li emette seguendo dei parametri senza nessunissima logica tra gli uni e gli altri, nonché redatti in tempi davvero esagerati (dopo mesi e mesi).
Se poi pensiamo che l'averli in tempo reale con un click sulla tastiera nonché veritieri al 100% (più la motivazione del viaggio, nazionalità e un sacco di altre cosine molto importanti) sarebbe semplice come il bere il classico bicchiere d'acqua...

Infatti basterebbe l'ausilio di un solo algoritmo (sì, proprio uno solo) che con una spesa del poco più del nulla assoluto nel confronto di quanto si spende adesso, e da "pagare" solo la prima volta... ci sarebbe da chiederci se chi ci amministra vuole davvero risolvere i problemi o se sulla faccenda ci sguazza per chissà quali motivi (forse).
Per dirla in breve... in 5 anni, cioè da quando quell'algoritmo è stato trovato ma non utilizzato, hanno speso circa 50 mln di euro (100 miliardi di lire).
Ma chi sono attualmente gli autori di questi dati così impossibili?

Gli Osservatori Turistici regionali altro non sono che lo studio dell’analisi dell'offerta, dell'andamento e dell'evoluzione della domanda dei mercati turistici e per la realizzazione di un sistema di monitoraggio sulle attività di promozione, informazione ed accoglienza turistica.
Questi spendono a testa circa 130/180 mila euro all'anno... e siccome le regioni sono 20, il totale è presto fatto.
Concretamente, gli Osservatori operano nell’area Ricerche di Mercato e Statistiche, che è il centro di competenze per l’analisi statistica e l’analisi strategica a supporto delle attività di programmazione e pianificazione del marketing turistico.
E in ancor meno parole, gli Osservatori danno le presenze turistiche effettive in aiuto a chi fa il marketing.
Oltretutto vorrei sapere come e a chi indirizzano gli specialisti i loro programmi di marketing se quei numeri sono "errati" e gli arrivano dopo dei mesi.
Vabbeh!

Esistono poi gli Osservatori denominati di destinazione, che solitamente sono quelli comunali... e dulcis in fundo, a livello nazionale, c'è l'ONT o l'ONTIT, attualmente gestito dall'Enit.
Non mancano di realizzare i “loro” dati delle presenze, degli arrivi etc., l'Istat, la Bankitalia, UnionCamere, Federalberghi, Assohotel di Confesercenti, Cisl, Uil e Cgil, la sociometrica di molte società emergenti etc., i Big Data della telefonia etc., le Ditte specializzate etc. … e mo mi fermo sennò facciamo notte.
Moltissime di queste spendono mentre altre ci guadagnano.
Però alla fine chi paga è sempre Pantalone.

E giusto per non farci mancare niente (vedi immagine sotto), ecco che nel PST (Piano Strategico del Turismo 2017-2020) di cui evito altre considerazioni se non quella del costo (1,5 milioni di euro), ecco spuntare 220.000 euro per la implementazione di un software unico per la raccolta dei dati statistici sui flussi incoming, aumentando (e non risolvendo) il set di informazioni disponibili e la tempestività dei dati... come a dire che cercheranno, forse, di inglobare tutte quelle informazioni che girano nel web per renderle note con qualche giorno d'anticipo.
Abbè!



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