blog di critiche costruttive sul turismo e sulla cultura (dal 1° gennaio 2009)
domenica 30 maggio 2010
Dietro alla lavagna, forza!
Una grande ed immensa lavagna, ma così gigantesca da poterceli far stare tutti insieme non esiste, sono stati ed ancora ce né troppi.
Allora sarebbe da proporne l’avvicendamento con l’obbligo di mantenere il copricapo da "Asino" perennemente, e vale a dire anche dopo la punizione dietro l’enorme lastra d’ardesia, con il classico cono e con un paio di doverose e meritate orecchie ben piantate sulla crapa.
Asini, e senza voler offendere questo meraviglioso e insostituibile animale!
Non molto tempo fa “Presa Diretta” ci ha raccontato ciò che accade nei Campi Flegrei, Pompei, porto di Pozzuoli, il Castello di Baia, Roma e quant’altro di veramente opprimente anche per uno che di cultura e belle arti non s’intende.
Non sto a raccontare per filo e per segno quello che i bravi Riccardo Iacona e Domenico Iannacone ci hanno sapientemente raccontato, non basterebbero le pagine web della Wikipedia, ma solo alcune considerazioni a me più pertinenti.
Migliore scuola al mondo di master archeologico in Roma obbligata alla chiusura per cavilli o incuria burocratica; attualmente dei 4 anni di corso restano solo gli studenti dell’ultima classe nonostante le richieste d’iscrizione da più parti del mondo.
Tonnellate di reperti storici d’immenso valore, abbandonati in decine di magazzini ammuffiti e solo pochissime persone, in prossimità della pensione e quindi senza ricambio, per il restauro dei sopraddetti.
La reggia di Caserta che non dispone dei soldi per tagliare l’erba del parco più bello d’Italia; la città di Pompei per la maggior parte chiusa ai turisti per mancanza di personale; siti che il mondo c’invidia, completamente sconosciuti, abbandonati all’incuria e neanche elencati nelle brochure locali; a Bacoli un museo archeologico, costato una fortuna, viene aperto solo 9 giorni l’anno, e chi più ne ha più ne metta.
Uno sconquasso, uno sfacelo, una schifezza che appena valichi le Alpi t’appare ancora più incalcolabile e stupida; infatti a Montpellier, una città di provincia che non dispone neanche di una milionesima parte del patrimonio artistico/culturale di un solo nostro paese, ha valorizzato i suoi piccoli tesori, generando turismo, posti di lavoro, indotto e benessere con gli oltre due (2) milioni di visitatori annuali.
Mentre da noi si spendono milioni di euro in progetti che non verranno mai realizzati, si sprecano anche le risorse umane: archeologi, storici dell’arte e restauratori che hanno studiato con passione per anni si ritrovano quasi sempre sottoutilizzati, per decenni, con pochi soldi, in lavori precari.
Un duro racconto di un’Italia che sta perdendo progressivamente quel che ha di più prezioso, ma sempre riesce a mantenere (a anche bene) gli "asini" che di questo dovrebbero occuparsi.
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