blog di critiche costruttive sul turismo e sulla cultura (dal 1° gennaio 2009)
lunedì 3 maggio 2010
Quello che conta è la poltrona
Ci sono cose che solo a pensarle fanno venire i brividi.
L’Italia, checchesenedica, è un Paese a trazione turistica, ed è inutile menare il can per l’aia con discorsi sulla fattibilità monetaria nazionale dei "soliti" altri settori; se ci si arriva a questo benedetto 20% d’incidenza sul Pil, le cose son fatte.
Poche frottole, turismo e terziario!
E poco m’importa se questo (20%) ultimamente l’ha detto Silvio,Tizio, Caio o Sempronio; l’ho sto dicendo da oltre 30anni.
Ma se ascoltiamo le causali del rinnovamento per traghettarci a questo successo da parte dei “professionisti” del settore, ecco che ci arrivano ininterrottamente le stesse litanie, le medesime cose che non produrranno mai niente….a noi.
A loro non si sa, ma qualche idea ce l’ho.
Mentre se hai la disgrazia di parlare o discuterne con “loro” (per mia fortuna in Italia non più), quelli che non capiscono una mazza sono sempre gli altri, e lo dicono da quei pulpiti che chissà perché sono posti ben al disopra di dove ci cammina uno normale; sono tanto in alto che a volte non riesci neanche a sentirli.
Che dopotutto non è neanche un gran male.
Basta questo per capire chi veramente non ne capisce un’acca mentre diventa facile capire il come lì ci si possano trovare.
Però non è di “questi” che vi voglio parlare ma di una storia trovata sul web che penso raggruppi quasi tutti i problemi della classe dirigenziale italiana, nessuno escluso, e del vecchio “cariatidale” modo di “supposte” soluzioni; a loro le soluzioni, per noi le supposte.
Politica, associazioni, industria, sindacati, enti, scuola-università, eccetera, eccetera; "forse" uniti come i ladri di Pisa che il giorno litigavano e la notte andavano a rubare insieme.
Comunque…..
Luca ha 31 anni e ne ha abbastanza di tutto.
Ha concluso giornalismo e comunicazione sociale all’università di Roma La Sapienza, e oggi per 600 euro più mance prepara caffè e vende cornetti in un bar in via Cipro, vicino il Vaticano.
“Sei anni dopo gli studi sono al punto di partenza, non ho un lavoro fisso, sono in miseria e abito di nuovo coi miei genitori, e per giunta la mia ragazza mi ha lasciato.
Da 5 anni mettevamo da parte dei soldi (pochi) per il matrimonio e i possibili futuri figli, dato che non c’era nulla ad ostacolarci.”
Luca ha finito gli studi col punteggio di 108 su 110, ovvero eccellente.
Ha offerto i suoi servizi a media, uffici stampa, università; è stato in agenzie di lavoro e ha inviato più di 100 offerte, non ricevendo alcuna risposta.
Dopo sei mesi, grazie a conoscenze del padre, lo hanno preso per uno stage in un quotidiano romano, ma del contratto promesso non se n’è fatto niente.
Per guadagnare qualcosa è andato in un call center di una rete mobile, dove durante le vacanze aveva lavorato da studente.
Per 800 euro al mese, sulla base di un contratto part-time che si poteva rescindere in ogni momento, convinceva i clienti della concorrenza a passare ad un’altra.
La successiva offerta di lavoro venne da un intermediario e lo presero per uno stage di 6 mesi a 900 euro con la carica di… segretario, ma nonostante le promesse non gli rinnovarono il contratto. Tornò al call center e la storia si ripeté tre volte.
Dopo altri stage di 6 mesi a 450 euro al mese, al momento di firmare il contratto di lavoro promesso, gli mostrarono la porta, assumendo al suo posto il successivo stagista.
Quando iniziarono a convincere il padre, operaio di una grande azienda edile, ad andare anticipatamente in pensione, questi acconsentì ma a condizione che assumessero Luca e a tempo indeterminato.
In realtà, dopo sei mesi di un lavoro che nulla aveva a che vedere con gli studi compiuti, ottenne un contratto di un anno a 1200 euro al mese. Insieme alla ragazza presero in affitto un’abitazione e si fecero una vacanza.
Quando tornarono, risultò che dei Cinesi avevano rilevato la ditta e Luca cadde vittima dei licenziamenti, perché li esonerarono in base all’anzianità.
Non c’era modo di mantenere l’abitazione e dunque ritornò dai genitori.
La ragazza lo lasciò, al call center non c’era più posto e dunque adesso lavora in nero, servendo caffè in via Cipro. Ma in primavera inizierà una nuova vita; a Londra.
Luca non è sfortunato né imbranato, mentre in una situazione simile (anche peggio) si trovano quasi 3 milioni di Italiani ed Italiane dai 20 ai 35 anni.
Non di rado hanno un’istruzione alta ma nonostante la qualifica, sforzi e lavoro pesante non possono trovare l’assunzione ad un posto fisso e una paga decorosa.
Questo non permette loro di gestire da soli la propria vita, di formarsi una famiglia e pianificare per il futuro, quindi nella maggior parte dei casi abitano con i genitori o in coabitazione con altri. Parlano di loro come della “generazione 1000 euro”, poiché non guadagnano di più.
Troppo per morire, troppo poco per vivere.
Le ambizioni e i piani di vita dei giovani laureati Italiani s’infrangono contro pareti di vetro.
Degli oltre 150 mila giovani che ogni anno terminano gli studi in Italia, il 53% ad un anno dalla laurea non trova lavoro, e quasi il 44%, passati 3 anni, ancora non possiede un posto fisso.
Inoltre, a 5 anni dalla conclusione degli studi, il 15% lavora di continuo saltuariamente e per pochi soldi.
Questo non vuol dire che il mercato sia saturo di laureati, perché in Italia la percentuale di persone con diploma di laurea è di appena l’11.4 % dei lavoratori, a fronte di una media nei paesi OCSE del 25% .
Un caso emblematico, descritto in dicembre da tutta la stampa italiana, è quello della trentaduenne Barbara Foglieni.
Ha concluso Biotecnologie e Microbiologia ed ha scoperto una pericolosa variante del virus dell’AIDS, ovvero HIV-1, poiché non rilevata dagli attuali test.
Invitata a conferenze e congressi dalle università di USA e Gran Bretagna, in Italia non ha un posto fisso.
Lavora con il solito contratto a termine, presso l’ospedale di Lecco, a 1000 euro al mese e in marzo sarà senza lavoro e ovviamente vuole andare all’estero.
Una storia italiana e il turismo in questa storia c’entra, eccome se c’entra; vi ricordate l'incidenza di quel 20% del Pil?
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Caro Luciano, quello che hai scritto è la santa verità.
RispondiEliminaB.C.
Gran brutta storia quella di Barbara Foglieni.
RispondiEliminaE poi nelle convention parlano, parlano, parlano.....
Cosa Trasmettono ! cosa Trasmettono !.............
RispondiEliminaUn gran senso di sporcizia, un gran senso di nullità, un gran senso di ladrocinio, un gran senso
di grandi annunci, smentiti un minuto dopo aver cercato di imbonire solo i loro ipnotizzati. Questo vale per tutti i politici, Vogliamo capirla che ,chi per fare gli affaracci suoi ,chi per mantenere in piedi un regime ormai sfatto, e disfatto, non guarda più ai problemi veri della gente, e mai li ha guardati.
saranno anche luoghi comuni ma è sempre così.
Sono convinta che se i Profeti che gestiscono il turismo sono così, la colpa è anche nostra.
RispondiEliminaAnzi, solo nostra.
Girando sul web leggo un quantitivo esagerato di pseudo conoscitori della materia turistica e in maggior rilievo da quelli che discutono e parlano del marketing 2.0 e tour o.
Vendono vendono ma non sanno neanche che cosa vendono.
Possono cercare di vendere quello che vogliono ma se non c'è qualità.
Tabelle, tabelline etc etc, e ognuno ne fa a bizzeffe, ma chi parla di "Q"?
Quelli che danno i premi a votazione sul web?
Ho letto anche che hanno contestato Joseph, una tale Marongiu, ma chi credono di essere queste persone?
Conoscono il passato di Ejarque e mi sembra che non debba dimostrare niente.
Ho preferito non dire nulla su quel blog ma l'ho scritto qui perchè sono a conoscenza della tua considerazione per lui.
E meno male che ci siete.
@anonima ma non troppo
RispondiEliminaTi riferisci a questo?
Il guru del marketing Turistico Joseph Ejarque continua sulla stessa lunghezza d’onda. Lamenta l’immobilità del settore turismo, sempre uguale a se stesso, incolto e incapace di distinguere tra marketing, comunicazione e promozione. La stessa Bit secondo Ejarque si ripete da almeno dieci anni identica a se stessa. Il marketing turistico non cambia anche se per innovare non servirebbero grandi budget. Servono invece formula innovative per farsi notare e vendere. Ed ecco la ricetta di Ejarque: meno marketing tradizionale e più marketing on line. Anche perchè oggi nel web 2.0 c’è una figura strategica per il successo del marketing turistico e cioè l’adprosumer, cioè una persona che consuma, produce e promuove contenuti diffondendoli con il passaparola attraverso le sue reti di relazioni. E’ su questa figura che bisogna puntare, cioè su queste persone che fungono da media, si trovano nei social network e sono anche gratis!
Su questo punto c’è il mio totale dissenso. E se capisco seppure con dei limiti il senso tecnico di tale affermazione, la trovo comunque socialmente ed eticamente irresponsabile al pari di un’altra definizione cara ad Ejarque, ribadita in diverse occasioni (ad esempio qui e qui) secondo la quale il “turista è un portafoglio con due gambe che cammina”.
Condivido invece con Ejarque l’esigenza di innovare, di provare, di sperimentare nuovi modi di comunicare e nuovi media e rimango fermamente convinta che ciò che fa la differenza non è il come ma il che cosa si comunica, cioè il contenuto.
Sul blog della Lidia Marongiu non ho trovato altro alla parola di ricerca Joseph Ejarque e quindi presumo sia questa la situazione a cui ti riferivi.
RispondiEliminaBeh, che dire?
Di Joseph sappiamo vita e miracoli e dove ha "toccato" ha sempre fatto cose eccellenti.
Se poi qualcuno/a lo contraddice...cosa vuoi che sia; probabilmente non ha capito che questo era rivolto ad altri dei probabili presenti e vale a dire a quelli che ricevono il cliente che di marketing ne sanno quanto loro ne conoscono dell'operativo; ossia nulla. E' l'esperienza!
Comunque questa definizione è sicuramente peggio (naturalmente dal mio punto di vista) e cioè:
"trovo comunque socialmente ed eticamente irresponsabile al pari di un’altra definizione cara ad Ejarque, ribadita in diverse occasioni secondo la quale il “turista è un portafoglio con due gambe che cammina”.
Grande Ejarque, ha colpito di nuovo nel segno perchè non si vorrà mica dire che non è vero?
Ejarque, al pari di chi questo settore lo conosce bene, sostiene che siamo quello che sempre leggiamo sui giornali e per cui siamo famosi nel mondo.
Ladroni, e non è una buona pubblicità!!!
Ma vaglielo a spiegare a questi del marketing 2.0 che è inutile vendere se non si cura prima la qualità.
Tempo perso, cara amica.
;-)
@Luciano
RispondiEliminaHai capito chi sono? Ma daiiiii!!!
Si, era proprio la cosa a cui mi riferivo e quello che hai scritto.
In effetti se andavi più avanti (commenti) potevi leggere che Ejarque ha risposto alla Marongiu elencando le stesse cose che dici tu.
Non era rivolto a quelli del marketing ma a quelli che non lo conoscono, gli operativi.
Sei un grandissssssssssssimo.
Ciao
Se qualcuno arriva anche a contestare Ejarque vuol dire che siamo proprio alla frutta.
RispondiEliminaMa chi è che parla così?
Nessuno
RispondiEliminaB.C.
Non c'è molto da dire, fintanto che si resta seduti ad aspettare.
RispondiEliminaQuando di aspettare saremo stanchi,ci alzeremo e passeremo ai fatti.
Vince.
@Vince
RispondiEliminaAi fatti?
E cosa vuoi fare, la guerra o qualche sommossa?
Ma dai!
B.C.
@Vince
RispondiEliminaSiamo criticoni ma gente tranquilla.
Ti ricordi la storia delle campane o trombe e quella dei cannoni?
Ebbene, noi preferiamo le campane o trombe.
Ciao