Lo so, lo so, ci vogliono anni e anni per raggiungere delle, diciamo, buone conoscenze del settore alberghiero, e che nessun pur bravo professore riuscirà mai a darti.
Se poi studi e “cresci” solo in Italia; beh, tanti auguri.
Gli ultimi dati sul valore delle nostre università sono qui e così ci si può fare un’idea di ciò che ci aspetta, mentre meglio non va in “quelle” che insegnano il turismo, anzi.
Invece per far comprendere la “bravura” degli operatori del settore nazionale, beh; basta ricordare che la prima catena alberghiera (Jolly Hotels) italiana, che pur non appariva nelle primissime posizioni mondiali, è stata venduta agli spagnoli alcuni anni fa.
La compagnia cantando, qui nello stivale, si limita a ben poco, e l’unica cosa in cui eccelliamo; è nel bla bla bla.
Quindi le nuove leve possono più che altro imparare l'arte del dire (bla bla bla) mentre le altre nazioni con dei professionisti forse taciturni ma sicuramente più capaci, ottengono il FARE.
E sono veramente in pochi i responsabili che hanno una cultura (lavoro di anni) diretta in quasi tutti i “compartimenti” dell’hotel, mentre la maggioranza di questi si sono formati in alberghi di piccole dimensioni; al massimo 50 stanze.
Ancor di meno (sulle dita delle mani) sono coloro che hanno maturato questa esperienza sia nelle PMI (piccole medie imprese) che nei mega hotel, e c’è da crederci se dico che a beneficiarne siano state le grandi catene alberghiere.
E’ per questo che quando leggo o sento delle disamine da parte di “magnifici” docenti, luminari, oppure da parte degli esperti AD o GM delle più grandi catene alberghiere nei confronti dei singoli hotels minori senza neanche saperne le più semplici basi; beh, sorrido e immancabilmente scuoto la testa rinnegandoli a mo di pendolo.
No, non ci siamo.
C’è chi i “piccoli” li vede male, nel senso che non li sopporta e crede siano la “calamità” del nostro turismo, mentre tant’altri che non hanno il coraggio d’ammetterlo in pubblico durante le loro noiosissime riunioni; in disparte e nascosti da orecchie indiscrete, nei corridoi, nelle cene o dove tu vuoi, cercano “inutilmente” di convincerti di questa str…anezza.
Giancarlo Dall’Ara nel 2009 ha proposto un Manifesto per la difesa e la valorizzazione delle piccole strutture ospitali italiane, che potrebbero e dovrebbero tranquillamente sopravvivere di fianco alle grandi, e di cui condivido anche la punteggiatura.
Proprio tutto.
Eccolo qua suddiviso in 10 segmenti:
1. Un piccolo albergo non è un grande albergo rimpicciolito, ma va gestito secondo regole proprie.
2. Il gestore di un piccolo albergo è come un artigiano che, se ha puntato sulla qualità dei servizi ha di norma un atteggiamento vocazionale, basa il proprio successo sul mestiere, sulla flessibilità e la capacità di gestione dell’imprevisto come doti naturali, le stesse doti che caratterizzano il modello imprenditoriale italiano.
3. I risultati gestionali di una piccola struttura sono più il frutto del lavoro del gestore, degli interventi strutturali che è riuscito a realizzare, delle sue capacità di animazione, che della pubblicità o del marketing tradizionalmente insegnati a scuola.
4. A differenza di quanto accade nei complessi grandi, il cuore dei piccoli alberghi non è la camera, ma è il gestore stesso, spesso la sua famiglia, i suoi hobby, oppure può essere la cucina, l’atmosfera che caratterizza la “casa”.
5. Un piccolo albergo non è solo un servizio ai turisti, ma è anche un presidio sociale e culturale di un territorio, come si vede facilmente nelle realtà che oggi si trovano ad avere distese di residence, al posto degli alberghi.
6. Un albergo piccolo, più di un grande, è in grado di offrire l’essenza dell’ospitalità, che è data dalle relazioni umane.
7. Un piccolo albergo assai più di un grande è in grado di offrire l’atmosfera ed i prodotti di un territorio e di esprimerne la cultura.
8. Più di ogni altra struttura un piccolo albergo possiede un’anima, un’identità.
9. Per sopravvivere ed essere competitivi i piccoli alberghi hanno bisogno di normative, regolamenti e classificazioni proprie, diverse da quelle dei grandi alberghi.
10. I piccoli alberghi hanno bisogno di operare in un clima di fiducia, non in un clima amministrativo eccessivamente burocratizzato.
C’è da ricordare che la legge quadro sul turismo dice testualmente che la Repubblica “sostiene il ruolo delle imprese operanti nel settore turistico con particolare riguardo alle Piccole e Medie Imprese”.
E’ il momento di passare ai fatti, ma campa cavallo … con la Brambilla di mezzo, gli assessori regionali al turismo che neanche sanno di cosa si stiamo parlando e i “Grandi” delle associazioni, enti, sindacati, eccetera eccetera che ... vabbè, lasciamo perdere.
In Italia è diffuso un vero e proprio pregiudizio secondo il quale un albergo “piccolo” è sinonimo di “diseconomico”, di “grande incompiuto”, e spesso “di bassa qualità”.
Le normative non distinguono tra piccolo e grande, così chi ha meno di 20 camere deve realizzare adeguamenti previsti per chi ha oltre 100 camere; non esistono incentivi su misura per la riqualificazione, né esistono sistemi di classificazione ad hoc per i piccoli.
Il risultato è che le piccole imprese ricettive, l’ossatura del sistema di accoglienza made in Italy è in crisi.
Regioni come la Liguria e la Romagna hanno visto chiudere centinaia di alberghi in pochi anni, nel più assoluto disinteresse.
O forse voluto da qualche banca con “poteri” anche politici che si sta prepotentemente inserendo in questo contesto; mah?
Meno ce né e meglio è, potrebbe pensare qualcuno, ma anche in questo caso sono str…anezze.
Le catene alberghiere italiane si dibattono tra l'esigenza di crescere, ed i prezzi impraticabili (sia dell'affitto che dell'acquisto) delle strutture disponibili in Italia, a causa di valori immobiliari innavicinabili e G.O.P. dell'attività alberghiera in contrazione.
In realtà la diffusione delle catene sta incontrando più ostacoli del previsto, e non per motivi di incompatibilità con la piccola impresa, tutt’altro. Le ragioni sono legate alla burocrazia e alla particolarità del sistema immobiliare italiano, e comunque il fenomeno non costituisce una minaccia per il modello locale. L’eventuale presenza di catene impostate su criteri di management può essere solo un vantaggio, può dar luogo unicamente a un clima competitivo più moderno, più inserito nelle regole di mercato. Ci sono molti stimoli, anzi, che possono provenire alle piccole imprese indipendenti dal ruolo giocato dalle grandi catene, sicuramente ci sarà una spinta verso nuovi concetti gestionali: dalla funzione marketing a quella di controllo di gestione, dall’organizzazione delle risorse umane alla qualità del servizio.
La stessa India che non è certo all’apice, per il momento, delle scelte turistiche del mondo, né tantomeno in quelle della grande esperienza turistica, ha redatto un piano che trovo molto allettante e che darà sicuramente dei buoni frutti:
• Sussidi al settore alberghiero rivolto verso hotel a basso costo
• Emissione di Equity Capital a favore degli hotels
• Proposta di esenzione fiscale per 10 anni su tutti i progetti turistici per la quota di utile reinvestita in India.
Noi ?
Beh noi, da circa due anni abbiamo l’Enit commissariata dallo stesso presidente dell’Enit, e già questo la spiega lunga e c’avanza.
Forse poteri per poter fare i loro porci comodi e in più con l'aiuto (?); ma già non si può dire, sennò si corre il rischio di qualche denuncia ... pur avendo ragione e nonostante tutti sappiano che è proprio così.
Giancarlo Dall'Ara ... e le mie "critiche costruttive", non certo "cattiverie".
@Luciano
RispondiEliminaOttimo e tremendamente vero.
B.C.
Pubblicità "occulta" a Plinio?
RispondiElimina;-)
Scherzi a parte il fondo è interessantissimo.
In particolare modo le opportunità indiane.
Ardoino, come ogni mattina apro il tuo sito come alcuni altri che sono sulla mia pagina iniziale di I-Google. Con enorme piacere leggo le tue parole, per le immagini di riferimento,ti ringrazio, dimostrano la stima, che penso, tu abbia per me, anche se non ci conosciamo personalmente e la mia per te. Quello che mi interessa è l'esempio vorrei che l'argomento fosse percepito da tanti miei colleghi che in questo momento difficile si trovano sicuramente in una situazione difficile.
RispondiEliminaPosso solo dire che la professionalità acquisita sul campo per mezzo dei nostri genitori detiti solo al lavoro, ma con sempre un sorriso in bocca, unito allo spirito che in questo caso noi romagnoli ( rimasti ) sappiamo dare, non lo facciamo apposta siamo così. A tutti quelli che possono leggerti e sono in tanti posso solo dire : l'umanità, la sincerità ( anche dire quello che si pensa, anche se scomodo ), l'impenditorialità ( quella che può essere rapportata ad una piccola struttura) la qualità , i servizi , (legati anche agli spazi ), sicuramente aiutano a lavorare bene, cosa che è avvenuta anche quest'anno di crisi.
Il però sono le istituzioni indietro anni luce per non dire in buona parte incompetenti, che sono la spina nel fianco.
Comunque il mio consiglio a chi si trovi in questa situazione è di investire e migliorare le strutture, nel limite del possibile e con un piano commerciale ben studiato, tenendo conto degli imprevisti che sicuramente vi creeranno le istituzioni deputate, quelle mettetele in conto. Ma bisogna essere più forti, lottare non abbassare la cresta se vogliamo che il turismo continui e si migliori. Le possibilità di recupero ci sono, i numeri parlano chiaro. Fiducia e lotta ai burocrati inefficenti. Grazie Ardoino grazie a tutti. Plinio ( Mariano S. )
@Plinio
RispondiEliminaSante parole!
E' nel piccolo che trovo il vero rapporto della qualità col prezzo.
@Plinio
RispondiEliminaTi copio/incollo l'opposto della qualità.
Il turismo low-cost, dopo aver rivoluzionato il settore aereo promette di cambiare quello della ricezione alberghiera. Una catena malese, la Tune Hotel, dal 30 agosto aprirà il primo albergo low cost a Londra, nella zona di Westminster: si potrà avere una camera per sole due sterline a notte, quasi due euro e mezzo Come per i voli a basso prezzo, nelle due sterline è incluso il minimo, cioè la camera, il bagno, il letto con le lenzuola, condizionatore o riscaldamento e l'ascensore per arrivare al piano.
Tutto il resto si paga, a cominciare da servizi essenziali come la pulizia (sette sterline e mezzo al giorno), passando per ciò che si può scegliere di portare da casa come gli asciugamani (una sterlina ciascuno) e l'asciugacapelli (due sterline), o al quale si può rinunciare, come il servizio di deposito bagagli e il deposito valori (due sterline ciascuno). Due sterline per notte sono il prezzo minimo, ma la compagnia malese promette di non applicare tariffe più alte di 35 sterline a notte e, se l'iniziativa avrà successo, conta di inaugurare 15 hotel nel centro di Londra entro il 2017 e cento strutture in tutto il mondo entro il 2015...
Ma in Italia non attecchirà mai...e per fortuna.
Questo mi ricorda la mia gioventù nei primi anni '70 ad Amsterdam, un ostello , mi sembra che si chiamasse Kabul ancora quella volta non potevamo sapere la triste storia che questo nome avrebbe portato con se, comunque si dormiva in camere spartane, ti capitava di dormire con chiunque , a noi ci capitò un giapponese, solo la sua calma nipponica ed orientale lo ha fatto restare con noi, questo era 30 e più anni fa, ora i giovani sono diventati più esigenti degli anziani, non penso che possa avere successo.
RispondiEliminaHai fatto un ottimo lavoro scrivendo questo articolo. Grazie per aver condiviso le tue opinioni su settore turistico.
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