venerdì 3 dicembre 2010

Io sto con le APT (aziende di promozione turistica)

Si legge ormai dappertutto; e finalmente adesso lo sanno tutti, anche i più "testoni".
Il turismo non è più come quello di qualche anno fa, il turista contemporaneo non si accontenta più, è alla continua ricerca di emozioni, suggestioni e luoghi autentici, si costruisce la propria vacanza seguendo i propri schemi, inseguendo le proprie esigenze e non più lasciandosi incantare da slogan che gli promettono di risolvergli ogni altro problema.
No, il turista di oggi, anzi il viaggiatore, vuole essere protagonista delle sue scelte, soggetto e non più destinatario di un’offerta finale, seppure di qualità.
Richiede però professionalità e cortesia, ha standard di vita più alti che in passato, e ad essi non rinuncia più nemmeno in vacanza, e se decide di farlo è solo perché si trova davanti ad un’offerta mozzafiato, in grado di ricompensarlo di una rinuncia.
Che lo si recuperi da internet o lo si legga su una brochure, ogni dato che il viaggiatore legge su una località, un evento, diventa un tassello importante per decidere di andare in quel posto piuttosto che in un altro.
Ed è per questo che i TO, gli operatori privati, i gestori di strutture turistiche devono essere cauti e onesti nel dichiarare cosa e come sono in grado di offrire.
Già perché nel turismo è l’offerta che genera la domanda, e il turista è a sua volta un consumatore: ciò vuol dire che un buono o cattivo sistema di offerta turistica incide in maniera forte nell’economia di un luogo che punta a questo come risorsa principale.
Nella società di oggi è importante promuovere in maniera accorta ciò che si è in grado di offrire, non dimenticando mai che il potenziale viaggiatore è ala ricerca di “mondi” e non di prodotti: vuole cioè che gli si offra un sistema che gli permetta ritrascorrere il suo tempo, non un solo prodotto, esaurito il quale, fosse pure mozzafiato, lo lascia da solo, annoiato e senza stimoli a restare.
Ecco perché offrire “pacchetti turistici integrati e organizzati”, che presuppongono sinergia e non competizione fra gli attori di un territorio è sempre la mossa vincente per un turismo di qualità.
Ad ogni visitatore va proposto un sistema, un territorio che sia in grado di proporre la tradizione (con le sagre, i prodotti tipici, della gastronomia e dell’artigianato), ma anche l’innovazione (con eventi unici, che caratterizzano un luogo e lo rendono non replicabile altrove) la fruizione (tutti devono poter andare, vedere, provare senza limitazioni logistiche, barriere), e l’economia del ricordo: il gadget, l’oggetto che racconterà l’esperienza di quei luoghi, ne rinnoverà sempre la memoria.
Giacchè “non si viaggia per viaggiare, ma per aver viaggiato”.
Senza Apt, si perde la specificità delle nostre bellezze, massificate da una promozione troppo generalista e centralizzata che ovviamente porta a non conoscere bene l’offerta che si vuol fare.
Come a dire che uno può anche essere il miglior GM alberghiero del mondo nella migliore catena alberghiera del pianeta, ma per continuare ad esserlo, ha necessariamente bisogno dei capi servizi che, sotto le direttive centrali, curano anche i minimi particolari della loro specificità
Però con veri responsabili d’area, non dei perditempo, nullafacenti o messi lì per non si sa bene che cosa.
E soprattutto, non un tanto al chilo; come a dire, non troppi doppioni.
Se poi c’aggiungiamo un raggruppamento di operatori turistici con particolari conoscenze del prodotto, del territorio, di razionalità e filosofie comuni, i quali, in sinergia con le amministrazioni preposte, costruiscono una strategia di prodotti da promuovere e commercializzare … beh, il risultato non potrà ch’essere ottimo.
Ma da qualche parte questo c’è già o sta cominciando.

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