Tutto cominciò (gennaio 2012) non appena venne a galla la possibilità che il Pier Luigi Celli potesse diventare il sostituto di Matteo Marzotto alla presidenza dell’Enit.
E prima ancora che la richiesta del ministro del turismo, Piero Gnudi, pervenisse al Consiglio dei Ministri, questo blog e quest’altro cominciarono a scrivere il perché questa nomina fosse “inadatta”.
Qui i 40 e passa post e le lettere scritte nel tentativo di ovviarne la designazione alle varie Commissioni senatoriali (uno per uno tra cui alcuni conoscenti) e della Camera dei Deputati (uno per uno tra cui alcuni conoscenti), nonché l’ultima indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (nessun conoscente).
Inutile aggiungere che l’unica cosa che si ottenne (forse), è che l’approvazione rimase “insolitamente” per lungo tempo nelle due commissioni (in quella del Senato molto di più) per essere poi approvata quasi all’unanimità.
Ma sicuramente la prolungata sosta fu dovuta più al caso che alla nostra intromissione.
Passò quindi del tempo ed ecco che sulle pagine di Libero appare un fondo a firma di Maria Giovanna Maglie con questo titolo: “Il nostro turismo è nelle mani dell’uomo che odia l’Italia” e giù un sacco di cosette già udite dal tempo che fu, con l’aggiunta di qualche sassolino che la Maglie volle togliersi nei confronti di Celli, almeno si suppone così.
Ed ecco che nell’immediatezza del “fondo” partono 47 senatori (compresa la moglie di Emilio Fede) che …
… il passato a volte ritorna, come sa bene Pier Luigi Celli.
E inaspettatamente.
Magari attraverso una frase dolorosa come quella scritta in una lettera indirizzata a suo figlio tre anni fa: «Dammi retta, questo Paese non ti merita».
Ma c’è da giurarci.
Celli l’avrebbe scritta ugualmente, anche se avesse saputo che quelle parole gli avrebbero un giorno scatenato contro l’ira di quarantasette senatori, determinati nel chiederne la testa di presidente dell’Enit proprio alla vigilia del suo debutto nel consiglio di amministrazione.
Il bello è che la petizione, promossa da Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi, porta la firma anche di quattro parlamentari che quando si è trattato di dare in commissione il via libera alla sua nomina, hanno votato a favore: Alfredo Mantica, Aldo Scarabosio, Ada Spadoni Urbani e Tomaso Zanoletti.
Avendo ora evidentemente cambiato idea sono andati a ingrossare le fila del gruppo dei rivoltosi, assieme a Sandro Bondi, Giuseppe Ciarrapico, Diana De Feo (la moglie di Emilio Fede), Adriana Poli Bortone, Guido Possa, Salvatore Sciascia, Domenico Gramazio…
Non basta.
Gira persino voce (la fonte è superautorevole) che lo stesso Gasparri avesse dato il proprio via libera alla designazione di Celli direttamente al ministro del Turismo Piero Gnudi.
Ma forse perché ancora non era stato pubblicato su Libero l’articolo di Maria Giovanna Maglie dal titolo: «Il nostro turismo è nelle mani dell’uomo che odia l’Italia».
L’ex corrispondente del Tg2 ricordava come Celli fosse l’autore di quella lettera, stampata su Repubblica, con la quale esortava il figlio a cercare fortuna fuori dall’Italia. «Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita.
Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché», scriveva.
Una provocazione, che scatenò un putiferio.
All’epoca Celli non aveva incarichi pubblici: era direttore generale (lo è pure adesso) della Luiss. Ma questo non lo risparmiò da velenose frecciate, tanto a destra quanto a sinistra.
Volendo contestualizzare fino in fondo la provenienza del siluro, è d’obbligo rammentare i ruvidi trascorsi fra Celli e Maria Giovanna Maglie.
Volendo contestualizzare fino in fondo la provenienza del siluro, è d’obbligo rammentare i ruvidi trascorsi fra Celli e Maria Giovanna Maglie.
L’attuale presidente dell’Enit era direttore del personale della Rai all’epoca dei «professori», quando la giornalista del Tg2 lasciò la tivù pubblica dopo una brutta vicenda di spese ritenute eccessive dall’azienda.
Di fatto, rappresentava dunque la sua controparte, come non mancò di ricordare egli stesso in un libro scritto nel 2000 per la Mondadori.
Si intitolava «Passioni fuori corso».
Fatto sta che quando Gasparri legge l’articolo di Maria Giovanna Maglie salta su, apostrofando Celli come uno «fra gli italici Tarzan delle poltrone…».
Fatto sta che quando Gasparri legge l’articolo di Maria Giovanna Maglie salta su, apostrofando Celli come uno «fra gli italici Tarzan delle poltrone…».
È il 4 aprile.
Il 17 Giovanardi scrive a tutti i senatori chiedendo di sostenere la richiesta di defenestrare il presidente dell’Enit, reo di aver suggerito al figlio, tre anni prima, di prendere «la strada dell’estero» scegliendo «di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati».
Appello che raccoglie sorprendentemente anche le firme di tre esponenti della Lega: ai quali, visto l’articolo uno dello statuto del loro partito che si pone l’obiettivo dell’indipendenza della Padania, la permanenza o meno in Italia del figlio di Celli dovrebbe suscitare indifferenza.
Sempre che il problema sia davvero la fede nella nazione del presidente dell’Enit, e non piuttosto il rischio che la figura ingombrante del direttore della Luiss, non molto amato nel centrodestra, si possa materializzare nella corsa per qualche altro incarico importante.
Sempre che il problema sia davvero la fede nella nazione del presidente dell’Enit, e non piuttosto il rischio che la figura ingombrante del direttore della Luiss, non molto amato nel centrodestra, si possa materializzare nella corsa per qualche altro incarico importante.
Per esempio la presidenza della Rai, di cui è già stato capo del personale e direttore generale al tempo del centrosinistra. Ma forse è soltanto dietrologia, come quella di chi inquadra l’episodio in una prospettiva più aziendale, immaginando il terremoto che potrebbe comportare l’arrivo di Celli, un giorno autodefinitosi «tagliatore di teste riluttante».
E l’Enit, indubbiamente, andrebbe rivoltato come un calzino.
Non sono pochi quelli che lo considerano un inutile carrozzone.
Prova ne sia la circostanza che la prima versione del decreto salva Italia messa a punto dagli esperti di Mario Monti ne prevedeva addirittura la soppressione.
I finanziamenti sono al lumicino.
I soldi dello Stato, ridotti a una trentina di milioni l’anno, bastano appena per mantenere in vita una struttura in attesa di una forte scossa.
Cominciando dalla nomina del nuovo direttore generale…
NOTA BENE
Personalmente, ma credo anche per ciò che riguarda l’altro blog (frap1964 su Magic Italy), delle varie questioni politiche ci non frega praticamente una cippa, mentre l’importante è che quella persona era e rimane tuttora innominabile (ma nominato, ahinoi lo è di già) per i motivi posti in quei 40 post, e non certo perché l’ha scritto la Maria Giovanna Maglie dopo dei mesi (e tanti).
Tantomeno s’ha di bisogno di toglierci qualche masso dalle scarpe.
Resta da capire il perché ‘sti signori (Alfredo Mantica, Aldo Scarabosio, Ada Spadoni Urbani e Tomaso Zanoletti) abbiano cambiato idea in così poco tempo pur avendo ricevuto da noi tutte le delucidazioni sul caso Celli.
Si vabbè, noi contiamo come il due di picche quando la briscola è uno degli altri semi del mazzo, ma questi "carichi da undici" che quando il "pastore del gregge" ordina e che subito dopo gli vanno appresso, che cosa sono?
E il merito (Celli presidente all'Enit con nessuna conoscenza pregressa nel turismo) dove lo mettiamo (?) ... in qualche bel discorso preelettorale o serve per riempirsi la bocca con gli stolti che magari da sotto (loro stanno sempre di sotto) al palco applaudono e alla fine gli dicono pure: "ma che bravo che è stato" o l'immancabile "come lei non parla nessuno"?
E a me girano!
Errata Corrige
Siccome i 4 han votato tutti in sostituzione di un loro collega senatore della X Commissione (nessuno di loro ne è membro), sicuramente potranno dire di aver votato secondo l'orientamento del senatore da sostituire e non secondo il loro orientamento personale, eh.
Nel dettaglio:
Alfredo Mantica (in sostituzione del senatore Alfredo Messina);
Aldo Scarabosio (in sostituzione del senatore Francesco Casoli);
Ada Spadoni Urbani (in sostituzione del senatore Esteban Juan Caselli);
Tommaso Zanoletti (in sostituzione del senatore Filippo Piccone).
Tutti PdL, ovviamente.
P.S.: Si vabbè, resta il fatto che nella votazione avevano detto di SI mentre subito dopo NO per il motivo sopra accennato, o no?
Siccome i 4 han votato tutti in sostituzione di un loro collega senatore della X Commissione (nessuno di loro ne è membro), sicuramente potranno dire di aver votato secondo l'orientamento del senatore da sostituire e non secondo il loro orientamento personale, eh.
Nel dettaglio:
Alfredo Mantica (in sostituzione del senatore Alfredo Messina);
Aldo Scarabosio (in sostituzione del senatore Francesco Casoli);
Ada Spadoni Urbani (in sostituzione del senatore Esteban Juan Caselli);
Tommaso Zanoletti (in sostituzione del senatore Filippo Piccone).
Tutti PdL, ovviamente.
P.S.: Si vabbè, resta il fatto che nella votazione avevano detto di SI mentre subito dopo NO per il motivo sopra accennato, o no?
E tira a campà .....
RispondiElimina;-)
Mo fa na sunata u cumpare Giuvanne .......
RispondiEliminaAlfredo Mantica (ex AN ora PDL) di Rimini è stato eletto in Lombardia, Aldo Scarabosio (PDL di Asti eletto in Piemonte), Ada Spadoni Urbani (PDL di Spoleto è stata eletta in Umbria) e Tomaso Zanoletti (PDL di Cortemilia è stato eletto in Piemonte).
RispondiEliminaTutti sono ben oltre i sessant'anni.
Vecchi politicanti?
Siccome i 4 han votato tutti in sostituzione di un loro collega senatore della X Commissione (nessuno di loro ne è membro), sicuramente potranno dire di aver votato secondo l'orientamento del senatore da sostituire e non secondo il loro orientamento personale, eh.
RispondiEliminaNel dettaglio:
Alfredo Mantica (in sostituzione del senatore Alfredo Messina);
Aldo Scarabosio (in sostituzione del senatore Francesco Casoli);
Ada Spadoni Urbani (in sostituzione del senatore Esteban Juan Caselli);
Tommaso Zanoletti (in sostituzione del senatore Filippo Piccone).
Tutti PdL, ovviamente.
... per la precisione!
RispondiElimina:)
La Maglie è una potenza
RispondiEliminaSoprattutto ...
RispondiEliminaMaria Giovanna Maglie (Venezia, 1952) è una giornalista, opinionista e scrittrice italiana.
Fu corrispondente del Tg2 da New York, ma si dimise in seguito alla scandalo provocato per gli ingenti rimborsi spese. L' ufficio di corrispondenza avrebbe presentato in un anno e mezzo un conto di 10 miliardi di spese complessive.
Qualcosa come 20 milioni di vecchie lirette al giorno.
RispondiEliminaEd è stata lei a volersi togliere i sassolini dalle scarpette?
E se ce li togliessimo noi?
Cazspita!
RispondiEliminaOvviamente tutti i PdL-lini avranno votato secondo precisa indicazione del capogruppo PdL al Senato.
RispondiEliminaChe naturalmente è... Maurizio Gasparri, poi promotore della petizione anti-Celli. :-D :-D
Dici bene, Luciano.
Delle questioni politiche frega una cippa.
Molto semplicemente P. Celli non aveva e non ha i requisiti tecnico-professionali richiesti dalla legge per ricoprire quel ruolo.
E Gnudi lo sapeva perfettamente.
Idem Napolitano che l'ha nominato.
E in merito mi sono scontrato con Stefano Bonilli il fondatore del Gambero Rosso di cui (per ora e sempre che quel signore non mi stuzzichi l'appetito) preferisco non dare il mio giudizio.
RispondiEliminaNon sapevo che quel blog fosse il suo sennò non c'avrei di certo commentato.
Lo feci a suo tempo (circa due anni fa) sul Papero Giallo (altro blog del Bonilli) dove tra l'altro lamentai il fatto che le commissioni della Brambilla non avrebbero prodotto nulla e niente di nuovo ... infatti i risultati sono andati in quella direzione.
Se non ricordo male si parlava proprio della commissione enogastronomica del Gualtiero Marchesi o qualcosa di simile.
Ma dopo le sue risposte non troppo cortesi e per niente idonee del Bonilli o di qualche suo "adepto" li abbandonai immediatamente.
Probabilmente non hanno pianto ma di certo nemmeno io.
Cest la vie ... parbleu!
Non ricordavo di aver commentato su paperogiallo circa il Celli.
RispondiEliminaVabbé, Bonilli lo conosce da tanti anni e lo considera un bravo manager (ma non spiega il perché).
Forse saranno amici... ma il punto è che Celli di turismo capisce una benemerita cippa.
Che non mi pare un dettaglio da poco.
Come se a dirigere il Gambero Rosso ci mettessimo uno che fino al giorno prima si occupava di tubi e putrelle e che non sa nemmeno farsi un uovo al tegamino.
Ma bravo come manager, eh.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCredo sia lo stesso (Bonilli) a dichiararsi amico del Celli.
RispondiEliminaMa poco importa.
Infatti Pierino, un mio caro amico, è un'ottimo manager di vattelapesca (non turismo) ma non lo metterei mai a dirigere l'Enit.
E due spaghi allo scoglio?
Mamma mia che buoni.
;-)