Notoriamente il paracarro è un elemento in pietra oppure in plastica di forma variabile.
Questi vengono collocati al margine di una via per delimitarne la carreggiata.
Il suo scopo è quello di segnalare e proteggere edifici (ma anche viadotti, fossati, alberi, muriccioli) indicandone la presenza agli automobilisti al fine di salvaguardarne l’incolumità.
Quindi il paracarro è utile in tutto il mondo, mentre a Genova lo è anche di più.
Infatti, oltre a mantenere inalterate tutte le sue prerogative sopra descritte, il paracarro genovese è anche il pisciatoio dei cani e degli umani che si sentono cani.
E qui ce n’è di tutte le razze, di entrambi i “cani”.
Ma non è di questo che vi vorrei parlare, bensì del fatto che ieri l’altro per un attimo (molto lungo) vi ho immaginato tre viandanti seduti sopra, molto ben vestiti ma con le scarpe proprio mal ridotte, e che s’erano incamminati per andare a “mangiare”.
In alcune di queste la parte frontale s’era staccata dalla suola, mentre altre erano quasi completamente scucite.
E alla vista di tanto sfacelo mi venne d’obbligo porre loro una domanda.
Che lavoro fate?
Il primo con le sembianze pari pari al sindaco di questa città (Marco Doria) mi disse appunto d’essere il Primo cittadino di Genova, mentre il secondo con i lineamenti dispari dispari di un assessore del medesimo Comune, rispose scocciato alla mia impertinente richiesta in questa maniera: “Sono l’assessore di un mucchio di cose e mi chiamo Francesco Oddone”.
La terza, che l’era una donna e che non era né pari né dispari, poiché la moneta s’era fermata sul selciato proprio di taglio, forse perché non aveva ancora deciso da che parte cadere (Comune – Acquario & Fiera) e che assomigliava in una maniera sfacciata all’assessore della cultura e del turismo di questa città, confermò le mie supposizioni e disse: “Sono Carla Sibilla … “ … ma il resto non me lo ricordo più perché di cose ne disse tante.
Quindi un sindaco e due assessori in una botta sola … e allora pensai: “Che gran botta di culo che ho”.
Manco tanto e vabbé!
“Allora siete degli sciocchi” dissi tranquillamente, aggiungendo poi: “ Chi non ha scarpe aggiustate è uno sciocco”.
Vidi in loro lo sguardo smarrito e si rimirarono l’uno in cerca d’aiuto con l’altro poiché non capivano bene (ma manco male) il perché di questa mia affermazione.
Il primo, Marco Doria, tentò una sortita per uscire dall’imbarazzo e conoscendo le mie prerogative (turismo e cultura) accennò al fatto d'aver sempre sostenuto che questi sarebbero stati i suoi cavalli di battaglia per risollevare questa città … e infatti si spiega il perché, neanche un mese dopo la nomina a Sindaco, abbia decurtato 3 milioni dieuro proprio a questo comparto dal budget della città.
Il secondo, Francesco Oddone, “famoso” più che altro per il “pasticcio” del voler mantenere il piede in due paia di scarpe (quelle buone, né!) Datasiel e Comune, nonché per il CV “dopato” in tre versioni differenti, non disse niente.
E fu meglio così.
A dire il vero tentò una sortita sul dispiacere che lui prova per la chiusura di tante attività commerciali (ved. il Secolo XIX di oggi) … che però a quanto sembra non fanno altro che aumentare il fatturato delle varie Coop, visto che l’altre, la EsseLunga per esempio, in questa città non può avere dimora per motivi che non sono ancora riuscito a capire.
Ma probabilmente lo lesse nella mia mente e di conseguenza poi tacque.
La terza, la Carla Sibilla, che da quando è diventata assessore al turismo e alla cultura della Superba che fu, l’unica sortita degna di rilievo (per modo di dire) che ha fatto (almeno, sempre che non me ne siano sfuggite dell’altre) è stata quella di fare la guerra ai barboni della città con la collega titolare della sicurezza Elena Fiorini, col solo risultato che, solo il giorno dopo, tutto è tornato come l’era prima.
Eh certo, poiché solitamente se non dai una soluzione, che “razzo” di soluzione è?
Ma vai a spiegarglielo.
Poi, nella speranza che prenda la decisione di dirci da che parte sta (ricordate la moneta caduta proprio in bilico, né testa né croce), oppure che solo un po’ d’aria (il vento che tira) la possa ribaltare da una parte o da quell’altra (Comune – Aquario & Fiera).
Il discorso poi ritornò sulle loro scarpe, che nessuno dei quattro, per ragioni diverse, poteva dimenticare.
Spiegai che essere senza scarpe è una colpa molto grave e quando c'è da rimettere in piedi le sorti di una città, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo alla roba da mangiare: e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può andare in giro a trovar da mangiare, mentre non vale l'inverso.
Ma forse per loro è proprio l’opposto, e vale a dire che preferiscono “mangiare” per poi comprarsi delle nuove scarpe?
Ora la favola è finita, loro tre sono spariti (magari) e i paracarri sono ancora lì ricoperti di urina dei cani e di quegli umani che si sentono cani.
E chissà se l'avranno capita che senza idee (scarpe) non si mangia (noi) ... mentre loro probabilmente, cercano le scarpe mangiando.
E la Favola continua
RispondiElimina;-)
@Luciano
RispondiEliminaSecondo me hai sbagliato favola. Quelli non son paracarri, ma parac...
:-)
@Jennaro
RispondiEliminamo m'informo
:)
e magari la cambio, neh!