giovedì 21 febbraio 2013

Ministero del Turismo con Portafoglio o il nulla ?


Piero Gnudi chiede a gran voce di rendere il ministero del turismo diventi finalmente un dicastero con portafoglio.
Che abbia, cioè un bilancio proprio da poter spendere a sostegno dell’industria turistica nazionale.

«Il turismo non è mai stato nell’agenda politica dei governi. Si è sempre pensato all’industria ma non al turismo; se avessimo speso nel turismo un centesimo di quello che abbiamo speso nell’industria, ora il settore non sarebbe in queste condizioni», dice Piero Gnudi.

Anche Pierluigi Celli, presidente Enit e Andrea Babbi, il DG, sono sulla stessa lunghezza d’onda.
Io pure, ma non conto una benemerita mazza, anche se … ma sono fatti miei!

Risponde a stretto giro di posta Armando Cirillo, responsabile turismo del Pd, al presidente dell'Enit Pierluigi Celli, che promuove un Ministero interamente dedicato al turismo e una recupero del ruolo dell'Enit.

"Non basta una boccata di ossigeno per riprendere l'Enit – dice Cirillo -, serve una svolta radicale. Bisogna realizzare una Società per azioni a maggioranza pubblica, verificando anche l'ipotesi di accorpamento dell'Enit all'Ice, sotto la regia del Ministero dello Sviluppo economico". 

Il rappresentante del Partito Democratico chiarisce le linee d'azione sulle quali deve muoversi l'azione politica nei confronti del turismo. "L'Italia deve fare un passo in avanti significativo per intercettare i flussi turistici internazionali previsti in crescita, aprendo la stagione della promo-commercializzazione. Dobbiamo, quindi,  realizzare una struttura specializzata capace di riposizionare il turismo italiano sui mercati internazionali – spiega -. Bisogna coinvolgere i privati, i grandi vettori, per fare uno sforzo eccezionale capace di portare risultati di crescita nel breve periodo". 

Arriva poi la “frecciatina” o “frecciatona all’Enit di Gnudi, Celli e Babbi e …

Alla base delle sue affermazioni Cirillo posiziona le necessità delle aziende: "In questi mesi le imprese turistiche si aspettavano dall'Enit un cambio di passo che non è arrivato, proprio perché senza un adeguamento strutturale dell'Ente, che tenga conto delle grandi innovazioni che hanno stravolto il turismo, non si andrà da nessuna parte. Bisogna intervenire presto – conclude - perché i Paesi nostri diretti concorrenti si stanno organizzando".

Esperienze aziendali, industriali e sul turismo dei contendenti:

Armando Cirillo ... non pervenuto o non trovato o non c'era niente.

Esperienze di chi consiglia quest'ultimo: Bho?




15 commenti:

  1. @Luciano,

    mi pare che Armando Cirillo sia recidivo nel lanciare la pietruzza e nascondere la manina ... o sbaglio?

    :-)

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  2. @Jennaro

    E' vero ma senza cambiare il Titolo V mi sa che andrà a finire proprio come vorrebbe il Cirillo.

    Se anziché perdere del tempo si fossero dati da fare, adesso non sarebbero a quei punti.

    :)

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  3. @Luciano
    E' vero???

    L’Osservatorio Turistico Regionale, gestito in collaborazione fra Regione Liguria e Unioncamere Liguria, pubblica il report annuale sulle ricadute economiche del turismo in Liguria (disponibile sul sito http://www.regione.liguria.it/argomenti/settori-economici/turismo/osservatorio-turistico-regionale.html, alla voce “Rapporto annuale sulla soddisfazione dei turisti e ricadute economiche del turismo”).

    Nel 2012 crescono rispetto al 2011 le presenze turistiche stimate in abitazioni private (+15,6%), sia tra i turisti italiani (+16,1%) sia tra gli stranieri (+12,6%) e, considerando le seconde case di proprietà e in affitto oltre all’ospitalità offerta da amici e parenti, si stimano 61 milioni e 305 mila presenze turistiche nella regione. Questi turisti generano un impatto economico sul territorio stimato in circa 4 miliardi e 115 milioni di euro (+14,2% rispetto a quello del 2011). Per contro, il turismo in strutture ricettive si riduce, in termini di movimento turistico solo del -3,3% rispetto al 2011, mentre a diminuire in modo rilevante è soprattutto la propensione da parte di questi turisti a spendere per beni e servizi offerti sul territorio (-10,7% le spese per il 2012). Nel complesso, si stima per il 2012 un impatto economico generato dalle spese di vacanzieri delle seconde case e turisti delle strutture ricettive di circa 5 miliardi e 504 milioni di euro, più alto rispetto allo scorso anno (+6,7%) in virtù della crescita delle presenze stimate in seconde case e delle relative spese. Di questi 5 miliardi e 504 milioni, il 10,1% è riconducibile a spese di alloggio, il 22,8% alla ristorazione e il restante 67,2% all’acquisto di beni e servizi indirettamente legati alla filiera dell’ospitalità locale. Rispetto all’anno precedente, turisti e vacanzieri modificano il paniere di beni e servizi acquistati nel corso del soggiorno in Liguria, dedicando una quota maggiore del budget di spesa ai prodotti agroalimentari (+55,7%) e alle attività culturali e ricreative (+44,2%) a fronte di un risparmio nell’alloggio e nelle spese di ristorazione (-15,9%) ma anche nell’acquisto di prodotti del made in Italy (-20% per abbigliamento e calzature).

    “In un clima di generale crisi economica – osserva il Presidente di Unioncamere Liguria Luciano Pasquale – cambiano i comportamenti di consumo anche nel settore turistico, pur se in maniera differenziata fra i turisti che alloggiano nelle strutture ricettive e i vacanzieri che risiedono nelle seconde case: nel 2012 rispetto al 2011, l’impatto economico generato dai vacanzieri sul settore dell’intrattenimento è cresciuto maggiormente rispetto a quello generato dai turisti, così come è cresciuto l’impatto sul settore manifatturiero dei vacanzieri, mentre è diminuito quello dei turisti. Sia vacanzieri sia turisti hanno speso meno per ristoranti e pizzerie, ma i clienti delle strutture ricettive hanno maggiormente contenuto la loro spesa rispetto agli altri”.

    “Per italiani e stranieri – conferma l’Assessore Angelo Berlangieri – nel 2012 la leva prezzo ha condizionato più che mai le scelte di vacanza. Sempre più turisti dedicano tempo alla ricerca della soluzione di viaggio e alloggio con il migliore rapporto qualità/prezzo già in fase ex-ante, di programmazione e prenotazione del viaggio, ma non solo. Anche per questo cresce l’incidenza dei vacanzieri, soprattutto italiani, legati alle seconde case o che ricorrono all’ospitalità offerta da parenti ed amici”.

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  4. @Sergio

    Come volevasi dimostrare.
    Comunque sia non dev'essere stato difficile dire quelle cose

    :)

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  5. Tutta questa discussione sull'aspetto istituzionale (ministero questo o quello con/senza portafoglio, ente pubblico o s.p.a. a capitale pubblico, con ICE, senza ICE, ecc. ecc.) dimostra a mio avviso una sola cosa: che questa gente non ha la minima idea su come e cosa fare davvero per risollevare le sorti del comparto dal punto di vista operativo.
    Si veda, ad es., l'ultima campagna ENIT da 140mila euro:

    L’ENIT per la presente campagna ha scelto di rivisitare il logo “Italia”, già utilizzato nella precedente campagna di comunicazione, al fine di beneficiare della notorietà acquisita nei mercati internazionali.
    ...
    Alla ditta aggiudicataria sarà richiesto di adattare tutte le versioni realizzate in alta definizione (15, 30 e 60 secondi) dello spot ITALIA MUCH MORE, mediante l’inserimento al termine del filmato della versione rivisitata del logo “Italia” con le varianti che verranno di seguito comunicate.


    Roba vecchia di quattro anni.
    Se il buongiorno si vede dall'alba, be'... buonanotte a @BabboBabbi & C.

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  6. @Frap

    Alla ditta aggiudicataria ... saranno mica di quelli depositati nell'armadio della MVB che tanto erano piaciuti agli esaminatori chiamati dopo a controllarne la qualità?

    ;-)

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Ma si può pubblicare a febbraio 2013 una lettera d'invito priva di data che fa riferimento ad una determinazione dirigenziale interna di ENIT di fine dicembre 2012 senza allegare l'elenco delle imprese invitate e con termine 28/02/2013 ? Ma che roba è ?

    E poi, dal capitolato tecnico:

    Il target della campagna è prevalentemente composto da viaggiatori di ceto alto e medio-alto che conoscono già l’Italia quale destinazione turistica e sono disposti a
    scoprire nuovi territori ed itinerari capaci di rendere il proprio viaggio un’esperienza unica, piacevole e indimenticabile e di far vivere “lo stile di vita italiano”.

    E a questo target gli proponi spot di 4 anni fa con immagini di Roma, Firenze, Napoli e Venezia ?

    Vabbé dai... ho già detto anche troppo. :-(

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  9. Mi stavo giusto chiedendo il perché di tutto questo silenzio sull'enit.


    ;-)

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  10. Il 2012 "annus horribilis" del turismo nautico italiano: più che dimezzata la spesa dei diportisti, crollo di ormeggi, fatturato del settore a picco e una stima di oltre 10mila posti di lavoro persi tra addetti diretti e indotto nei porti. E' una fotografia a tinte scurissime quella scattata dal IV Rapporto sul Turismo Nautico, con la quale i protagonisti di settore prendono atto della sfida "non vinta" della crisi ma si impegnano a "guardare avanti" per il rilancio.
    I dati del rapporto, curato dall'Osservatorio nautico nazionale, non lasciano tanti margini di interpretazione. Nel 2012 la spesa complessiva dei diportisti stanziali è scesa del 56% rispetto al 2009, passando da circa 1,1 miliardi di euro a poco più di 484 milioni di euro. Crollati anche i contratti di ormeggio annuali (-26%), gli ormeggi in transito (-34%), i ricavi di ormeggi a gestione pubblica (-39%) e il fatturato del settore charter (-21%).
    Fra il 2007 e il 2011 le immatricolazioni annuali sono calate del 60%, da 4.400 a 1.700. Male il fatturato produttivo: da 3,8 miliardi del 2007 a circa 2 miliardi nel 2011. I diportisti navigano molto meno ma l'offerta di infrastrutture portuali aumenta: del 9,6% fra il 2007 e il 2012 per un totale di 546 unità.
    Al primo posto c'é la Sicilia con 89 infrastrutture, seguita dalla Sardegna (80) e dalla Liguria (53). Un aumento però legato a investimenti precedenti e a progetti pluriennali. Diportisti "in fuga" a causa principalmente della crisi, ma anche dalle barche 'status symbol'. In particolare per la tassa di stazionamento, anche se poi modificata in tassa di possesso, e per la recrudescenza dei controlli svolti da autorità diverse.
    L'eccessiva burocrazia, secondo il rapporto, grava per il 70% degli intervistati sulla costruzione di nuovi posti barca, mentre i controlli fiscali sulla clientela sono giudicati eccessivi per il mantenimento della clientela (51%) e per l'attrazione di nuovi clienti (35%).
    La platealità dei controlli fiscali, ha sottolineato Guido Improta, sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, intervenuto alla presentazione, va constestualizzata nello sforzo del governo di isolare gli evasori anche culturalmente. In questo senso, ha detto, anche la nautica, "non è indicatore di infedeltà fiscale, ma vittima dell'evasione".
    A lanciare l'allarme di settore Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina Confindustria Nautica, che al prossimo governo chiede soprattutto un "salto culturale" che ridia "fiducia alle imprese" e che consideri la nautica "come uno dei comparti in grado di partecipare al rilancio del Paese".
    Come misure concrete Albertoni cita in primis "l'equiparazione della dell'Iva applicata nei porti turistici a quella degli alberghi" e "la defiscalizzazione degli investimenti negli stampi" per realizzare le barche.

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  11. Il sottosegretario Improta ha aggiunto che il governo Monti ha accolto in questo anno diverse richieste di Ucina Confindustria, come quella del Registro telematico della nautica che, ha ricordato, "potrà vedere la luce prima dell'estate".
    I diportisti navigano molto meno ma i porti aumentano in Italia. Questo, secondo Gian Marco Ugolini, Università degli Studi di Genova, fra i curatori del Rapporto sul Turismo nautico 2013, "é un segnale di allarme" del comparto. L'unico motivo per cui si verifica questo aumento di infrastrutture, ha spiegato, "é perché si tratta di progetti pluriennali". Il bilancio degli ultimi cinque anni evidenziato dal rapporto è nero: fra il 2007 e il 2011 le immatricolazioni annuali sono calate del 60%, da 4.400 a quota 1.700. Anche il fatturato è andato a picco: da 3,8 miliardi del 2007 a poco più di 2 miliardi nel 2011.
    "L'introduzione della tassa di stazionamento, poi modificata, e la recrudescenza dei controlli a volte ripetitivi svolti da autorità diverse sui diportisti - ha aggiunto Ugolino - hanno avuto come effetto immediato una perdita stimata in circa 10mila posti di lavoro tra diretti e indiretti ai porti".
    Tra le cause della minore affezione dei diportisti ci sono l'eccessiva burocrazia (indicata dal 70% degli intervistati) per quanto riguarda la costruzione nuovi posti barca, i controlli fiscali sulla clientela giudicati eccessivi per il mantenimento della clientela (51%) e per l'attrazione di nuovi clienti (35%). Presentata anche la seconda edizione del NaQI, l'indice che misura la qualità nautica delle 62 province di mare italiane: al primo posto si è posizionata la provincia di Olbia Tempio (nel 2011 era al quinto posto), seguita da Lucca (era al primo nel 2011) e Genova (nel 2011 era al secondo posto). (ANSA).

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