lunedì 11 febbraio 2013

Turismo: Alì (Babà?), il Decreto Legge 201/2012 e quei quaranta


Ormai è un dato di fatto.
Chillillà fanno una Legge e quelli di fuori ci trovano l’inganno.

Questo, ad occhio intellettuale non proprio incrociato a mo di strabismo perenne con l’altro, vuol solo dire che quelli che fanno le Leggi non sono all’altezza di quelli che poi le ingannano.
O no?
E allora perché non mettere nel Parlamento quelli che riescono sempre a trovarci e risolvere a proprio favore l’inghippo, anziché tenerci chillillà che non ne fanno una giusta?

O forse le Leggi vengono fatte ad hoc per far poi (anche prima?) trovare … l’inganno?
E allora che razzo le fanno a fare?


“Oggi (l’altro ieri per chi legge) ero in una centralissima via di Milano, ed ero in coda davanti a ad un noto negozio di gioielli. 
La crisi c’è ma solo nel 95% delle famiglie. 
I ricchi e benestanti ci sono sempre e i saldi non si possono perdere!
Ero appunto in coda per entrare nel negozio e accanto a me c’era un giovane di colore, alto 1,85, sui 25 anni, che parlava (in un italiano molto stentato) con una coppia di distinti signori milanesi di una certa età; al polso aveva un orologio Rolex d’oro, indossava un abito estroso di Dolce e Gabbana e sulle spalle aveva un cappotto di cashmere.
Eravamo lì in coda da un po’, così a un certo punto è scappata la domanda se si trovava bene a Milano.
Alì, questo il suo nome, in un italiano veramente pessimo, mi ha raccontato d’essere marocchino e che due anni fa è arrivato in Italia con il Turismogommone.
Per circa un anno si è arrangiato come poteva, vendendo abiti sulle spiagge e facendo qualche lavoretto qua e là.
A quel punto io, sempre più sorpreso, gli ho chiesto: “Ma ora che lavoro fai?”
Lui mi dice che lo scorso anno, a Pasqua, si trovava a lavorare a Portofino come lavapiatti. Mentre passeggiava è stato avvicinato da una distintissima signora che gli ha chiesto un favore. Avrebbe dovuto entrare con lei in un negozio di abbigliamento e fingere di pagare, per lei, gli abiti in contanti, mostrando il suo passaporto marocchino.
Lui infatti è residente fiscale in Marocco e quindi non ha la limitazione del contante a 1000 euro. In pratica, mi dice Alì, da quel giorno ho cambiato vita e lavoro e dopo aver accompagnato la signora in tre boutique, pagai (anzi pagò) in contanti 29.000 euro in totale e ricevetti 1.000 euro di mancia … Alì, continua la storia, che non è uno stupido (in Marocco gli mancavano due esami alla laurea, quando andò via), mi ha confidato che da allora ha deciso di fare il PERSONAL SHOPPER per gente ricca a Milano e Roma (o dove lo chiamano).
Ha aperto un sito internet e un profilo su facebook.
Chatta su twitter raccontando gli ultimi acquisti fatti per conto terzi (ovviamente in rete ha un nome differente e usa un cellulare prepagato che cambia ogni settimana).
Per non dare nell’occhio – in quanto spenderebbe troppo, da solo – ha assunto una decina di marocchini che gli forniscono di volta in volta il loro passaporto e così le spese possono essere fatte in grande quantità.
La cosa “divertente” è che poi, una volta finito lo shopping, riesce a recuperare l’iva in quanto è cittadino straniero e gode del recupero delle tasse.
Solitamente, di questo extra, fa a metà con chi lo assume.
Alì mi ha confidato che lo scorso Natale ha guadagnato in pochi giorni circa 30.000 euro.
Se continua così, entro tre anni potrà tornare in Marocco, comprarsi una villa, un piccolo ristorante… e via!
Certo che sei stato furbo, gli ho detto io!
E lui guardandomi sornione: “Caro amico … in realtà io devo ringraziare tutto il giorno il vostro Premier Monti e il signor Befera.
Senza di loro io sarei a fare lo sguattero a 500 euro al mese”. Invece ora ho un futuro, potrò sposarmi, avere dei figli e tutto grazie a Monti e Befera.
L’Italia, mi dice Alì, è veramente una terra che ti offre mille opportunità … basta saperle cogliere. Altro che l’America!
I sacchetti regalo dei due signori milanesi sono già belli pesanti, così Alì li aiuta a trasportarli. Tiffany è l’ultimo negozio, devono acquistare un paio di bracciali in oro per regali alle due figlie. Gli ultimi 12.000 euro e poi a casa.

Le imprese operanti nel commercio al dettaglio e le agenzie di viaggio – beneficiari della deroga al tetto ridotto dal D.L. 201/2011 – potranno incassare dai cittadini stranieri i corrispettivi in contanti senza alcun limite di importo.

La volontà di agevolare il settore turistico ha indotto il governo a inserire nel decreto semplificazioni una “eccezione” che consentirà agli stranieri di fare shopping e di saldare i conti degli hotel in contanti anche se l’importo equivale o supera i 1.000 euro.

Il governo ha raccolto l’invito che il Presidente di Federalberghi nazionale Bernabò Bocca ha rivolto al Ministro al Turismo Piero Gnudi al quale ha presentato un emendamento predisposto da Walter Meister, vice di Bocca e Presidente di HGV e volto a preservare il turismo “made in Italy”.
Ma qui le semplificazioni esauriscono la loro spinta propulsiva e vengono fagocitate da molteplici complicazioni correlate.

Infatti sarà possibile per gli operatori vendere beni e servizi legati al turismo – in deroga alle stringenti norme sulla limitazione all’uso del contante – a condizione che, ai sensi del 2° comma dell’art. 3 del D.L. 16/2012, “… inviino apposita comunicazione preventiva, all’Agenzia delle Entrate, secondo le modalità e i termini stabiliti con provvedimento del Direttore dell’Agenzia stessa, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto” (ci si interroga su come possa essere “preventiva” una comunicazione che dovrà essere effettuata con modalità che saranno rese note al contribuente entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto).

Il decreto fiscale, all’art. 3 commi 1 e 2, stabilisce inoltre che l’acquirente deve essere una persona fisica, con cittadinanza diversa da quella italiana e da quella di uno dei paesi dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo, residente al di fuori del territorio dello stato (ved. marocchino Alì).
La menzionata deroga alla limitazione all’uso del contante opera inoltre a condizione che il prestatore italiano del servizio provveda a:

1.    Acquisire fotocopia del passaporto del cliente;
2.    Ottenere una “autocertificazione” dello stesso attestante che non si possieda né la cittadinanza italiana né di uno dei paesi della UE o appartenenti allo Spazio Economico Europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e che il cliente non sia residente in Italia;
3.    Versare entro il primo giorno feriale successivo a quello dell’operazione il denaro sul proprio conto corrente;
4.    Consegnare all’operatore finanziario copia fotostatica del documento di riconoscimento del cliente;
5.    Consegnare sempre all’intermediario copia della fattura, della ricevuta o dello scontrino fiscale emesso.
In merito alla menzionata autocertificazione, dalla lettura della norma (art. 3 comma 1 lett. a) del D.L. 16/2012) – a parere di chi scrive – non si evince in modo chiaro se la stessa debba essere richiesta dal commerciante solo qualora l’operazione sia effettuata da un terzo per conto di un committente non presente all’acquisto o anche nel caso di identità tra committente e cessionario, dal quale potrebbe dunque essere sufficiente acquisire esclusivamente la copia del passaporto.

Inoltre va evidenziato che, in caso di violazione nell’uso del denaro contante, gli intermediari finanziari e i professionisti devono effettuare una segnalazione al Ministero dell’Economia. Il D.L. 201/2011 disponeva che la segnalazione fosse inviata anche all’Agenzia delle Entrate.
La norma viene ulteriormente modificata e la comunicazione dovrà essere inviata alla Guardia di Finanza che ne darà tempestiva comunicazione all’Agenzia delle Entrate, ove ravvisasse elementi utili alle attività di accertamento.

Al termine di queste considerazioni l’articolo 3 del D.L. 16/2012 in commento appare una disposizione di difficile applicazione pratica che costringerà i soggetti coinvolti a dotarsi quantomeno di modelli standard di autocertificazione da sottoporre ai propri clienti, in attesa di conoscere le auspicabili modifiche che verranno recepite in sede di conversione del decreto.

Mah!

A voi le deduzioni del caso.

Di Leonardo Facco, Roberto Bianchi e un po’ di me, ma poco poco.





9 commenti:

  1. Spiacente Luciano, ma io parteggio per Alì, e per tutti coloro che già pagano le tasse sugli stipendi. Alti o bassi che siano sono soldi propri, guadagnati col proprio lavoro ... e già taglieggiati alla fonte dallo Stato!! Ciò che resta dello stipendio sta a me decidere come spenderlo e non vedo perché si debbano ripagare tributi e gabelle che servirebbero solo a ingrassare quei "porci" ... Mi spiace, ma mi viene dall'anima ...

    :-(

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  2. @Jennaro

    Infatti il mio fondo era rivolto a qualcos'altro.

    Principalmente alla seconda parte che permette a questi signori di fare del grande nero.

    E a chi ha richiesto quella deroga ... ma adesso non posso andare avanti sennò

    ;-)

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  3. ... e intendo chi riceve i tuoi soldi.

    Lo so, non è facile capirlo, ma prova a pensare a quegli alberghi che ... capito mi hai?

    :)

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  4. Uno Stato che aveva il monopolio delle dogane, dei trasporti, dei telefoni, delle onde radio e Tv, del gioco, del tabacco, del petrolio, delle Poste, dell'acqua, l'elettricità, dei mortacci loro ... che ha fatto fallire tutto quello che ha toccato e adesso vorrebbe campare sul "nero", solo perché ha deciso che sia tale ... farà fallire tutti ... Mi fermo anch'io, sono troppo arrabbiato ... :-)

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  5. P.S.:

    Luciano, ovviamente, le frodi ai clienti vanno perseguite ... ma intese come tali ... :-)

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  6. @Jennaro

    Credo che Luciano abbia voluto intendere altro.

    :-)

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  7. @Vinc,

    Dici che ho perso un paio di punti con Luciano?? Ma io di queste cose qui non ci capisco ... conosco solo il Codice Penale ...

    :-)

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  8. @Jennaro

    Tu i punti li puoi solo prendere con me e non perdere.

    Sei una guida di saggezza amico mio.

    :)

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  9. @Luciano

    E' proprio vero che gli amici si vedono quando fanno passare per buone qualche astrusaggine ...

    :-)

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