Ogni tanto mi capita di rileggere questo post nel “magazzino”
del blog, e sarebbe inutile dire che riesco a incazzarmi ogni qualvolta succede
… e sempre di più.
Si, rileggerlo sarebbe inutile oltre che stupido, ma dotato
di chissà quale forma di masochismo nascosto o di stupidità pregressa, attuale
e futura, lo faccio e lo rifaccio, e per di più lo dico e ridico.
Mannaggia a me!
E per la legge del mal comune mezzo gaudio, spero che anche
voi possiate incazzarvi nella mia stessa misura.
Bell’amico, vero?
Eh
sì, Disneyland aveva "quasi" scelta Genova sennonché ...
Non ricordo più quale famoso cervellone ha coniato questa frase destinata a diventare un tormentone per molto tempo, e vale a dire: "per rovinare una nazione o una città, la stupidità non è indispensabile, ma aiuta".
Non ricordo più quale famoso cervellone ha coniato questa frase destinata a diventare un tormentone per molto tempo, e vale a dire: "per rovinare una nazione o una città, la stupidità non è indispensabile, ma aiuta".
Si era infatti nel 1984 e, se non ricordo male, l'allora presidente della Walt Disney, Ron Miller, venne a Genova dove si incontrò con il presidente degli industriali di Genova, Riccardo Garrone, attuale presidente della Sampdoria, che accompagnato dallo stratega Vittorio Uckmar, massimo esperto tributario italiano, stabilirono le basi e non solo per la costruzione della Disneyland europea.
Posso assicurarvi che questi due quando si muovono per uno scopo, difficilmente, non arrivano alla meta, figuriamoci se insieme.
Per circa un anno nella mia amata città non si parlò d'altro poiché dopo la crisi del suo modello di sviluppo, con la siderurgia in ginocchio, la cantieristica priva di prospettive e il porto sempre più preda nella concorrenza di Livorno e La Spezia, quest’opportunità sarebbe stata una notevole boccata d'ossigeno; anzi, qualcosa di molto, di molto di più.
Infatti l'investimento iniziale per Disneyland, 1.500 miliardi di lire per seimila addetti diretti e un 'occupazione indotta di oltre trentamila unità, sarebbe stato in grado di rilanciare l'economia locale.
Con una’affluenza di dieci milioni di visitatori l’anno, tanti quanti a Tokio, la spesa complessiva si sarebbe dovuta aggirare intorno ai 2.500 miliardi e produrre lavoro, reddito e profitto per alberghi, ristoranti, centri commerciali, servizi di trasporto e attività terziarie.
Insomma, la manna dal cielo.
Inutile elencarvi le varie diatribe tra chi lo voleva (in maggioranza industriali) e chi no (in maggioranza politici) fino all'ultima decisione del sindaco di allora, Fulvio Cerofolini che suonò, sempre che non ricordi male, un po’ così: Genova non sarà mai una città di camerieri!
Amen!
Stessa sorte si ebbe anche quando gli americani sembravano decisi a sbarcare a Genova non solo con Topolino e Paperino col progetto per la "Disneyland europea", ma anche nell’ambito dell' informatica.
Si sarebbe ottenuto qualche altro migliaio di posti lavorativi, eccetera eccetera.
Le basi per i primi accordi operativi furono fatte nel corso di una visita a Genova, dal professore Steve Cohen, ex direttore del Centro Studi "di Berkeley, in California, uno dei" cervelli "di Silicon Valley e che fu ospite dell'ex presidente degli industriali di Riccardo Garrone, sì, ancora lui; uno dei pochissimi che vedeva oltre l'angolo le buone opportunità di crescita della mia città e ahinoi, recentemente scomparso.
E anche questo sogno finì così com'era cominciato.
E la storia continua.
@Luciano,
RispondiEliminaGli amici si vedono nel momento del bisogno per cui se ti può consolare, sì, sei riuscito nella tua opera e mo' hai fatto incazzare pure me... ma dico io, come si fa a perdere una opportunità del genere...
Mi ricollego al commento di Jennaro e mi chiedo se veramente ci vuoi bene oppure no.
RispondiElimina:-D
@Tutti
RispondiEliminaVi voglio benissimo e anche di più
:)
... ed è per quello che vi faccio qualche scherzetto come accade tra i migliori amici
RispondiElimina:)
Goliardia, o no?
:)