All’atto della nomina dei ventuno ministri da parte del
Premier Enrico Letta, e non appena udito il nome di chi si sarebbe dovuto
occupare della Cultura e del Turismo, è dato per certo che il cento per cento è
corso immediatamente a cercare chi fosse quel “Lui” sulle pagine dei vari motori
di ricerca sul web.
Personalmente ho anche sbagliato il cognome, infatti,
digitai Massimo Bray con la “i” e non con la “y”.
Chiaro che Google mi abbia immediatamente corretto l’errore
e ho cominciato tutto d’un fiato a leggerne le conoscenze e le esperienze in quei
dati settori.
Uno sconosciuto per il turismo e poco più per la cultura … quasi!
Salvatore
Settis ha
scritto che una serie di ministri per i Beni culturali come Sandro Bondi, Giancarlo Galan e
Lorenzo Ornaghi, se fossero vissuti ai tempi fiorentini nel Quattrocento,
sarebbero riusciti a insabbiare il Rinascimento.
C’è purtroppo qualche motivo di dubitarne.
Ernesto Galli
Della Loggia ha oggi spiegato sul «Corriere della sera» (in un articolo per lui insolitamente duro ed esplicito) perché la scelta di Bray appare infelice.
In sostanza, dice
Galli Della Loggia, nessuno avrebbe mai pensato a Bray per il suo ruolo di
direttore editoriale della Enciclopedia Treccani: se oggi Bray è
ministro dei Beni culturali è solo perché è una sorta di super-segretario, factotum e uomo
di fiducia di Massimo D’Alema e Giuliano Amato (l’attuale
presidente della Treccani), per i quali dirige Italianieuropei, rivista della
loro comune e omonima Fondazione.
L’articolo di Galli Della Loggia è dunque da
sottoscrivere parola per parola, ma fa un po’ sorridere per il tono stupito.
In che direzione andrà il nuovo ministro?
È presto per
dirlo, ma già la nomina dei sottosegretari aiuterà a capirlo.
Mentre non
aiuterà di certo la perenne titubanza che si legge sul web nei social da parte
dei presunti “professionisti” del settore, cultura e turismo, e quel “belin” di
… speriamo, speriamo e ancora speriamo.
Ma per piacere!
Alcuni segnali appaiono fin da ora
negativi, altri timidamente incoraggianti. Pessima, è per esempio, la
convivenza con un Flavio Zanonato allo Sviluppo (un sindaco di Padova che promuove
la cementificazione della sua città incurante dei rischi che corre perfino la
Cappella degli Scrovegni di Giotto) e con il grande apostolo del cemento
Maurizio Lupi, ministro per le Infrastrutture.
Come dire che Bray si troverà a dover
difendere il paesaggio innanzitutto
dai suoi stessi colleghi di governo.
Ma le insidie sono
anche interne.
Infatti, invece che fonderlo con il
Ministero dell’Ambiente (l’unica vera prospettiva), o lasciarlo da solo, il Mibac è
ora di nuovo appaiato al Turismo, del quale Bray ha ricevuto la delega.
Capisco che una delle maggiori credenziali
del salentino Bray è il rilancio dellaNotte della Taranta,
ma questo accostamento rischia di essere un grosso pericolo.
La retorica del patrimonio
storico-artistico come petrolio d’Italia (una retorica nata, non a caso, nella
stagione craxiana di cui Amato, principale di Bray, è l’unico vero
sopravvissuto) ha fatto infiniti danni: invece di sviluppare una vera e sana
economia culturale ha condannato il patrimonio ad un assurda bipartizione tra iper sfruttamento commerciale di pochi monumenti-simbolo
e degrado mortale di tutto il resto.
E in più ha fatto dimenticare che il
progetto della Costituzione sul patrimonio e sul paesaggio non è quello di
renderli fonte di reddito e strumenti del dio mercato, ma invece leve per la
costruzione dell’eguaglianza e della cittadinanza attraverso la conoscenza.
D’altra parte,
leggendo il blog di Bray sull’Huffington
Post è possibile
trovare invece affermazioni condivisibili.
Per esempio questa: «Non c’è futuro,
infatti, per un paese che non sa prendersi cura delle testimonianze del suo
passato, porre freno alla devastazione del suo territorio, tutelare il
patrimonio artistico di cui è custode e la cui salvaguardia deve diventare il
segno di un profondo cambiamento nelle
scelte di governo. Non vorrei ascoltare nessuna obiezione “politica” alla
proposta che il prossimo governo s’impegni, in uno dei primi provvedimenti, a
indirizzare tutti gli sforzi e le risorse necessarie a restaurare Pompei e a
fare di questo straordinario monumento, il simbolo della rinascita del Paese».
Solo belle parole?
Lo capiremo assai presto.
Intanto buon lavoro ministro Bray … ma
senza speriamo.
Fallo e “sallo” … nonché sapevatelo anche
voi!
Quasi tutto di Tomaso Montanari e il resto di me.
Infatti è strano che Della Loggia scriva così
RispondiElimina«Bray», ? «Chi?», ? «Bray, Massimo Bray», ? «Ahh».Deve essere stato più o meno questo lo scambio di battute risuonato nelle più diverse sedi a sentire il nome del nuovo ministro dei Beni e delle attività culturali del governo Letta. Il nome per l'appunto di uno sconosciuto. Sconosciuto alla politica (si tratta di un neoeletto deputato Pd) e sconosciuto alla cultura, se con questa parola s'intende qualcosa comunque legato a un'originale creatività e competenza intellettuali. Il nostro, infatti, più che vantarsi di essere direttore editoriale dell'Istituto dell'enciclopedia italiana e presidente del consiglio d'amministrazione della Fondazione «La notte della taranta» per la promozione della «pizzica» salentina, più di questo, dicevo, non può. Dal momento che fino a prova contraria, la nascita nei feudi elettorali dell'on. D'Alema (Bray è di Lecce), e la carica di direttore responsabile della rivista Italiani/Europei sponsorizzata sempre da D'Alema, ancora non costituiscono un particolare titolo di merito culturale.Ma mentre nessuno avrebbe mai osato nominare, chessò, all'Economia o all'Istruzione, un illustre sconosciuto, o qualcuno dalle competenze inesistenti, per i Beni culturali, per la cultura, invece si è potuto benissimo. È bastato che così abbia voluto il ras politico, il capo di una corrente del Pd, celata, come oggi si usa, dietro il nome pudico di Fondazione.Che un Paese come l'Italia ? con il suo immenso patrimonio artistico d'ogni tipo, con il rapporto che la sua identità storica ha con la cultura, con ciò che l'uno e l'altra rappresentano ancora oggi per la sua immagine nel mondo ? ebbene, che un simile Paese affidi tutto questo alle cure di un ignoto volenteroso (speriamo), a ciò destinato per esclusiva opera dei più bassi calcoli di potere correntizio, è cosa inaccettabile. Destinata a segnare un distacco ulteriore tra il Paese che pensa e che sente, e la politica. Francamente non pensavamo che fosse questa l'Italia di Enrico Letta.
Purtroppo tocca dare ragione ad Ernesto Galli della Loggia, il che non costituisce giudizio preventivo alcuno sulle capacità tecnico-professionali di Massimo Bray come ministro.
RispondiEliminaI suoi diretti predecessori, sia in ambito Beni Culturali che turismo, non è che si siano dimostrati particolarmente brillanti comunque.
Vedo però che c'è chi si rallegra parecchio per il fatto che sappia ed usi diffusamente twitter e facebook. Bastasse questo saremmo a cavallo... purtroppo la sensazione è che su tutto il resto (soprattutto per il turismo) le lacune siano invece parecchie.
E i tempi per capire e/o per il dilettantismo, ormai, non ci sono più.
Speriamo in un sottosegretario perlomeno competente e/o proveniente dal settore (esclusi alcuni, ovviamente...).
La vedo dura, cari amici, e non solo per il nome di Bray.
RispondiEliminaOggi a distanza di un solo giorno è già uscita la prima -supposta- balla del nuovo governo.
Vedere Letta che dice di togliere l'Imu e Franceschini che ne afferma l'impossibilità.
Ma non sono dello stesso partito?
RispondiElimina@Luciano
Oggi Jennaro vuole lanciare un monito, o, se vuoi, una profezia, proprio in occasione del recente fatto di cronaca che ha visto il ferimento di due "Fedeli" Angeli ad opera del demone, nel medesimo istante, paradossalmente, il governo giurava la sua fedeltà allo Stato, poggiando così i suoi primi pilastri sul suolo bagnato del sangue dei nostri Angeli migliori ad opera del malvagio. E' questa la prova divina a cui verranno sottoposti i nuovi ministri. Se avranno la forza di punire il maligno come si conviene, allora la mia risposta è SI. Ma se solo tentenneranno di fronte a questo scenario di infamia e vergogna che sta dimostrando di essere la triste realtà del nostro Paese in questi ultimi anni, significa che sono troppo deboli per poter fare i cambiamenti di cui noi tutti abbiamo bisogno...
Questa foto mostra il boom di query per Bray:
RispondiEliminahttp://my.jetscreenshot.com/5512/20130430-jxbj-32kb.jpg
Gian Antonio Stella consacra, dalle pagine del Corriere della Sera, la scelta del primo ministero che in questa Repubblica fondata sulla Bellezza - così non è ma così dovrebbe essere - accorpa Beni Culturali e Turismo. Ma c'è anche chi, come Ernesto Galli della Loggia, nutre qualche perplessità. D'altronde era prevedibile: c'è il timore che il patrimonio culturale venga subordinato alle esigenze turistiche, il terreno è scivoloso e bisogna agire con delicatezza e rispetto per non trasformare il Bel Paese in un lunapark culturale.
RispondiEliminaLa questione prioritaria sembra, però, essere un'altra: la restituzione della giusta centralità a dicasteri che son sempre stati considerati secondari, pur essendo cruciali per lo sviluppo. La prima sfida di Massimo Bray sarà quindi far comprendere al Consiglio dei Ministri che di Belle Arti e Turismo si vive e che quanto investito in questo campo, se ben investito, ritorna sempre moltiplicato. Basti pensare al nuovo Louvre di Lens, che ha previsto un rientro che supera di 7 volte l'investimento, e al Guggenheim di Bilbao, che in 7 anni ha avuto ritorni 18 volte superiori al capitale impegnato. Il Bel Paese da guarire, da risanare, è quello del paesaggio più bello del mondo, dei monumenti, ma anche quello della gastronomia e, perché no, dello shopping, elementi che, nell'insieme, hanno fatto del Bel Paese la destinazione più ambita al mondo. E, in passato, anche la destinazione più visitata, perché è dal 1997 che, purtroppo, abbiamo perso questo primato, superati da Francia, USA, Spagna e Cina. La domanda sorge allora spontanea: perché l'Italia, che rimane il primo Paese nei sogni del turisti, non è il più visitato? A nostro sfavore, primo fra tutti, gioca il rapporto qualità-prezzo. In primis bisognerebbe recuperare qualcosa dal bilancio statale, la cui percentuale destinata al MiBAC è caduta dallo 0,39 per cento del 2000 all'attuale 0,20 %. in contemporanea vi sono da ripianificare le strategie, trovare nuovi accordi con gli enti locali, in un'ottica condivisa e d'insieme, riformare e ripulire i settori dalle incrostazioni clientelari, progettare sul lungo periodo e prendere spunto dagli esempi positivi, che sicuramente ci sono.
@Gregorio
RispondiEliminaGrande
@Greg
RispondiEliminaGrazie, la uso
:)
Visto che interessa propongo qui il confronto delle query: Massimo Bray, Massimo D'Alema, giusto per avere una misura:
RispondiEliminahttp://my.jetscreenshot.com/5512/20130430-bujz-46kb.jpg
Qui un confronto interesaante tra Bray ed Enrico Letta, il quale risulta essere ancora piu ricercato del suo ministro:
http://my.jetscreenshot.com/5512/20130430-swje-48kb.jpg
La ricerca è a livello mondiale, ma restringendo alla sola Italia non cambia di molto, quasi nulla:
http://my.jetscreenshot.com/5512/20130430-ia5y-43kb.jpg
Speranza vana, ahimé.
RispondiEliminaLa "manager" ex segretaria particolare di Antonio Maccanico ministro delle Poste e direttore di Civita non è che ispiri molto, quanto a competenza nel settore turistico.
Purtroppo i meccanismi di nomina son rimasti quelli di sempre nel PD.
Altri N mesi per guardarsi attorno e cominciare a capire: non se ne può davvero più.