E’ sempre la stessa storia e probabilmente
a nessuno frega granché finché non gli toccherà di persona, e allora "apriti o cielo", neh!
E saranno molti quelli che leggendo il fondo che segue si
stupiranno della nostra particolare propensione a perdere i migliori, ma come
sempre il tutto finirà dopo pochi minuti d’essere arrivati alla fine di questo
e di tutti gli altri similari racconti che oramai hanno raggiunto un numero più
che considerevole.
E invece no, la cosa è seria da morire, e
mentre i “professoroni” istituzionali non fanno che elencare a chiodo battuto (ma
storto) il perenne bla bla bla, potete stare certi che nessuno farà mai niente
per ovviarla.
Prima di tutto le “raccomandazioni” poi le “preferenze”
e poi aggiungete voi dell’altre schifezze che tanto ce n’è in gran quantità.
Comunque sia la “storia” (l’ennesima) è
questa di seguito.
“Dobbiamo guardare da lontano le qualità e
i difetti della nostra terra, ma senza possibilità di intervento perché
purtroppo al nostro posto c’è sempre il raccomandato di turno”. È per questo che Ornella Tuzzolino, 29 anni, ha dovuto prendere la
valigia e salutare la sua Palermo: qui una carriera di livello non poteva
costruirla. Nonostante sacrifici, titoli e talento gli spazi in Italia erano
stretti. Tutto il contrario rispetto a Dubai dove
la giovane siciliana ha trovato lavoro come manager nel ristorante di una
prestigiosa catena di hotel.
“Io – racconta la ragazza siciliana
– lavoro dall’età di 17 anni. Prima nell’azienda di famiglia, poi come hostess e
negli ultimi anni come events coordinator. Contemporaneamente con grandi
sacrifici sono riuscita a laurearmi in Scienze politiche e Relazioni internazionali, dopo il diploma come
perito tecnico per il turismo. A dicembre del 2012 ho vinto una borsa di studio
per laureati finanziata interamente dalla Comunità Europea. Ho vissuto a Granada, in Spagna, imparando lo spagnolo e
lavorando a fianco di un direttore di albergo a cinque stelle. Però conosco
anche inglese, tedesco e francese. Ad aprile, con una qualifica da assistant general manager di hotel in tasca, ho sostenuto su
Skype tre colloqui di lavoro, per una delle compagnie alberghiere più
importanti al mondo, categoria Luxury Hospitality”.
Dopo Palermo e Granada, quindi, la ricerca di lavoro ha portato
Ornella altrove: a Dubai, tra il deserto e il lusso degli Emirati Arabi. “Ho scelto Dubai perché è una delle
più importanti mete nel settore alberghiero ed economicamente in crescita. Qui
lavoro come team leader in
uno dei sei ristoranti dell’albergo: ovvero quello siciliano. Dirigo 17
persone, un incarico gratificante e di responsabilità che difficilmente mi
sarebbe mai stato affidato in Italia. In pratica, mi occupo di organizzare le
risorse in funzione delle esigenze del ristorante: camerieri, hostess, bartender”. Un’esperienza quella della giovane
siciliana che però ha un termine.
“Vero che se va bene il mio
contratto qui durerà due anni, ed è altrettanto vero che qui la vita è costosa, ma semplicemente – spiega lei – Dubai non
ha anima, non è pensabile viverci a lungo. Ecco perché il mio obiettivo è
quello di tornare a casa con questo grande bagaglio di formazione e
di esperienza. Sento che posso dare il mio contributo
alla mia terra affinché essa possa eccellere nel settore turistico. Per questo
grande progetto mi sacrifico tutti i giorni moltissimo, giornate di lavoro
infinite. E mi chiedo: perché noi, che siamo riconosciuti talenti da grandi
compagnie mondiali, dobbiamo andare via da casa nostra per emergere e non possiamo
avere almeno una opportunità di lavorare per rendere grande la nostra terra?
Una domanda che rivolgo soprattutto al presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta”. Un quesito che, oltre ad
Ornella, vorrebbero rivolgere al governatore anche i ventimila siciliani che
ogni anno abbandonano l’isola per cercare altrove una carriera negata nella
propria terra d’origine.
Perché
mi c’incazzo?
Semplice … perché molti anni fa è successa
a me la medesima cosa e dopo essere tornato nel mio Bel Paese con un bagaglio
abbastanza consistente di esperienza e ancora tanta voglia di continuare e
magari trasmetterla agli altri, ecco che non è cambiato proprio un bel niente.
E a tutt’oggi, sono obbligato, se voglio mangiare,
a lavorare con altre nazioni.
Stessa spiaggia stesso mare
RispondiEliminaCaro Luciano
RispondiEliminala cosa nostra (non "Cosa nostra") più bella è essere nati in Italia... che poi è anche la più brutta...
:-)