Sono davvero incazzato.
Ma va?
Vabbeh dai, non è vero.
Faccio tanto per dire, ma anche scherzando non riesco a comprendere come Dario Franceschini, il ministro del Turismo e della Cultura, possa tranquillamente dichiarare di voler costituire un “laboratorio digitale” e farci entrare le menti nazionali migliori, però senza pagarle.
Le migliori menti a gratis?
Faccio tanto per dire, ma anche scherzando non riesco a comprendere come Dario Franceschini, il ministro del Turismo e della Cultura, possa tranquillamente dichiarare di voler costituire un “laboratorio digitale” e farci entrare le menti nazionali migliori, però senza pagarle.
Le migliori menti a gratis?
In poche parole chi dispone di ottime
idee dovrebbe regalargliele a costo zero.
Ma dai.
E questo col pericolo che poi, i lor
signori che se ne appropriano, ecco che quando le danno gambe preferiscono non utilizzare chi invero se l'è studiate o quelli che hanno avuto il
classico colpo di genio, col solo risultato che il tutto diventa di
conseguenza un bel pastrocchio.
Cose mai viste e ma che logica c'è?
Chi vuoi che si metta a “regalare”
le proprie idee se non quelli che le hanno copincollate da qualche
parte sul web e gliel'hanno poi trapassate?
Ma avete ben presente la mandria di
“copincollatori” indefessi (inde?) che s'aggirano su internet?
E quanto pochi siano quelli che
veramente hanno qualche fantastica innovazione mai esaminata o
dispongano delle cure giuste per il moribondo turismo italiano?
Cure rimaste inascoltate perché …
ecchennesò! … forse perché bisogna “premiare” sempre gli
stessi incapaci che da qualche decennio ci marciano alla grande col
loro bla bla bla e che fanno capolino un po' da tutte le parti per distribuire le loro perle di grande saggezza ... che manco li cani ...
Beh, basta vedere i risultati turistici
dell'ultimo ventennio per farsene una semplice ragione, no?
Ma faccio un esempio, anzi due, che
oltretutto sono anche a noi vicini, giusto per far capire che …
Pere Duran, che personalmente considero
un genio di questo comparto, per chi non lo sapesse è il DG di
Barcelona Tourisme dal '92 (chi l'ha messo lì ha fatto la sua
fortuna e quella dell'indotto intero), e a quanto ne so è pagato molto
bene, ma la sua dote più grande, che poi corrisponde a chi sa per
davvero produrre del benessere, s'è circondato di
grandissimi professionisti che a loro volta sono pagati il giusto.
Nessuna scelta tra gli amici degli
amici e compagnia bella.
Più producono, più sono retribuiti
… e si vede a occhio nudo!
Memore di questo, la Rita Barberà, che
l'è il Sindaco di Valencia, non ha fatto altro che inserire José Gisbert (un fenomeno) che è il DG del Consorzio di quella città, il
quale a sua volta ha chiamato Michel
Hodara, altro genio, ponendolo alla guida di professionisti altamente
specializzati nei campi della televisione, ospitalità,
intrattenimento e media, dove hanno instaurato un rapporto con i
politici di turno che ha qualcosa di innaturale per noi; nessuno
comanda, vanno d’accordo e tutti parlano la stessa lingua.
Stessa
lingua intesa, non come idioma ma come professionalità.
In
scarne parole: poche balle e camminare.
Il
risultato?
Due
America's Cup e il Gran Premio di Formula 1 … e se vi sembra poco …
E
seppur sto parlando di “semplici” città, la cosa si può
tranquillamente rispecchiare anche in più grandi realtà come ad
esempio un'intera nazione.
No,
da noi non li si vuole pagare.
Eppure,
a dispetto di cotante cifre che giornalmente se ne vanno per la
tangente in una miriade di ridicoli rivoli, la progettazione
professionale non viene quasi mai pagata, configurandosi il più
delle volte come disinteressato e gratuito anticipo su eventuali
future realizzazioni: «quattro righe buttate giù per amicizia»,
«senza impegno», per citare una ricorrente formula pre e
paracontrattuale, immancabilmente seguita dalla clausola di stile:
«Poi, se si farà, ci metteremo d'accordo».
Senza
scherzare oltre, è doveroso riconoscere che tale abitudine non trova
corrispondenza nei Paesi più civili, dove la progettazione
professionale è considerata una fase cruciale, il fattore critico
del successo di qualsivoglia iniziativa culturale e turistica, cui
dedicare il giusto tempo e riconoscere un idoneo compenso, con
stanziamenti di budget che sull'italico suolo non vengono riservati
nemmeno a talune fasi realizzative.
Chiedete
a un curatore straniero dei mali altrui un progetto qualsiasi o
all'ideatore dello sviluppo di uno spin-off : di norma non lo fanno
gratis, ma esigono la giusta remunerazione del tempo dedicato e il
riconoscimento del loro ruolo.
Perché
l'economia della conoscenza è diversa da quella della riconoscenza.
Le
idee (quelle buone) servono e si devono pagare, perché le competenze
hanno un valore economico, perché una cattiva progettazione è
vittima di pessime gestioni, perché l'improvvisazione degli stolti è
figlia di copicollatori indefessi che l'hanno “rubata” a
qualcuno ma non la sanno portare avanti nella giusta e dovuta maniera.
A
differenza che in altri paesi, in Italia la fase progettuale è
raramente remunerata.
Eppure
è lì che si concentra il valore aggiunto in termini di
innovazione”:le idee si pagano, scriveva Guido Guerzoni sul Sole 24
Ore.
Dovrebbe
essere ovvio ma non lo è per niente e a nessuno, a partire dalle
pubbliche amministrazioni.
Paradossalmente,
trent’anni fa lo era di più.
Non
stupisca il riferimento ludico: è opinione diffusa che la produzione
d'idee non richieda grandi sforzi, essendo il frutto di generazioni
pressoché spontanee, talora fonte di piacere, come accade quando si
parla di creazione, disseminazione e crossfertilization che se poi è
abbinata ad una grande esperienza, ecco che il botto è bello che
fatto.
È
risaputo, infatti, che nelle menti dei creativi le idee si formino
per caso (e ancor di più in quelli che una data professione la
conoscono a menadito), tra una sigaretta e un caffè, uno spritz e
una chiacchiera, un pisolino e un filarino, un happy hour e un
weekend, addensandosi in nuvole progettuali i cui piovaschi
precipitano sui desktop Apple con la stessa naturalezza con cui a
Woolsthorpe Manor le mele si frangevano sul cranio di Isacco Newton.
Ma
se qualcuno gode e, colpa inescusabile, si diverte pure, come nel mio
caso, lo si dovrà pagare.
Il
Turismo è una vocazione (per eredi e rentier).
E
il problema riguarda anche chi scrive, così tanto per dire, neh!
P. S.: E allora che facciano una grande squadra di veri "fortissimi" che poi tutto il resto viene da se anche perché ... chi può raccontargliela quella dell'uva ad una vera squadra di "fortissimi"?
Leggendo con una certa attenzione, ad es. QUI, i reali compiti del laboratorio sul turismo digitale si capisce che, più che di "laboratorio", si tratterebbe di "osservatorio" i cui "esperti", una volta l'anno, gratuitamente, dovrebbero produrre un documento di indirizzo strategico; per un comitato che, con ogni probabilità, non sarebbe nemmeno in grado di comprenderne i contenuti, vista la composizione.
RispondiEliminaIl laboratorio è, di fatto, la riproposizione, sotto altra denominazione, del brambillesco comitato per l'innovazione nel turismo che, come noto, produsse un bellissimo e perfettamente inutile documento di buoni propositi prontamente archiviato.
Compiti operativi effettivi del laboratorio: zero.zero.
Solo che se Franceschini l'avesse chiamato "osservatorio" o "comitato" si sarebbe capito subito dove andava a parare.
Così invece ha potuto raccogliere gli applausi trentini degli entusiasti degli annunci della supercazzola.
Contenti loro... ;-)
@Luciano
RispondiEliminaNon so se hai notato QUI, come, nel frattempo, ENIT si sia prontamente accodata a questa ennesima idiozia web-pseudo-social del #selfie. No comment.
@Frap
RispondiEliminaPura follia
:(
@Frap
RispondiEliminaE se ricordi bene oltre a quelli dei presenti trentini, nel web ne raccolse pure di molti altri.
Oh mamma mia