lunedì 7 aprile 2014

Enit: c'è qualcosa che non va e non quadra

Di questo fondo apparso su La Stampa per mano di Filippo Caleri c'è qualche numero che non quadra o non risulta per niente.

Comunque sia, eccolo qua!

Da quando il titolo V della Costituzione ha assegnato le competenze sul turismo alle Regioni il ruolo dell’Enit, l’Ente nazionale italiano per il turismo, si è fortemente ridimensionato.

Non così le spese per gli stipendi del personale e per far funzionare una macchina oltreconfine che replica, in sostanza, quella del ministero degli Affari esteri con sedi nelle più importanti città del mondo.
Così almeno a giudicare dal bilancio di previsione per il 2014, consultato da Il Tempo, a fronte di uscite pari a 24,586 milioni di euro, il costo per il personale è di 19,346 milioni. Significa che oltre il 78% delle spese è impiegato per pagare salari e stipendi.
Molto meno, e cioè 5,239 milioni di euro, è destinato alle attività promozionali e cioè a quelle che creano appeal per visitare il nostro Paese.

Certo la rete estera è fondamentale per assicurare la presenza italiana nei mercati che generano flussi turistici verso il Belpaese, ma con le scarse risorse a disposizione difficilmente gli addetti Enit all’estero possono creare condizioni per incentivare gli arrivi. Non solo.
Il costo del personale, mentre tutte le altre voci del conto economico hanno segno negativo, continua a salire.
Quest’anno la previsione è di un + 2,28%.
E questo per il combinato disposto di un aumento delle risorse impegnate negli uffici all’estero e dello status particolare di cui godono le retribuzioni delle persone assunte in loco.

I loro stipendi, infatti, sfuggono alle misure di contenimento e al congelamento a cui sono soggette quelle degli altri dipendenti pubblici. Costi che tenderanno a crescere anche per gli italiani assunti dall’Enit in Italia e che si recheranno all’estero.
Soprattutto i dirigenti.
Nel 2014 ce ne saranno cinque in più nelle sedi oltreconfine.
Questo spiega gli incrementi delle spese del costo del lavoro che, sempre secondo il bilancio, peseranno in termini di maggiori indennità.

Non a caso nel capitolo relativo alle «indennità varie per servizi prestati all’estero» lo stanziamento passa da 1,337 milioni a 1,998 milioni con un aumento del 49,44%.
Probabilmente, poi, torneranno in Patria più spesso oppure saranno spinti a muoversi di più dagli uffici di competenza perché la voce «Indennità e rimborsi spese di trasporti per trasferimenti» sale del 77% passando da 187mila a quasi 327 mila euro.
Il conto di previsione consente anche di valutare la ripartizione delle spese di funzionamento tra la sede centrale e quelle all’estero.

Si scopre così che mentre il costo dell’ufficio centrale si ferma a 11 milioni, quello delle 18 sedi estere assorbe 8,296 milioni.
Per la sede di New York quest’anno Enit staccherà un assegno di un milione di euro. Esigente dal punto di vista economico è anche la sede di Londra che assorbirà nel 2014 quasi 1,2 milioni di euro.
Un budget che appare sproporzionato rispetto agli arrivi in Italia di turisti che arrivano dal Regno Unito che oscillano attorno al 5% di quelli totali.
È la promozione, l’unica vera leva di marketing, a restare la Cenerentola delle attività dell’Enit.

Solo 5,239 milioni, dei quali 2,8 spesi per le manifestazioni, le esposizioni e i congressi.
Quasi 140 mila euro sono utilizzati per abbonamenti a riviste e giornali funzionali alle attività di promozione.
Mentre 335 mila sono utilizzati per le antenne dell’Enit, già osservatori turistici, uno dei quali, quello di Tokio costa 210 mila euro.
Ora si spera nel futuro.

Nel 2014 il capitolo 102030 stanzia ben 1,36 milioni nel fondo per il miglioramento dell’efficienza dell’ente. La stessa somma dello scorso anno.

Di Filippo Caleri





3 commenti:

  1. @Luciano

    e certo che il turismo in Italia non decolla mai... se proprio le persone preposte alla materia danno una così brutta immagine all'estero di un'Italia che spreca i "loro" soldi (cioè, quelli che portano a noi gli stessi turisti) ...

    :(

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  2. Ah, già. Arriva lo "spesometro".
    Allora, riassumiamo:
    1) scontrino
    2) libro dei corrispettivi (perché non ci fidiamo dello scontrino)
    3) studio di settore (perché non ci fidiamo del libro dei corrispettivi)
    4) redditometro (perché non ci fidiamo dello studio di settore)
    5) spesometro (perché non ci fidiamo del redditometro)
    che al mercato mio padre comprò.
    Alla fieeera dell'est per due soldi i coglioni dall'Italia via portò!
    E poi 'sti stupidi si domandano perché non c'è lavoro. Ma quale jobs act, rimbambiti. Ma smettetela di rompere il cazzo a chi lavora, piuttosto.

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